Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     2 febbraio 2020 - 7 Shevat 5780
NUOVO LANCIO DI MISSILI DA PARTE DI HAMAS CONTRO ISRAELE 

Russia e Lega araba contro il piano di pace Usa
mentre sale la tensione sul terreno

L'aviazione militare israeliana ha colpito la scorsa notte alcuni obiettivi militari del gruppo terroristico di Hamas a nord di Gaza in reazione ai continui lanci dalla Striscia di razzi e di grappoli di palloni collegati ad ordigni esplosivi. Il portavoce militare israeliano ha spiegato che l'esercito ha colpito una "infrastruttura sotterranea" realizzata da Hamas per "fini terroristici".
Tra gli israeliani costretti a correre nei bunker nelle scorse ore, anche il leader di Kachol Lavan Benny Gantz in visita al Kibbutz Nahal Oz (situato a breve distanza dal confine con Gaza).
Questa nuova fiammata di violenza palestinese appare, spiegano i media israeliani, come una reazione al piano di pace annunciato dal presidente Usa Donald Trump: nessuna voce palestinese, né a Gaza né a Ramallah, ha accolto con favore la proposta Usa denunciandola come un favore alla sola Israele. Il leader dell'Anp Mahmoud Abbas, come già avvenuto in passato, ha minacciato di cancellare la cooperazione tra israeliani e palestinesi sul fronte della sicurezza in Cisgiordania. L'aver ottenuto al Cairo l'appoggio della Lega Araba ha reso Abbas più sicuro di poter portare avanti le sue minacce. 

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QUI TORINO - IL CONVEGNO

La Shoah e l'infanzia cancellata

Un tema di forte impatto, quello sui rapporti tra leggi razziali, Shoah e infanzia e sugli effetti delle leggi sul mondo infantile, non può non essere trattato in modo interdisciplinare e sotto più angoli visuali. Un evento significativo, a margine del Giorno della Memoria, è quello organizzato a Torino dal Centro Torinese di Psicoanalisi e dalla Comunità ebraica della città in un incontro dedicato a Infanzia e Memoria della Shoah.
Dopo la presentazione di Giorgio Astengo, psicoanalista, presidente del Centro Torinese Psicoanalisi e di Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica e dopo una toccante introduzione di Sarah Randaccio, psicoanalista e consigliera della Comunità, il rabbino Alberto Somekh ha parlato del rapporto tra Shoah e memoria, mentre lo storico Bruno Maida, autore di La Shoah dei bambini. La persecuzione dell'infanzia ebraica in Italia (1938-1945), (edito da Einaudi), ha tracciato un quadro - molto attuale oggi, quando non poche Corti dei Conti negano l’assegno di benemerenza a chi ha subìto le persecuzioni razziali da bambino, perché le sofferenze e i danni ricadrebbero sui loro genitori e non sui bambini - sullo sradicamento e l’insicurezza lasciata dalla legislazione razzista nei più piccoli.

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QUI VENEZIA - IL PROGETTO STOLPERSTEINE

 Una pietra per Giuseppe Jona

Dodici nuove pietre sono state poste a Venezia, nelle scorse ore, in ricordo di altrettante vittime del nazifascismo. Le stolpersteine veneziane portano i nomi di Gilda Jesurum Foà, Vittorio, Amelia e Augusto Coen Porto, Jole e Marisa Jesurum, Eugenio Saraval, Pia Cesana Mariani e Leo Mariani, Ida e Ada Ancona e di Giuseppe Jona, medico e presidente della Comunità ebraica morto suicida per non dover consegnare ai nazisti l’elenco dei cittadini ebrei rimasti in città.
Così Ermelinda Damiano, presidente del Consiglio comunale, intervenuta assieme tra gli altri al presidente della Comunità ebraica Paolo Gnignati: “Venezia, ancora una volta, si dimostra sensibile al tema della Shoah e della memoria e può essere d’esempio per tutti e soprattutto per le giovani generazioni. E lo sta facendo, oltre che con questo percorso, anche con numerose altre iniziative, come il conferimento della cittadinanza onoraria che daremo alla senatrice a vita Liliana Segre”.

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LE CELEBRAZIONI DEL 27 GENNAIO E LA PRESENZA DELLA COMUNITÀ

“Comune di Parma, silenzio assordante”

“Con estremo rammarico mi vedo costretto, in qualità di presidente della Comunità ebraica di Parma, a dar voce al ‘silenzio assordante’ che ha accompagnato la celebrazione del Giorno della Memoria che si è svolta lo scorso 27 gennaio presso il Teatro Due”.
Inizia con queste parole la lettera inviata nelle scorse ore da Riccardo Moretti, presidente della Comunità ebraica locale, al sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Una lettera aperta in cui si affronta il tema della mancata partecipazione personale all’evento provocata, sottolinea Moretti, “dall’ennesima mancanza di rispetto da parte degli organizzatori che, solo pochi giorni prima dall’evento, mi hanno informato e solo dopo che già era uscita la notizia della mia personale partecipazione senza esserne stato preventivamente ed ufficialmente invitato”.

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IL RICONOSCIMENTO DELLA CITTÀ ROMAGNOLA

 Ravenna rende onore a Cesare Moisè Finzi,
una cittadinanza per la Memoria

L’attività meritoria di divulgatore della Memoria della Shoah è valsa a Cesare Moisè Finzi la cittadinanza onoraria di Ravenna, conferitagli presso il Teatro Alighieri. Si è trattato del momento più significativo all’interno del corposo programma di eventi in occasione del Giorno della Memoria. Il conferimento era stato approvato lo scorso 21 gennaio dal Consiglio comunale all’unanimità.
Alla cerimonia in teatro hanno partecipato numerosi studenti delle scuole di Ravenna ai quali Finzi ha raccontato la sua esperienza di giovane cacciato dalla scuola poiché ebreo e fortunatamente scampato ai rastrellamenti con la sua famiglia. Al termine dell’intervento gli è stata tributata una lunga ovazione. Oltre agli studenti, ha partecipato alla cerimonia il Consiglio comunale riunito in seduta straordinaria.
Cesare Moisè Finzi, cardiologo ferrarese, fu espulso dalla scuola italiana nel 1938, perché ebreo, a seguito dell’emanazione delle leggi razziste e studiò nella scuola ebraica dove ebbe come insegnante, fra gli altri, il giovane Giorgio Bassani, scrittore e poeta. Per scampare alla deportazione, che toccò invece ad alcuni suoi parenti di Bolzano, nel 1943 fuggì in treno dalla propria città con la sua famiglia e quella dello zio.

Jonatan Della Rocca 

(Nell’immagine Cesare Moisè Finzi con il sindaco Michele de Pascale e il rav Luciano Caro)

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QUI FIRENZE - IL CONVEGNO 

"27 Gennaio, non vuoto rituale
ma esperienza di conoscenza"

“Dall’istituzione del Giorno della Memoria celebro questa ricorrenza non come un vuoto rituale, ma come una comune, sentita esperienza di conoscenza e crescita personale”. La professoressa Ida Zatelli, professoressa ordinaria di Lingua e letteratura ebraica all’Università di Firenze, ha confermato questo suo approccio anche nell’ultima iniziativa organizzata in facoltà, presso la Sala Comparetti della Biblioteca Umanistica, dedicata a Shoah e letteratura.
Significative le relazioni tenute in questa sede, moderate e introdotte dalla stessa Zatelli: a prendere la parola Alberto Cavaglion (Primo Levi e la questione delle fonti letterarie), Valeria Dei (Irène Némirovsky e l’impossibile oblio delle origini), Alberto Legnaioli (Aharon Appelfeld e la figura del sopravvissuto nella letteratura israeliana) e Daniel Vogelmann (Testimonianza di un figlio della Shoah). In apertura i saluti istituzionali di rappresentanti dell’Università fiorentina e del presidente della Comunità ebraica David Liscia.

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LA PREMIAZIONE A PALAZZO MARINO  

Milano, la sfida di essere campioni del bene 

Dieci campioni del bene, premiati per il loro coraggio e per essersi messi a servizio degli altri, e un campione della gente. Si è tenuta a Palazzo Marino, la XIX edizione del premio ‘Il Campione’, promossa dai City Angels, realtà del volontariato che si occupa a Milano e in Italia di portare un aiuto alle persone in difficoltà. Il riconoscimento di Campione per la Giustizia è andato quest’anno a Gabriele Nissim di Gariwo, l’associazione che gestisce il Giardino dei Giusti di Milano. A consegnarglielo, il presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach a cui il riconoscimento era stato conferito lo scorso anno. Presenti all’iniziativa dei City Angels, considerati uno dei simboli positivi della città, il presidente della Comunità ebraica milanese Milo Hasbani, l’arcivescovo Mario Delpini e il vicario generale dei sufi in Italia Mohsen Mouelh. I tre si sono simbolicamente stretti la mano in segno di solidarietà tra le tre religioni monoteiste.

L'APPUNTAMENTO A TRAPANI CON MIFGASH 

 L’archivio della nostra storia

Si è svolta nella splendida cornice settecentesca della chiesa di Sant’Alberto di Trapani la terza edizione del convegno Mifgash, patrocinato dall’UCEI. Due settimane all’insegna del dialogo interreligioso.
Questa volta, oltre ad interventi incentrati sulla cucina ebraica, sui libri ebraici in Sicilia e le antiche giudecche siciliane, sapientemente curati dalla dottoressa Chiara Camarda, al concerto per i bambini vittime di tutte le guerre il 27 gennaio, e al prossimo intervento di Gadi Luzzatto Voghera sulla visione della natura e del creato, la sottoscritta ha svolto il suo intervento incentrato sulle sinagoghe italiane attraverso le immagini dell’archivio Face, patrimonio documentale conservato presso il Centro Bibliografico UCEI, presso il quale ha già allestito una mostra nello scorso autunno.

Gisèle Lévy

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Rassegna stampa

Abbas rompe con Israele e Usa
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Intellettuali in tempo di crisi
“Ascoltando, infatti, le grida d’allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell’allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valige, nei fazzoletti, e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, sventura e insegnamento degli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi sorci per mandarli a morire in una città felice”.
Sono le parole con cui Albert Camus chiude La peste, libro che ogni tanto bisognerebbe riaprire. Lettura interessante, non solo per la peste, ma anche per la funzione degli intellettuali in un tempo di crisi.
                                                                          David Bidussa, storico delle idee
 
C’è anche quando non si vede
Torniamo a ragionare sul «jihadismo». Lo facciamo senza l’urgenza della ribalta dettata dalla cronaca, per meglio intendere il suo significato storico, oltreché politico. Si tratta di un termine relativamente nuovo, generatosi e poi diffusosi, come espressione di uso comune, nell’ultimo decennio. Comunque, non troppo prima dei fatti del settembre del 2001. E tuttavia, l’insieme dei fenomeni che la parola in sé contraddistingue (soprattutto, in ordine di successione, il ricorso sistematico alla violenza politica attraverso l’uso di una retorica del discorso pubblico che rimanda alla sfera della religione come ad una totalità, nonché la concezione militarizzata dei rapporti politici, fatto che implica la distruzione integrale dell’avversario) non risale a questi ultimi anni, semmai collocandosi nel transito storico compreso tra gli anni Sessanta e Settanta, a fronte delle crepe del discorso politico secolarizzante dei vari Nasser e delle leadership terzomondiste.
Claudio Vercelli, storico
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