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 27 febbraio 2013 - 17 Adar 5773
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alef/tav
david sciunnach
David
Sciunnach,
rabbino 


“Questo è ciò che … mezzo shèkel secondo lo shèkel sacro ...” (Shemòt 30, 13). Ha detto Rabbenu Yakòv ben Ashèr, conosciuto per la sua opera come Baàl ha-Turìm, a proposito della parola shèkel- siclo; la ghematrià, cioè il valore numerico di quella parola, è il medesimo della parola nèfesh - anima -  cioè 430. Questa similitudine ci insegna che la mitzvà del donare il mezzo siclo in offerta ai più bisognosi espia le colpe e salva l’anima di colui che l’adempie. Viene a sostegno di questa interpretazione che alla parola damìm viene dato un duplice significato: secondo la Mikrà vuole dire “molto sangue” mentre l’interpretazione dei Maestri è quella di “denaro”.

 Davide 
Assael,
ricercatore



Davide Assael
Il Talmud ci dice che si ha uno stato di perversione quando i perversi sono al potere. Se c’è qualcosa che queste elezioni hanno confermato è il processo di perversione che sta invadendo le democrazie europee dalla scoppio della crisi eurodebito. Un’imponente avanzata di un populismo pseudo nazionalista (noto che tutti vogliono stare nell’euro, ma in un Europa diversa, quella in cui chi ha i debiti non li paga), xenofobo e, sovente, anche antisemita. Un processo contro cui a nulla servono gli argomenti razionali tipo, dove trovi i soldi per fare ciò che dici; a nulla servono la lezioni della storia, a nulla serve il richiamo ad una memoria comune. Non c’è parola che possa convincere, non c‘è argomento che possa fare presa. Sarebbe anche ora di finirla noi stessi di fare analisi infinite sulla qualità del voto di Grillo, o di dire che “Berlusconi ha fatto una grande campagna elettorale” (!?)... In Europa siamo in uno stato di perversione, punto e basta. Bisogna trovare gli argomenti a difesa dei fondamenti della vita democratica e saperli urlare con la stessa foga degli altri, il resto è more geometrico.

davar
Elezioni - Come hanno votato gli italkim
Il voto degli italiani in Israele si presta a qualche altra considerazione. Innanzitutto va notato che ai fini del voto sono due le circoscrizioni rilevanti: Israele e la cosiddetta Circoscrizione Speciale che include Gerusalemme e la Cisgiordania. Il risultato finale si ottiene sommando queste due aree. L'incremento della popolazione italiana in Israele negli ultimi cinque anni è testimoniato dal numero di elettori potenziali passati da 6.261 nel 2008 a 10.498 nel 2013. Diminuisce invece la percentuale di partecipazione al voto, da 34% alla Camera e 33% al Senato nel 2008, a rispettivamente 28,4% e 30,4% nel 2013. Il PdL risulta la formazione politica maggiore in entrambe le elezioni, in entrambe le camere, e in entrambe le circoscrizioni, ma si notano notevoli differenze nelle proporzioni di questo successo. Rispetto al totale delle due circoscrizioni, nel 2008 il PdL conquistava due terzi dei voti alla Camera, mentre oggi ne raccoglie il 54%. Il PD scende da 25,7% a 21,7%. La lista Monti sfiora il 20% mentre nel 2008 la UdC da sola otteneva il 6%. Grillo va poco oltre il 4% mentre cinque anni fa due altri piccoli gruppi di sinistra raggiungevano insieme il 3.5%. Un po' diversi i risultati al Senato dove il PdL nel 2008 raccoglieva il 65% e oggi scende al 45,7%. Il PD migliora di un punto attorno al 25%, mentre Monti sale al 23.5% e Grillo si ferma al 5%. La migliore performance della coalizione di Berlusconi alla Camera rispetto al Senato (oltre 8 punti percentuali in più) può forse essere attribuita a un "effetto Sharon Nizza" che appunto concorreva per Montecitorio. Peraltro entrambi i seggi della circoscrizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, Camera e Senato, vengono attribuiti al PD e a eletti residenti in Australia dove si trova la maggiore collettività italiana della circoscrizione. Infine, il PdL raccoglie molti più consensi fra gli Italkím nella circoscrizione principale di Israele rispetto alla zona allargata di Gerusalemme dove può essere stato relativamente più influente il voto degli appartenenti a ordini religiosi cattolici e alle organizzazioni di cooperazione internazionale.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme





Qui Milano - Nahum, Khafi e Mairov fuori dal Pirellone
Seconda opzione degli elettori milanesi che hanno votato la lista Patto Civico per Umberto Ambrosoli (797 preferenze). Un risultato “straordinario” ma che non è bastato a Daniele Nahum, 30 anni, già presidente dell'Unione giovani ebrei d'Italia e portavoce della Comunità ebraica, per diventare consigliere regionale in Lombardia. A pesare in modo decisivo i voti insufficienti, un centinaio, ottenuti nell'hinterland. Una performance meno brillante causata, la sua valutazione, dalla mancanza di mezzi economici e risorse per svolgere un'efficace campagna su tutto il territorio. “È chiaro che in questo momento sia deluso però il risultato su Milano resta importante ed è una base su cui ripartire. Ora – spiega Nahum – mi prenderò una pausa dalla politica, mi strutturerò meglio sulla mia professione, studierò di più e approfondirò argomenti dove sono poco preparato. Poi forse ci riproverò. Però sarò più forte di adesso”. Cinquantasette voti. Questa la distanza che separa Maximilian Mairov dal Pirellone. Trentadue anni, avvocato, Mairov risulta il secondo dei non eletti nella lista civica che ha sostenuto alla presidenza il neo governatore Roberto Maroni. “Sono dispiaciuto perché mi aspettavo all'incirca il doppio delle preferenze. So per certo – racconta – e questo è motivo di forte rammarico, che molti hanno votato la lista dimenticandosi di aggiungere il sostegno individuale al sottoscritto. Un vero peccato, adesso valuterò come proseguire il mio impegno politico”. Obiettivo mancato anche per Benjamin Khafi, 37 anni, dirigente di una società immobiliare e un passato come attivista nell'associazionismo ebraico, che paga il risultato sotto le attese della formazione centrista Movimento Lombardia Civica per Gabriele Albertini. “Cari amici – scrive in un messaggio diffuso attraverso i social network – ringrazio di cuore uno ad uno, tutti coloro che mi hanno appoggiato e che mi hanno permesso di raggiungere con circa 700 preferenze un risultato ai vertici della mia coalizione. Purtroppo non essendo stata superata lo soglia di sbarramento non verranno attribuiti seggi alla nostra lista”.

as - twitter @asmulevichmoked

L'abdicazione di Benedetto XVI
Questo giovedì Benedetto XVI metterà in pratica il suo progetto di abdicazione e tutti ci domandiamo cosa abbia causato una decisione così grave e inusitata. Alcuni giornali sempre affamati di sensazionalismo hanno sostenuto che la causa è da ricercarsi fra gli scandali causati dai preti pedofili. Credo che la causa prima vada ricercata nelle vicende dello Ior, la Banca del Vaticano, e la impossibilità papale di ristabilirvi l'ordine che deve regnarvi. Non è escluso che le forze oscure abbiano anche esercitato pressioni sul papa per riuscire nel loro intento. La storia non si ripete ma viene alla mente quanto avvenne nel 1978 quando papa Luciani, Paolo Giovanni I, rimase in carica solo 33 giorni e morì misteriosamente. Uno scrittore americano, David Yallop, dedicò un libro, «In God`s name», alla vicenda che forse può dare qualche indicazione perfino oggi. Secondo la fantasia dello scrittore la loggia massonica P2 era coinvolta nella faccenda, la Mafia usava lo Ior per i propri loschi affari in combutta con monsignor Marcinkus che copriva le operazioni. Qualche anno dopo, il 17 giugno 1982, il cadavere del banchiere Calvi penzolava dal ponte Blackfriar a Londra. La faccenda attuale non è identica. Nel maggio 2012 il Presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, nominato da Benedetto XVI, viene destituito dalla carica e il papa è costretto ad accettare le dimissioni. Gotti dice «Pago per la legge antiriciclaggio» e aggiunge di aver scritto un memoriale poiché teme per la sua vita. Dettaglio da ricordare poiché non è escluso che chi minacciò Gotti, abbia minacciato anche il papa. Questa sarebbe la spiegazione vera dell'abdicazione. L'anno scorso due libri importanti sono stati pubblicati sull'argomento. Il primo di Gianluigi Nuzzi, «Sua Santità » e il secondo di Maria Antonietta Calabrò e Gian Guido Vecchi «I segreti del Vaticano». Rimando quindi i lettori a questi due volumi molto ricchi di documentazione. Non è così che avremmo voluto dire addio a Benedetto XVI ma il fatto importante anche per gli ebrei è che resti in buona salute e possa al riparo nel suo rifugio continuare a produrre i suoi studi sulla scia della trilogia su Gesù.

Sergio Minerbi

Meghillath di Ester: "scoprire il Nascosto"
A differenza di Chanukkah, Purim è la festa della proclamazione del miracolo nascosto. La Meghillath Ester ci insegna a "scoprire il nascosto". Riscoprire colui che è Nascosto. Nella Meghillà non compare mai il Nome di D-o, ma se ne coglie la presenza nascosta dietro al "pur" ("goral", sorte, caso). Per scoprire la presenza divina nella storia di Purim è necessario srotolare completamente la Meghillà davanti a sé prima di cominciare a leggerla, ed è necessario leggerla ininterrottamente dall'inizio alla fine senza perdere l'attenzione, nemmeno per una sola parola. E ci si accorge che dietro le "sorti" nulla è casuale. Il D-o della Storia è nascosto dietro la storia. Così è anche la nostra vita, qui ed ora. Il momento presente ci sfugge costantemente. In ebraico il verbo essere al presente non esiste. Per riscoprire la presenza divina nel corso della nostra vita, dobbiamo "srotolare" il "rotolo" della nostra vita passata e ripercorrerlo, a posteriori, dal principio, facendo attenzione alla causalità degli eventi, che non è affatto casualità.  Solo in questo modo possiamo scoprire il senso di tutto quello che ci accade e scorgere dietro il velo della casualità la presenza di D-o. Ecco il senso della risposta di D-o a Moshè: "farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia ... nessun uomo può vedermi e restare vivo ... e vedrai le mie spalle (achorai), ma il mio volto non si può vedere". Il volto di D-o è nascosto dietro la cortina della Storia (Ester Panim). Ma lo possiamo percepire "dal di dietro", a posteriori, osservando con attenzione il "rotolo" della nostra vita.

Paolo Sciunnach, rabbino

La Memoria, gli oggetti da museo
I coniugi Franz e Anna Bial, deportati e uccisi a Minsk nel 1942, avevano raccolto tre pacchetti di giocattoli, ninnoli, oggetti e ricordi che avrebbero dovuto raggiungere la figlia Lilly, precedentemente portata in salvo in Inghilterra da un Kindertransport. Uno di questi pacchetti è conservato al Museo ebraico di Vienna. Reca il seguente indirizzo: “Dr Franz e Anna Bial/ deportati il 27 maggio 1942/ terzo pacchetto/ alla figlia Lilly Bial, nata nel 1926/ passata in Inghilterra nel 1939”. La confezione ha potuto raggiungere la sua destinataria? Sì, ma solo nel 2004 e solo con l’ausilio dei nostri moderni motori di ricerca e grazie alla perseveranza di una studiosa svizzera appassionatasi a questo oggetto. Indescrivibile è il groviglio di emozioni con cui, nel 2004 , Lilly, che si era sforzata per tutta la vita di allontanare la tragica memoria del suo passato, aprì la sua scatola di ricordi d’infanzia. La vicenda è narrata da Felicitas Heimann-Jelinek, ex curatrice del Museo ebraico di Vienna in Neglected Wittnesses. The Fate of Jewish Ceremonial Objects During the Second World War and After, a cura di Julie-Marthe Cohen e della stessa Felicitas (un saggio di Paola Bertilotti è dedicato all’Italia). Veniamo così a sapere che la scatola Bial, donata poi da Lilly allo stesso Museo in cui era stata così a lungo conservata, è diventata parte essenziale del lavoro che lo staff intraprende con le nuove generazioni. Testimonianza di un’adolescenza bruscamente interrotta, di una tragedia familiare e collettiva, la scatola Biale attraversa la storia per mettere l’indice, scrive l’autrice del saggio, sulla “disumanizzazione”. È un esempio di quanti siano, o possano essere, i messaggi racchiusi in un “oggetto da museo”.

Myriam Silvera

pilpul
Ticketless - Ragazzi che invecchiano
Scrivo questo Ticketless in treno, a urne aperte. Per fortuna mi trovo lontano dalla Stazione Centrale e da Milano dove in queste settimane di campagna elettorale si è fatto gara a chi la sparava più grossa. Non sono in grado di verificare se l’esito delle votazioni sarà un nuovo 25 aprile, come Dario Fo, in colbacco “purimesco”, ha auspicato in Piazza Duomo prendendo parte al comizio di Grillo. La Liberazione che il ragazzo Fo auspicava nel 1943 era altra cosa rispetto a quella per la quale morivano i partigiani. Per fortuna non sono invecchiati tutti allo stesso modo i ragazzi di Salò. Roberto Vivarelli chiude in queste settimane con il terzo tomo, presso il Mulino, la sua imponente “Storia delle origini del fascismo”. Circa un migliaio di pagine, dimostrazione concreta di come uno storico serio sappia fare, se vuole, i conti con i propri giovanili errori. Considero Vivarelli uno dei maggiori studiosi del fascismo. Lo avevano già notato, senza pregiudizi ideologici, Sandro Galante Garrone e Silvio Ortona, partigiano comunista ebreo, che nella battaglia di Masino (1944) si era trovato a combattere contro i giovani repubblichini. Anni fa, Vivarelli mise fuori una memoria autobiografica che suscitò reazioni indegne di un paese civile. “Il manifesto” uscì con una recensione che avrebbe potuto essere firmata da Farinacci. Silvio Ortona scrisse invece, pochi mesi prima di morire, un articolo indimenticabile. Di Vivarelli il Mulino sempre in questi giorni stampa una lezione tenuta in occasione del 150.mo anniversario dell’Unità d’Italia (“Italia 1861”). Ritengo che la lezione possa essere utile a chi s’occupa di storia degli ebrei nell’800. Trenta pagine dove si descrive la fragilità di noi italiani, la difficoltà che sempre abbiamo dimostrato a diventare cittadini liberi, la nostra leggerezza nel lasciarci incantare dagli incantatori di ieri e di oggi.

Alberto Cavaglion

Il giorno dopo
Francesco LucreziAll’indomani delle elezioni, e del loro alquanto inatteso esito, appare assai diffuso, tra i cittadini italiani, un senso di grande incertezza, smarrimento, quando non, addirittura, di paura. L’incertezza di chi, dopo mesi di aspra competizione, non vede altro approdo se non quello di un Paese ingovernabile, in un quadro di generale livore, frustrazione e confusione; lo smarrimento di chi poco sa delle prossime mosse dei competitori, e spesso anche di quelle della propria parte; la paura che il futuro possa essere ancora più fosco e spinoso del già tanto affannoso presente. Delusione, amarezza, recriminazione abbondano tra le fila di coloro che, sia pur di poco, hanno vinto, mentre baldanzosa soddisfazione, invece, quando non vera e propria euforia, animano coloro che paiono invece destinati a un ruolo di opposizione. E già questo dà il segno, in modo assai eloquente, del carattere frustrante, implosivi, irrazionale dell’esito della competizione. Una maggioranza sconfitta e un’opposizione trionfatrice: l’eterna anomalia italiana si arricchisce di una nuova chicca, una perla non di coltivazione. Sarà possibile recuperare, o costruire, nelle nuove Camere, pur nelle differenti posizioni assegnate ai vari partiti e movimenti, un minimo di linguaggio comune, di condivisione di valori di fondo, di senso di appartenenza a una comunità? Sono domande a cui appare difficile rispondere. O, forse, si preferisce non rispondere, per non dare una risposta sincera.
Per quanto riguarda la difesa dei valori di libertà, laicità, pluralismo, rispetto della dignità umana – al cui interno, a nostro avviso, si inscrive la salvaguardia della tutela e della crescita dei valori dell’ebraismo -, anch’essa pare poggiare, oggi, su un terreno instabile, sdrucciolevole. Così come la solidarietà e l’amicizia verso lo Stato d’Israele, che, alquanto tiepida nel disciolto Parlamento, potrebbe verosimilmente risultare, nel nuovo quadro politico, ulteriormente ridimensionata. Un augurio sincero di buon lavoro a tutti i parlamentari, anche a coloro che, per la loro provenienza politica, avrei preferito non fossero eletti. Congratulazioni, in particolare, agli eletti ebrei, e un sentito ringraziamento a coloro (come in particolare, Fiamma Nirenstein) che, dopo un eccellente lavoro svolto nella precedente legislatura, hanno scelto di tornare alle loro professioni. E un apprezzamento, per avere accettato di mettersi in gioco in un momento così difficile, anche a tutti coloro che, in quest’occasione, hanno mancato l’obiettivo (fra cui, in particolare, mi permetto di menzionare la giovane Sharon Nizza, che avrebbe certamente dato un grande contributo tanto come italiana quanto come israeliana, e la cui candidatura è stata fatta oggetto di critiche che mi sono sembrate, francamente, ingiuste).

Francesco Lucrezi, storico

notizie flash   rassegna stampa
In Israele fiori di plastica riciclata   Leggi la rassegna

Fiori colorati, gialli, rossi e blu, rallegrano le aiuole della riviera israeliana. Sono fiori di materiale di scarto. A inventarli è stata la fantasia di Orly Rostoker, designer e musicista. "Sognavo piante che potessero non appassire mai - racconta - così ho pensato di crearle con vecchi libri, carta e plastica. Mio padre mi diceva sempre che quello che per alcuni è uno scarto, per altri è un tesoro. Penso sia proprio questo il caso". Nella piccola impresa di Orly, la RB Green Design di Tel Aviv, lavorano anche persone disagiate e le tinture utilizzate per colorare i fiori arrivano da aziende in zone periferiche, dove le imprese hanno più difficoltà. Per far bene alla natura, ma anche alle persone.
 

Molte testate oggi parlano di quello che in parecchi temono possa essere l’inizio di una terza intifada: Il Foglio, a firma di Giulio Meotti, racconta come la morte di un palestinese in una cella di custodia dello Shin Bet abbia innescato una protesta popolare massiccia, inizialmente non violenta.  



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