Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Ormai,
sempre di più, nel mondo di Facebook si può assistere virtualmente a un
matrimonio, a una cerimonia religiosa, a una visita a un malato in
ospedale, a una conferenza.
Colpisce, in questi video, la rappresentazione omologata dei tanti
partecipanti con le mani alzate che riprendono il tutto con lo
smartphone, ansiosi di postare su Facebook le varie immagini innescando
quella reazione dei progressivi like in serie come fosse una catena di
montaggio di sensazionalismo. Dove è finita l'intimità, la gioia, il
dolore, l'autenticità dei nostri momenti più emozionanti?
Si ha sempre più l'impressione che si partecipi a questi momenti più
per apparire che per esserci nel vero senso della parola. Anche i
momenti più intimi e privati sembrano ormai essersi trasformati in una
grande "Cinecittà". Il mese di Elùl è una grande opportunità per
guardarci dentro imparando ad ascoltare il suono dello Shofar nel
nostro più profondo intimo.
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Dario
Calimani,
anglista
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La
nomina ad ambasciatore di Israele in Italia di Fiamma Nirenstein ha
destato qualche perplessità e diversi imbarazzati silenzi, soprattutto
nell’ambito delle comunità ebraiche. Non sappiamo bene quale sia stata
la reazione in altri ambienti. In effetti, non so se mai in precedenza
un cittadino italiano (pur con doppia cittadinanza) e pienamente
coinvolto nella vita sociale, mediatica e politica italiana abbia
rappresentato un altro paese presso il governo italiano. È vero che a
rinunciare a incarichi comunitari e alla stessa iscrizione a una
comunità ebraica è cosa presto fatta. Lo stesso si può dire della
cittadinanza italiana, di cui ci si può liberare con rapido strappo di
passaporto, salvo qualche interrogativo sospeso sull’identità
individuale, che è tuttavia questione personale e soggettiva. Rimane
alla fine il dubbio solo sull’opportunità che una persona che ha svolto
un ruolo attivo e assai visibile nella vita mediatica e politica
italiana, con incarichi istituzionali e di partito, in una collocazione
che non è stata priva di accesi dibattiti, ricopra ora un ruolo di
rappresentanza in favore di Israele (cosa che reputo in sé di splendida
e di urgente necessità). Come può Fiamma offrire di sé un’immagine
imparziale di fronte alla politica italiana, come sarebbe d’uopo per
qualsiasi rappresentante di altro paese? E quale ulteriori confusioni
può ingenerare questa nomina presso la massa incolta degli antisemiti
nostrani? Non sto anteponendo il mio bieco interesse di ebreo italiano,
come qualcuno vorrà intendere, anzi, mi sto interrogando sull’interesse
dello Stato di Israele sopra gli interessi personali di ciascuno di
noi. Pur sostenendo con forza e convinzione, al di là dei miei forti,
fortissimi legami con lo Stato di Israele, che ho il diritto di
affermare la mia dignità di cittadino ebreo italiano, di ebreo della
diaspora. Credo che il passo falso di Netanyahu sia imperdonabile. Con
tutta la mia simpatia per Fiamma, giornalista, e il mio rispetto per la
sua appassionata attività a difesa delle ragioni di Israele.
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Libia, potenze europee pronte
all'intervento
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“Fronte
compatto tra i grandi paesi d'Europa, pronti a una missione di
stabilizzazione in Libia che avrebbe l'Italia tra le sue protagoniste.
Nel piano previste operazioni militari congiunte contro lo Stato
islamico. E con un accordo solido, scrive Repubblica, “via libera
all'invio di peacekeeper e aiuti”.
Bibi a FIrenze. Il
presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha raccolto l'invito formulato
alla Knesset dal premier Matteo Renzi e sarà in Italia dal 27 al 30
agosto: Milano e Firenze le sue tappe. Il Corriere Fiorentino parla
oggi di una possibile visita in sinagoga. Anche se dalla Comunità non
arrivano conferme ufficiali in merito.
Il terrorismo ignorato. Terzo attacco nel giro di pochi giorni in
Cisgiordania. Ancora una volta nel mirino una guardia di frontiera
israeliana, accoltellata da un palestinese (che è stato poi ucciso).
Molti giornali italiani ignorano la notizia. Va un po' meglio su
Avvenire, che dedica un trafiletto all'accaduto.
Bangkok, lunedì di sangue.
Orrore a Bangkok, colpita ieri da un gravissimo attentato terroristico.
“Un sanguinoso salto di qualità in un Paese che pur conosce la
violenza”, sottolinea il Corriere. Dal 2004 sono state infatti uccise
oltre 6 mila persone, vittime del conflitto che insanguina le tre
province meridionali (con 85 per cento della popolazione di religione
musulmana). “Quello di Bangkok – scrive Repubblica – è un attentato
destinato, come quelli di Bali del 2002 e gli ultimi due in Tunisia, a
sconvolgere il mondo e gli affari di chi viaggia e di chi fa viaggiare”.
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raccolto
l'invito dello scorso luglio
Renzi-Bibi:
incontro a Firenze
C'è
l'Italia nel destino dei massimi rappresentanti della politica
israeliana, attesi nei prossimi giorni da alcuni importanti momenti di
incontro. Dopo l'annunciata visita settembrina del capo dello Stato
Reuven Rivlin, l'agenda prevede infatti un nuovo arrivo: quello del
primo ministro Benjamin Netanyahu, che sarà in Italia dal 27 al 30
agosto. Poche informazioni trapelano al momento sui dettagli della
missione ma di certo Bibi sarà prima a Milano, dove è prevista una
tappa all'Expo, e si recherà poi a Firenze, dove si confronterà sul
futuro del Medio Oriente e sulle strade da intraprendere per una
pacificazione dell'area con il suo omologo italiano Matteo Renzi.
Era stato proprio Renzi, nel corso della recente missione in Israele, a
depositare l'invito nelle mani di Netanyahu. “Ti aspetto in agosto a
Milano per l'Expo e poi anche a Firenze in futuro", le parole del
premier. Un invito prontamente accolto, come diventato di pubblico
dominio nella giornata di ieri.
La scelta di Firenze sembrerebbe confermare l'ambizione di Renzi di fare del
capoluogo toscano un crocevia internazionale di prim'ordine, nel solco
di una rinomata tradizione che ha nel sindaco Giorgio La Pira (cui il
primo ministro ha dedicato la propria tesi di laurea) uno dei suoi più
autorevoli esponenti.
Numerosi i riferimenti “fiorentini” nel discorso di Renzi alla Knesset:
dal ricordo di Gino Bartali, eroe non solo in corsa, alla gratitudine
espressa nei confronti del rabbino capo Joseph Levi. Un discorso
appassionato, che aveva fatto immediatamente breccia nell'opinione
pubblica e che aveva ricevuto il plauso tra gli altri del presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, presente alla Knesset.
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EMERGENZA
PROFUGHI - UNA TESTIMONIANZA
Scene
di ordinaria dignità
Nel
1944 la mia famiglia scappò dalla Romania portando in salvo cento
orfani della Transnistria. Partirono dal porto di Costanza sul Mar Nero
su una carretta acquistata con gli ultimi risparmi (si chiamava
Bellacita e la fotografia è oggi esposta a Yad Vashem) e grazie a
un lasciapassare della Croce Rossa riuscirono ad approdare con molte
difficoltà a Istanbul, dove i turchi non volevano farli sbarcare, e da
lì raggiunsero in treno la Palestina, passando attraverso la Siria.
Forse per questa storia familiare sono particolarmente sensibile al
problema dei clandestini che sbarcano sulle nostre coste e degli
scafisti, traghettatori orribili, ma anche unica e ultima speranza per
gente che non ha più qualcosa da perdere: mi capita a volte di pensare
che se durante la Seconda Guerra Mondiale ci fossero stati più
scafisti, molte vite di ebrei si sarebbero salvate..
Ora sono a Symi nel Dodecaneso, dove da anni trascorro le vacanze
estive, e dove gli sbarchi dei clandestini sono diventati un
fatto quotidiano.
Non sono i disperati che arrivano a Lampedusa dall’Africa, con viaggi
allucinanti in mano a spietati mercanti di vite. Qui approdano perlopiù
i siriani, arabi e curdi, che scappano dalla guerra e dalle
persecuzioni di Bashar al-Assad: gente con cui è facile identificarsi,
medici, architetti, ingegneri, operatori di Borsa, che parlano inglese
correttamente e conservano la dignità orgogliosa di chi non è abituato
a chiedere.
Viviana Kasam
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piccolo
e grande schermo
La
rivoluzione degli occhi
C’è
stato un tempo in cui Barbra Streisand cantava ispirandosi a
Modigliani, Andy Warhol disegnava pubblicità underground per il gelato
e Ben Shahn curava la promozione della Cbs. Un tempo in cui Salvador
Dalì e John Cage andavano ospiti in tivù e i set del sabato sera
sfoggiavano le tinte caramella della Pop art.
Erano gli anni d’oro della televisione americana, i suoi anni
adolescenti. La stagione in cui sembrò che l’utopia generosa e
democratica di portare nelle case di tutti l’arte d’avanguardia, le sue
mode e i suoi modi fosse a portata di mano. Il sogno durò più di
vent’anni, dalla fine dei Quaranta alla metà dei Settanta, coinvolgendo
i pionieri della televisione assieme a pubblicitari e artisti: un
piccolo esercito di creativi, per la maggior parte giovani, in molti
casi ebrei, decisi e avventurosi nelle loro sperimentazioni.
A ricostruire quel tratto di storia, è ora una bella mostra al Jewish
Museum di New York che per la prima volta indaga come arte e design
influenzarono i contenuti e l’estetica televisiva negli anni del suo
decisivo sviluppo. Intitolata Revolution of the Eye: Modern Art and the
Birth of American Television, la rassegna presenta oltre 260 pezzi, fra
cui opere di Saul Bass, Marcel Duchamp, Roy Lichtenstein, Man Ray,
Georgia O’ Keefe e Andy Warhol assieme a varie memorabilia di quel
periodo. E un contributo decisivo a cogliere l’intreccio fra modernismo
e tivù viene dalle clips, una miniera di informazioni e spunti, che
spazia dall’Ed Sullivan Show a Batman, dalla serie Twilight Zone
all’Ernie Kovacs Show, dalle pubblicità ai programmi per bambini.
Daniela Gross, Pagine Ebraiche
agosto 2015
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Midrash |
Mi
è capitato spesso di chiedermi, o che mi sia stato domandato, cosa sia
esattamente il Midrash. I Maestri spiegano che il Midrash è uno
strumento di comprensione della Torah, uno dei quattro livelli di
interpretazione del testo biblico. Dunque a volte mi sono accontentato
di rispondere che il Midrash è una sorta di mito ebraico, sebbene non
sempre questo corrisponda a verità (mi pare che il paragone calzi
soprattutto per quello che viene chiamato Midrash Haggadà). Nel fare
questa affermazione avevo in mente, tra gli altri, il magistero di
Giacometta Limentani, che proprio su questa specialità ebraica ha
costruito una via originale di interpretazione della Scrittura,
amatissima da un folto gruppo di studenti. La settimana scorsa ho
partecipato, nel Tempio italiano di Tel Aviv, a una bellissima lezione
di rav Roberto Della Rocca, la prima di un ciclo di tre sul sacrificio
di Isacco cui devo interamente questo articoletto.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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