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4 marzo 2013 - 22
Adar
5773 |
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![](http://www.moked.it/unione_informa/130304/locci.jpg) |
Adolfo
Locci, rabbino capo
di Padova
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"E Moshè
radunò tutta la congrega dei figli d'Israele" (Esodo 35:1).
L'invito ad offrire da parte di Moshè al popolo, per la costruzione del
Tabernacolo, è diretto, senza intermediari (gli anziani, i capi tribù).
Nel momento in cui si deve costruire il simbolo dell'unicità di D-o e
del popolo ebraico, Moshè fa appello al cuore di tutti. Non è un caso
che la parola "lev - cuore", in Vayaqel, compare sette volte. Tutti
devono offrire, non importa chi più e chi meno, ma è importante si
faccia con tutto il cuore. Un andante famoso ci ricorda che quando le
parole escono da cuore entrano nel cuore. Forse è questo l'ingrediente
fondamentale per aspirare a una vera e stabile unione, magari insieme
al recupero della capacità di dialogo.
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Anna
Foa,
storica
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![Anna Foa](http://www.moked.it/unione_informa/130304/foa.jpg) |
La
notizia sul Sole
di ieri riferisce soltanto che in Israele sono state
create delle linee di bus speciali riservate solo ai palestinesi che
dalla Cisgiordania vanno a lavorare in Israele. La misura è
giustificata con la necessità di rendere meno affollati gli autobus
normali, dove salgono anche gli ebrei. Devo ammettere che ogni misura
di questo tipo mi fa correre un brivido dietro alla schiena. La
separazione nei bus, quella di ebrei e arabi, ma anche quella di uomini
e donne, mi riporta irresistibilmente alla mente la lotta contro la
segregazione razziale negli Stati Uniti degli anni Cinquanta. Ricordate
Rosa Parks che rifiutò di lasciare il suo sedile nella parte
dell'autobus riservata ai bianchi? Ecco, che cosa succederà con quegli
autobus riservati ai palestinesi? Gli ebrei non potranno proprio
salirvi? E se un ebreo e un palestinese viaggiano insieme, dovranno
usare due autobus separati? Qualcuno subito mi dirà che non succede,
che non può succedere. Non lo penso e spero che non sia così.
![](http://www.moked.it/unione_informa/130304/banner%20elal.jpg)
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Qui Venezia - Riccardo Calimani verso la
presidenza
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Designato
il nuovo Consiglio della Comunità ebraica di Venezia. Risultato eletti,
in ordine di preferenze ottenute,
Corrado Calimani, Riccardo Calimani, Marcella Ansaldi, Tally Ruth
Elhyani, Mario Gesuà Sive Salvadori, Luciano Silva e Barbara
Bottecchia.
Non eletti, tra i candidati, Gaia Ravà, Claude Schiaky Menaschè, Dan
Levi, Sandra Cherido
e Sandra Levis.
Affluenza
cospicua nella mattinata, intorno al 35 per cento degli aventi diritto.
Molti infatti si sono recati presto alle urne per poter poi raggiungere
Trieste in tempo per il funerale di Andrea Mariani z.l. Un lutto che ha
colpito l’intera kehillah veneziana.
Percentuale di votanti
complessiva che si attesta al 56,6 per cento contro il 45,3 per cento
delle precedenti elezioni. L’ipotesi
più accreditata è che, con questa configurazione del Consiglio, si vada
verso l’elezione a presidente di Riccardo Calimani, scrittore e storico
di fama, console onorario svizzero, attuale presidente della Fondazione
nazionale Museo dell'Ebraismo e della Shoah di Ferrara.
Dopo l'esempio negativo della scorsa tornata, cui si presentarono
appena otto candidati su sette eleggibili, quest'anno il numero –
dodici – è stato senz'altro più significativo.
“Il fatto che ci siano
più candidati dello stretto necessario – afferma il presidente
dimissionario, Amos Luzzatto – può essere un segno positivo di
cointeressamento all’avvenire della Comunità da parte di una estesa
componente dei suoi iscritti. Può essere d’altro canto negativa la
presenza di gruppi differenti nell’analizzare e nel proporre soluzioni
per le attività future della Comunità stessa, ma di certo lo sforzo di
tutti è da considerarsi positivo anche alla luce di eventuali progetti
non ancora presentati esplicitamente fino a questo momento”.
mc
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Qui Trieste - "Ciao Andrea, caro amico e
confidente"
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Intervenendo
ai funerali di Andrea Mariani il presidente della Comunità ebraica di
Trieste Alessandro Salonichio (nella foto) ha pronunciato le seguenti
parole:
In questi ultimi due giorni mi sono più volte chiesto chi, ricevendo la
notizia della scomparsa di Andrea Israel Mariani z.l., non si è sentito
calare il gelo addosso.
La sua morte improvvisa ci ha lasciato tutti storditi, increduli, quasi
come ci aspettassimo che da un momento all’altro arrivi il risveglio
per accorgerci che tutto era solo un incubo, un terribile incubo.
Invece purtroppo non è così e ci troviamo qui uniti a dedicargli il
nostro ultimo commosso saluto.
Oggi
ricordiamo innanzitutto l’amico che sempre ha saputo dedicare
l’attenzione dell’ascolto e l’affetto di un sorriso per ciascuno: anche
nei momenti della dialettica più accesa e del dibattito più estremo.
Una capacità, questa di distinguere tra il rapporto personale e profilo
pubblico e istituzionale, che hanno fatto di Andrea una figura
indimenticabile e un esempio, sia nella nostra Comunità sia a livello
cittadino.
Andrea lo diceva spesso, di tanti, con grande semplicità: “La pensiamo
in modo diverso, siamo su posizioni politiche opposte ma siamo amici”.
Chi lo conosceva bene sa che era sincero. E sa che per lui, forse per
noi tutti, questa capacità di guardare gli altri in modo così lucido e
affettuoso è l’unica via per tenere accesa la nostra umanità.
continua>>
Alessandro Salonichio,
presidente della Comunità ebraica di Trieste
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Qui Firenze - Una maratona di salmi per
David Turoldo
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Biblista
e poeta tra i più importanti del Novecento italiano, David Maria
Turoldo è stato ricordato con una serie di appuntamenti organizzati
dall'Amicizia ebraico-cristiana in collaborazione con l'assessorato
alla Cultura del Comune di Firenze. Momento più significativo della
giornata, svoltasi a 21 anni dalla scomparsa dell'intellettuale e uomo
di Chiesa che fu anche partigiano, la solenne lettura nel cuore delle
istituzioni laiche cittadine – il Salone dei Cinquecento – di 8o salmi
tradotti da Turoldo nel corso della sua lunga attività di esegesi e
scrittura. Ottanta salmi, ottanta differenti lettori: una vera e
propria maratona oratoria che ha visto alternarsi sul palco, tra gli
altri, numerosi iscritti delle Comunità ebraiche di Firenze e Livorno.
Ad aprire la cerimonia l'intervento del rabbino capo di Firenze rav
Joseph Levi (nella foto), che ha dato lettura del secondo salmo
dedicando questo intenso momento alla memoria di una donna che ha fatto
del dialogo l'impegno di una vita: Manuela Paggi Sadun. Hanno
voluto cimentarsi nella prova anche l'assessore alla cultura Sergio
Givone e il magnifico rettore dell'Università degli studi Alberto Tesi.
Tra
una lettura e l'altra il suono dell'arpa (Elena Castrini), del salterio
(Massimiliano Dragoni) e del violino (Jacob Ventura). “Non c’è modo più
autentico di rendere omaggio a una persona – ha affermato Givone – che
ricordarlo attraverso le traduzioni che lui ha fatto dei testi biblici
da lui più amati perché è lì che si è misurata la forza e l’intensità
del rapporto tra lettore e testo, in un rapporto in cui il lettore ha
impegnato tutto se stesso.” Ad animare la conferenza stampa di
presentazione dell'iniziativa, insieme all'assessore-filosofo, tre
esponenti del Consiglio dell'Amicizia ebraico-cristiana: Giulio
Conticelli, Luigi Bongioanni e la professoressa Ida Zatelli.
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Qui Roma - A scuola di futuro
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E'
iniziata con il confronto diretto tra tutor e genitori la seconda
giornata di Prepara il futuro, iniziativa organizzata dall'Agenzia
ebraica con l'obiettivo di far conoscere agli studenti delle scuole
ebraiche di Roma e Milano le numerose opportunità del sistema
universitario israeliano. Nell'aula magna del liceo Renzo Levi ad
essere proposte sono le offerte formative di alcune eccellenze come
Technion, Università ebraica di Gerusalemme, Tel Aviv University e Idc
di Herzliya. In ballo anche i programmi del fondo Masa a partire da
Vatel, piano rivolto a chi è interessato agli studi alberghieri, e
Garin Tzabar. Nel pomeriggio saranno gli studenti stessi ad
approcciarsi ai referenti con domande, curiosità ed eventuali percorsi
curriculari.
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![](http://www.moked.it/unione_informa/130304/dafdaf.jpg)
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Consapevolezza
e responsabilità
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Sono indignato per quello che sta
succedendo nel Rabbinato italiano come ho letto nell'info ucei di quesi
giorni.
Ritengo che l'Unione debba affrontare con determinazione la
problematica che vede al momento l'assemblea rabbinica da una parte e
Rav Di Segni e Rav Arbib dall'altra. I rabbini devono rendersi conto
che hanno la responsabilità politica di superare in modo collettivo
questo momento che rischia di frazionare e sgretolare ancor più il
fragile ebraismo italiano.
Emanuele Viterbo, segretario della Comunità
ebraica di Firenze
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In cornice - La sinagoga di Damasco
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Nell’indifferenza
con cui si consuma la guerra civile siriana, di cui si parla solo
quando i morti ammazzati del giorno superano la media, solo la stampa
israeliana ha riportato la notizia del bombardamento di una delle
sinagoghe più antiche, quella situata nel sobborgo di Jobar a Damasco.
E’ intitolata al profeta Elia e pare sia stata originariamente
costruita oltre 2.000 anni fa: per come appare oggi, lo stile è quello
del medioevo arabo, con ampi archi leggermente a sesto acuto,
impreziositi dall’accostamento di pietre naturali di due colori
diversi. L’ambiente è ricco di antichi lumi, la tevà spettacolare posta
al centro della sinagoga, l’aron incastonato nel muro, il tetto
ottenuto con lunghi tronchi allineati, le vetrate brillanti con i
tipici giochi di colori mediterranei. Qualche soldato di Assad ha
pensato di prendere l’edificio a colpi di mortaio, pensando – chissà –
che fosse il luogo in cui si stava scrivendo la seconda versione dei
Protocolli dei Savi di Sion. Oppure aveva tanto odio in corpo da
colpire qualsiasi cosa di ebraico avesse a tiro. Quando finirà la
guerra civile, dovremo restaurare la sinagoga Jobbar e le altre
danneggiate, perché nessun altro se ne occuperà, né Assad né chi lo
vuole sostituire: nel frattempo non diventiamo anche noi indifferenti
verso quel che accade agli essere umani in Siria e ai segni della
nostra cultura.
Daniele Liberanome, critico d'arte
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Tea
for Two - A passeggio per Testaccio
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Girovagando
per il mercato di Testaccio, tra vasi e vasi stracolmi di fiori, sono
capitata, non tanto per caso, davanti al Macro. Mi piace il Macro, mi
piace che abbia accanto una scuola di musica e che non abbia più dentro
delle disgraziate ed inconsapevoli mucche. Sembra quasi una sorta
di Meatpacking District capitolino. Entro e ho mezz'ora prima di
correre e imbarcarmi in nuove rovinose avventure. La mostra è Israel
Now e sono piuttosto curiosa. Dopo essermi imbambolata di fronte alle
foto di soldati di Adi Nes, da anni uno dei miei preferiti, trovo un
video che mi lascia stregata: Gefilte fish di Boaz Arad. Classe 1956,
insegna alla Bezalel e con quella sua testona pelata è protagonista
assoluto delle sue opere. Nel video Gefilte fish intervista sua madre
mentre cucina il piatto carattestico degli ebrei ashkenaziti.
Osserviamo le mani sapienti della donna (della quale non vediamo mai il
volto) che si muovono con quella abitudine caratteristica di chi ha
oramai interiorizzato tutte le mosse future. Arad sceglie un momento
topico per farle domane sulle sue radici e la sua identità. Una
identità in cui il gefilte fish la fa da padrone. La madre sfiletta,
mesce e racconta di sé attraverso il piatto che sta cucinando. Il
figlio intanto le fa il verso mentre un pappagallo sulla spalla lo
disturba. Guardo ipnotizzata la testa di pesce un po' inquietante sul
bancone della cucina e sorrido. Mi riconosco in quelle chiacchere fatte
ai fornelli. Ogni tanto mi piazzo ancora da mia nonna e mentre
infarina, insaporisce e assaggia, indago su di lei, su di me, su di
noi. Il gefilte fish però è sostituito da cous cous e hraimi e se mi
sposto ancora più in là, dalle kibbeh, regine di tante cene in
famiglia.
Rachel
Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2
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notizie flash |
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rassegna
stampa |
Tel
Aviv - Per la Maratona
previste oltre 35mila presenze
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Leggi
la rassegna |
Archiviata
la terza edizione della Maratona di Gerusalemme gli addetti ai lavori
guardano già al prossimo evento podistico di Tel Aviv (15 marzo). Gli
organizzatori, stando alle ultime stime, prevedono un boom di
partecipanti: si stima infatti la presenza complessiva di oltre 35mila
runner provenienti da tutto il mondo.
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Mercoledì 6 marzo sarà celebrata la
prima Giornata europea dei Giusti in ricordo di tutti coloro che si
opposero ai genocidi. Il Corriere
della sera dedica a questo appuntamento la prima pagina della Cultura.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono
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