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22 agosto 2014 - 26 Av 5774
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano, Ilana Bahbout e Laura Salmon.
 
PM of Israel @IsraeliPM
22 agosto
SHARE THIS: #Hamas senior member admits: Hamas kidnapped and murdered the three Israeli teenagers. #EyalGiladNaftali .

 
La propaganda contro Israele
Il regista francese Claude Lanzmann, autore del film Shoah, attacca la “propaganda anti-israeliana” e risponde sulle pagine di Le Monde a una lettera, pubblicata sullo stesso giornale, firmata da Rony Brauman, Régis Debray, Edgar Morin e Christiane Hessel. “Un testo partigiano, menzognero, senza coraggio e provocatorio”, scrive Lanzmann, ripreso oggi dal Corriere della Sera, in cui si dimentica che “è Hamas ad avere la responsabilità dell'orrore e della collera di tutte le morti civili nella Striscia di Gaza”. E mentre i quattro firmatari, rivolgendosi al presidente francese Hollande, mettevano sotto accusa Israele per il conflitto a Gaza, il regista sottolinea a voler lo scontro è stato Hamas: i capi del movimento terroristico “sapevano che l'uccisione dei tre giovani ebrei rapiti, sommata al lancio di missili verso le città israeliane, avrebbero provocato la risposta dello Stato Ebraico. E la volevano”. “Ci parlano di Gaza come di una prigione a cielo aperto – continua il regista - ma questa è propaganda, ben fatta, ma menzognera. La gente non muore né di fame né di sete a Gaza, i negozi sono pieni di beni in vendita, e basta avere un po' di denaro per far sì che la lotta di classe esista lì come altrove”.

Tra Israele e Hamas continua intanto il conflitto, con l'eliminazione da parte di Tsahal di tre capi militari del movimento che controlla la Striscia. “Israele elimina tre dei più importanti capi militari di Hamas a Gaza – scrive Molinari su La Stampa - nel tentativo di obbligare l'avversario ad accettare la proposta egiziane per una tregua permanente nella Striscia e qualcosa in effetti sembra muoversi perché Khaled Mashaal decide di volare al Cairo per incontrare Abu Mazen”. Lontane, invece, le trattative secondo l'analista del Times of Israel Avi Issacharoff. La sua previsione, ripresa dal Corriere della Sera, è che “nei prossimi giorni Hamas cercherà di sfruttare qualunque stratagemma militare a sua disposizione: i razzi più potenti che ha conservato per il 'momento della verità': i tunnel per attaccare dentro Israele, i kamikaze dalla Cisgiordania”. E intanto il Qatar, finanziatore del terrorismo di Hamas (che ammette di aver pianificato il rapimento di Eyal, Gilad e Naftali, i tre ragazzi israeliani assassinati da miliziani del movimento) prova a proporsi come mediatore con una lettera del suo ministro degli Esteri indirizzata al pubblico internazionale (Espresso).

Come si vive sotto la minaccia costante dei razzi di Hamas, lo racconta Alberto Flores D'Arcais su Repubblica. Da Nachal Oz, kibbutz a duecento metri dal confine con la Striscia, il giornalista riporta la testimonianza di alcuni dei suoi abitanti. Uno di loro spiega di essere cosciente di come “il mondo vede questa guerra, tutte le colpe ad Israele, ma la realtà è che i nostri figli studiano al chiuso dei bunker e noi fuori a difenderli, mentre a Gaza i militari di Hamas si nascondono nei tunnel e donne e bambini restano fuori, scudi umani da mostrare morti alle tv. Noi non la vogliamo questa guerra, sono anni che gli diciamo non tirateci addosso i razzi. Non siamo certo felici che i bambini crescano in un ambiente così ostile”.

Su IL, rivista del Sole 24 ore, due editoriali che mettono in luce le contraddizioni delle attuali critiche a Israele. “Perché non possiamo non dirci sionisti”, è il titolo del corsivo di Sofia Ventura, in cui si afferma che “la colpa dello Stato ebraico, agli occhi dei tanti odiatori, è di essere nato. Un giudizio che si basa su ignoranza dei fatti e un sentimento che ha radici da dimenticare”. Sempre su IL, Christian Rocca afferma che “l'antisionismo è il nuovo antisemitismo” e si chiede perché non si leggano “mai appelli ad Hamas e simili affinché smettano di lanciare razzi, praticare violenza e diffondere odio antiebraico”.

“Facile dire che l'America non paga riscatti ai terroristi per ottenere il rilascio dei prigionieri. Ma se in ostaggio si fosse tuo figlio, che cosa diresti?”. Il tweet del presentatore americano Larry King apre sul Corriere una riflessione sulla questione dei pagamenti dei riscatti da parte degli Stati ai terroristi che rapiscono i loro cittadini. Il riferimento di King è al rifiuto americano di pagare la richiesta di 100milioni di euro avanzata dagli aguzzini di James Foley, il giornalista barbaramente ucciso dai jihadisti dello Stato Islamico. Rispetto ai diversi approcci di Europa e Stati Uniti in merito a una questione profondamente delicata come i rapimenti, la giornalista Viviana Mazza porta anche l'esempio di Israele: “disposto a fare concessioni pur di salvare gli ostaggi o di recuperarne i cadaveri - per liberare il soldato Shalit ha rilasciato 1.027 prigionieri - e poi dà la caccia ai sequestratori per eliminarli”.

Sempre sul Corriere, spazio al “ritorno del complottismo che piace tanto ai 5 Stelle”, in cui vengono riproposte alcune farneticazioni dei rappresentanti del movimento guidato dal comico Beppe Grillo. Ultima, quella di Davide Bono, consigliere comunale piemontese, secondo cui il video in cui si vede la decapitazione di Foley sia “un falso Usa per giustificare i bombardamenti” in Iraq. Nel collage dei complottisti, il quotidiano di via Solferino mette anche Gianni Vattimo, “arrivato a rivalutare in funzione anti-israeliana i Falsi protocolli dei Savi di Sion, che sa benissimo essere fasulli e causa di persecuzioni antisemite in Russia e Germania”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
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