Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui         29 Agosto 2019 - 28 Av 5779
UK - LO STORICO SIMON SCHAMA CONTRO LA DECISIONE DEL PREMIER JOHNSON

"Serve rispetto per il ruolo del parlamento"

In Europa grande attenzione per quanto sta accadendo in Italia: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ufficialmente conferito al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di formare un nuovo governo, basato sull'alleanza Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico. Un capovolgimento impensabile fino a prima dell'estate ma che racconta di una politica contemporanea segnata da grandi cambiamenti e scossoni. “Realizzerò un governo all’insegna della novità”, ha promesso il Presidente Conte, che inizierà già da oggi le consultazioni con i gruppi parlamentari. L'opzione di un Conte bis eviterà così – almeno per il momento - le elezioni anticipate a differenza di quanto accaduto in Israele, dove gli elettori saranno costretti a tornare alle urne a settembre dopo esserci stati ad aprile. Come raccontato su queste pagine, si prefigura però una replica di quanto accaduto in primavera e tanti sono gli interrogativi aperti su chi guiderà il prossimo governo israeliano. Interrogativi che, tornando in Europa, toccano le scelte di un altro paese europeo: la Gran Bretagna, dove il primo ministro Boris Johnson ha chiesto e ottenuto dalla Regina la sospensione delle attività parlamentari per cinque settimane. Un'azione che toglierà tempo al Parlamento per approvare una legge che provi a impedire il cosiddetto “no deal“, cioè la possibilità che il Regno Unito esca dall’Unione Europea senza un accordo, scenario ritenuto catastrofico da molti ma considerato praticabile da Johnson. Molte voci hanno criticato l'azione del Primo ministro britannico, definita come antidemocratica. Tra queste, l'eminente storico Sir Simon Schama per cui la sospensione rappresenta un ritorno al “XVII secolo”. Tra i più autorevoli studiosi e divulgatori in circolazione, intervistato da Pagine Ebraiche e protagonista con una lezione a Venezia in occasione del cinquecentesimo anniversario dall’istituzione del Ghetto, Schama in questi mesi non ha mai nascosto la sua contrarietà alla Brexit e ancor più alle scelte controverse di Johnson. 

CALCIO FEMMINILE - LA PARTITA A TEL AVIV

Israele-Italia, una sfida europea
“Esordio da non sottovalutare”

Una possibilità del genere, appena pochi mesi fa, sarebbe apparsa inimmaginabile. Ma il Mondiale estivo, con partite avvincenti e protagoniste che si sono imposte anche col loro spessore umano e non solo sportivo, ha aperto porte a lungo serrate. E così l’esordio della nazionale azzurra di calcio femminile, attesa nelle prossime ore dal debutto nel girone di qualificazione ai prossimi Europei, avrà l’onore della diretta sul servizio pubblico (Raidue).
Una strada impervia che inizia da Israele, da Tel Aviv, dove alle 17.30 ora italiana avrà inizio un match solo sulla carta scontato. Di fronte la numero 14 del ranking, che ha ben figurato al Mondiale. Dall’altra una squadra assai meno rodata, che può vantare appena il 64esimo posto in graduatoria. Ma il calcio, si sa, spesso si fa beffe dei pronostici.

LA VITTORIA AI CAMPIONATI MONDIALI DI JUDO 

Sagi Muki, un oro da record per Israele

Per la prima volta un judoka israeliano sulla vetta del mondo. Si tratta di Sagi Muki, già vincitore ai campionati europei del 2015 e del 2018, a prendersi lo scettro della categoria 81 kg ai Mondiali in svolgimento a Tokyo. Un successo, ottenuto contro il belga Matthias Casse, che proietta il 27enne atleta di Netanya in una nuova dimensione. “È un momento molto speciale, non solo per me ma anche per il mio Paese. Sono felicissimo di esserci riuscito” ha commentato Muki subito dopo la vittoria, forse già col pensiero a quel che lo aspetta tra un anno. Nel 2020 infatti Tokyo ospiterà i Giochi olimpici. E la speranza di un alloro a cinque cerchi, dopo la formidabile prova delle scorse ore, è davvero concreta.



Rassegna stampa

L’incarico a Conte
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Setirot - I sogni sono tutto 
In vista della prossima Giornata europea della cultura ebraica dedicata al sogno, mi sono messo a cercare tra i miei disordinati foglietti di appunti una frase di Amos Oz che ero certo di avere trascritto da qualche parte. In effetti, insieme alla segnalazione Fiona Diwan (doveva essere, immagino, un’intervista della direttrice del Bollettino della Comunità ebraica di Milano), ecco riemergere parole che vale la pena imprimersi nella testa e nel cuore: “Sono sempre stato convinto che ogni cosa nasca da un sogno. I sogni sono tutto. La realtà nasce dai sogni. Ed è per questo che io ci credo profondamente. Così come questo deserto macchiato di verde è frutto di un sogno, anche questa pace di cui parliamo tanto è un sogno. E noi non abbiamo che una possibilità. Credere ai sogni”.
Stefano Jesurum, giornalista
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Il fuoco e le distinzioni
Quest’anno in Amazzonia e in Siberia, l’anno scorso in California. E prima in Grecia, in Spagna, in Sardegna. Domani chissà. È la mappa degli incendi che ogni estate devastano in tutto il mondo milioni di ettari di bosco e foresta. Che non si tratti di nulla di particolarmente nuovo non dovrebbe confortare ma anzi inquietare: sia perché i danni attuali si cumulano a quelli dei decenni passati, sia perché le dimensioni del fenomeno impongono, o almeno dovrebbero imporre, di evidenziare in alto su ogni agenda politica le questioni ambientali e climatiche. Possibilmente senza allarmismi e apocalittismi, che complicano i problemi anziché risolverli, ma con urgenza, in modo da mettere finalmente a tema il senso della cura per il pianeta e le sue risorse.
Assistere a un incendio è un’esperienza terribile a cui, come a non pochi eventi terribili, può essere attribuito anche valore estetico.
Giorgio Berruto
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Machshevet Israel - La Septuaginta e noi
Lo devo ricordare solo (s’intende) per quei pochi che non hanno familiarità con la storia del Tanach. Septuaginta è il nome latino, che vuol dire Settanta, della prima traduzione della Torà dall’ebraico in greco avvenuta nel contesto della comunità ebraica di Alessandria d’Egitto, governata dalla dinastia ellenistica dei Tolomei, nella prima metà del III secolo a.e.v. Ventitre secoli fa, più o meno. Un evento che ha cambiato il corso della storia. E storicamente parlando è da quel momento che la rivelazione sinaitica diventa universale. Su come avvenne tale traduzione nacque subito un mito: settantadue saggi (sei per ogni tribù di Israele) furono mandati ad Alessandria dal Sommo Sacerdote di Gerusalemme, insieme al testo della Torà richiesto dal re Tolomeo, e la tradussero separatamente producendo settantadue versioni greche perfettamente identiche.
Massimo Giuliani, Università di Trento
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Promemoria da viaggio
Se, dopo una quindicina d’anni relativamente sedentari per svariate ragioni, ed un viaggio molto lontano per una ragione eccezionale, dovesse capitare di riprendere in mano un paio di valigie ed una manciata di biglietti d’aereo che tengano in volo per almeno due mezze giornate, ricordarsi di:
Uno, non portare con sé il candeliere da viaggio per Shabbat. Carino, maneggevole, apribile e richiudibile con calamita, perfetto per inserirvi i lumini. Però: del tutto inutile, se il timore di non poter portare con sé in aereo le candele preclude la presenza delle medesime ed obbliga a lunghe, complicate successive ricerche per procurarsele, insieme ai cerini per accenderle, dovendo non solo promettere di non avere intenti piromani, ma anche che non saranno usate in luoghi chiusi (cosa del tutto impossibile).
Sara Valentina Di Palma
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Crisi di sistema
Quella che stiamo vivendo non è una semplice crisi politica, che prima o poi troverà una soluzione. È una crisi di sistema: crisi del sistema politico, perché non può funzionare un sistema nel quale gli schieramenti contrapposti si accusano reciprocamente di essere un pericolo per la tenuta della democrazia; perché in un sistema parlamentare puro l’esistenza di tre poli politici impedisce che si realizzi una fisiologica alternanza nella direzione del Governo, condizione indispensabile per il corretto funzionamento del sistema, ed obbliga ad alleanze puramente strumentali e quindi necessariamente fragili; perché una democrazia non può funzionare senza che esistano partiti forti nei quali avviene la formazione di una classe dirigente capace di gestire la cosa pubblica, e oggi i partiti sono tutto fuori che il luogo di formazione di una classe dirigente.
Valentino Baldacci
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