Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       13 Gennaio 2020 - 16 Tevet 5780
IL VIAGGIO DELLA MEMORIA MIUR-UCEI

"Oggi qui per difendere tutti insieme la libertà"

Una due giorni emotivamente impegnativa, per approfondire la conoscenza della Shoah e “toccare con mano” i luoghi divenuti simbolo dello sterminio e dell’abisso in cui l’umanità precipitò nel corso della seconda guerra mondiale.
Sono oltre cento gli studenti di diverse scuole italiane impegnati, da ieri, nel tradizionale Viaggio della Memoria organizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Il gruppo ieri ha visitato la città di Cracovia, percorrendo le strade di quello che fu il ghetto di Podgórze, in cui i nazisti concentrarono oltre sessantamila ebrei, destinati allo sterminio.
In seguito, nella sinagoga Tempel, la Presidente UCEI Noemi Di Segni, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura David Ermini e il direttore dell’Unar Triantafillos Loukarelis hanno siglato congiuntamente una carta di intenti per favorire “attività di sensibilizzazione, formazione e studio nelle istituzioni di ogni ordine e grado, per il contrasto ad ogni forma di discriminazione e di violenza”.
“Siamo qui per ascoltare, conoscere, sapere. Per fare un viaggio a ritroso nel tempo, faticoso, ne sono certa, dal punto di vista psicologico ed emotivo. Ma essenziale per crescere, per essere persone capaci di difendere valori e attivarsi per gli altri” ha detto Di Segni. “Visto quel che leggiamo, ascoltiamo, subiamo, occorre fare di più sia come percorsi educativi sia come riferimenti normativi, per issare forte la bandiera di questa verità e tutelare un bene che scontato non è che è la libertà.”
Un complesso di valori e di istanze pienamente condivise dalla ministra Azzolina. Che ha posto l’accento sull’importanza della minoranza ebraica in Italia. “Mi preme ricordare”, ha detto la ministra, “che l’ebraismo italiano costituisce una ricchezza insostituibile: le sue scuole, che ci sono così care e per la cui azione l’Unione può contare su me e sul Governo, la ricchezza culturale che le sue istituzioni museali e di ricerca portano, la profondità di pensiero che gli insegnanti e gli studiosi continuano a fornire al Paese, queste cose sono qui con noi, grazie alla figura di colei che la rappresenta tutte. Noemi, appunto.”
LA CERIMONIA ALLA SINAGOGA TEMPEL DI CRACOVIA

"Ebraismo, un'identità viva al servizio della società"

Oggi non è venerdi sera o sabato e la sinagoga non è piena dei quei frequentatori di religione ebraica con i canti e le preghiere che la riempivano prima della guerra. Prima del Ghetto. Prima delle deportazioni. Prima dello sterminio. Prima dell’orrore. Ma oggi – a distanza di 75 anni – è piena di voi e delle vostre voci. Voi giovani, giovanissimi, voi educatori, voi e noi istituzioni. Questo significa creare un legame. Ascoltare, conoscere, sapere. Fare un viaggio a ritroso nel tempo, faticoso – ne sono certa – dal punto di vista psicologico ed emotivo. Ma essenziale per crescere, per essere persone capaci di difendere valori e attivarsi per gli altri. Per salvaguardare la dignità dell’essere umano. Per formare la vostra identità.
Oggi abbiamo fatto un primo pezzo di questo percorso, domani la visita al campo. Appena una manciata di giornate per comprendere un orrore durato oltre otto anni. Non ci illudiamo che si possa comprendere in alcun modo il perché di questo orrore, ma sicuramente è un modo per capire che quanto avvenuto è una tragedia unica e immensa. Per capire anche che siete qui con i rappresentanti delle comunità ebraiche che sono risorte, che il popolo ebraico non è il popolo dei morti, ma un popolo pieno di vita che si è rianimato pur senza dimenticare. Un popolo che contribuisce allo sviluppo del Paese e alla sua cultura. Oggi come allora. 

Noemi Di Segni, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
QUI MILANO - LA PRESENTAZIONE A PALAZZO MARINO

Liliana Segre: "Le pietre d'inciampo 
sono nomi e storie da ricordare"

“Le pietre d’inciampo parlano di storie lontane, per la maggior parte sconosciute. Di persone sparite o nel vento di Auschwitz per la colpa di essere nate o nel vento della tempesta per aver scelto di opporvisi”. Nella sala consigliare di Palazzo Marino sono le parole della senatrice Liliana Segre a spiegare il significato delle Stolpersteine, le pietre d’inciampo che per il quarto anno verrano poste dall’artista tedesco Gunter Demnig in diversi luoghi di Milano, in memoria di chi fu deportato e ucciso dai nazifascisti. “Milano è Memoria e vuole essere Memoria e la risposta a questa iniziativa lo dimostra” ha dichiarato il presidente del Comitato Pietre d’inciampo Marco Steiner, sottolineando che quest’anno nuove città si sono aggiunte al novero di chi ha voluto posare questi piccoli monumenti diffusi di memoria lungo le proprie strade.
LE INSTALLAZIONI A ROMA 

Nuove pietre, nel nome di Lello Di Segni

Il 16 ottobre del ’43 Lello Di Segni ha 17 anni. Lo catturano insieme a tutto il nucleo familiare: i genitori, la nonna, i tre fratelli minori.
A Birkenau, solo lui col padre Cesare supera la selezione: è immesso nel campo per il lavoro schiavo e immatricolato con il numero 158526. Lello, tuttavia, rimane pochissimo tempo col padre: viene quasi subito trasferito nel lager istituito a Varsavia sulle rovine del ghetto. Qui per mesi è costretto a un durissimo lavoro di scavi tra le macerie. Nell’estate del 1944 è trasferito ad Allach, un sottocampo di Dachau, dove viene assegnato al lavoro in una fabbrica di motori. Vede la liberazione da parte degli americani a Dachau nell’aprile del 1945. Il 10 giugno fa ritorno a Roma, dove contro ogni previsione ritrova il padre.
Memorie dell’orrore che diventano coraggioso e tenace impegno di testimonianza. Fino all’ottobre del 2018 quando, all’età di 92 anni, l’ultimo sopravvissuto al rastrellamento del 16 ottobre ci lascia. Si rinnova nel suo nome quella che è ormai una partecipata tradizione di Memoria romana, giunta all’undicesima edizione: l’apposizione delle pietre d’inciampo, che quest’anno – ancora su iniziativa di Adachiara Zevi, cui si deve l’arrivo delle Stolpersteine nella Capitale nel 2010 – contano su 34 nuovi innesti. Il primo dei quali, al civico 9 in via Portico d’Ottavia, nel cuore del quartiere ebraico, porta proprio il nome di Lello Di Segni.
QUI ROMA - LA MANIFESTAZIONE

Urtisti in piazza per le tutele

"Lottiamo per i nostri diritti". "Raggi agisce, il popolo subisce". "La storia si ripete, leggi razziali come nel '38. Divieto di accesso agli ebrei". 
Sono alcuni dei cartelli esposti nel corso del presidio indetto oggi a Roma dagli urtisti, gli storici venditori di ricordi, molti dei quali espressione della locale Comunità ebraica, che protestano per l'allontanamento dalle loro postazioni decretato dall'amministrazione comunale.
Tra i partecipanti al presidio anche alcuni esponenti del Consiglio comunitario. 
 
IL LIBRO TESTIMONIANZA 

Leo, il bambino che raccontò i barbari

In occasione del Giorno della Memoria la casa editrice Aska ha scelto di ristampare Barbari nel secolo XX. Cronaca familiare (settembre 1938-febbraio 1944), lucida testimonianza su quel periodo scritta da Leo Neppi Modona, che aveva allora tra gli otto e gli undici anni, uscita per iniziativa della sorella Lionella nel 2010. Il libro è stato presentato a Montevarchi dalle due curatrici, la stessa Lionella e Caterina Del Vivo, nell’antica sala della biblioteca dell’Accademia Valdarnese del Poggio. 


Rassegna stampa

Proteste iraniane
Leggi

 
Un nesso indissolubile
La senatrice Segre ha declinato con la sua consueta gentilezza l’invito rivoltole da Matteo Salvini a partecipare al convegno organizzato dalla Lega sull’antisemitismo. Ma ha anche voluto ribadire, con la sua consueta fermezza, che la lotta contro l’antisemitismo non può andare disgiunta da quella contro il razzismo. Credo che tutti, e in particolare tutti noi ebrei, dovremmo accogliere con sollievo e partecipazione queste sue affermazioni.
Anna Foa
Oltremare - Neve
Il vero sionista assoluto, il sionista d’acciaio, non è quello che compera solo ed esclusivamente “Totzeret Haaretz” (prodotto in Israele), e nemmeno quello che paga le tasse (altissime) fino all’ultimo centesimo, è riservista fino ai sessant’anni, inonda i social di foto e post che decantano la invincibile e irrefrenabile innovazione israeliana. No. Il vero sionista è il tizio che è partito a mezzanotte da un posto qualunque nel centro del paese, con la macchina piena di amici o bambini, piumini, scarponi, guanti rinforzati, occhiali antiriflesso, viveri per sopravvivere all’inverno atomico.
Daniela Fubini
Controvento - Identità d'esilio
“Non sfruttare né opprimere lo straniero, perché voi stessi foste stranieri in Egitto”. Questi versetti dell’Esodo mi sono sempre stati presente, forse perché vengo da una famiglia cacciata nel secolo scorso dalla Romania e dalla Polonia e prima da chissà dove. I miei genitori non si sarebbero certo definiti esuli, si sentivano ebrei senza necessità di una patria, o meglio la cui patria non era territoriale ma religioso-culturale.
Viviana Kasam
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