Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui      27 Dicembre 2019 - 29 Kislev 5780
OPINIONI A CONFRONTO SUL PREMIER BRITANNICO 

"Sinceri gli auguri di Johnson a Chanukkah
ma sulla sua politica il giudizio è sospeso"

“La Gran Bretagna non sarebbe la Gran Bretagna senza la sua comunità ebraica. E noi saremo al vostro fianco e festeggeremo con voi - a Chanukkah come per tutto l'anno”. L'augurio per la festa di Chanukkah del Premier britannico Boris Johnson, confermato il 12 dicembre alla guida del paese, è stato accolto da molti ebrei britannici con un grande sospiro di sollievo. “La sensazione molto diffusa è stata quella di aver schivato una pallottola”, spiega a Pagine Ebraiche la giornalista britannica Jenny Frazer, facendo riferimento alla larga sconfitta dei laburisti di Jeremy Corbyn, considerato un vero e proprio pericolo dall'ebraismo d'Oltremanica per il proprio futuro e la propria sicurezza. “Gli auguri del Premier sono stati accolti molto positivamente dalla Comunità ebraica, profondamente sollevata dal non vedere al 10 di Downing Street Corbyn”, sottolinea Frazer, che che prima delle elezioni ha intervistato per il Jewish News proprio Johnson, a cui non lesina critiche ma definisce sinceri i suoi auguri al mondo ebraico. “Johnson è un uomo colto con un modo di fare che definirei berlusconiano: ride, fa battute, racconta bugie, ha dello charme anche se non sempre va a segno. I suoi auguri sono stati accolti molto molto bene dalla comunità e li ho trovati genuini”. Nel suo videomessaggio, il Premier con un po' di ironia ha esaltato le “gioie dei latkes e delle ciambelle”, ha raccontato di averne cucinati durante la campagna elettorale, ha sorriso sul fatto che una festa in cui si fanno regali ai bambini per otto giorni è difficilmente criticabile e poi ha cambiato registro, passando alle questioni serie. Chanukkah è “un momento per celebrare non solo il miracolo dell'olio ma anche la vostra identità unica. (Un momento) Per mettere la Chanukkiah alla finestra e dire al mondo, proprio come fecero Judah e il suo piccolo gruppo di Maccabei mal equipaggiati con Antioco III e il suo potente esercito greco, sono ebreo e sono orgoglioso di esserlo”. “So che gli ultimi anni non sono stati facili per gli ebrei britannici: nei media, per le strade e in particolare online gli antisemiti sono stati, in numero allarmante, incoraggiati a strisciare fuori da sotto le loro rocce e a ricominciare a diffondere in lungo e in largo il loro riprovevole odio”, ha detto Johnson, aggiungendo che “Oggi, mentre gli ebrei britannici cercano di scacciare l'oscurità del riemerso antisemitismo, voi avete al vostro fianco ogni persona rispettabile di questo Paese che combatterà al vostro fianco”. Per Viviana Kasam, giornalista e presidente di BrainCircleItalia, “nell’augurio agli ebrei inglesi è emerso il Boris Johnson migliore. Ma non dimentichiamo che l’altro è sempre in agguato, pronto a riemergere quando l’opportunismo glielo suggerirà”. “Johnson – la riflessione di Kasam - mi fa pensare a Giano bifronte: da un lato il politico spregiudicato, volgare e demagogico pronto a ricorrere a ogni bassezza, insulto, fake news, manipolazione della realtà pur di conquistare il potere. Dall’altro il brillante laureato di Oxford e Eton, culla dell’élite anglosassone, l’autore del pregevole saggio “Il sogno di Roma: la lezione dell’antichità per capire l’Europa di oggi” (edito in italiano da Garzanti) che dalle vicende dell’Impero romano trae monito per costruire una forte Unione Europea… prima di rinnegarla con la Brexit”. 
Per il giornalista dell'Economist e di Haaretz Anshel Pfeffer gli auguri di Johnson sono la dimostrazione della sua abilità di comunicatore. “Per lui è molto naturale fare public relation, in più conosce bene la comunità ebraica dai tempi in cui era sindaco di Londra. È molto scaltro e intelligente, sa parlare con la gente. È un populista ma non nello stile di Trump, piuttosto di Netanyahu”, afferma a Pagine Ebraiche Pfeffer. “Ci sono vantaggi e svantaggi per i leader intelligenti e populisti. Una volta eletti, tendono ad essere leggermente più pragmatici”, scriveva su Haaretz Pfeffer, tracciando delle comparazioni tra i diversi leader e spiegando come sia Netanyahu sia Johnson siano politici naviganti, abili a fare promesse non sempre attuabili e altrettanto a non modificare lo status quo in modo da mantenere nelle proprie mani il potere. “Johnson ha avuto anche la fortuna di avere un rivale invotabile. Il sollievo di cui parlavo nella Comunità ebraica – spiega invece la giornalista Jenny Frazer – è legato alla sconfitta di Corbyn e non alla vittoria di Johnson. Vedremo come gestirà ora la Brexit e le pulsioni xenofobe e divisive. Da quando è stato riconfermato ha fatto discorsi molto concilianti e per l'unità, per cui speriamo in bene. Con lui gli ebrei non dovranno per lo meno temere rispetto a questioni come shechitah, circoncisioni, sostegno alle scuole confessionali, che con Corbyn sarebbero state a rischio”. D'altro lato Frazer ammette di avere riserve per le pulsioni anti-musulmane interne allo schieramento conservatore guidato da Johnson e per una certe propensione a distorcere la verità a proprio vantaggio. “Quando l'ho intervistato, mi ha raccontato del suo legame con Israele, di aver fatto un anno in kibbutz da ragazzo.. E io gli ho chiesto conto del suo appoggio, quando era ministro degli Esteri, a una risoluzione Onu contro Israele: lui ha più volte negato di averla sostenuta nonostante ci siano i fatti a dimostrarlo. È stata un'esperienza un po' surreale: non potevo dargli esplicitamente del bugiardo anche se lui continuava a negare l'evidenza”. Per Pfeffer su Israele - o sull'Iran - è difficile definire quali strade seguirà Johnson, che rimane imprevedibile. D'altro lato il Primo ministro britannico poco prima del suo messaggio di Chanukkah aveva annunciato la volontà di introdurre una legislazione per minare il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele. Nel delineare le priorità del suo governo alla Camera dei Comuni, aveva dichiarato di voler impedire che gli enti pubblici sviluppino "una loro politica pseudo-estera, contro un paese che con frequenza nauseante si rivela essere Israele". Se la legislazione di Johnson dovesse passare, la nuova legge impedirebbe ai consigli locali di imporre boicottaggi, oltre a vietare alle università di organizzare campagne BDS contro qualsiasi paese.
In attesa di capire quali politiche porterà a termine, rimane il giudizio sulla personalità di Johnson, che Kasam definisce “complessa e interessante. È intelligente, preparato, persegue una strategia politica spregiudicata ma ponderata che potrebbe anche nel medio termine l’Inghilterra ai vecchi splendori, una volta superato lo choc e le conseguenze immediate del divorzio dall’Europa. A scapito nostro, perché praticherà astutamente, attraverso accordi bilaterali, la disastrosa politica del divide et impera, che ancora bagna di sangue le ex colonie britanniche, l’India e il Medio Oriente”.

Daniel Reichel

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LA REPLICA SUL CORRIERE DELLA SERA DELLA PRESIDENTE UCEI 

“Superficialità e pregiudizi su ebraismo 
è il momento di combatterli”

Abbiamo letto e riletto la riflessione di Dacia Maraini sul Corriere alla vigilia di Natale e l’ulteriore spiegazione che ha fornito sulle ragioni delle sue ragioni. Riflessione sui fermenti del movimento delle Sardine, i loro simboli e forme di comunicazione, speranze e ispirazioni ancestrali, e ricerca di un legame in tutto ciò con il Natale e l’ebraismo messo alle spalle. Non solo non è chiaro il nesso ma dispiace che in poche righe e poche parole si è riaffermata una testi antigiudaica, antiteologica e antistorica e che, proprio alla vigilia di Natale, le parole della divisione prevalgono su quelle che generano comunanza di visione.
Le sue affermazioni denotano superficialità verso la cultura biblica e sul rapporto con il divino, superata da decenni di dialogo pur con tutte le difficoltà che tutt’ora persistono e sulle quali ci confrontiamo in varie sedi, ragionando sui libri di testo per le scuole e le parole delle liturgie. Nel dialogo non si parte dal presupposto del superamento di un male ma dall’assorbimento del bene.
Peccato che una persona come Dacia Maraini – che esige nei suoi scritti rispetto e valori e li vorrebbe riconoscere alla pretesa teo/politica delle Sardine – non tenga conto che proprio la cultura della Bibbia ebraica millenaria sia alla base della nostra stessa nostra cultura contemporanea di diritti sociali, sindacali, attenzione all’ecologia e di ogni conquista di libertà democratica.
Peccato che non tenga conto che il mondo ebraico è stato moto di coscienza civile e protagonista nella costruzione delle stesse democrazie evocate da molti ma vissute con coerenza da pochi.
Peccato che concetti così faticosi come violenza, schiavitù, vendetta, donne siano appiattiti come sardine in una scatola chiusa consumata all’occorrenza da cui risorge il malanno antico e ben conservato dell’antisemitismo che avvelena le nostre esistenze.
Peccato che ogni analisi di saggisti e politici debba in qualche modo rifarsi a questioni ebraiche per spiegare fenomeni di ieri e di oggi.
Credenti e non credenti sono chiamati a voler agire con un approccio senza giudizi ma con queste parole, al contrario, si radicano i pregiudizi antichi evidentemente mai fino in fondo affrontati. Il mondo prima e dopo Gesù – comunque lo si voglia raffigurare – ha continuato ad avere i suoi demoni umani e la superficialità colta li ha sempre assistiti. Attendo fiduciosa repliche degli esponenti della Chiesa.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI - Corriere della Sera, 27 dicembre 2019

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CHANUKKAH 5780 - OTTO GIORNI OTTO LUCI 

La lezione della natura

Nel Talmud (Rosh Hashanà 8a) è scritto che il 25 di Elul, primo giorno della Creazione in cui è stata creata la luce primordiale, è l’inizio del trimestre in cui le ore di buio cominciano ad aumentare. Il 25 di Kislew è quindi l’inizio del secondo trimestre, in cui sono le ore di luce che iniziano ad aumentare. I giorni di Chanukkah segnano dunque il passaggio al periodo dell’anno in cui inizia a crescere la durata della luce che simboleggia quella della Torah perché “Il Signore ha guardato nella Torah e ha creato il mondo”.
La natura con le sue regole, può insegnare concetti spirituali come quello legato ai giorni di Chanukkah, tempo in cui meritiamo di avvicinare ancor di più la luce della Torah.

Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova

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IL LUTTO NELLA COMUNITÀ EBRAICA TOSCANA 

Giacomo Schinasi (1962-2019)

Lutto e cordoglio nell’ebraismo italiano per la scomparsa di Giacomo Schinasi, 57 anni, da molti anni segretario della Comunità ebraica di Pisa. Malato da tempo, fino all’ultimo ha voluto essere coinvolto nelle vicende comunitarie offrendo un tangibile e prezioso contributo.
Commosso Maurizio Gabbrielli, presidente della Comunità ebraica pisana, che così si è rivolto agli iscritti: “Sempre, fino a quando gli è stato possibile, ci ha fatto sentire la sua presenza piena di sollecitudine; quando molti avrebbero avuto a cuore solo il risollevarsi della propria salute. Non c’è stato un solo giorno in cui non abbia voluto essere informato delle vicende di questa Comunità, propositivo e con quella tempra per la quale, prima ancora che agli altri, chiedeva a se stesso”.

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Insegniamo la Bibbia 
Le questioni aperte dalla polemica sull’improvvido articolo di Dacia Maraini non sono riducibili alla più o meno velata accusa di antisemitismo. Non mi sembra questo il tema principale. Certo è inaccettabile quel che ha scritto Maraini, ma è altrettanto grave che il Corriere l’abbia pubblicata. Il problema è – a mio parere – la valutazione di quanta e quanto profonda sia nella società italiana la non conoscenza dei fondamentali della cultura religiosa, considerata ad ampio spettro. I programmi scolastici della nostra repubblica delegano alla Chiesa cattolica l’insegnamento religioso nelle scuole dell’obbligo. 
Gadi Luzzatto Voghera
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Credere negli ideali 
La nostra parashà inizia con un sogno particolare che turba la vita del Faraone: sette vacche, magre e brutte d’aspetto inghiottono sette vacche grasse e belle d’aspetto; sette spighe di grano piene e colorite, vengono mangiate da altre sette spighe bruciate dal sole e vuote.
Il Faraone e tutti coloro che dovevano dare un’interpretazione al sogno, sono turbati e sbigottiti.
Solitamente la parashà di Mikkez, viene letta il sabato in cui cade la festa di Chanukkah. Vi è un nesso fra la parashà e la festa: Il più debole ha la meglio sul più forte.
Rav Alberto Sermoneta
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Un gioco che richiede cautela
I tentativi (più o meno riusciti, più o meno forzati) di attualizzare le festività religiose, di attribuire loro un significato politico, di trovare analogie con eventi contemporanei sono comuni a tutte le culture, compresa quella ebraica. E anche da noi c’è chi cerca di ritrovare nel passato le categorie di oggi, chi vede riproporsi eternamente il conflitto tra progressisti e reazionari. Ricordo per esempio che all’Hashomer Hatzair la rivolta dei Maccabei e le vicende che hanno dato origine alla festa di Chanukkah venivano presentate come una sorta di lotta di classe, la battaglia delle classi più povere rimaste fedeli alla cultura ebraica contro le classi più ricche ellenizzanti per convenienza (forse dal punto di vista storico questa tesi non è del tutto campata per aria, anche se è un modo un po’ riduttivo di guardare al significato della festa).
Anna Segre
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Interpretare un testo religioso
Una volta un’amica supplente mi raccontò che durante l’ora di religione l’insegnante affermò risolutamente ai propri allievi di terza elementare “che i sacerdoti ebrei del tempio avevano condannato a morte Gesù di Nazareth”. Non mi stupirei se da adulti qualcuno di questi bambini non avrà dei giudizi granché positivi sugli ebrei. Il testo di Dacia Maraini si inserisce allora bene in queste narrative. In parte del mondo cristiano permane o è ben viva l’idea degli ebrei “caparbi”, “deicidi”, e “restii” a seguire la “religione d’amore, di pace e di giustizia” introdotta da Gesù di Nazareth per mantenere quella “guerresca, vendicativa e severa dei padri”.
Francesco Moises Bassano
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