Rassegna stampa
Il no ai sovranismi
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Il prezzo dell'immunità
L’immunità ha un precedente illustre nella letteratura rabbinica. Troviamo infatti scritto nella Mishnà: “Il re non giudica e non viene giudicato” (Sanhedrin 2:2). La Ghemarà spiega che l’origine di questa regola è il seguente episodio:
Un servo del re Yannài uccise un uomo. Shimòn ben Shatàch [il più eminente fra i giudici] istruì i Saggi di indagare. Come previsto dalla Torà pretese che anche il re, in quanto padrone dello schiavo, si recasse al giudizio e poi, sempre seguendo la procedura, gli intimò di alzarsi in piedi. Al che il re si rifiutò e disse: “Non come dici tu, ma come diranno i tuoi colleghi”. A questo punto le cose presero una pessima piega. Shimòn ben Shatàch si volse verso i suoi colleghi ma questi, tutti, distolsero lo sguardo. Intervenne l’angelo Gabriele e li uccise istantaneamente. In quel momento dissero: “Il re non giudica e non viene giudicato” (v. TB Sanhedrin 19a-b).
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Odio, solo odio
“Accade che su Facebook ebraici e delle nostre comunità vengono pubblicati post intrisi di parole offensive, deliranti della ragione di sé e del torto altrui di ripetute illazioni generiche senza circostanziare fatti e comportamenti ritenuti non condivisibili, post giudicanti con superiorità saccente il fare o l’essere degli altri correligionari e verso le nostre stesse istituzioni, senza davvero leggere le risposte ricevute, perché l’obiettivo non è capire meglio o dialogare ma solo alzare il polverone della critica, letti poi da migliaia di persone che restano indifferenti, e spesso da rabbanim che non intervengono. E allora chiediamoci perché, perché avviene questo, chi siamo quando ci relazioniamo tra noi e se davvero siamo una luce per gli altri come pensiamo e vogliamo essere”. Sono parole pesanti quelle pronunciate da Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle nostre Comunità, domenica scorsa agli Stati Generali dell’Unione. Parole pesanti che si sarebbe auspicato potessero essere evitate. Ma che evidentemente non si poteva più tacere.
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Antisemitismo: così è se vi pare
Quando si discorre di risorgenza dell’antisemitismo, la sostituzione della retorica allo studio diventa la crepa nel tessuto della narrazione, contrassegnata, nella fattispecie, da un orrido fiume carsico portatore di confusione e, segnatamente, di mistificazioni.
“Nossignori. Per me io sono colei che mi si crede” dice la Signora Ponza, nell’universo pirandelliano, dove così è se vi pare. Il mondo divinato dal genio di Girgenti s’invera nel serpentone di detti, disdetti e contraddetti sull’antisemitismo, incurante della definizione dell’Alleanza Internazionale per il Ricordo dell’Olocausto (IHRA), improvvidamente degradata ad un alquanto misterioso e proteiforme antisionismo.
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La palude, le sardine e noi
Statistiche eterogenee contribuiscono, con dati assai chiari, a gettarci in un cupo sconforto circa il presente e il futuro della società italiana. Secondo l’ultimo rapporto Censis il 48% degli italiani ritiene che i problemi del paese sarebbero risolti affidando il potere a un uomo forte, che non debba preoccuparsi né di elezioni né del Parlamento. La percezione dell’intolleranza che si respira nella nostra società è in sensibile aumento. Secondo la stessa fonte, sette italiani su dieci notano un forte incremento di razzismo e il 58% denuncia una palese crescita di antisemitismo.
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