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Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova |
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“E ordinai ai vostri
giudici in quel momento dicendo…את שופטיכם בעת ההיא לאמור”
(Deuteronomio 1:16). Una delle preoccupazioni di Moshè – nei suoi
discorsi di congedo dai figli d’Israele – è quello che la nuova
generazione possa stabilire nella terra promessa una società improntata
sulla vera giustizia.
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Anna
Foa,
storica |
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Si è tenuto nei giorni
scorsi un convegno ad Aix-en-Provence per ricordare Jules Isaac a
cinquant’anni dalla morte. Nel 1947 Jules Isaac, importante storico
francese che aveva perduto ad Auschwitz tutta la sua famiglia, fu tra
gli ispiratori della conferenza di Seelisberg, a cui parteciparono
ebrei e cristiani di diverse confessioni
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Rassegna stampa
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Tra Vaticano e lefebvriani
la rottura sembra definitiva. Tra i motivi alla base di questo radicale
allontanamento, scrive Enzo Bianchi su Repubblica, il non
riconoscimento da parte di quest’ultimi del Concilio Vaticano II che
segnò l’inizio di una nuova epoca nei rapporti con il mondo ebraico. Il
superiore generale della Fraternità ha puntato il dito sugli ‘errori’
del magistrato petrino: tra gli altri si citano “libertà religiosa,
ecumenismo, collegialità episcopale”. Sul
Corriere della sera Paolo Mieli ricostruisce la caduta di Mussolini per
mano del Gran Consiglio del fascismo attraverso alcune testimonianze
inedite. L’occasione è la pubblicazione di tre libri incentrati sulle
vicende del 25 luglio 1943 mandati in stampa dalla casa editrice Le
Lettere. Un articolo corposo, ricco di retroscena e sfumature storiche.
Nel dorso romano del Messaggero un breve resoconto della cena di
sostegno alla fondazione Italia-Israele per la cultura e le arti
svoltasi negli scorsi giorni al Fooxia con la partecipazione dei
vincitori delle rispettive edizioni di Masterchef. Leggi... |
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Israele - Rabbinato
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Previste per le prossime
settimane le elezioni per il rinnovo degli incarichi di rabbino capo
ashkenazita e sefardita di Israele, attualmente ricoperti da rav Yona
Metzger e rav Shlomo Amar. Particolarmente intenso il dibattito sulla
questione, che non riguarda solo i nomi dei candidati, ma l’intero
ruolo dell’istituzione nella politica e nella società
israeliana. |
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Piera Levi Bassi (1923-2013) |
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storia di Piera Levi e di suo marito Paolo Shaul Bassi (1923-1967)
meriterebbe la penna di un romanziere. Erano nati a distanza di dodici
ore, erano cugini, ma fin da piccoli avevano sentito una grande
simpatia reciproca, che con gli anni si era trasformata in amore
dichiarato. I familiari (nella variegata tribù Ravenna, Levi, Bassi che
si muoveva fra Ferrara, Venezia e Padova) guardavano alla vicenda con
un misto di sospetto e simpatia, ma a scombinare le cose ci pensarono
prima le leggi razziste del 1938 e poi la guerra. Espulso dalle scuole,
Paolo era andato a studiare agricoltura ad Antibes, in Francia.
Tuttavia la guerra gli impedì di proseguire gli studi ed egli colse
l’occasione di un posto offerto dalla Aliath Ha-Noàr per andare in
Palestina (aveva solo 16 anni, ma scriveva al padre che – pur
addolorato per il distacco, non poteva da ebreo rifiutare una simile
opportunità). Piera rimaneva in Italia, a condividere con la famiglia i
drammatici momenti della persecuzione (descritti nel bel romanzo di
Rosetta Loy, La parola ebreo). Ma pensava a Paolo, e a pochi mesi dalla
liberazione di Roma (dove si era rifugiata), a guerra ancora in corso
si era imbarcata sulla prima nave per la Palestina, dove arrivava nel
marzo del 1945. Dopo sei mesi si sposava con l’amato Shaul (Paolo) e
andava a partecipare alla costruzione del kibbutz Sdeh Eliahu nella
valle di Bet She’an. Era un amore forte, quello per il compagno di
sempre, che si associava a un amore altrettanto forte per una terra che
prospettava fatica e sudore (solo chi conosce Sde Eliahu sa di cosa
parlo, 300 metri sotto il livello del mare...). Piera e Shaul hanno
costruito una bella famiglia: Yonathan, Merav e Eldad, i tre amatissimi
figli, cresciuti nella nuova terra eppure così legati alle famiglie
italiane d’origine, hanno generato fra figli e nipoti una schiera di
giovani ai quali “nona” Piera è riuscita a trasmettere l’amore per
Eretz Israel unito al senso di appartenenza a una grande famiglia dalle
profonde tradizioni diasporiche. Shaul Bassi purtroppo non faceva a
tempo a seguire la crescita dei suoi figli: la sua vita finiva il primo
dell’anno del 1967. Piera – con l’aiuto della kevutzà di Sde Eliahu –
proseguiva con coraggio, lavorando fino a pochi anni fa e curando la
scuola del kibbutz che era un po’ la sua seconda casa. Che la terra sia
lieve a Piera, che ha lasciato a tutti noi tantissimo e che con
caparbietà ha lavorato, assieme al suo Shaul, con gli occhi rivolti al
futuro.
Gadi Luzzatto Voghera | |
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Oltremare
- "Decimo: un castello sulla sabbia" |
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Ogni volta che a Tel Aviv càpito vicino a lavori
stradali, mi fermo a notare quanto sottile è lo strato di manto
stradale, e quanto poco si deve scavare perché affiori la sabbia.
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Daniela Fubini |
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In
cornice - Vermeer e la musica |
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Quest’estate il baricentro delle mostre si sposterà
alla National Gallery di Londra: “Vermeer and Music: the art of Love
and Leisure” attrarrà giustamente fiumi di visitatori. Pare oggi
impensabile che un genio assoluto come Vermeer sia stato riscoperto
solo 150 anni fa, dopo un paio di secoli in cui era stato totalmente
dimenticato.
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Daniele Liberanome |
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Tea
for two - L'amore ai tempi di Rachel |
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Più
o meno dai sei anni ho iniziato una grande storia d’amore: quella con
l’Amore. Una frase che può sembrare piuttosto retorica e zuccherina, ma
che è totalmente sincera.
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Rachel Silvera |
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