LA CERIMONIA AL MONTE STELLA 

Giornata dei Giusti dell'Umanità
"Il loro esempio ci rende più forti"

Dag Hammarskjöld, il segretario generale delle Nazioni Unite di cui indimenticabile resta l’attività umanitaria. Carlo Urbani, il medico italiano che per primo individuò la Sars; Liu Xiaobo, attivista per i diritti in Cina assieme alla moglie Liu Xia; la giudice della Corte Suprema Usa Ruth Bader Ginsburg. Sono le cinque figure attorno cui ruota la Giornata dei Giusti dell’Umanità in svolgimento in tutta Italia.
Dal Monte Stella a Milano, sfondo della cerimonia inaugurale svoltasi stamane, il via a un’edizione interamente declinata a distanza. Nel pomeriggio è previsto l’intervento della senatrice a vita Liliana Segre. Tra gli ospiti del mattino c’erano invece Luca Urbani, uno dei figli di Carlo, presente al Monte Stella; Henrik Hammargren, presidente esecutivo della Fondazione Dag Hammarskjöld; Paul Spera, nipote della giudice Ginsburg. Liu Xia, l’unica dei cinque “Giusti” in vita, è intervenuta attraverso un videomessaggio.
Due i messaggi testimoniati dal presidente di Gariwo Gabriele Nissim. Il primo è la richiesta formale, rivolta al Parlamento italiano, “di nominare un advisor sui genocidi in corso nel mondo e di tenere sempre una sessione della Commissione Esteri che informi l’opinione pubblica sulle violazioni dei diritti umani e sui meccanismi internazionali che possono prevenire i genocidi”. Nissim ha poi sottolineato come i pericoli derivino oggi da quei Paesi che hanno creato sistemi politici antitetici alla democrazia “come la Cina e i Paesi fondamentalisti da una parte o dall’altra gli Stati come la Russia e la Turchia, dove la democrazia è puramente di facciata e dove, nonostante le elezioni, si silenziano le voci libere nell’informazione e si chiudono in prigione gli oppositori”.
Il tema della democrazia, ha però ammonito, non riguarda solo i Paesi totalitari o le varie autocrazie. Attraversa anzi gli stessi Paesi democratici “come si è visto con l’assalto al Campidoglio a Washington o la nascita di democrazie illiberali in Polonia e Ungheria”. Ed è un fatto che i vari gruppi populisti, con l’uso dei social e con una cultura del disprezzo e del nemico nell’arena pubblica, “hanno cercato di minare il pluralismo politico e la divisione dei poteri nella società democratica”. Da qui la decisione di Gariwo di onorare in questa edizione, cui hanno aderito tra gli altri il segretario generale Onu Antonio Guterres, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli e il presidente della Camera Roberto Fico, “figure morali che sono un esempio per la battaglia per la democrazia, non solo per i loro Paesi, ma per il mondo intero”. 
Vivo l’apprezzamento espresso in apertura dal sindaco Beppe Sala: “Malgrado la restrizioni – le sue parole a nome della città – per me è sempre un’emozione essere qua: il Giardino dei Giusti è l’emblema di una Milano giusta e antifascista, che ripudia l’odio e difende la democrazia, è un luogo della memoria. La giornata dei giusti è una ricorrenza sentita e radicata ormai nelle nostra città, mai come quest’anno ha un valore educativo e fortemente simbolico”.Il sindaco si è poi rivolto ai giovani con un appello: “La vostra generazione sta pagando un prezzo alto, ma in questo momento buio e di spaesamento è necessario che ognuno faccia la sua parte, e che prevalga l’agire per il bene comune”. In questo senso, il suo messaggio, “i Giusti sono le nostre guide, non voltiamoci dall’altra parte, non cediamo all’indifferenza: abbiamo la responsabilità di tutelare i più deboli”. Il pensiero di Sala è andato “ai tantissimi giusti del nostro tempo, volontari, medici, infermieri che da un anno combattono una battaglia durissima”.
Ad intervenire, dal Monte Stella, anche il vicepresidente UCEI Giorgio Mortara. “Nella prima fase della pandemia – ha affermato – l’unico vero baluardo sono stati l’abnegazione e lo spirito di sacrificio del personale sanitario che ha pagato un alto tributo in vite umane e ai quali rivolgiamo il nostro pensiero oggi. Però esiste anche un altro tipo di giusto: colui che è capace di prevenire il Male”. In questo senso l’etica della responsabilità, ha proseguire, “deve spingere tutti a comportamenti consapevoli e volti a proteggere non solo se stessi ma anche l’altro”. Illuminante quello che diceva rav Jonathan Sacks, di cui Mortara ha citato questo insegnamento: “Se non riusciremo a imparare una lezione da questa tragedia globale, avremo tradito la nostra natura di animali-che-apprendono”. A preoccupare il vicepresidente UCEI è anche il “pericoloso momento politico e sociale” che stiamo attraversando. Due, nella sua valutazione, i movimenti “anti-differenza” che rischiano di disgregare la società. “Uno – ha spiegato – è il movimento tribale etnocentrico che cerca di sopprimere, eliminare e persino espellere tutti quelli che ‘non sono come noi’. Questo può essere visto nel riemergere della supremazia bianca, del neonazismo e di altri movimenti di estrema destra che cercano di escludere tutti coloro che non appartengono alla giusta “tribù”. Altra inquietante insidia è quella di “una certa sinistra politica e culturale che dice che le identità particolari, specialmente quelle dei ‘bianchi e privilegiati’, non sono legittime”. Una visione distorta secondo la quale “dovremmo svuotarci delle nostre identità e abbracciare una versione deformata del multiculturalismo”. Salvifica, ha poi osservato, la terza via dell’ebraismo. Quella che il rav Sacks chiamava “la dignità della differenza”. 
In un messaggio la Presidente dell’Unione Noemi Di Segni sottolinea: “Si avvia in queste ore un nuovo appuntamento con la Giornata dei Giusti. Dalla sua istituzione, un momento di incontro e riflessione prezioso per fare il punto sullo stato di salute della nostra società, il suo livello di consapevolezza e i valori che è chiamata a difendere. Un ragionamento valido ancor di più in tempo di pandemia, di fronte alle molte sfide che questo evento così lacerante ci pone ogni giorno. Una giornata invito all’azione nel quotidiano e nelle relazioni più vicine che occorrono, nella convinzione di poter essere sempre quelli che fanno la differenza in bene”. 

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I Quaderni del CDEC
La Fondazione CDEC ha reso accessibili online i Quaderni realizzati all’inizio degli anni Sessanta dedicati a una riflessione storiografica sulla persecuzione antiebraica nell’Italia fascista e sulla partecipazione alla Resistenza. Si tratta di una risorsa ben nota agli studiosi. Tuttavia oggi, a distanza di sessant’anni dalla loro pubblicazione, la lettura di quelle pagine anche da parte di chi non fa lo storico di professione può aiutare a farsi un’idea dell’interessante dibattito che in quegli anni si apriva sul peso che l’antisemitismo aveva avuto nella grande torsione della storia che interessò gli anni Trenta e Quaranta. Sono tante le firme, italiane e non, che vennero ospitate dai Quaderni. Molti furono in seguito protagonisti di una lunga stagione di confronto.
Gadi Luzzatto Voghera
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Il vitello d'oro
Va, scendi dal Monte…” (Shemòt 32;7). L’episodio culminante della nostra parashà è il racconto del “ma’asè ha ‘eghel – il fatto del vitello d’oro”. Il popolo perde la speranza sia nel Signore che in Moshè che da quaranta giorni e quaranta notti si trova sul Monte Sinai a ricevere la Torà e costringe Aharon a costruire un vitello d’oro, da adorare e sostituire a D-o.
Rav Alberto Sermoneta
La sentenza della Corte
Quando si parla di Israele molti tendono a esaltare o biasimare un paese astratto, molto diverso da quello reale. Lo stesso si può dire per chi loda o critica elementi specifici, come leggi o sentenze, che, nati in un certo contesto e da specifiche esigenze, sono spesso difficili da inquadrare e si prestano poco all’idealizzazione o alla demonizzazione. 
Anna Segre
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Ultima notte ad Alessandria
«Di che nazionalità sei?» 
Non ci avevo mai pensato, ma la risposta mi sembrava così ovvia che non capivo perché me lo stesse domandando.
«Francese naturalmente» […]
«Tu non sei francese, io sono francese» mi disse lo zio Isaac, la voce roca in cui affiorava una sorta di velenoso sarcasmo. «Tu sei italiano, anzi, nemmeno: turco per la precisione!»
Di dove sono esattamente i personaggi che popolano Ultima notte ad Alessandria (1995) di André Aciman, a quale identità appartengono? Probabilmente non lo sanno con precisione neppure loro.
Francesco Moises Bassano
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