Sette giri attorno alla Torah, nel settimo giorno di Sukkot. Hoshana Rabbah è tradizionalmente una delle feste più partecipate e sentite del calendario ebraico. Da Israele alla Diaspora, sinagoghe gremite in questa giornata dai messaggi e valori profondi affinché il nuovo anno, da poco iniziato, sia nel segno della vita e del suggello divino. "La sicurezza non è sempre qualcosa che possiamo ottenere fisicamente ma è qualcosa che possiamo acquisire mentalmente, psicologicamente, spiritualmente. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è il coraggio e la volontà di sederci all'ombra delle ali riparatrici di Dio" sottolinea il rav Jonathan Sacks, in una riflessione dedicata a Sukkot.
Partecipata da migliaia di persone la cerimonia che si è oggi svolta davanti al Muro Occidentale a Gerusalemme. Particolare emozione questa mattina anche nella sinagoga di Firenze, dove ad oltre 60 anni dall’ultima volta si è tenuta, durante l’officiatura, la cerimonia di circoncisione del piccolo David Aaron. Ai genitori Rachel Camerini e Andrea Gianneschi un grande mazal tov!
Torna a teatro, in una versione aggiornata, lo spettacolo “Razzia” scritto dallo storico Amedeo Osti Guerrazzi per ricordare il rastrellamento nazista del 16 ottobre 1943. Già andato in scena al Teatro Marconi nel 2018, lo spettacolo, promosso dalla Fondazione Museo della Shoah di Roma, sarà proposto questo mercoledì alle 21 al Teatro Vittoria in Piazza di Santa Maria Liberatrice.
Il testo di Guerrazzi è composto da una serie di monologhi che raccontano l’episodio da più punti di vista. L’ambizione, racconta l’autore, “è di descrivere sentimenti, motivazioni, immagini mentali di categorie di persone che, per ovvi motivi, non hanno mai voluto o potuto raccontare la loro vera esperienza e le loro reali motivazioni”.
L’ultimo libro di Paolo Mieli – Le verità nascoste (Rizzoli) – è un testo da leggere con attenzione. Interessante un capitolo sul culto di Mao e i coccodrilli deferenti dei giornalisti e degli intellettuali italiani usciti nel giorno della sua morte. Si salvano Giorgio Bocca, Lietta Tornabuoni, Indro Montanelli, Giuseppe Vacca e Luigi Pintor, che anni dopo sarà l’unico a riconoscere l’abbaglio.
A ogni generazione tocca un mito in cui credere e un “santo” a cui votarsi.
L’impegno a favore del popolo curdo è inprescindibile, inderogabile e insindacabile. Tanto per usare parole perentorie dinanzi all’afasia surreale, a tratti grottesca, di buona parte delle cancellerie europee e al surrealismo di quella americana (rispetto alla quale è forse bene iniziare a ragionare sul fatto che il progressivo isolazionismo selettivo peserà sempre di più nei tempi a venire). Verrebbe amaramente da dire che è impresa vana cercare di attualizzare la memoria del passato, al netto delle innumerevoli differenze tra vicende storiche distinte, se poi il all’atto concreto, nel mezzo di una crisi ingenerata da un’aggressione proditoria, il panorama della politica, non solo nazionale, è quello di un gioco allo scaricabarile tra finti pesci lessi, dinanzi alla violenza che attraversa, di nuovo, la regione mediorientale.