Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        31 Dicembre 2019 - 3 Tevet 5780
L'ANTI-DEFAMATION LEAGUE SI RIVOLGE AL GOVERNO

Gli Stati Uniti e gli attacchi antisemiti
"Il pericolo è la normalizzazione dell'odio"

L’incremento della presenza di forze dell’ordine statali e locali nelle comunità ebraiche, con il rafforzamento delle pattuglie e se necessario l’esecuzione di arresti volti a prevenire nuovi episodi. Un sistema giudiziario che prenda sul serio i crimini di odio, con l’intera forza della legge esercitata su chi commette azioni di questo genere. L’adozione di misure specifiche da parte del governo alla ripresa dei lavori. L’intervento trasversale di tutte le forze sociali, per respingere in modo compatto l’antisemitismo a prescindere dalla matrice degli attacchi compiuti.
Sono alcune delle istanze promosse in queste ore dall’Anti-Defamation League, che sta reagendo ai fatti di Monsey con una serie di proposte concrete rivolte alle istituzioni e agli organi che hanno in carico la responsabilità della sicurezza nazionale. Un tema ritenuto più che mai urgente, anche alla luce della spirale di attacchi e brutali aggressioni che hanno segnato la quotidianità degli ebrei americani, e in particolare dello Stato di New York, nelle ultime settimane.
Almeno dieci gli episodi segnalati dall’Anti-Defamation League alle autorità. Violenze che, si ricorda, arrivano a breve distanza temporale dal sangue versato a Jersey City, e in particolare al locale supermercato ebraico dove tre clienti sono rimasti uccisi. L’organizzazione, è stato annunciato, “è al lavoro direttamente con le forze dell’ordine, tra cui la task force sui crimini di odio istituita a New York, i responsabili della sicurezza, i funzionari pubblici, i leader delle comunità ebraiche, nonché le vittime di questi attacchi atroci”.

IL VICECAPO DELLA POLIZIA A PAGINE EBRAICHE

"Crimini di odio, mettiamo le vittime al centro" 

“L’obiettivo più strategico per una forza di polizia è la legittimazione sociale. È una questione di reputazione. La gente deve sapere che la polizia fa qualcosa di socialmente utile, di utile al sistema, se non c’è questo, c’è un serio problema per l’istituzione”. In queste parole si comprende molto dell’impegno portato avanti in questi anni dal vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi, incontrato da Pagine Ebraiche in occasione di una conferenza all’Università di Roma sul tema dell’hate speech. Un’ora di lezione agli studenti della facoltà di Medicina e Psicologia in cui il prefetto Rizzi, direttore Centrale della Polizia Criminale, ha spiegato la natura dei crimini d’odio e invitato a porre al centro del discorso la tutela delle vittime. “L’hate crime nasce dalla costruzione reato più pregiudizio – ha spiegato Rizzi – e la vittima appartiene nello specifico a una minoranza con caratteristiche protette: etnia, razza, credo religioso, disabilità e così via. Questo tipo di reati colpiscono sia il singolo e sia il gruppo a cui appartengono”. Per garantire una tutela a chi è vittima di questi crimini è stato costituito l’Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori (Oscad), che "collabora a stretto contatto con diverse realtà tra cui l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane”.


Rassegna stampa

Le responsabilità dell'odio 
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I conti che non tornano 
L’antisemitismo ha attraversato l’Atlantico per destabilizzare anche la serenità e le sicurezze degli ebrei americani. Per più di un secolo e mezzo gli ebrei hanno considerato l’America il porto più sicuro in cui cercare riparo dalle persecuzioni europee. Ora fra gli ebrei americani si sta facendo strada la tentazione di considerare l’espatrio. Trump li ama e afferma di voler combattere l’antisemitismo, ma le sue affermazioni contengono qualcosa di ambiguo perché si scontrano con il fatto che per combattere l’antisemitismo in base alla legge sui Diritti Civili gli ebrei dovrebbero essere considerati una ‘nazione’ o una ‘razza’.
Dario Calimani
Gli ebrei e i canti natalizi
Un risalente articolo di Lauren Markoe per il National Catholic Reporter, il cui titolo è “Why Jews skipped Hanukkah and wrote the most beloved Christmas songs” spiega perché gli ebrei scrivano tanti canti natalizi, anziché canzoni per Hannukkah. 
Emanuele Calò
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Maraini e i complessi dell'Occidente
Il caso Maraini continua a far parlare di sé, anche se – fortunatamente – siamo ormai nella fase di ricucitura. Dopo le analisi critiche dell’inquietante articolo esemplarmente condotte da Rav Riccardo Di Segni e dalla Presidente UCEI Noemi Di Segni (che davvero hanno fatto il pelo e il contropelo a quella manifestazione di antigiudaica ignoranza), dopo l’ennesima denuncia – da parte di Gadi Luzzatto Voghera – del vuoto di conoscenza biblica che anche ad alto livello circola nel nostro paese, dopo l’arrampicata sugli specchi con cui la scrittrice ha tentato di rimediare quando la frittata era già fatta (ma “voce dal sen fuggita…” con quel che segue), siamo giunti ai distinguo e ai doverosi, importanti interventi di apprezzamento della Torah da parte di voci della Chiesa.
David Sorani
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Dannose banalità sull'ebraismo 
Oggi Dacia Maraini discetta di sardine per farne discendere il movimento dalla rivoluzione di Gesù, “Un giovane uomo che ha riformato la severa e vendicativa religione dei padri, introducendo per la prima volta nella cultura monoteista il concetto del perdono, del rispetto per le donne, il rifiuto della schiavitù e della guerra”. Insistendo, poi, che “molti, proprio dentro la Chiesa, hanno rifiutato i principi del vecchio Testamento, il suo concetto di giustizia come vendetta (occhio per occhio, dente per dente), la sua profonda misoginia, l’intolleranza, la sua passione per la guerra”.
Dario Calimani
Terrorismo, le norme per reprimerlo
Il Regolamento d'esecuzione (UE) 2019/1337 del Consiglio dell'8 agosto 2019 che attua l'articolo 2, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 2580/2001 relativo a misure restrittive specifiche, contro determinate persone e entità, destinate a combattere il terrorismo, e che abroga il regolamento di esecuzione (UE) 2019/24, contiene l'elenco delle organizzazioni terroristiche mediorientali. 
È sufficiente accedere al sito dell'Unione europea, dove vi è anche la "European Union Consolidated Financial Sanctions List", aggiornata all'11/12/2019. 
Emanuele Calò
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Chi forma i formatori
Fermiamoci un attimo a riflettere sulla formazione, di cui tanto si è discusso recentemente durante gli Stati Generali dell’UCEI. Il tema è centrale, e certo non solo per l’ambiente ebraico. La società nella quale siamo immersi rivela di continuo carenze o vuoti di conoscenza piuttosto diffusi, anche su contenuti apparentemente radicati nella nostra identità e nel nostro tessuto culturale. Talvolta le mancanze sono sorprendenti e in netto contrasto con la scolarizzazione di massa di cui tutti siamo figli da tempo. 
David Sorani
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Il daspo per gli ignoranti
L’articolo becero, antisemita, odierno di Dacia Maraini pubblicato sul Corriere della Sera, che ha suscitato stamane un vespaio di lamentele, ci pone degli interrogativi sempre attuali.
Ci indigniamo quando i tifosi negli stadi inneggiano a slogan antisemiti e razzisti per i quali invochiamo e alcune volte otteniamo il daspo, l’allontanamento dagli stadi.
Jonatan Della Rocca
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