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21 febbraio 2013 - 11 Adar 5773 |
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Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
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Leggiamo
in questa Parashà l’ordine divino di avviare Aharòn e i suoi figli al
sacerdozio. Il Midrash narra brevemente che quest’ordine fu causa di
dispiacere per Moshè, ma che Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ lo placò
ricordandogli che la Torà era stata affidata proprio a Moshè. Questo
brevissimo midràsh necessita di qualche spiegazione. La destinazione di
Aharòn al sacerdozio era causa di dispiacere per Moshè perché sperava
di essere lui il Sommo Sacerdote. Ma qual è il compito del sacerdote?
Principalmente, quello di avvicinare ogni persona, compresi i peccatori
che dovevano espiare le loro colpe. Per questo era necessario un
personaggio che fosse molto vicino al popolo, non ad un livello tanto
distante come era Moshè. Per fornire un esempio banale, chi insegna
Ghemarà’ o Poseqìm agli esperti non è adatto ad insegnare ai bambini a
compitare le prime lettere dell’alfabeto. Quando Moshè rimase male per
la destinazione di Aharòn, D.o gli spiegò che come D.o stesso non
avrebbe potuto insegnare la Torà direttamente ad Israele bensì aveva
bisogno di un Moshè che lo facesse, così Moshè non poteva occuparsi del
sacerdozio ma aveva bisogno che se ne occupasse Aharòn.
Questa spiegazione comporta un quesito: allora il Sommo Sacerdote è di
livello inferiore rispetto a chi si preoccupa di far eseguire le leggi?
O, mutuando la terminologia da un diverso periodo storico, il potere
spirituale deve essere inferiore e sottoposto al potere temporale?
Possiamo agevolmente rispondere che non è questo il vero problema. Non
si tratta qui di livello o di importanza, bensì dell’essere più o meno
adatti a determinati compiti. Chi, come Aharòn, ha il compito di capire
da vicino le singole realtà, le singole posizioni, deve essere in
condizione di poter capire le necessità e le debolezze del singolo.
Moshè non era questo tipo di persona. Ce lo dimostra il fatto che più
di una volta le mormorazioni del popolo, che – sia pure con scarsa
pazienza e sopportazione – soffriva fame e sete, vennero scambiate da
Moshè per ribellione. Ciò dipendeva dal fatto che per Moshè la fisicità
non era un problema: era capace di stare quaranta giorni e quaranta
notti senza mangiare né bere, e pertanto non era in grado di capire chi
soffriva per la mancanza di cibo o di bevanda. Aharòn, anche se
intellettivamente e moralmente non inferiore a Moshè, poteva capire
anche le necessità del singolo, e per questo era più adatto al
sacerdozio.
Perciò, chi si occupa delle necessità ebraiche quotidiane della gente
non può essere la persona che si astrae da questo mondo, bensì qualcuno
che vive il mondo, lo conosce e lo capisce.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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Il premio "World Press Photo" per la migliore immagine del
2012 è stato assegnato a Paul Hansen per il funerale di due bambini
presumibilmente morti a Gaza in novembre durante il conflitto fra Hamas
e l'esercito israeliano. Chiaramente il movente della decisione della
giuria non è la fotografia in sé – ne abbiamo viste di migliori fra
quelle non premiate – ma è il fatto. Normalmente si sceglierebbe la
foto migliore, salvo poi chiedersi quale fatto intenda rappresentare,
ma con un processo di ingegneria alla rovescia si sceglie il fatto da
rappresentare, e la sua giusta narrativa, salvo poi reperire la foto
più adatta a rappresentarlo. Con la medesima ingegneria alla rovescia,
si è dato un premio per la migliore vignetta satirica a un'orrenda
caricatura di personaggi politici israeliani raffigurati come mostri
sanguinari; cosí come in Francia si è dato un premio letterario al
volumetto di Shlomo Sand, "L'invenzione del popolo ebraico", che è
l'invenzione di un cultore di cinematografia francese contemporanea che
si spaccia per esperto di macrostoria e di genetica delle popolazioni.
Ora, mediante un collegamento straordinario col premio fotografico, a
lanciarsi nel gorgo dell'ingegeria alla rovescia è Francesca Paci della
Stampa – una corrispondente solitamente informata e misurata: "Chi ha
ucciso il piccolo Mohammed al Dura, si sono chiesti per anni le
migliori penne del giornalismo mondiale?" domanda Francesca Paci, e
risponde: "La dinamica rimane controversa ma diversi studi balistici
confermano oggi che a stroncare la vita del ragazzino-icona fu il fuoco
incrociato, amico, nemico, comunque spietato". Traduzione: sono stati
forse gli Israeliani, oppure i Palestinesi, la dinamica rimane
controversa, ma comunque sono stati gli Israeliani. Muhammed al Dura, e
i due bambini morti della foto di Paul Hansen, non meno che le
pallottole, li hanno uccisi anche le migliori penne del giornalismo
mondiale, inclusa quella di Francesca Paci. Perché l'ingegneria alla
rovescia non funziona mai in Siria o in Libia, o a Palermo, o nel
Connecticut.
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Verso le urne - "Perché scegliamo la
politica"
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Idee
e prospettive differenti, storie politiche più o meno consolidate,
biografie che tracciano un quadro estremamente complesso e
diversificato. Ad accomunare i candidati alle prossime elezioni che
presentiamo in queste pagine è però la medesima proiezione
dell’identità nell'impegno pubblico. Grazie al loro contributo proviamo
a fare una prima ricognizione della nuova geografia politica
dell'Italia che uscirà dal voto del 24 e 25 febbraio. Ospiti di questo
spazio i candidati alla Camera Emanuele Fiano (Pd), Yoram Gutgeld (Pd),
Vito Kahlun (Fare), Sharon Nizza (Pdl), Giorgio Sacerdoti (Lista
Monti), Alberto Saravalle (Fare) e Renato Spizzichino (Mir), i
candidati al Senato Cesare Lampronti (Pdl) e Alessandro Ruben (Lista
Monti).
Nove
candidati, cinque diversi schieramenti, lo sguardo rivolto alla
prossima scadenza elettorale del 24 e 25 febbraio. Sfide e obiettivi da
perseguire nell’Italia che cambia. Emanuele Fiano, candidato alla
Camera con il Partito democratico (Lombardia 1), è nuovamente in corsa
perché ritiene che per un corretto funzionamento della macchina
istituzionale servano parlamentari “che facciano bene le cose” e “con
onestà”. Caposaldo della sua azione politica, determinante in questi
anni per contrastare la diffusione del morbo del razzismo nella società
italiana, la salvaguardia dei principi che fondano l'assetto
democratico del paese, dei diritti civili, delle libertà individuali.
La multiculturalità intesa come preziosa e ineludibile occasione di
crescita per tutto il sistema Italia. “Dobbiamo vigilare e impegnarci –
afferma Fiano – perché il rischio di pulsioni neofasciste, come ci
dimostrano alcuni recenti episodi, è sempre presente e non va in alcun
modo sottostimato”. Tra i punti forti del suo programma i temi
dell'economia con esplicito richiamo alla classe politica affinché
torni maggiormente ad occuparsi di economie produttive e di
produttività reale piuttosto che di spericolate operazioni nel settore
finanziario.
Un
programma in grado di cambiare il sistema di sviluppo italiano. Per
Yoram Gutgeld, candidato del Partito democratico in Abruzzo, la
possibilità di dar vita alle riforme tanto attese passa inevitabilmente
da una vittoria del centrosinistra. C'è molta curiosità attorno alla
sua candidatura. Nato in Israele, Gutgeld – dirigente di McKinsey e
consulente della campagna per le primarie di Matteo Renzi – pone al
centro della sua azione un obiettivo ben definito: il rilancio
dell'Italia attraverso un modello di crescita sostenibile, la
modernizzazione dei vari servizi offerti alla cittadinanza. “In Italia
– afferma – si spende troppo e male nelle infrastrutture, il doppio di
Francia e Germania. E non otteniamo molto. I grandi investimenti
pubblici vanno orientati al recupero dei territori, dei centri urbani,
all'edilizia”.
“Siamo
una realtà nuova, ancora in fase di crescita, ma non per questo
proponiamo idee piccole. Anzi, tutto il contrario”. Vito Kahlun,
candidato alla Camera con Fare-Fermare il declino (Lazio 1), ha una
visione chiara su cosa fare per ripartire. Primo obiettivo il taglio
della spesa pubblica. “Negli ultimi anni – racconta – i partiti al
governo hanno aumentato a dismisura questa voce dando origine
all'attuale disastro. A differenze degli altri noi sappiamo dove e come
tagliare e in che modo far procedere efficacemente la macchina dello
Stato. Tante proposte concrete, risultati a portata di mano. La nostra
rivoluzione sta nella normalità”. Tra i temi più gettonati di questa
campagna elettorale che va concludendosi il dibattito sul cosiddetto
voto utile. Un vero e proprio tormentone che ha toccato da vicino Fare
e la sua dirigenza. Kahlun, che prevede un riscontro di gran lunga
superiore a quello previsto dai sondaggisti, è lapidario: “Il voto
inutile è quello dato ai partiti che nelle ultime legislature hanno
causato soltanto danni al paese”.
Nasce
da un'amicizia trentennale con Silvio Berlusconi la candidatura col
Popolo delle Libertà di Cesare Lampronti, noto antiquario romano, al
Senato (Lazio 1). Nella sua agenda un forte impegno a “monitorare” e
“correggere” alcune storture legate alla valorizzazione del patrimonio
artistico. In particolare sul fronte delle liberalizzazioni che possano
permettere all'Italia, unico paese assieme alla Grecia a non aver
accettato la legge di Maastricht per la circolazione delle opere
d'arte, di affrancarsi “dall'attuale ghettizzazione”. L'aspetto più
urgente da risolvere, sostiene Lampronti, è il modo in cui si è finora
guardato alla cultura: a un problema piuttosto che a una straordinaria
fonte di risorse. “Un errore gravissimo – spiega – perché l'Italia
avrebbe le caratteristiche giuste per dettare mode in tutto il mondo.
In questo senso dobbiamo imparare dai francesi”. L'ingresso in politica
anche per sfatare un cliché. “Di cultura si mangia, eccome. Il settore
dell'antiquariato dà lavoro a mezzo milione di persone. Siamo una
grande risorsa e invece annaspiamo sempre più”.
“Il
mio impegno? Portare al centro della vita politica la vitalità degli
italiani nel mondo”. Così Sharon Nizza, esponente della comunità degli
Italkim (gli italiani che vivono in Israele) e candidata alla Camera
con il Popolo delle libertà per la circoscrizione estero Africa-Asia-
Oceania. Tra i punti che intende promuovere: la restituzione della
cittadinanza a quanti fu tolta quando ne assunsero un'altra negli anni
che precedettero l'introduzione delle norme legislative approvate negli
anni Novanta, il miglioramento del sistema operativo dell'Inps, la
semplificazione delle procedure di accesso agli uffici consolari, il
potenziamento delle già proficue relazioni tra Italia e Israele a
livello commerciale, culturale e istituzionale, lo snellimento delle
pratiche per l'ottenimento dell'assegno di benemerenza per i
perseguitati razziali. “La mia idea, se dovessi farcela – spiega
Sharon, già assistente parlamentare di Fiamma Nirenstein – è quella di
avvalermi dello strumento del sindaco ispettivo”. La campagna
elettorale l'ha portata a contatto diretto con un mondo estremamente
complesso e diversificato da un punto di vista etnico, culturale e
geografico. “Suscitare interesse per le elezioni in tante persone che
altrimenti avrebbero ignorato l'appuntamento, dal Medio Oriente
all'Australia – commenta – è stata un'esperienza entusiasmante. Spero
di poter essere ambasciatrice delle istanze di tutti”.
Riforme,
sviluppo, crescita. Parole chiave che Alessandro Ruben, candidato al
Senato nella lista unitaria che fa riferimento a Mario Monti (Puglia
1), ha scelto come lessico fondamentale per la sua candidatura.
“Lavorerò per l'internazionalizzazione delle imprese, per una maggiore
sensibilizzazione dei giovani sui temi del razzismo,
dell'antisemitismo, del rispetto delle minoranze, e più in generale per
appianare le divergenze e smussare le conflittualità tra i vari
schieramenti. È il momento di riformare il paese – dice Ruben – perché
la politica del muro contro muro danneggia tutti gli italiani”. Un
lavoro nel segno della trasversalità che va oltre le specifiche
appartenenze ideologiche e politiche dei singoli e che – garantisce –
sarà portato avanti in ogni caso. Elezione o meno. “Darò il mio
contributo a questo progetto a prescindere dal risultato delle urne. In
Parlamento spero di ritrovare Emanuele Fiano, un vero galantuomo.
Mentre mi dispiace che Fiamma Nirenstein non si sia ricandidata. La sua
grinta e la sua passione ci mancheranno”.
Sollecitata
direttamente dal presidente del Consiglio è la candidatura di Giorgio
Sacerdoti, presentatosi nel collegio Lombardia 1 con la lista civica
centrista che sostiene il Professore. Quattro le sfide essenziali
individuate: consolidare la credibilità dell'Italia e nel mondo;
proseguire nel risanamento della finanza pubblica, ridurre il costo
della politica, rilanciare l'economia nazionale. “Il rigore economico –
sostiene – è una politica da portare avanti contro ogni forma di
demagogia”. Sacerdoti, che vede nel suo coinvolgimento un importante
atto di stima per le attività svolte in campo ebraico e nella
professione, vuol farsi portatore di istanze a favore dei diritti
civili e per il rispetto di tutte le identità e minoranze. “Un impegno
in linea con quanto indicato dal Professore – sottolinea – da sempre
molto sensibile alla realtà ebraica e al ruolo svolto dalle nostre
Comunità oltre che personalmente l'antisemitismo”.
Alberto
Saravalle è al secondo posto nella lista per Fare nella circoscrizione
Lombardia 1. Tra i primi firmatari del movimento, si è reso
protagonista di un'intensa campagna di informazione a mezzo stampa che
è approdata su prestigiosi media internazionali come New York Times e
Wall Street Journal. L'impegno in politica si ispira a una filosofia di
vita molto praticata nelle società anglosassoni in cui ha lungamente
abitato e operato: “rendere”, saper mettere a disposizione del pubblico
le competenze e le capacità acquisite nel corso degli anni.
Coordinatore del gruppo tematico dedicato alla giustizia, Saravalle
vuole portare l'attenzione su questioni di stringente attualità quali
“situazione delle carceri italiane, carcerazione preventiva e
prescrizione” e come obiettivo di più ampio raggio guarda al riordino
“dell'intero sistema della giustizia”. Fari puntati anche ai temi
dell'economia, della finanza e della lotta al razzismo in ogni sua
forma.
“Sentivo
che c'era esigenza di un movimento, di un nuovo partito che superasse
il bipartitismo in cui molti non si ritrovano o quantomeno si ritrovano
forzatamente”. Renato Spizzichino, candidato alla Camera per i Moderati
in rivoluzione dell'imprenditore modenese Samorì (Lazio 1), ha scelto
di abbracciare questa sfida perché proposta da un partito “laico” che
porta avanti un programma “ispirato al buon senso”. Punti qualificanti,
relativamente ai temi economici, l'introduzione di una legge che
agevoli l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, la costituzione di
una banca pubblica che consenta l'accesso al credito e l'abbattimento
del debito pubblico attraverso una serie di operazioni mirate tra cui
la vendita dei patrimoni demaniali dello Stato. Spizzichino è inoltre
favorevole all'introduzione di una legge che combatta il negazionismo e
i fenomeni di odio sulla rete. “Un obiettivo, una sfida – commenta – in
cui credo moltissimo”.
Adam Smulevich - twitter
@asmulevichmoked (Pagine Ebraiche marzo 2013)
Rav Di Segni:
"L'estraneità istituzionale è un bene di cui godere"
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Le due patrie
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«Forse
solo gli uccelli migratori / sospesi tra terra e cielo conoscono / il
dolore per due patrie». Ruth Bondy scelse questa poesia di Leah
Goldberg per introdurre la sua bella biografia di Enzo Sereni
(pubblicata qualche mese fa in italiano dalle dizioni LeChâteau).
Ma le stagioni meteorologiche si confondono, mutano, impazziscono, e
gli uccelli migratori soffrono e faticano a vivere. Così come fatica
chi non ha in tasca – e non vuole certo averla – la Verità con la V
maiuscola, chi ancora s'interroga e sa ascoltare, chi è abituato alla
critica ed è pronto all'autocritica, chi combatte i pensieri unici che
in genere lo bollano con infamia, chi ha fastidio per il rumore e ama
le sinfonie. Chi, insomma, sta sospeso tra terra e cielo conoscendo il
dolore per due patrie, terrene e mentali.
Stefano Jesurum, giornalista
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Dalla scheda al bicchiere
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Una
nota azienda di birra danese ha lanciato una campagna per le elezioni
italiane con una raccomandazione agli elettori: “Prima si vota, poi si
beve. Non come le altre volte!”. Un messaggio che, simpaticamente,
potremmo pensare che sia rivolto proprio agli ebrei italiani. Non certo
perché siamo soliti ubriacarci, ma perché la coincidenza tra queste
elezioni e la festa di Purim nella quale siamo obbligati a bere tanto
da non distinguere tra il maledetto Haman e il benedetto Mordechai
appare quantomeno curiosa. Un po’ per gioco potremmo dire che nella
giornata in cui dovremmo bere talmente tanto da non saper distinguere
tra il bene e il male ci troveremo a scegliere per il futuro del nostro
paese. Finito di scherzare, possiamo dire che non c’è rischio che ciò
accada; ciascuno di noi voterà per ciò che riterrà più opportuno ed in
maniera totalmente consapevole. Il mio augurio è che però questa
coincidenza possa servire a qualcosa; a ricordarci per esempio che
oltre le divisioni e gli attacchi personali che la politica sembra
creare tra ebrei, di Haman che vogliono distruggerci è ancora pieno il
mondo. O che la strada da percorrere è quella che fu di Mordechai. Non
prostrarsi di fronte all’autorità costituita, qualunque essa sia, ma
rimanere fermi nei valori della Torah e delle mizvot. Solo così potremo
esprimere un buon voto e festeggiare un buon Purim.
Daniel Funaro
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notizieflash |
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rassegna stampa |
Eurolega
- Siena vola a Tel Aviv
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Leggi
la rassegna |
Attesissimo
incontro di Eurolega questa sera a Tel Aviv tra i padroni di casa del
Maccabi e la Montepaschi Siena. L'incontro, che apre il girone di
ritorno della Top 16, rappresenta per gli israeliani, sesti in
classifica, l'ultima spiaggia per accedere ai playoff. La squadra
italiana, prima in graduatoria, può invece mettere un'ipoteca sulla
qualificazione.
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Hanno fatto il giro del web le immagini
dell’aggressione a sfondo razziale avvenuta a Grosseto. Un gravissimo
episodio di bullismo sul quale è intervenuto con ferme parole di
condanna anche il ministro Andrea Riccardi (Repubblica).
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
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