LA TESTIMONIANZA DELLA SENATRICE A VITA A STRASBURGO
Liliana Segre, l'omaggio del Parlamento Ue
Un prolungato applauso poi diventata un’ovazione in piedi di tutto l’Europarlamento ha accompagnato la conclusione del discorso che la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta e testimone della Shoah, ha tenuto all’assemblea plenaria di Bruxelles in occasione dei 75 anni della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. “Sono qui per dare un messaggio di speranza” ha detto la senatrice a vita. “Io porto sempre un messaggio di speranza: perché da nonna non posso che portare un messaggio di speranza per i miei nipoti veri e per quelli ideali e per i ragazzi nel mondo”.
“Non nascondo l’emozione profonda di entrare in questo Parlamento europeo dopo aver visto all’ingresso le bandiere colorate di tanti stati affratellati. Qui si parla, si discute, ci si guarda negli occhi. Non è stato sempre così" ha detto inoltre Segre, accolta dal Presidente del Parlamento Ue David Sassoli.
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DA ISRAELE, OPINIONI A CONFRONTO SULL'INIZIATIVA DELLA CASA BIANCA
Un piano di pace dal destino incerto
Un'opportunità di pace nel caso i palestinesi scelgano il compromesso, un piano destinato a fallire perché ai palestinesi si chiedono troppi compromessi. Sono, in sintesi, le due analisi più popolari in Israele – e non solo – rispetto al piano di pace svelato dal Presidente Usa Donald Trump alla Casa Bianca con al suo fianco il Primo ministro Benjamin Netanyahu. “È un grande piano per Israele. È un grande piano per la pace", il commento di Netanyahu, che subito ha annunciato di voler far approvare al suo esecutivo l'estensione della sovranità sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Un'iniziativa raffreddata dall'ideatore del piano di pace americano, Jared Kushner (genero di Trump), che ha chiesto di aspettare. Alcuni paesi arabi, tra cui l'Arabia Saudita si sono detti disponibili a prendere in considerazione il piano ma i palestinesi, per bocca del leader Mahmoud Abbas e attraverso le proteste di piazza, hanno già chiarito che per loro è un no. No a Gerusalemme capitale indivisibile d'Israele, no all'annessione israeliana della Valle del Giordano, no al mantenimento di tutti gli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Ovvero tre dei punti principali del piano che prevede, tra i suoi elementi più richiamati, esplicitamente uno Stato palestinese seppur in una forma molto diversa dai progetti passati.
“La scelta non è tra le proposte di pace del passato e il piano di Trump. - scrive Ben Dror Yemini, editorialista di Yedioth Ahronoth - La scelta è tra il piano di Trump e uno stato binazionale dove gli ebrei non saranno più la maggioranza".
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LE INIZIATIVE DELLA CITTÀ PER LA MEMORIA E IL SIMBOLICO GESTO DELL'UNIVERSITÀ
Palermo 1938-2020, le scuse dell'Accademia
Il 27 gennaio Palermo ha visto tanti eventi e momenti significativi per far riaffiorare molte realtà e pezzi di storia che non si conoscevano. In una terra che dal 1492 non ha più avuto una forte presenza ebraica e che ha oggi un piccolo nucleo attivissimo, che ha saputo interagire in questi anni con le istituzioni politiche, culturali e accademiche della città, da segnalare anzitutto che tre Musei regionali commemorano la Shoah: si tratta del Museo archeologico Salinas, di Palazzo Abatellis e del museo di Arte contemporanea RISO che - rispondendo ad una disposizione del presidente Musumeci e su indicazione del dipartimento dei Beni culturali - hanno organizzato una serie di visite guidate, appuntamenti e proiezioni.
In particolare, al Museo archeologico Salinas, dal 27 gennaio all'1 marzo, si può visitare la mostra "Documenti di storia ebraica dalle collezioni del Museo Salinas", tra monete, libri e fotografie. Nei pannelli e nel filmato appositamente realizzati, viene raccontata la storia degli ebrei a Palermo, che inizia intorno al III-IV secolo d.C. e si chiude nel 1492 con l'Editto di espulsione dei re cattolici di Spagna Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona.
Una mostra e un concerto anche a Palazzo Abatellis: nella sala del Trionfo della Morte può essere visitata l'esposizione "I metalli islamici con iscrizioni ebraiche e l'epigrafe ebraica”, contenente i cosiddetti metalli mamelucchi del XIV sec. Opere la cui decorazione fa riferimento a iscrizioni arabe che presentano incisioni posteriori in ebraico.
E ancora nella sala Damiani Almejda dell’Archivio Storico Comunale, è stato presentato il libro «Delle vicissitudini dei Giudei di Sicilia. Gli Ebrei a Palermo tra il XIV e il XV secolo», di Girolamo Mazzola e pubblicato da Ex Libris.
Gli studenti palermitani il 27 si sono trovati davanti al «Vagone» della Memoria per ricordare tutte le vittime del nazi-fascismo. E in Prefettura molte scolaresche erano presenti all’incontro indetto dal Prefetto su Le leggi razziali e l’indifferenza. Alla libreria " Tante Storie" é stato invece presentato il libro di Lucia Vincenti, studiosa di storia contemporanea siciliana relativa al ventennio, "Shoah, storia degli ebrei in Sicilia durante il fascismo”.
Vero fiore all'occhiello delle celebrazioni é tuttavia la serie di eventi organizzati dall’Università di Palermo, con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'esposizione "Gli studenti ebrei e l'Università di Palermo ai tempi del fascismo", curata dal delegato del Rettore all'Archivio storico di Ateneo, Mario Varvaro, si sviluppa attraverso un percorso di documenti, fotografie, lettere e testimonianze, unica finora nel suo genere.
In un Convegno, dopo la presentazione del Rettore Fabrizio Micari e del VicePresidente Ucei Giulio Disegni, due dettagliate relazioni dei professori Alessandro Hoffmann e Mario Varvaro, introdotti da Matteo Di Figlia. Nell’occasione è stato presentato in anteprima "Nella bufera” dal testo “Józef Lewsztein” di Alessandro Hoffmann, drammaturgia e regia di Adriana Castellucci, con gli studenti del Laboratorio Teatrale del Liceo "Galileo Galilei" di Palermo.
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L'INTERVISTA E L'APPUNTAMENTO DEL 6 FEBBRAIO AL PITIGLIANI
Predrag Matvejevic: “Il pane ebraico
salverà l’anima delle due Europe”
“Il pane ebraico salverà l’anima delle due Europe”. Ne era convinto Predrag Matvejevic (qui ritratto da Giorgio Albertini), il grande intellettuale balcanico autore tra gli altri di Pane nostro, libro di straordinario respiro che nel raccontare la storia del pane raccontava la storia dell'intera umanità. Sottolineava Matvejevic in una grande intervista con Pagine Ebraiche, realizzata in occasione dell'uscita del libro: "L’opera più esauriente scritta fino ad oggi sull’argomento, Seimila anni di pane (Sechstausend Jahre Brot), è di un ebreo tedesco, Heinrich Eduard Jacob. Alla fine del libro testimonia della sua esperienza di sopravvissuto di Buchenwald dove riceveva un pane fatto della mistura di patate e segatura. Ci si può domandare: avrebbe potuto scrivere un libro di tale valore se non avesse dovuto mangiare un pane del genere?".
Il pane, si ricordava nel corso dell'intervista con il direttore Guido Vitale, è storia, cultura, letteratura e in molte pagine del libro anche rito, religione. A cominciare dalla lezione ebraica sulla benedizione e la consacrazione della trasformazione del cibo.
Spunti di riflessione attuali guardando all'evento "Prepariamo insieme il pane" pensato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane insieme al Tavolo Interreligioso di Roma e al Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani. Un evento, in programma giovedì 6 febbraio alle 18 nella sede del Pitigliani, che intende celebrare il pane con un evento interamente declinato al femminile: tante donne “con le mani in pasta”, unite nella produzione dell’alimento più antico.(Per partecipare è necessario scrivere a segreteria@ucei.it entro lunedì 3 febbraio. I posti sono limitati).
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LO SPETTACOLO A ROMA DEDICATO AL PUGILE VITTIMA DEL NAZIFASCISMO
Sul palcoscenico, nel nome di Leone Efrati
Fu uno dei più grandi pugili del suo tempo. E solo ai punti perse il titolo mondiale in una sfida appassionante con Leo Rodak, nel dicembre del 1938.
Sarebbero potute esserci molte altre occasioni di riscatto. Ma Leone Efrati, a un certo punto, seguì un richiamo interiore più forte: quello degli affetti. E così, consapevole della posta in gioco, lasciò gli Usa per fare ritorno a Roma. Quello il posto in cui voleva stare, vicino alla moglie Ester e al figlioletto Romolo colpiti delle infami Leggi razziste. Solo porte chiuse da allora per lui, costretto ai margini nonostante l’immensa popolarità. Niente più allenamenti in palestra. Niente più sfide internazionali, con addosso i mitici calzoncini con la Stella di Davide. Al loro posto noccioline vendute sul litorale romano, vari mestieri in clandestinità per tirare a campare. L’epilogo dietro al filo spinato di un lager, per un ultimo drammatico combattimento da cui non avrà scampo. A salvarsi dalla deportazione sarà invece il figlio, che nell’immediato dopoguerra, con lucidità e coraggio, inchioderà alle responsabilità i loro aguzzini.
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L'INCONTRO OGGI DEL DIPLOMATICO CON I VERTICI DELLA COMUNITÀ
Torino, a confronto con l’ambasciatore d'Israele
Si è svolta in mattinata la visita alla Comunità ebraica di Torino dell’ambasciatore israeliano Dror Eydar: un’occasione per dialogare con le principali autorità comunitarie e poter così conoscere le molteplici realtà che la compongono. L’ambasciatore si è soffermato nei locali delle scuole Emanuele Artom e Colonna e Finzi, della casa di riposo e negli spazi dedicati alla vita relazionale della Comunità, come il centro sociale. Ad accoglierlo il presidente della Comunità ebraica Dario Disegni, i membri della Giunta e il rabbino capo rav Ariel Di Porto.
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L'OPERA DONATA AGLI EBREI LIVORNESI
L’arte che racconta la Memoria
In occasione del Giorno della Memoria, il Comune di Roccastrada ha celebrato la ricorrenza con due appuntamenti che hanno visto al centro dell’attenzione collettiva la donazione alla Comunità ebraica di Livorno dell’installazione “Pompei 1944 (La domanda di Gigliola)” realizzata dagli artisti Renato Pisani di Grosseto e Antonello Mendolia di Livorno in memoria di Gigliola Finzi, bambina nata a Roccatederighi (Grosseto) nel febbraio 1944, nel campo di detenzione dei prigionieri ebrei e trucidata all’età di tre mesi, appena scesa dal treno della morte che portò lei e i suoi genitori ad Auschwitz.
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Rassegna stampa
Piano di pace Usa,
strada in salita
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Ticketless - Microcitofoni
“Mark è un caro amico inglese. Ha studiato in Italia, vuole bene agli italiani, si dispera di fronte al nostro declino. L’ho rivisto questa settimana. Si occupa adesso di informazione televisiva, ma ha insegnato a lungo letteratura italiana. Con lui la conversazione è sempre brillante, ha un forte senso del comico e della teatralità. Anni fa ci aveva fatto morire dal ridere imitando le interviste ai politici colti alla sprovvista mentre camminano per strada. Il mutismo di Cuccia gli era sembrato un gioiello alla Chaplin, ma pur sempre un episodio da circo di strada, indegno di una civile e moderna informazione. Ho chiesto a Mark che cosa lo colpisce nei nostri telegiornali. Pensavo mi parlasse degli esiti della sentenza-Berlusconi. La sua risposta mi ha spiazzato più della sentenza della Cassazione, che a dire il vero, per il modo spagnolesco come è stata formulata davanti a milioni di telespettatori, richiedeva come minimo una laurea in giurisprudenza perché si capisse che di condanna e non di assoluzione si trattava.
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Gerarchia ed efficienza
Ci sarà tempo e modo di commentare il piano di (non) pace di Trump per risolvere l’annoso problema israelo-palestinese. Ora, però, nel mondo è scoppiata la psicosi coronavirus, che, tra i mille e più problemi che solleva, c’è anche quello della differenza con cui può essere gestita l’emergenza. La Cina ha risposto al problema appena il contagio ha superato la soglia di rischio e lo ha fatto in modo risoluto e definitivo.
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Periscopio - Occhi aperti sul passato
Le manifestazioni in occasione del Giorno della Memoria, anche quest’anno, si sono succedute, in tutte le più importanti città italiane, con una partecipazione molto ampia, da parte di studiosi, educatori, studenti, artisti, politici, uomini di Chiesa, rappresentanti delle istituzioni, Testimoni, semplici cittadini. A vent’anni dalla legge che, nel 2000, istituì, nel nostro Paese, questo momento di pubblica riflessione, non è dato di vedere nessun segno di affievolimento di interesse, nonostante i fisiologici meccanismi di assuefazione, saturazione, noia, che dovrebbero portare ogni interesse, col tempo, a scemare.
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Carta velina
Nel settembre 1939 a Les Milles (Aix–en–Provence) fu aperto un Campo di internamento francese per civili austriaci e tedeschi dell’area urbana di Marsiglia classificati Enemy Aliens; dopo il secondo armistizio di Compiègne, il Campo fu trasformato in Dulag controllato dal Reich. A Les Milles furono trasferiti il compositore e critico musicale Hans Ewald Heller, il direttore e compositore tedesco Adolf Sieberth (ivi diresse un coro maschile), il compositore franco–tedesco Kurt Levy (successivamente trasferito a Gurs), Max Schlesinger (autore dell’inno del Campo sulle musiche di Biancaneve e i sette Nani di Walt Disney) e il compositore tedesco Eric Itor Kahn il quale, prima di ottenere l’autorizzazione a emigrare negli USA, stese la partitura dell’imponente Nenia pro Judaeis qui in haec aetate perierunt per violoncello e pianoforte.
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In ricordo di Modigliani
Narrano le cronache, anche se intorno al grande artista ogni cosa può creare dibattito, che in preda al delirio, ricoverato presso l’Hôpital de la Charité, all’alba del 24 gennaio 1920 avvenne la dipartita terrena di Amedeo Rachamim (Clemente) Modigliani. Era quindi il 4 del mese di Shevat dell’anno ebraico 5680, sabato, corrispondente quest’anno al 30 gennaio.
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