Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui    12 Aprile 2020 - 18 Nissan 5780
NEL VIDEO PILPUL DI OGGI, IL DIRETTORE DEL CORRIERE DELLA SERA FONTANA

“Emergenza, una grande sfida per il giornalismo.
I lettori premiano la professionalità”

“Siamo inondati di notizie che vanno verificate rapidamente. Ogni cosa che scriviamo ha un impatto immediato sia sulla percezione ma anche sui comportamenti dell’opinione pubblica, sugli italiani. Sappiamo benissimo che la responsabilità è sempre stata un tema dell’informazione, ma adesso è moltiplicata. E i lettori ci stanno dando fiducia”. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha reso ancor più centrale il ruolo dell’informazione. Il grande pubblico si è reso conto dell’importanza di avere giornalisti professionisti che seguono e raccontano i fatti, di testate giornalistiche che offrano analisi ma anche altri temi su cui discutere e riflettere. Sono alcuni degli spunti emersi dalla conversazione della redazione di Pagine Ebraiche con il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. Nel video pilpul di questa sera (l’approfondimento curato dalla redazione e in onda sui canali Facebook UCEI e Pagine Ebraiche), Fontana racconta cosa vuol dire per il primo quotidiano italiano affrontare questa crisi sanitaria, come abbia accelerato il lavoro sul digitale della redazione e come abbia fatto crescere in modo esponenziale il numero di lettori sull’online. “Sarà un mondo dell’editoria trasformato quello che uscirà da questa emergenza”, ha sottolineato Fontana, parlando con il direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale e con i redattori Daniel Reichel e Adam Smulevich. Secondo il direttore del Corriere il valore e la qualità del giornalismo fatto da professionisti saranno ripagati dalla fiducia dei lettori anche dopo la crisi. “Chi ha puntato sulla qualità avrà dei vantaggi rispetto ad esempio a chi pensava che l’unico canale di sbocco fossero i social”. Nel confrontarsi con la redazione di Pagine Ebraiche, Fontana ha spiegato di essere orgoglioso di come i suoi giornalisti hanno affrontato l’emergenza e ha analizzato alcune criticità sulla copertura iniziale della crisi.
“Speriamo di rivederci di persona quando tutto questo sarà finito”, il saluto del direttore del Corriere in chiusura mentre l’appuntamento per tutti i lettori è dunque per questa sera alle 22.30 sui canali di Pagine Ebraiche e UCEI.

 

LA NUOVA SQUADRA DI ESPERTI CHIAMATI PER AFFRONTARE L'EMERGENZA

Da Roma ad Harvard, l’economista Sadun
nella task force voluta dal governo 

Famiglia ebraico-romana con ascendenza livornese, un forte legame con il rav Elio Toaff, Raffaella Sadun insegna alla Harvard Business School e ha all’attivo diverse pubblicazioni su temi economici sulle principali testate internazionali.
Già segnalata tra i giovani economisti più brillanti al mondo, prima in classifica tra gli italiani, la professoressa Sadun farà parte del gruppo di lavoro che affiancherà il manager Vittorio Colao nella gestione, accanto al governo e al comitato scientifico, della complessa fase due dell’emergenza sanitaria.
Diverse le criticità sollevate finora sulla fase uno. “Sul Covid-19 il mondo può imparare dagli errori dell’Italia”: è il titolo di una riflessione, di cui Sadun è coautrice, pubblicata nelle scorse settimane sulla Harvard Business Review e tradotta in italiano da Internazionale. “L’incapacità sistematica di ascoltare gli esperti – vi si legge – dimostra che i leader nazionali, e le persone in generale, fanno fatica a reagire in situazioni difficili e complesse in cui non esiste una soluzione facile. Il desiderio di agire spinge i politici ad affidarsi al proprio istinto o alle opinioni della loro cerchia ristretta, ma in circostanze di estrema incertezza bisogna resistere a questa tentazione. Al contrario, è importante prendersi il tempo di studiare, organizzare e assorbire le informazioni fornite dagli esperti di diverse discipline”.

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NELL'ULTIMO VIDEO PILPUL, L'ANALISI DEL CORRISPONDETE DEL DE TELEGRAAF

 Olanda-Italia, la necessità di capirsi

L’Olanda è il paese al centro del dibattito europeo, in particolare nel confronto con l’Italia sulle misure economiche da intraprendere per contrastare gli effetti della crisi sanitaria. Spiegare le posizioni dei due paesi può aiutare ad avvicinare le parti, che al momento sembrano molto lontane, a superare le incomprensioni. Il corrispondete a Roma del quotidiano De Telegraaf Maarten van Aalderen ha provato a farlo, intervistando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Quale effetto ha avuto l’intervista in Olanda, lo ha raccontato lo stesso van Aalderen alla redazione di Pagine Ebraiche nel video Pilpul andato in onda ieri sera. “Ho visto un po’ come una missione quella di avvicinare i due paesi. L’intervista al Presidente Conte non era solo importante per me come giornalista ma poteva essere un modo per fare da ponte” tra le due opinioni pubbliche. “Purtroppo – spiega van Aalderen, già presidente dell’Associazione Stampa estera in Italia – l’Olanda nonostante l’intervista, nonostante i nuovi elementi dati da Conte al dibattito interno, è rimasta sulla sua posizione. L’unica cosa, ha capito di aver sbagliato nella forma ma nella sostanza è rimasta sempre il paese più falco”.
Grande conoscitore della realtà italiana, il giornalista del De Telegraaf ha aiutato a capire le posizioni del governo del Primo ministro Mark Rutte, la percezione che si ha nei Paesi Bassi del nostro paese e viceversa. “La contrapposizione fra l’Olanda e l’Italia non è una novità: alla Farnesina si parla della legge del Fracassi, cioè se non sai che posizioni prendere in politica estera, ascolta cosa fa il ministro olandese e fai il contrario”, evidenzia con un sorriso van Aalderen, sottolineando come anche l’ex Presidente del Consiglio Prodi gli abbia confermato le difficoltà di capirsi con i governi olandesi. “Solo che ora c’è una situazione drammatica, c’è il coronavirus”.

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Rassegna stampa

L’Italia e la fase 2 all’orizzonte
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Accendere un lume
La sera del primo seder ho pensato che non sarebbe stata una canzone a darci senso di futuro (valeva quella sera per Echad anì iodea, un capretto, sarà così anche il 25 aprile con Bella ciao!) che invece voleva dire solo cercare protezione nel passato.
La possibilità di pensare futuro nella condizione di buio profondo, ogni volta è stato accendere un lume (materialmente, ma anche concettualmente), proteggere la scarsa e fioca luce che emette, fare il conto e l’elenco dei compiti, prendere responsabilmente su di sé i rischi.
                                                                          David Bidussa
 
Il futuro che manca
Abbiamo accettato spirito e sostanza del lockdown e continuiamo a praticarlo. Non potrebbe essere diversamente. Essere cittadini, tanto più in questo caso, implica introiettare il senso del limite. Quand’anche esso sia, di fatto, un’amputazione di parte dei diritti elementari, a partire da quello alla socialità. Viviamo un tempo paradossale, nel quale, per continuare ad esistere come esseri umani, dobbiamo fare a meno di ciò che, in fondo, ci restituisce la nostra umanità, ossia il rapportarci con i nostri omologhi. Sia ben chiaro: nessun catastrofismo. Da questa gravissima crisi ne riemergeremo. Ma non saremo più come prima in quanto l’incredibile condizione che stiamo vivendo ci sta mutando: sul piano economico, sociale e civile. 
Claudio Vercelli
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Il lavoro silenzioso degli insegnanti
Maestre di asilo che coinvolgono i genitori dei loro allievi nella lettura di fiabe e racconti, facendo giocare a distanza i bambini per alleviare le tensioni della vita quotidiana. Insegnanti delle elementari che in mancanza di strumentazioni adeguate, fanno di tutto perché i loro ragazzi mantengano un contatto con la scuola, attenuando l’angoscia per una clausura che ha sconvolto le esistenze. Docenti dei licei che tengono in vita la didattica, perfezionando le loro conoscenze tecniche per fare fronte a sfide nuove, con i ragazzi che sono al lavoro di primo mattino e che il pomeriggio hanno dei compiti.
David Meghnagi
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