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Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
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“L’Eterno nostro D-o parlò a noi presso il
(monte) Chorev dicendo…” (Deuteronomio 1:6). La Torah è stata donata a
Israele sul monte Chorev. Da allora, secondo una massima rabbinica,
avviene un fatto eccezionale: “Ogni giorno una eco si rifrange tra le
rocce del Chorev che dice: Guai a coloro che sono dileggio per la
Torah…” (Avot, 6:2). Messaggio, questo, per le future generazioni: di
essere attenti e dediti ad occuparsi dello studio della Torah. Essere
dediti per noi stessi e occuparsi degli altri, in particolare di coloro
che non hanno la possibilità di farlo da soli…
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Anna
Foa,
storica
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Sul caso del senatore Calderoli, è inutile
commentare e ci si può solo unire a chi ne chiede le dimissioni. Come
ha detto la ministra Kyenge, riuscendo a staccarsi dall’offesa razzista
che la riguardava direttamente: “se non è in grado di tradurre un
disagio in un linguaggio anche duro, ma corretto, bisogna forse dare il
suo incarico a chi è capace di farlo”.
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Rassegna stampa
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Ondata di proteste bipartisan per le
vergognose affermazioni del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli
nei confronti del ministro Kyenge. Ad esprimersi con posizione netta
anche le Comunità ebraiche italiane in particolare nella figura del
presidente UCEI Renzo Gattegna e del presidente della Comunità di Roma
Riccardo Pacifici (Messaggero, tra gli altri). “Le vergognose
affermazioni del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli sulla
figura del ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge sono un’offesa
alle istituzioni e a tutta la società italiana. Di fronte a frasi di
questa portata – ha spiegato il presidente dell’Unione – non esistono
possibili fraintendimenti. Soltanto un senso di profondo disagio e
vergogna per chi le ha pronunciate”. Concetti che sono riportati da
tutta la stampa ebraica internazionale che conta, da Jta a The Forward
al Times of Israel.Intervistata dal Corriere, il ministro si dice
preoccupata per la scarsa responsabilità di chi detiene alti incarichi
pubblici e affronta il doloroso capitolo delle minacce e dell’odio
rivolte contro la sua persona. In un passaggio in particolare afferma:
“L’istigazione al razzismo sta diventando man mano istigazione alla
violenza. Vale per tutti, penso agli attacchi che riceve la comunità
ebraica”. Surreali invece le risposte di Calderoli nelle interviste
concesse a Corriere e Repubblica. Da leggere il durissimo intervento di
Gian Antonio Stella.“Abbiate la misericordia dei Samaritani”, chiede
papa Francesco alla folla accorsa a Castel Gandolfo per l’Angelus
domenicale. Un passaggio farà probabilmente discutere e cioè quando il
pontefice, nell’elogiare la bontà e la generosità dei samaritani, ha
parlato del disprezzo manifestato loro “dai Giudei” a causa di
“differenti tradizioni religiose” (Corriere). “Sono indignato dal fatto
che i pacifisti si agitino quasi esclusivamente quando si tratta di
episodi che riguardano Israele. Viceversa, silenzio assoluto quando si
tratta di episodi estremamente più efferati in cui Israele non è
coinvolta”. È la denuncia di un lettore del Corriere. Nel suo consueto
spazio quotidiano l’ambasciatore Sergio Romano prende spunto da questo
messaggio e osserva: “Dietro il pacifismo vi è molto spesso un
pregiudizio politico, un partito preso, una lealtà ideologica. Non è
escluso quindi che dietro certe manifestazioni contro la politica
israeliana nei territori occupati vi sia una ostilità preconcetta
contro lo Stato d’Israele”.
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Israele - Rabbinato
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Previste per le prossime settimane le
elezioni per il rinnovo degli incarichi di rabbino capo ashkenazita e
sefardita di Israele, attualmente ricoperti da rav Yona Metzger e rav
Shlomo Amar. Particolarmente intenso il dibattito sulla questione, che
non riguarda solo i nomi dei candidati, ma l’intero ruolo
dell’istituzione nella politica e nella società israeliana. |
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UCEI
- Risorse, progetti e Community
Il Consiglio indica la strada per il futuro |
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Prospettive
di futuro per l'ebraismo italiano nella riunione di
Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane svoltasi ieri a
Roma. Vivace dialettica, ma anche molti punti di incontro. A partire
dal voto che ha portato all'approvazione del Bilancio consuntivo e ai
nuovi criteri di distribuzione delle risorse derivanti dalla raccolta
dell'Otto per Mille che andranno a rafforzare la vitalità e l'impegno
sul territorio delle 21 Comunità nazionali. In quest'ottica
fondamentale l'apporto della Community, della componente che guarda con
interesse ai valori e alle vicende della minoranza ebraica in Italia e
che nelle dichiarazioni dei redditi del 2010 ha fatto registrare un
incremento dei consensi per l'Unione. Un risultato che il presidente
Gattegna, intervenendo in apertura di assise con una lunga relazione,
ha spiegato – tra le motivazioni di maggior impatto – con la nascita e
con il potenziamento di nuove strutture comunicative e informative di
raccordo con l'intera società italiana che hanno preso avvio proprio in
quella stagione. Applauso e riconoscimento unanime per il lavoro
svolto dall'assessore al Bilancio Noemi Di Segni e dalla Commissione
coordinata dal consigliere Davide Romanin Jacur nella realizzazione di
un Bilancio sociale complesso ed estremamente articolato che è stato
valutato con favore dai presenti. Nell'occasione è stata inoltre
consegnata a ciascun Consigliere una copia del volume che riporta i
risultati della grande ricerca sociodemografica sull'ebraismo italiano
coordinata dal professor Enzo Campelli su incarico dell'Unione. “Una
ricerca molto utile e preziosa”, ha commentato il presidente Gattegna.
Tra i vari punti all'ordine del giorno discussi nel pomeriggio
l'approvazione dei nuovi progetti strategici. In conclusione
l'intervento di Betti Guetta, ricercatrice della Fondazione Centro di
documentazione ebraica contemporanea di Milano, che si è soffermata sui
fenomeni di antisemitismo e razzismo in Italia con particolare
riferimento a quanto si muove sulla rete e nel mondo dei social
network. Al di là delle attività criminali di chi semina l'odio, che
vanno affrontate evitando di cadere in reazioni emotive e nell'errore
di regalare visibilità a malfattori che non cercano altro, si tratta di
combattere un ampio bacino di pregiudizio diffuso e di ignoranza. Un
fenomeno più subdolo cui è necessario opporre il dialogo, la cultura e
l'informazione professionale e misurata.
Adam Smulevich |
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Maccabiadi
- Delegazione azzurra al via
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“Un
lungo percorso fatto di speranze, delusioni, amarezze, esplosioni di
gioia. Poi arrivi a pochi giorni dalla partenza e vedi una luce
speciale negli occhi di tutti i ragazzi, anche quelli inizialmente più
scettici. E questo ti ripaga di tutti i sacrifici”. Sono le valutazioni
del presidente del Maccabi Italia e consigliere UCEI Vittorio
Pavoncello alla vigilia della partenza della delegazione italiana per
le prossime Maccabiadi in Israele (17-30 luglio). Cinquantacinque unità
tra atleti e dirigenti, numerose le discipline in cui si andrà a
competere in quello che è, dal punto di vista quantitativo, il terzo
torneo sportivo al mondo. Tra gli sponsor della spedizione Coni,
Federcalcio e Federnuoto. Giovedì la sfilata di tutte le delegazioni
accorse in Israele davanti al Capo di Stato Shimon Peres e al premier
Benjamin Netanyahu. Portabandiera azzurro il calciatore Simone Coen.
“L'unico 'coen' della spedizione. Aspettatevi una grande sorpresa”,
annuncia Pavoncello. (Nell'immagine il presidente del Maccabi Italia
con il vicepresidente UCEI Roberto Jarach e con il consigliere Milo
Hasbani in posa prima dell'avvio dei lavori del Consiglio dell'Unione
ieri a Roma). |
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Melamed
– In classe assieme agli altri |
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A
volte un’osservazione casuale può essere illuminante. Sentire degli
amici, lei ebrea di origine marocchina, lui orgogliosamente askenazita
definire il proprio come un matrimonio misto ha fatto ridere o per lo
meno sorridere tutti i presenti, ma è stato evidente sin da subito come
la loro battuta scherzosa abbia lasciato il segno. Perché non si è
trattato solo di una battuta, e non era per nulla fuori luogo, bensì
l’espressione di una situazione in realtà diffusa, in contesti anche
molto differenti fra loro. Per restare in ambito ebraico, il quotidiano
israeliano Haaretz, in un articolo recente, ha raccontato come in
Israele le scuole “miste” – comparse all’inizio degli anni ottanta –
siano sempre più diffuse. Ha qualcosa di strano pensare che venga
definita “mista” una scuola dove gli studenti sono tutti ebrei, ma sia
laici che religiosi, mentre in Italia anche il semplice tenere aperta
una scuola ebraica è una battaglia quotidiana e le scuole “aperte”
anche a studenti non iscritti a una comunità sono tali per motivi
diversi e complessi. Economica e demografica. In Israele le scuole,
tradizionalmente, sono divise in “public schools”, di natura laica, e
“public religious schools”, ma una legge recente – proposta nel 2008,
approvata lo scorso anno – permette a ogni istituto di integrare le due
anime, a patto che ci sia l’approvazione dei due terzi dei genitori e
della maggioranza degli insegnanti. All’inizio le scuole miste si sono
diffuse soprattutto in realtà piccole, dove i residenti hanno scelto di
condividere anche l’educazione dei propri figli, ma il movimento sta
crescendo e la diffusione, anche nelle città (ci sono scuole miste
anche a Gerusalemme e Tel Aviv), ha cambiato la prospettiva, creando
nuove esigenze. Una di queste – forse la più urgente – è la formazione
degli insegnanti, che hanno bisogno di una preparazione specifica: un
atteggiamento positivo e la buona volontà non possono bastare, serve
essere in grado di lavorare in contesto complesso, in cui vanno
integrate narrative differenti, punti di vista che possono essere anche
lontanissimi. Corsi di pensiero ebraico, di Torah, o lezioni sul
calendario possono rivelarsi irte di difficoltà, e ogni insegnante deve
farsi portatore di una identità chiara, e prevedere di mettere in
discussione le proprie idee, il proprio un punto di vista. Anche per i
genitori iscrivere i propri figli a una scuola mista significa mettersi
in gioco in una maniera differente, forse addirittura più idealistica.
Bisogna essere disponibili ad accettare dinamiche delicate, che anche
all’interno delle classi arrivano a un livello di intensità forse
imprevisto, e in cui spesso – in assenza, almeno per ora, di una
formazione strutturata e specifica – gli istituti scolastici e i
singoli insegnanti si trovano a improvvisare. In alcune scuole ci sono
due insegnanti per classe, in altre ogni cosa viene affrontata da due
differenti punti di vista, o in alcune materie sono le classi ad essere
divise in due gruppi. A volte però sono i ragazzi stessi a trovare le
soluzioni migliori. In una classe, durante una lezione di Torah, uno
studente non religioso ha letto la parola più semplice per definire
l’Eterno, e immediatamente un altro bambino gli ha risposto che non
avrebbe dovuto farlo, ma avrebbe dovuto usare haShem (il Nome), termine
normalmente usato dai religiosi. Nella discussione che ne è seguita,
incentrata sulle diverse sensibilità, i ragazzi sono arrivati alla
conclusione che non era affatto necessaria una decisione condivisa,
perché l’unica cosa importante era il modo in cui si sarebbero
comportati l’uno con l’altro.
Ada Treves |
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Oltremare
– “Sei quel che mangi” |
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Quando ancora non immaginavo che sarei diventata
un’israeliana, mi divertiva molto vedere gli amici che ritornavano da
periodi medio-lunghi in Israele ingrassati di diversi chili. All’epoca
pensavo che fosse perchè, come ho già avuto modo di raccontare le
porzioni qui sono enormi. (...)
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Daniela Fubini, Tel Aviv
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In
cornice – Archeologia viva |
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Sentire quel che accadde di Tishà Beav nel 70 e.v.?
Grazie al lavoro degli archeologi, basta una visita superficiale alla
Città Vecchia di Gerusalemme per provare queste emozioni. Conviene
cominciare dalla “Casa Bruciata”a cui si accede nei pressi delle scale
che scendono dal quartiere ebraico, al Muro occidentale. (...)
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Daniele Liberanome, critico d'arte
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Tea
for Two – Kosher Reality |
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Quando, anni fa, Jonathan Kashanian oltrepassò la
soglia della famigerata porta rossa diventando un concorrente del
Grande Fratello, per me fu festa grande. Mi attrezzavo ogni settimana
per la prima serata e non perdevo nemmeno i riassuntini pomeridiani
quotidiani. (...)
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Rachel Silvera, studentessa
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