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4 marzo 2013 - 22 Adar  5773
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Adolfo Locci, rabbino capo
di Padova

"E Moshè radunò tutta la congrega dei figli d'Israele" (Esodo 35:1). L'invito ad offrire da parte di Moshè al popolo, per la costruzione del Tabernacolo, è diretto, senza intermediari (gli anziani, i capi tribù).
Nel momento in cui si deve costruire il simbolo dell'unicità di D-o e del popolo ebraico, Moshè fa appello al cuore di tutti. Non è un caso che la parola "lev - cuore", in Vayaqel, compare sette volte. Tutti devono offrire, non importa chi più e chi meno, ma è importante si faccia con tutto il cuore. Un andante famoso ci ricorda che quando le parole escono da cuore entrano nel cuore. Forse è questo l'ingrediente fondamentale per aspirare a una vera e stabile unione, magari insieme al recupero della capacità di dialogo.

Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
La notizia sul Sole di ieri riferisce soltanto che in Israele sono state create delle linee di bus speciali riservate solo ai palestinesi che dalla Cisgiordania vanno a lavorare in Israele. La misura è giustificata con la necessità di rendere meno affollati gli autobus normali, dove salgono anche gli ebrei. Devo ammettere che ogni misura di questo tipo mi fa correre un brivido dietro alla schiena. La separazione nei bus, quella di ebrei e arabi, ma anche quella di uomini e donne, mi riporta irresistibilmente alla mente la lotta contro la segregazione razziale negli Stati Uniti degli anni Cinquanta. Ricordate Rosa Parks che rifiutò di lasciare il suo sedile nella parte dell'autobus riservata ai bianchi? Ecco, che cosa succederà con quegli autobus riservati ai palestinesi? Gli ebrei non potranno proprio salirvi? E se un ebreo e un palestinese viaggiano insieme, dovranno usare due autobus separati? Qualcuno subito mi dirà che non succede, che non può succedere. Non lo penso e spero che non sia così.


davar
Qui Venezia - Riccardo Calimani verso la presidenza
Designato il nuovo Consiglio della Comunità ebraica di Venezia. Risultato eletti, in ordine di preferenze ottenute, Corrado Calimani, Riccardo Calimani, Marcella Ansaldi, Tally Ruth Elhyani, Mario Gesuà Sive Salvadori, Luciano Silva e Barbara Bottecchia. Non eletti, tra i candidati, Gaia Ravà, Claude Schiaky Menaschè, Dan Levi, Sandra Cherido e Sandra Levis.
Affluenza cospicua nella mattinata, intorno al 35 per cento degli aventi diritto. Molti infatti si sono recati presto alle urne per poter poi raggiungere Trieste in tempo per il funerale di Andrea Mariani z.l. Un lutto che ha colpito l’intera kehillah veneziana.
Percentuale di votanti complessiva che si attesta al 56,6 per cento contro il 45,3 per cento delle precedenti elezioni.
L’ipotesi più accreditata è che, con questa configurazione del Consiglio, si vada verso l’elezione a presidente di Riccardo Calimani, scrittore e storico di fama, console onorario svizzero, attuale presidente della Fondazione nazionale Museo dell'Ebraismo e della Shoah di Ferrara.
Dopo l'esempio negativo della scorsa tornata, cui si presentarono appena otto candidati su sette eleggibili, quest'anno il numero – dodici – è stato senz'altro più significativo.
“Il fatto che ci siano più candidati dello stretto necessario – afferma il presidente dimissionario, Amos Luzzatto – può essere un segno positivo di cointeressamento all’avvenire della Comunità da parte di una estesa componente dei suoi iscritti. Può essere d’altro canto negativa la presenza di gruppi differenti nell’analizzare e nel proporre soluzioni per le attività future della Comunità stessa, ma di certo lo sforzo di tutti è da considerarsi positivo anche alla luce di eventuali progetti non ancora presentati esplicitamente fino a questo momento”.

mc


Qui Trieste - "Ciao Andrea, caro amico e confidente"
Intervenendo ai funerali di Andrea Mariani il presidente della Comunità ebraica di Trieste Alessandro Salonichio (nella foto) ha pronunciato le seguenti parole:

In questi ultimi due giorni mi sono più volte chiesto chi, ricevendo la notizia della scomparsa di Andrea Israel Mariani z.l., non si è sentito calare il gelo addosso.
La sua morte improvvisa ci ha lasciato tutti storditi, increduli, quasi come ci aspettassimo che da un momento all’altro arrivi il risveglio per accorgerci che tutto era solo un incubo, un terribile incubo. Invece purtroppo non è così e ci troviamo qui uniti a dedicargli il nostro ultimo commosso saluto.
Oggi ricordiamo innanzitutto l’amico che sempre ha saputo dedicare l’attenzione dell’ascolto e l’affetto di un sorriso per ciascuno: anche nei momenti della dialettica più accesa e del dibattito più estremo. Una capacità, questa di distinguere tra il rapporto personale e profilo pubblico e istituzionale, che hanno fatto di Andrea una figura indimenticabile e un esempio, sia nella nostra Comunità sia a livello cittadino.
Andrea lo diceva spesso, di tanti, con grande semplicità: “La pensiamo in modo diverso, siamo su posizioni politiche opposte ma siamo amici”. Chi lo conosceva bene sa che era sincero. E sa che per lui, forse per noi tutti, questa capacità di guardare gli altri in modo così lucido e affettuoso è l’unica via per tenere accesa la nostra umanità.
continua>>

Alessandro Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste
               

Qui Firenze - Una maratona di salmi per David Turoldo
Biblista e poeta tra i più importanti del Novecento italiano, David Maria Turoldo è stato ricordato con una serie di appuntamenti organizzati dall'Amicizia ebraico-cristiana in collaborazione con l'assessorato alla Cultura del Comune di Firenze. Momento più significativo della giornata, svoltasi a 21 anni dalla scomparsa dell'intellettuale e uomo di Chiesa che fu anche partigiano, la solenne lettura nel cuore delle istituzioni laiche cittadine – il Salone dei Cinquecento – di 8o salmi tradotti da Turoldo nel corso della sua lunga attività di esegesi e scrittura. Ottanta salmi, ottanta differenti lettori: una vera e propria maratona oratoria che ha visto alternarsi sul palco, tra gli altri, numerosi iscritti delle Comunità ebraiche di Firenze e Livorno. Ad aprire la cerimonia l'intervento del rabbino capo di Firenze rav Joseph Levi (nella foto), che ha dato lettura del secondo salmo dedicando questo intenso momento alla memoria di una donna che ha fatto del dialogo l'impegno di una vita: Manuela Paggi Sadun. Hanno voluto cimentarsi nella prova anche l'assessore alla cultura Sergio Givone e il magnifico rettore dell'Università degli studi Alberto Tesi. Tra una lettura e l'altra il suono dell'arpa (Elena Castrini), del salterio (Massimiliano Dragoni) e del violino (Jacob Ventura). “Non c’è modo più autentico di rendere omaggio a una persona – ha affermato Givone – che ricordarlo attraverso le traduzioni che lui ha fatto dei testi biblici da lui più amati perché è lì che si è misurata la forza e l’intensità del rapporto tra lettore e testo, in un rapporto in cui il lettore ha impegnato tutto se stesso.” Ad animare la conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa, insieme all'assessore-filosofo, tre esponenti del Consiglio dell'Amicizia ebraico-cristiana: Giulio Conticelli, Luigi Bongioanni e la professoressa Ida Zatelli.

Qui Roma -  A scuola di futuro
E' iniziata con il confronto diretto tra tutor e genitori la seconda giornata di Prepara il futuro, iniziativa organizzata dall'Agenzia ebraica con l'obiettivo di far conoscere agli studenti delle scuole ebraiche di Roma e Milano le numerose opportunità del sistema universitario israeliano. Nell'aula magna del liceo Renzo Levi ad essere proposte sono le offerte formative di alcune eccellenze come Technion, Università ebraica di Gerusalemme, Tel Aviv University e Idc di Herzliya. In ballo anche i programmi del fondo Masa a partire da Vatel, piano rivolto a chi è interessato agli studi alberghieri, e Garin Tzabar. Nel pomeriggio saranno gli studenti stessi ad approcciarsi ai referenti con domande, curiosità ed eventuali percorsi curriculari.



pilpul
Consapevolezza e responsabilità
emanuele viterboSono indignato per quello che sta succedendo nel Rabbinato italiano come ho letto nell'info ucei di quesi giorni.
Ritengo che l'Unione debba affrontare con determinazione la problematica che vede al momento l'assemblea rabbinica da una parte e Rav Di Segni e Rav Arbib dall'altra. I rabbini devono rendersi conto che hanno la responsabilità politica di superare in modo collettivo questo momento che rischia di frazionare e sgretolare ancor più il fragile ebraismo italiano.

Emanuele Viterbo, segretario della Comunità ebraica di Firenze

In cornice - La sinagoga di Damasco
Nell’indifferenza con cui si consuma la guerra civile siriana, di cui si parla solo quando i morti ammazzati del giorno superano la media, solo la stampa israeliana ha riportato la notizia del bombardamento di una delle sinagoghe più antiche, quella situata nel sobborgo di Jobar a Damasco. E’ intitolata al profeta Elia e pare sia stata originariamente costruita oltre 2.000 anni fa: per come appare oggi, lo stile è quello del medioevo arabo, con ampi archi leggermente a sesto acuto, impreziositi dall’accostamento di pietre naturali di due colori diversi. L’ambiente è ricco di antichi lumi, la tevà spettacolare posta al centro della sinagoga, l’aron incastonato nel muro, il tetto ottenuto con lunghi tronchi allineati, le vetrate brillanti con i tipici giochi di colori mediterranei. Qualche soldato di Assad ha pensato di prendere l’edificio a colpi di mortaio, pensando – chissà – che fosse il luogo in cui si stava scrivendo la seconda versione dei Protocolli dei Savi di Sion. Oppure aveva tanto odio in corpo da colpire qualsiasi cosa di ebraico avesse a tiro. Quando finirà la guerra civile, dovremo restaurare la sinagoga Jobbar e le altre danneggiate, perché nessun altro se ne occuperà, né Assad né chi lo vuole sostituire: nel frattempo non diventiamo anche noi indifferenti verso quel che accade agli essere umani in Siria e ai segni della nostra cultura.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for Two - A passeggio per Testaccio
Girovagando per il mercato di Testaccio, tra vasi e vasi stracolmi di fiori, sono capitata, non tanto per caso, davanti al Macro. Mi piace il Macro, mi piace che abbia accanto una scuola di musica e che non abbia più dentro delle disgraziate ed inconsapevoli mucche. Sembra quasi  una sorta di Meatpacking  District capitolino. Entro e ho mezz'ora prima di correre e imbarcarmi in nuove rovinose avventure. La mostra è Israel Now e sono piuttosto curiosa. Dopo essermi imbambolata di fronte alle foto di soldati di Adi Nes, da anni uno dei miei preferiti, trovo un video che mi lascia stregata: Gefilte fish di Boaz Arad. Classe 1956, insegna alla Bezalel e con quella sua testona pelata è protagonista assoluto delle sue opere. Nel video Gefilte fish intervista sua madre mentre cucina il piatto carattestico degli ebrei ashkenaziti. Osserviamo le mani sapienti della donna (della quale non vediamo mai il volto) che si muovono con quella abitudine caratteristica di chi ha oramai interiorizzato tutte le mosse future. Arad sceglie un momento topico per farle domane sulle sue radici e la sua identità. Una identità in cui il gefilte fish la fa da padrone. La madre sfiletta, mesce e racconta di sé attraverso il piatto che sta cucinando. Il figlio intanto le fa il verso mentre un pappagallo sulla spalla lo disturba. Guardo ipnotizzata la testa di pesce un po' inquietante sul bancone della cucina e sorrido. Mi riconosco in quelle chiacchere fatte ai fornelli. Ogni tanto mi piazzo ancora da mia nonna e mentre infarina, insaporisce e assaggia, indago su di lei, su di me, su di noi. Il gefilte fish però è sostituito da cous cous e hraimi e se mi sposto ancora più in là, dalle kibbeh, regine di tante cene in famiglia.

Rachel Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2

notizie flash   rassegna stampa
Tel Aviv - Per la Maratona
previste oltre 35mila presenze
  Leggi la rassegna

Archiviata la terza edizione della Maratona di Gerusalemme gli addetti ai lavori guardano già al prossimo evento podistico di Tel Aviv (15 marzo). Gli organizzatori, stando alle ultime stime, prevedono un boom di partecipanti: si stima infatti la presenza complessiva di oltre 35mila runner provenienti da tutto il mondo.





 

Mercoledì 6 marzo sarà celebrata la prima Giornata europea dei Giusti in ricordo di tutti coloro che si opposero ai genocidi. Il Corriere della sera dedica a questo appuntamento la prima pagina della Cultura.

 



















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