Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     5 Gennaio 2020 - 8 Tevet 5780
GLI ANALISTI ISRAELIANI DOPO L'ELIMINAZIONE DEL GENERALE IRANIANO 

"Soleimani minacciava tutto il Medio Oriente.
Iran ora più debole, ma pericoloso" 

“Diciamo con cautela che con l'assassinio di Qasem Soleimani, Trump ha reso un grande servizio a Israele: in primo luogo perché ha eliminato l'architetto della costruzione del fronte contro Israele (da Hezbollah in Libano alle forze filo-iraniane in Siria). E ora la capacità operativa di questo schieramento rischia di essere danneggiata dall'assenza dello stesso Soleimani. In secondo luogo, il capo di stato maggiore Aviv Kochavi ha detto la settimana scorsa che nel 2020 ci sarà un alto livello di conflitto tra Iran e Israele. Ora, dopo l'eliminazione di Soleimani, gli iraniani potrebbero essere più preoccupati di rispondere agli Stati Uniti e meno reattivi sul fronte israeliano”. Questa è la lettura, che riassume diverse analisi, del giornalista dell'emittente Kan Moav Vardi rispetto alle sensazioni d'Israele davanti all'uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani. In generale la notizia è stata recepita in modo molto positivo: Soleimani, come scrive Vardi, era tra i principali ideatori di un fronte che potesse accerchiare Israele. Il generale ucciso dagli americani a Baghdad aveva delineato una strategia dell'assedio contro lo Stato ebraico, finanziando i terroristi della Jihad Islamica nella Striscia di Gaza e Hezbollah nel Sud del Libano oltre a creare un enclave di forze sciite in Siria. La sua eliminazione indebolisce di molto questo fronte. “Qasem Soleimani ha portato alla morte di molti cittadini americani e di molti altri innocenti nel corso degli ultimi decenni e fino a oggi. Soleimani ha iniziato, pianificato e portato a termine molti attacchi terroristici in tutto il Medio Oriente e oltre”, il commento del Primo ministro Benjamin Netanyahu nella riunione governativa tenutasi nelle scorse ore. Il Premier israeliano ha inoltre rivolto i suoi complimenti a Trump che “merita tutta la stima per aver agito con determinazione, forza e rapidità. Vorrei ribadire che Israele è pienamente al fianco degli Stati Uniti nella giusta lotta per la sicurezza, la pace e l'autodifesa”. 

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LA LEZIONE DI RAV SACKS DOPO LE VIOLENZE CONTRO GLI EBREI NEGLI USA

“L’antisemitismo diffonde l’oscurità, 
lottiamo insieme per riportare la luce”

Gli attacchi antisemiti di Monsey come quelli di Jersey City, di Poway, di Pittsburgh, sono la dimostrazione che “l'oscurità è tornata” e qualcosa si è rotto nella comunità. L'antisemitismo infatti “ha poco a che fare con gli ebrei - sono il suo oggetto, non la sua causa - e tutto a che fare con le disfunzioni delle comunità che lo ospitano”. Lo scrive in un editoriale pubblicato dall'agenzia ebraica Jta rav Jonathan Sacks, già rabbino capo di Gran Bretagna, in una lunga disamina dell'antisemitismo moderno. Il rav apre la sua riflessione facendo citando le feste di Purim e Chanukkah, entrambe legate a forme di antisemitismo. “C'è un'evidente differenza tra le due – scrive il rabbino - Hamman, della storia di Purim, voleva uccidere gli ebrei. Antioco, della storia di Hanukkah, voleva uccidere l'ebraismo. Era la differenza tra la Germania nazista e il comunismo sovietico. Ma c'è un'altra differenza tornata rilevante dopo l'orribile attacco con il coltello a Monsey, a New York: l'influenza di Esther nella corte reale. Ma il pericolo dell'antisemitismo è rimasto. E se l'odio ritornasse e questa volta non ci fosse più Esther a salvare gli ebrei?”. “A Hanukkah, invece, gli ebrei hanno combattuto e vinto. - prosegue il rabbino - I Maccabei divennero un simbolo dell'attivismo ebraico, del rifiuto di vivere nella paura. Come simbolo di questo, l'usanza originale era quella di accendere le luci di Hanukkah fuori dalla porta d'ingresso della casa, o almeno in una finestra che dà sulla strada, per pubblicizzare il miracolo. Oggi vediamo l'illuminazione di Chanukkiot giganti nel volto pubblico più importante delle città di tutto il mondo. Chanukkah ci dice di non maledire l'oscurità, ma di portare luce al mondo. Ci dice di reagire e di non avere paura”. 

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LA CAMPAGNA CONTRO L'ODIO DELL'AMERICAN JEWISH COMMITTEE 

“Ebrei e orgogliosi di esserlo”

La miglior risposta all’odio e ai recenti attacchi antisemiti? Mostrare senza paura l’orgoglio di chi si è, della propria identità. E condividere questo messaggio in spazi pubblici così come sui social network. È il senso della campagna #JewishandProud lanciata dall’American Jewish Committee, che andrà in scena in molte città d’Europa e del mondo nella giornata di domani. Anche Roma tra le città coinvolte, su impulso della locale rappresentante Ajc Lisa Palmieri Billig.

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LA DECISIONE DELLA COMUNITÀ EBRAICA DI NAPOLI 

“Incompatibile fare Memoria e odiare Israele,
ecco perché non parteciperemo”

“Senza scomodare la senatrice Liliana Segre e la sua lezione di stile tenuta in occasione dell’inopportuna e strumentale offerta di cittadinanza onoraria fatta dal Comune di Napoli, ci piace ribadire che ci sono cose che passano e altre che restano, soprattutto nella memoria immateriale della città. Ebbene, iniziative come quella di installare le nove stolpersteine rientrano in quest’ultima casistica. Pertanto, per loro stessa natura non possono prestarsi a equivoci di sorta, soprattutto se in gioco ci sono valori dal significato alto e inequivocabile, come il diritto di esistere per lo Stato d’Israele”.
È un passaggio della lettera con cui la Comunità ebraica di Napoli ha annunciato che non sarà presente alla posa di nove pietre d’inciampo in ricordo dei membri delle famiglie Procaccia-Pacifici-Molco barbaramente trucidati nella Shoah. 

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Rassegna stampa

Teheran minaccia tutti:
“Vendicheremo Soleimani”

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Scialuppa di soccorso 
Dall’inizio del’900 molte volte l’Europa è stata raccontata e vissuta, come “gli ultimi giorni”, ovvero come una realtà «al tramonto». Difficile capire se questa volta sia per davvero. Forse più che una visione messianica di futuro, ci salverà una scialuppa di soccorso fondata sui “corsi e ricorsi” di vichiana memoria. Una roba non sorretta dall’entusiasmo, ma solo da quella forza di volontà che Albert Camus, mai ricordato tanto come in questi giorni, riteneva di vedere in Sisifo, lo sconfitto per antonomasia.
                                                                          David Bidussa, storico delle idee
 
Il Diario e la sua negazione
Un gruppo musicale dall’evocativo nome «99 Fosse», spudoratamente antisemita, aveva a suo tempo rimodulato le note di una canzone di successo, sostituendovi le parole con le seguenti “liriche”: «Anna non c’è, è andata via/ l’hanno trovata a casa sua,/ nella soffitta di Amsterdam,/ ora è sul treno per Buchenwald!/ Un bel treno prima classe/ Oltre i confini del Terzo Reich/ e poi s’aprono le porte:/ “Avanti scendi adesso, che fai?/ Ti chiudi dentro al cesso? No, non puoi!/ Il capolinea è questo, non lo sai?/ E segui quella fila di giudei, di giudei!“/ Caro diario, ti voglio dire/ che qui è difficile scappare/ ma ci sono docce per farci lavare,/ c’è pure Mengele se ti senti male./ Una guardia entra e mi chiede/ “Dimmi quanti anni hai?“/ e senza attendere risposta/ “Avanti esci adesso, su dai!/ porta il tuo diario, se lo vuoi!/ Ti porteremo a spasso insieme a noi,/ su, non aver paura, Anna dai, Anna dai!“/ Adesso lo vedo, è proprio vicino,/ c’è un grande forno con un camino,/ uno strano odore che vedo lassù/ vedo del denso fumo blu!/ Mi fa mettere in colonna,/ poi viene davanti a me/ e mi urla sulla faccia:/ “Se vuoi ti brucio adesso, se vuoi,/ oppure io ti gasso, con i tuoi,/ comunque fa lo stesso, tu lo sai./ La soluzione è questa per gli ebrei,/ per gli ebrei!“». Il loro nome si richiamava, scimmiottandolo, a quello dei 99 Posse, uno storico gruppo che si è sciolto nel 2005, invece legato ai centri sociali. Con loro, però, non avevano niente a che vedere, essendo stati promossi dal forum Stormfront, di chiaro stampo neonazista, dagli skinheads e dal White Power.
Claudio Vercelli, storico
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