Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       11 Dicembre 2019 - 13 Kislev 5780
QUI MILANO - IL MESSAGGIO DI LILIANA SEGRE AL CORTEO DEI SINDACI   

“Basta odio, parliamo d’amore”

“Siamo qui per parlare d’amore… l’odio lasciamolo agli anonimi della tastiera”. Dal palco in piazza della Scala la senatrice a vita Liliana Segre ribadisce il suo messaggio: basta perdere tempo dietro all’odio, è tempo di cambiare registro. Ad ascoltarla nella sua Milano, oltre 600 sindaci, arrivati da tutta Italia per esprimerle solidarietà e per partecipare uniti alla manifestazione contro ogni forma di odio, antisemitismo, razzismo e discriminazione. “Siete qui con le fasce tricolori a rappresentare non un partito ma un sentimento civico condiviso da amministrazioni di diverso colore unite oggi in questa alleanza trasversale. C’è una grande musica in questa piazza”, le parole di Segre, unica a intervenire all’evento che ha visto la partecipazione di migliaia di cittadini, a fianco dei rappresentanti delle istituzioni. 

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IL MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE UCEI    

“Cartabia alla presidenza della Consulta,
segno di forza dell’Italia”

“A titolo personale e a nome di tutti gli ebrei italiani desidero esprimere le più sentite felicitazioni a Marta Cartabia, neo Presidente della Corte Costituzionale. Una scelta che riconosce qualità umane e competenze professionali. Una donna al vertice della Corte è un segno importantissimo di maturità e forza del nostro Paese, che ne trarrà senz’altro giovamento. Le sfide costituzionali vissute in questi mesi sono tangibili e le partecipiamo con estremo senso di responsabilità e orgoglio", così la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, commentando la nomina di Marta Cartabia al vertice della Consulta.
"Alla neo Presidente, chiamata ad interpretare un ruolo di particolare impegno a presidio delle libertà e dei diritti di tutti, il miglior augurio di buon lavoro”.

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CICLISMO - LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO TEAM ISRAELIANO A TEL AVIV

L'Israel Cycling Academy al Tour de France:
“Pronti per un grande 2020”

“Quattro israeliani, sedici stranieri. Ebrei, cristiani e musulmani in un solo team. La diversità è nel nostro Dna ed è un punto di forza dell’Israel- Start Up Nation. Siamo pronti per nuove sfide e parteciperemo per la prima volta anche al Tour de France”. È un Sylvan Adams carico di entusiasmo quello che in queste ore a Tel Aviv ha presentato il nuovo team dell’Israel- Start Up Nation – nuovo nome della Israel Cycling Academy -, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo che dopo aver partecipato al Giro d’Italia annuncia in grande stile la sua presenza al Tour e al UCI World Tour. “Ci siamo guadagnati la possibilità di calcare i palcoscenici più importanti”, ha spiegato Adams – filantropo israelocanadese con la passione per il ciclismo e principale artefice della Grande Partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme – davanti a giornalisti provenienti da tutto il mondo. “Con orgoglio questi atleti (30 in totale) porteranno il tutto il mondo i colori blu e bianco. Ci faremo sentire e vinceremo”, ha affermato Adams, sottolineando poi la nuova partnership con Start-Up Nation Central, no profit che si occupa di promuovere rapporti tra le diverse realtà dell’innovazione israeliana e non. Da qui il nuovo nome del team che, afferma Adams, “rappresenta bene il Dna di questo paese, proiettato all’innovazione e al cambiamento”. Tra i corridori su cui punta il team israeliano anche un volto noto del ciclismo italiano, il friulano Davide Cimolai, che ha rinnovato in estate per un altro anno con l’Israel Cycling Academy. 

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QUI ROMA - IL CONFRONTO ORGANIZZATO DA COLLEGIO RABBINICO E UCEI

L’odio, tra rifiuto e precetto

La pervasività dell’odio ma anche la reazione alle parole malate che inquinano la società, come le immagini del corteo milanese per Liliana Segre hanno confermato con rara forza mediatica, rappresentano questioni di strettissima attualità. Un tema. Il tema di questi mesi e anni. E l’ebraismo ha molto da dire al riguardo.
“Ma si può odiare?”, la serata organizzata Centro Pitigliani di Roma da Collegio Rabbinico Italiano e UCEI, ha permesso infatti di mettere a fuoco il tema da questa peculiare prospettiva. Dove ha origine l’odio, quali le parole che appaiono nei testi della Tradizione per definirlo, le diverse variabili di significato.

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IN GARA "BORN IN JERUSALEM AND STILL ALIVE" DI YOSSI ATIA E DAVID OFEK

Al via il Tertio Millennio Film Fest,
in lizza anche un film israeliano

“Io sono tu sei. Riconoscersi differenti”. È il tema della 23esima edizione del Tertio Millennio Film Fest, il festival del dialogo interreligioso organizzato alla Casa del cinema di Roma dalla Fondazione Ente dello spettacolo con il supporto, tra i diversi enti coinvolti, di UCEI e Centro Ebraico Il Pitigliani.
Tra le proposte di questa edizione, che vede molti film in lizza, l’israeliano Born in Jerusalem and Still Alive di Yossi Atia, David Ofek, miglior esordio al Jerusalem Film Festival, in sala domani alle 19.

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QUI MILANO 

L’ebraismo e il ruolo delle donne

“Come si fa a cambiare senza pregiudicare il nostro impegno alla tradizione e alla Halakha?”. Questo l’interrogativo attorno a cui è gravitato l’incontro organizzato a Milano, al Teatro Franco Parenti, con protagonista rav Herzl Hefter, uno dei primi rabbini ortodossi al mondo ad aver formato e ordinato donne rabbino nella sua scuola di Gerusalemme, il Beit Midrash Har’El. Al suo fianco, la regista Miriam Camerini, prima donna italiana a iscriversi al percorso offerto dal Beit Midrash Har’El. A partire dalle fonti, rav Hefter ha spiegato come è giunto alla decisione di aprire la possibilità alle donne di seguire un programma per diventare rabbino. In particolare ha fatto riferimento alla costruzione del Mishkan, del tabernacolo da parte del popolo ebraico. 

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Rassegna stampa

I sindaci sfilano con Liliana
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Ticketless - Per Anna Bravo
È improvvisamente mancata domenica scorsa Anna Bravo, storica e testimone di un’Italia civile. Interprete di una storiografia sciolta dai dogmi, autrice di libri importanti sul movimento pacifista (La conta dei salvati: dalla grande guerra al Tibet, storie di sangue risparmiato, 2013), sul ’68 (A colpi di cuore. Storie del Sessantotto, 2008), sulla Resistenza delle donne (In guerra senz’armi: storie di donne 1940-1945, 1995), va qui ricordata soprattutto per la pionieristica ricerca, portata a termine con Daniele Jalla e culminante in un libro che ruppe il pluridecennale silenzio sulla storia della deportazione italiana (La vita offesa. Storia e memoria dei lager nazisti, 1986, con una fondamentale introduzione di Primo Levi). 
Alberto Cavaglion
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L'esempio di Giacobbe
Rav Jonathan Sacks, già Rabbino Capo di Gran Bretagna, in un denso articolo, che in questo contesto posso solo in parte riportare, partendo da una sintetica analisi comparativa dei tre Patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe, definisce alcune caratteristiche fondamentali dell’identità ebraica. Le figure dei tre padri del popolo ebraico sono analizzate da Rav Sacks in modo particolare dal punto di vista della centralità che ha rivestito nella loro vita l’esperienza del mettersi in cammino: così è stato per Abramo, per il quale i due momenti più importanti della vita sono introdotti dalla stessa espressione “Lekh lekhà – va!”; la prima volta questa sollecitazione si riferiva al distacco dal passato – il viaggio verso l’ignoto significava infatti per Abramo l’abbandono della casa e della famiglia paterna – la seconda volta, la richiesta del Signore, che mette alla prova il patriarca chiedendogli di volgersi verso il monte dove avrebbe dovuto offrire in sacrifico il figlio Isacco, rappresentava per Abramo la possibile rinuncia ad ogni aspettativa di futuro.
Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova
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Sardine
È una vecchia tattica politica quella dell’intorbidire le acque in modo da rendere tutto opaco, incomprensibile, confuso. Sembra proprio che sia questa la nuova strategia delle destre nei confronti di questo movimento delle sardine, verso cui si dimostra inutile anche la Bestia del duo Salvini/Morisi, che comunque riesce sempre a distinguersi per cinismo e aggressività squadrista nella nuova forma digitale. In mezzo a queste difficoltà come fare allora? Usare la vecchia tecnica del cavallo di Troia, in modo da rendere confuso il confine fra interno e esterno, fra amici e nemici. 
Davide Assael
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Periscopio - Testimoni
Ho avuto il grande privilegio e onore di conoscere piuttosto bene di persona Piero Terracina, del quale ricordo soprattutto, in questo momento – al di là dello straordinario valore di testimonianza -, le grandissime doti di calore umano, simpatia, comunicativa. In alcune cene conviviali, a Roma, una ventina di anni fa, riusciva a rallegrare tutta la comitiva con un sorriso ironico, una spiccata verve romanesca, un’innata attitudine allo scherzo, alla celia, un costante buonumore. 
Francesco Lucrezi
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Il tango più bello del mondo
È noto che la musica vive nell’aria; non il musicista che quell’aria inspira per insufflarla nelle arterie delle proprie opere, ovunque egli sia.
Musiche provenienti da mondi superiori affollano inevitabilmente la ricerca di una letteratura musicale creata in cattività; miracolo del tempo che nei Lager si espanse sin quasi a fermarsi.
Ciò costituì per il musicista una sofferenza e una liberazione delle proprie energie.
Scrivere e fare musica senza l’assillo della quotidianità è forse la più grande ambizione del compositore; per un gioco di lunari paradossi, fu il Lager a offrirgli questa possibilità. 
Francesco Lotoro
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Il futuro della Memoria
“Non tira una grande aria per il 27 gennaio”, scriveva solo pochi giorni fa David Bidussa in un articolo sull’Espresso; la morte di Piero Terracina, accompagnato dall’affetto della comunità ebraica di Roma e di tutto l’ebraismo italiano, rende più che mai attuale la necessità di meditare su una data che, approssimandosi ormai la nuova epoca in cui non ci saranno più testimoni, ci costringe a elaborare nuovi progetti e nuove idee per salvaguardare la Memoria. 
Massimiliano Boni
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