Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     15 settembre 2019 - 15 Elul 5779
GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA

Tra libri e sogni, l'ebraismo si racconta a Parma

Il Libro e il sogno protagonisti in queste ore a Parma, città capofila della Giornata Europea della Cultura Ebraica. La ventesima edizione della rassegna che apre una finestra su storia e tradizioni della realtà ebraica – che vede coinvolte oltre ottanta località in tutta Italia sotto l'egida dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - ha preso infatti il via nelle prestigiose sale della Biblioteca Palatina, che custodisce una delle collezioni di manoscritti e volumi ebraici più importanti al mondo. “Qui conserviamo Bibbie, salteri, testi filosofici che testimoniano l'enorme ricchezza della cultura ebraica”, ha sottolineato in apertura la direttrice della Palatina Paola Cirani, ricordando la storia della collezione della Biblioteca legata alle vicende dell'ebraista Giovanni Bernardo De Rossi.

“Siamo una Comunità piccola ma piena di risorse e questo luogo lo ricorda”, le parole del presidente della Comunità ebraica di Parma Joshua Moretti, che al filo conduttore della Giornata, “Sogni. Una scala verso il cielo”, ha dedicato un recital musicale - con coreografie di Valerio Longo – che debutterà questa sera al Teatro Farnese, concludendo una intensa giornata di incontri. Un appuntamento, quello della Giornata, a cui il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto mandare un segnale di vicinanza e attenzione: “Non possiamo prevedere compiutamente, oggi, quali contorni assumeranno il mondo e la società di domani ma sappiamo che il futuro avrà un volto migliore se a prevalere saranno il dialogo, il confronto, l'apertura, nel pieno rispetto e nella valorizzazione della diversità, delle tradizioni e delle radici. - la riflessione del Presidente della Repubblica inviata all'UCEI- La cultura ebraica, con la sua specificità e le sue peculiari caratteristiche, è parte integrante della storia, della coscienza, della vita italiana. È un patrimonio di grande valore, che merita di essere preservato, diffuso e approfondito”. E nel segno di questa continuità con il passato, ricordata nel suo discorso dal vicepresidente UCEI Giorgio Mortara, è stato emblematico uno dei momenti della Giornata a Parma: l'ingresso di un Sefer Torah settecentesco restaurato sotto le cure del rav Amedeo Spagnoletto. Un collegamento con il passato di buon auspicio per il futuro.

GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA - IL VICEPRESIDENTE UCEI

"Gli ebrei e l'Italia: un legame di duemila anni
da raccontare e comprendere" 

Quest'anno la Giornata Europea della Cultura Ebraica in Italia vede partecipare oltre ottanta località da nord a sud alle isole. Da quel settembre del 1999 sono passati vent'anni, e questa manifestazione, coordinata e promossa nel nostro Paese dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è cresciuta esponenzialmente, anno dopo anno, diventando un appuntamento ormai consolidato del panorama culturale italiano.
Lo scopo della Giornata, alla quale aderiscono oltre trenta Paesi europei, è far conoscere storia, luoghi e tradizioni di una minoranza presente in Italia da oltre due millenni: una lunga storia di coesistenza, tra periodi bui e altri di straordinaria vivacità culturale. Una minoranza che, quasi inutile sottolinearlo, vive oggi perfettamente integrata e sostanzialmente “in simbiosi” con la società, alla quale dà il proprio contributo in termini di valori, di contenuti, di idee, di cultura.
Spesso, nell’immaginario di molto persone, specie quelle che meno hanno avuto la possibilità di approfondire, l’identità ebraica è immediatamente collegata alla Shoah. Una tragedia che è ovviamente una parte, terribile e molto importante, della storia del popolo ebraico; ma che non esaurisce assolutamente, da sola, l’insieme molto ampio, complesso, fecondo e profondo di valori, tradizioni gioiose e amore per la vita, che sono al cuore dell’ebraismo. 
La storia ebraica in Italia, come detto, inizia due millenni prima del fascismo, delle leggi del ’38 e delle deportazioni: secondo gli storici, i primi ebrei in Italia giungono nel 168 prima dell’era corrente. 
Accanto al dovere della Memoria, noi vogliamo far conoscere i valori, i principi che hanno permesso la sopravvivenza degli ebrei per 2000 anni nella diaspora e raccontare anche questa storia lunga, le cui tracce e testimonianze sono visibili in gran parte d'Italia, tra antichi quartieri ebraici, sinagoghe, musei, siti archeologici, che oggi in tutta la penisola si aprono ai visitatori all'unisono. Una realtà estremamente composita e di grande interesse, che costituisce un “unicum” di straordinaria rilevanza nel panorama del patrimonio culturale ebraico a livello internazionale. 
Un esempio perfetto in questo senso è rappresentato proprio da Parma. Qui vive una piccola ma attivissima Comunità, presente – a fasi alterne – sin dal XIV secolo, la cui Sinagoga potrete visitare oggi insieme al Museo e al Tempio della vicina Soragna; qui a Parma inoltre, come sapete, è conservata, in questa splendida Biblioteca, una delle più importanti collezioni di antichi manoscritti e libri a stampa ebraici del mondo, migliaia di opere che sono un vero tesoro per studiosi. L'Italia stupisce sempre con l'eccellenza del suo patrimonio, delle sue bellezze, della sua cultura, e l'Italia ebraica non fa eccezione.

Giorgio Mortara, vicepresidente UCEI 

IL DOSSIER DI PAGINE EBRAICHE

Ebrei a Parma, una storia affascinante

Chi sono gli ebrei di Parma, quale la loro storia, quali i loro sogni e le loro speranze?
A raccontarlo è il dossier Parma, pubblicato sul numero di Pagine Ebraiche di agosto e realizzato appositamente per la Giornata della Cultura Ebraica di cui la città emiliana è capofila per l’Italia. “Essere piccoli in molte cose è uno svantaggio. Ma in altre ti dà una più facile operatività, soprattutto nella relazione con la società esterna. Qui i rapporti sono ottimi con tutti. E questo ci dà la possibilità di essere ancora più efficaci, anche come baluardo ebraico in un territorio molto attento alle nostre sollecitazioni” afferma Riccardo Joshua Moretti, compositore e direttore d’orchestra, oltre che presidente della Comunità ebraica locale.
Un baluardo che si è consolidato nel tempo, come testimoniano le voci dell’ex presidente Giorgio Yehuda Giavarini e l’impegno di alcune figure femminili che, anche nel segno della multiculturalità, ne sono l’anima. Dalla vicepresidente Susanna Bondì, romana, all’ex presidente dell’Adei Wizo locale Colette Abitan, nata invece in Marocco. Tra i punti di forza l’intenso lavoro che viene svolto assieme ad alcune realtà di richiamo nazionale come ad esempio la Biblioteca Palatina, che conserva una delle più preziose collezioni di manoscritti ebraici al mondo e che è stata scelta come punto di partenza degli eventi della Giornata. “Una miniera di spunti formidabile” conferma Roberta Tonnarelli, dipendente della Comunità e catalogatrice per l’Emilia Romagna per conto della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia. Testimonianze antiche che, come vi raccontiamo, hanno trovato la strada di una collaborazione strategica con il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. Come nel caso del Sefer halakot, il libro di leggi elaborato da Yitzhaq Alfasi e corredato di commenti che, ospitato in questi mesi all’interno della mostra “Il Rinascimento parla ebraico”, lascia trapelare almeno due elementi: da un lato la profonda influenza che il gusto quattrocentesco aveva sui testi sacri ebraici e dall’altra la dimostrazione di un ebraismo vibrante attaccato alla Halakhah, la Legge ebraica. Non ha i tesori della Palatina, ma anche il Museo ebraico di Soragna è un gioiello. Nel nome l’omaggio al suo fondatore Fausto Levi. Un impegno appassionato e commovente quello che portò l’allora presidente della Comunità a mettere in salvo le vestigia degli antichi nuclei, da tempo scomparsi, di Busseto, Fiorenzuola, Cortemaggiore, Monticelli D’Ongina. Ma l’ebraismo a Parma è anche identità viva, come testimoniano alcune iniziative che hanno avuto un buon successo. Dall’ospitalità offerta durante l’ultimo Limmud Italia a una giornata di riflessione sulla Tefillah in sinagoga che ha coinvolto diversi Maestri.

GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA - QUI ROMA

Musica e speranze, nel nome di Alisa 

Dal sogno del Messia nel pensiero dei Maestri del Talmud ai punti di incontro tra psicoanalisi ed ebraismo, dal sogno dell’ebreo errante al sogno del ritorno nel Kibbutz.
Un intenso programma di conferenze ha aperto quest’oggi la Giornata a Roma, con ospiti rabbini, intellettuali, psicoanalisti che sul palco del Palazzo della Cultura, moderati dalla direttrice del Centro di Cultura Ebraica Miriam Haiun, hanno affrontato il tema di questa edizione in una pluralità di approcci e suggestioni. Molto positiva la risposta del pubblico, che sta gremendo gli spazi del Palazzo della Cultura e delle altre strutture coinvolte.
Tante le possibilità offerte al pubblico romano in questa Giornata, da una visita guidata al Museo ebraico nel segno del giudaico-romanesco all’inaugurazione della mostra che alla galleria Aleandri rende omaggio ad Antonietta Raphaël Mafai “tra segni e sogno”.
A concludere la Giornata romana l’emozionante ricordo di una giovane sognatrice, Alisa Coen, scomparsa in tragiche circostanze ad appena 18 anni.

GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA - QUI MILANO

Una Comunità, tanti sogni 

“Apriamo alla sinagoga Guastalla con il sogno di una Comunità ebraica: abbiamo chiesto al nostro rabbino capo, rav Alfonso Arbib, di interpretare questo argomento e partire così da uno sguardo al nostro interno. Ma nel corso della giornata il tema del sogno verrà contestualizzato utilizzando diverse chiavi di lettura per andare a culminare nel sogno della pace, che tocca ciascuno di noi”. Così aveva spiegato a Pagine Ebraiche l'assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano Gadi Schoenheit, sintetizzando l'idea dietro alla realizzazione del programma per la ventesima edizione della Giornata della Cultura Ebraica dedicata al sogno. Un programma che in queste ore sta offrendo le diverse chiavi di lettura promesse alla vigilia, con tanti protagonisti intervenuti alla sinagoga di via Guastalla. Dopo i brevi interventi del presidente Milo Hasbani, di Schoenheit e della sua vice Pia Jarach e i saluti delle istituzioni, a prendere la parola è stato rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, con una lezione sul “Sogno della Comunità ebraica”. Di Teatro e sogno ha parlato invece la direttrice del Teatro Franco Parenti Andrée Ruth Shammah. Incentrato sulla fratellanza invece il discorso di Emanuele Fiano mentre di innovazione e pace, attraverso il know how israeliano, ha parlato Nadav Tamir del Centro Peres per la Pace, in conversazione con il presidente di Gariwo Gabriele Nissim. Yarona Pinhas e Nurit Richetti declineranno invece nel pomeriggio il tema della Giornata attraverso i riferimenti biblici. Della straordinaria storia dell'ebraico parlerà  Anna Linda Callow, autrice del libro La lingua che visse due volte. Fascino e avventure dell'ebraico (Giunti), in conversazione con il giornalista Stefano Jesurum. L'umorismo di Gioele Dix, con lo spettacolo “Se non avessimo sognato: viaggio attraverso 5779 anni di sogni ebraici”, chiuderà gli appuntamenti in programma in Guastalla.

GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA - QUI TORINO

Dalla tradizione a Freud, cosa interpretare 

“Un sogno non interpretato è come una lettera non letta” (TB Berakhòt 56a) è il titolo della conferenza che ha dato il via alla Giornata Europea della Cultura Ebraica a Torino.
Due i relatori a portare un contributo “torinese” al tema del sogno nelle sue molteplici sfaccettature: ad intervenire sul tema il rabbino capo rav Ariel di Porto e la professoressa Rosamaria Di Frenna, psicoanalista.
Un’ampia analisi sul tema del sogno a partire da alcune tracce sulla concezione ebraica nella Bibbia, nella letteratura rabbinica, nel confronto con i testi ellenistici e nelle tradizioni medievali e moderne è il contributo di rav Di Porto nel suo intervento, intitolato appunto “Un sogno interpretato è come una lettera non letta (TB Berakhot 56a)”.

GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA - QUI VENEZIA

Ebraismo e psicanalisi, dialogo a più voci

Ad aprire la Giornata della Cultura Ebraica a Venezia, dopo i saluti istituzionali del presidente della Comunità ebraica veneziana Paolo Gnignati e delle autorità presenti, un incontro sul tema “Un sogno non interpretato è una lettera non aperta”, con il rav Roberto Della Rocca in dialogo con lo psicanalista Luigi Boccanegra.
Come ogni anno Comunità ebraica e CoopCulture stanno offrendo al pubblico diverse opportunità di visita aprendo le sinagoghe Levantina, Tedesca e Canton e il Museo ebraico, visitabili gratuitamente fino al tardo pomeriggio; quest’anno ad arricchire l’offerta museale anche l’allestimento di una sala dedicata alla mostra psalm di Edmund de Waal.

GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA - QUI BOLOGNA

Giacobbe e il coraggio di affrontare l'ignoto 

“Il sogno e l’Inganno: maneggiare con cura”. Questo il titolo della riflessione del presidente del Museo ebraico di Bologna Guido Ottolenghi, il cui saluto ha aperto la Giornata nel capoluogo emiliano.
“L’argomento scelto per oggi – ha affermato Ottolenghi – rimanda al sogno che fece Giacobbe (Genesi 28), mentre lasciava la terra di Israele. In esso è contenuta la promessa divina della terra, e della missione di Israele, ma anche l’immagine di angeli che scendono e che salgono. Gli esegeti hanno voluto vedervi almeno due idee: una è che nella nostra vita è più importante la direzione rispetto al luogo, cioè non rileva tanto se siamo all’apice di quella scala (morale, materiale, sociale…), ma piuttosto se cerchiamo di andare verso l’alto o no. L’altra idea è che quando lasciamo la nostra famiglia, la nostra terra, per affrontare l’ignoto, abbiamo bisogno di risorse intellettuali e morali diverse. D-o in quel sogno dà a Giacobbe nuove forze per il suo lungo soggiorno all’estero, e anche quando tornerà, vent’anni dopo, Giacobbe dovrà affrontare le sue paure e le vincerà proprio in un incontro notturno con un angelo”.

GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA - QUI CASALE MONFERRATO

Chagall, un capolavoro onirico 

Centinaia di visitatori per il re biblico Davide e un importante parterre di autorità per la giornata Europea della Cultura Ebraica a Casale Monferrato. Nella sera di sabato erano già un centinaio ad aspettare che le porte della Comunità ebraica in vicolo Salomone Olper si aprissero insieme alle celebrazioni ufficiali per la Giornata. Il motivo era pochi metri più in là, in Sala Carmi c’era infatti “Re David suona la cetra” di Marc Chagall, opera gentilmente prestata da una collezione privata di Milano, con la collaborazione di Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea di Milano appositamente per questa celebrazione. Solo 24 ore per ammirare questo capolavoro del pittore russo – francese di famiglia ebraica il cui tratto si sposa perfettamente con il tema scelto dall’UCEI per questa giornata: “I sogni, una scala verso il cielo”.

QUI FIRENZE

La sicurezza d'Israele e il ruolo di Tsahal 

Nella sala, ricca di cimeli storici, dell’Associazione Mazziniana che ha la sua sede in un antico palazzo della centrale via Pandolfini, il giovane Michael Sierra ha trattenuto un pubblico non troppo numeroso, ma molto partecipe e interessato al tema trattato: “Il ruolo dell’esercito nella società israeliana”.
L’incontro, promosso dall’Associazione Italia- Israele, è stato introdotto dal suo presidente, Valentino Baldacci, che ha conosciuto Michael negli annuali viaggi in Israele, sempre organizzati con grande successo.



Rassegna stampa

Cultura ebraica a porte aperte,
una Giornata di incontri

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Non dimenticare 
“Zakhor et asher ‘asà lekhà’ Amalek…Lo tishkach – Ricorda ciò che fece a te ‘Amalek, quando stavi uscendo…Non dimenticare” (Deuteronomio 25;17).
Già nel libro dell’Esodo (Shemòt 17;8) viene impartito l’ordine di ricordare l’operato di colui che assalì il popolo quando si trovava in una condizione particolarmente debole. In questo brano del libro di Devarim ci viene comandato di ricordare e non dimenticare.
Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
Un altro centenario all’orizzonte 
Archiviato il centenario di Fiume con una statua al suo comandante, all’orizzonte si profila un diverso centenario. L’episodio, che invano cercheremo nei manuali di storia delle nostre scuole, è l’incendio del Narodni Dom a Trieste, il 13 luglio 1920, ovvero il primo atto di discriminazione e di “pulizia etnica” con cui si declina l’idea e il sentimento “prima gli italiani”. Non credo che sarebbe una buona idea fare una statua a colui che guidò l’assalto per dare fuoco a quel palazzo.
                                                                          David Bidussa, storico delle idee
Tonni e scatolette 
«Il fatto che la loro vita, prima della carriera politica, sia stato un fallimento veniva ingenuamente invocato contro di loro dai leader più rispettabili dei vecchi partiti: invece era il fattore determinante del loro successo presso le masse. In quel modo sembravano provare che incarnavano individualmente il destino della massa dell’epoca e che il loro desiderio di sacrificare tutto al movimento […] era del tutto sincero e non dettato da semplici ambizioni passeggere» (Hannah Arendt). Mai come oggi la politica, sospesa tra licenze populiste e fantasie tecnocratiche, retoriche identitarie e angosce sovraniste, conflitti verbali e messinscene mediatiche, selfie, spiagge ed aule barocche, pare comunicare il senso della sua inessenzialità. Ossia, la misura di quanto poco faccia la differenza, se non nulla, nella formazione dei processi decisionali che per davvero “contano”. Poiché espropriata, nel suo ruolo pubblico, dalla capacità di omologare e consegnare a sé il campo delle scelte strategiche, invece esercitata dall’economia, dalle comunicazioni, dall’informazione.
Claudio Vercelli, storico
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