Elia Richetti,
presidente
dell'Assemblea
rabbinica
italiana
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Nella lunga e tremenda minaccia che la Torah
rivolge a chi non serve il Signore, pochi versi di benedizione
illuminano la cupezza data dalle gravi conseguenze dell’inosservanza:
le benedizioni che spettano a chi serve D.o con tutto se stesso. È
evidentemente un invito a distinguere attentamente e a scegliere il
proprio campo: se stare con chi Lo serve o con chi non Lo serve.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Forse per deformazione professionale o
magari personale, quando leggo una notizia sul Medio Oriente non manco
mai di verificare a che punto arriva la parola “Israele”. Un esempio
classico è l’intervista con l’allora primo ministro Giulio Andreotti
pubblicata dal Corriere della Sera il 15 gennaio 1991, poche ore prima
dell’inizio del lancio di missili scud da parte di Saddam Hussein, in
cui “Israele” stava in bella evidenza tipografica al centro di una
pagina in cui il premier commentava le cause della crisi del Golfo
iniziata, come si ricorderà, con l’invasione irachena del Kuwait.
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"Nuove sfide per la
leadership ebraica" |
Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto
attualmente in distribuzione, è pubblicata in forma integrale la
relazione tenuta dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna in occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
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Voci a confronto
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“Il premier turco che adesso incolpa Israele
di aver tramato con i generali egiziani, durante la protesta al parco
Gezi insinuava che i dimostranti fossero sponsorizzati dalla «lobby dei
tassi d’interesse». L’attivista Amina Sboui lascia il movimento Femen e
lo accusa di ricevere «soldi sospetti»: a manipolare dalle ombre le
femministe sarebbero ancora una volta gli israeliani. Un ex leader dei
Fratelli musulmani sostiene che il generale Abdel Fattah El Sissi sia
di origine ebraica e suo zio sia stato un combattente dell’Haganah, la
milizia da cui è nato l’esercito israeliano: «Abbiamo dimostrato il
piano sionista per destabilizzare l’Egitto». Cambiano le teorie del
complotto, non cambia l’indiziato” scrive Davide Frattini sul Corriere
della Sera, in un’analisi dal titolo “Le (solite) teorie del complotto
e Israele diventa il nemico perfetto”.
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Risorse e bilanci
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Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto,
attualmente in distribuzione, un approfondimento sull’ultimo Bilancio
dell’Unione delle Comunità Ebraiche.
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israele
L’ultima
grande aliyah etiope
“Gli
ebrei sono vissuti a Gondar per 2500 anni, e tuttavia il loro desiderio
di ritorno a casa non si è mai sopito. Oggi scriviamo la parola fine su
un viaggio che abbraccia migliaia di anni”. Grande emozione nelle
parole del presidente dell’Agenzia ebraica Natan Sharansky, nel
salutare gli ultimi atti della grande aliyah etiope, che a partire
dagli anni ’80, e in particolare con le spettacolari operazioni Moses e
Salomon, ha portato in Israele decine di migliaia di persone (oggi la
comunità ne conta circa 120mila, comprese le seconde generazioni). Nel
corso della cerimonia, Sharansky ha riconsegnato al sindaco della città
le chiavi della scuola ebraica e di tutte le strutture costruite per
assistere la popolazione in attesa dell’aliyah. Oltre 2000 i ragazzi
che hanno studiato in quella scuola preparandosi alla partenza.
L’operazione Ali di Colomba, ideata con l’obiettivo di portare in
Israele i settemila Falashah Mura rimasti in Etiopia (comunità che si
convertite al cristianesimo nel corso dei secoli a causa delle
persecuzioni subite, ma che hanno voluto tornare all’ebraismo) ha avuto
origine nel 2010. Da allora sono partite da Gondar una media di 200
persone a settimana; l’ultimo volo è previsto per la fine di agosto. In
futuro coloro che desidereranno emigrare in Israele dall’Etiopia
saranno soggetti alle medesime regole degli aspiranti olim dal resto
del mondo, che prevedono l’esame di ogni singolo caso.
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