IL PRIMO ARABO-ISRAELIANO NOMINATO ALLA GUIDA DELLA BANK LEUMI
Samer Haj-Yehia, una scelta storica
per la prima banca d’Israele
Mentre in Israele il dibattito sull’integrazione delle minoranze torna in primo piano con le proteste della comunità etiope, una notizia positiva arriva su questo fronte dal settore bancario: la recente nomina del primo arabo-israeliano alla guida di una grande banca del paese. Samer Haj-Yehia è infatti stato scelto per presiedere Bank Leumi, ovvero la più grande banca d’Israele. Da quattro anni e mezzo nel consiglio d’amministrazione, Haj-Yehia ha insegnato economia al MIT, ad Harvard e all’Università Ebraica di Gerusalemme. “Samer ha molto talento. Ha rotto il soffitto di vetro e servirà da modello per i giovani della società araba”, ha commentato ad Haaretz Ahmed Tibi, parlamentare del partito arabo Taal. “Il fatto che Haj-Yehia sia un arabo israeliano ha aperto una notevole crepa nel soffitto. – commenta Stella Korin-Lieber sul quotidiano economico Globes – Haj-Yehia non è stato nominato perché arabo, a differenza del caso delle nomine di alto livello nella funzione pubblica, poiché alla Banca Leumi non viene applicato nessun requisito positivo per i non ebrei. Né è stato scelto nonostante fosse arabo, il che dimostra che non c’era ambivalenza nella sua selezione. L’etnia non era una questione – un fatto molto positivo, ed era anche tempo”.
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PAGINE EBRAICHE - IL DOSSIER DI LUGLIO
“Intese, un bilancio soddisfacente”
Il 1987 è l’anno delle Intese stipulate con l’ebraismo italiano, convertite in legge due anni dopo. Un impegno che segna una svolta nei rapporti con lo Stato e che, nel trentesimo anniversario dall’introduzione, si presta oggi a un’attenta analisi. Sarà questa una delle iniziative più significative ad attendere nei prossimi mesi l’Associazione Italiana Avvocati e Giuristi Ebrei (AGE), guidata dal presidente del Cdec Giorgio Sacerdoti (immagine a fianco), che di quella stagione fu uno dei principali protagonisti in qualità di membro della commissione dell’allora Unione delle Comunità Israelitiche Italiane che negoziò con il governo (con lui c’erano anche Guido Fubini, Vittorio Ottolenghi e Dario Tedeschi).
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Rassegna stampa
I neofascisti perquisiti
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SEGNALIBRO
Israele, vincere le elezioni
ma non governare
“And in the end always to return to the beginning”. Citano, con un po’ d’ironia, una strofa del cantante israeliano Idan Raichel (Lifney She’Yigamer – prima che finisca) Enrico Catassi e Alfredo De Girolamo per raccontare la vittoria di Pirro alle ultime elezioni di aprile del Primo ministro Benjamin Netanyahu. Lo fanno nel volume Netanyahu re senza trono (thedotcompany), una breve e puntuale guida sulla situazione politica israeliana dopo l’incredibile scelta di sciogliere la Knesset e tornare alle urne il 17 settembre. Il volume è stato presentato nelle scorse ore a Firenze da De Girolamo e dal redattore di Pagine Ebraiche Daniel Reichel. Di seguito la prefazione del libro a firma del giornalista di Sky Renato Cohen.
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Ticketless - I rabbini e gli ebrei per decreto
Non resisto alla tentazione di una chiosa alla controreplica di Rav Di Segni. Due piccole postille: francamente non mi è del tutto chiaro che cosa Rav Di Segni intenda dire in margine alla venatura apologetica che io ho trovato talvolta negli studi che i Rabbini hanno dedicato alla loro storia. Sembrerebbe di capire che Rav Di Segni intenda spostare la discussione su un altro piano e cioè ancora ritornare ai riformati, un problema evidentemente più suo che mio. Li accusa di debolezza e di incapacità di formulare le loro richieste e di darci qualche cosa di diverso dal pur leggendario Limbrelev (così, nel mio Piemonte). Le preghiere di un cuore israelita. Tra parentesi: non dovrebbe proprio uno storico-rabbino darci un saggio sulla incredibile fortuna di quel libro? Come dargli torto? Il problema dell’apologia come genere letterario però rimane e tocca fra l’altro in modo macroscopico anche l’apologia dell’ebraismo scritta da Dante Lattes per la fortunata collana di Formiggini.
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La politica delle trattative
Le trattative, si sa, non hanno regole. Troppe le variabili, a cominciare dal profilo dei due contraenti, dai caratteri dei soggetti, dal momento in cui si tratta. Insomma, ciò che vale in un caso non è detto che valga anche in un altro. Il modo di trattare di Donald Trump ormai lo conosciamo bene. È quello tipico dell’imprenditore: sparare 100 per ottenere 10. Non ne ho esperienza, ma questo potrà forse andare bene se si devono trattare terreni dove costruire resort e grandi alberghi; nel campo politico, dove si agitano passioni di ogni tipo, rischia di essere assai semplicistico.
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Periscopio – De hominis dignitate
La bioetica, com’è noto, rappresenta un terreno di discussione e confronto di sempre crescente importanza, sul quale vengono affrontati molti dei temi cruciali dei tempi odierni e di quelli futuri, alle cui possibili soluzioni il destino del genere umano e dell’intero pianeta appare strettamente legato: il rapporto tra l’uomo e la natura, i drammatici problemi della sovrappopolazione mondiale e del costante innalzamento dell’età media (che, più che un allungamento della vita, è in realtà un allungamento della vecchiaia), la tutela dell’ambiente, i doveri verso le generazioni passate e quelle future, la protezioni degli animali non umani, i limiti alle possibilità di intervento sul corpo umano, la distinzione tra i confini della ricerca teorica e quelli della tecnica operativa, la difesa della vita umana nei momenti del suo inizio e della sua fine ecc..
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