Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     26 Marzo 2021 - 13 Nissan 5781
LO STALLO POLITICO IN ISRAELE E LE ANALISI DOPO IL VOTO  

La politica incagliata, come la nave a Suez

Incastrata nell'ennesimo stallo politico, Israele guarda con preoccupazione a un futuro senza governo e ai danni che questa instabilità porta con sé. Tante sono le priorità da affrontare, a maggior ragione dopo i profondi segni lasciati dalla crisi sanitaria. Ma dell'esito del voto del 23 marzo non è emersa una coalizione vincitrice e ora solo intense trattative potranno evitare il ritorno, per la quinta volta in due anni, alle urne. “Siamo come una nave incagliata”, l'immagine proposta dal demografo e analista politico Sergio Della Pergola per inquadrare la situazione del paese. Come il caso dell'imbarcazione bloccata nel canale di Suez, qui è un intero paese a non trovare una via d'uscita, né a destra né a sinistra, e nel mentre è costretta a subire i danni di questo immobilismo forzato. Incagliati tra il blocco di destra e dei partiti religiosi a favore del leader del Likud Benjamin Netanyahu e l'eterogeneo fronte a lui contrario, che unisce partiti di destra, sinistra e lista araba. “Il dramma di questa polarizzazione è che in questo modo la gestione dei problemi concreti del Paese viene completamente dimenticata. Dal 2018 non abbiamo un Bilancio dello Stato e si prosegue facendo degli aggiustamenti strada facendo. Ma come si può dare un futuro a un paese in questo modo?”. Per Della Pergola la soluzione sarebbe in un passo indietro del Primo ministro Benjamin Netanyahu. “È lui che ha voluto tornare alle elezioni nel 2018. È lui che ha generato questa instabilità. Per quattro volte siamo tornati alle urne e Netanyahu non ha mai ottenuto la maggioranza che sperava. Non è mai riuscito a vincerle”. Ed è questo, spiega il demografo, uno dei motivi per cui dovrebbe farsi da parte. Oltre ai problemi giudiziari (il processo in corso per corruzione, abuso d'ufficio e frode), che secondo Della Pergola, guidano in modo decisivo l'operato del Primo ministro. Di diverso avviso David Cassuto, architetto con un passato da vicesindaco di Gerusalemme. Per lui le accuse contro Netanyahu sono pretestuose e il leader del Likud è l'unico ad avere la capacità di traghettare Israele fuori dalla crisi del coronavirus. Lo dimostra, spiega, la capacità che ha avuto nel portare nel paese i vaccini necessari. “È vero che Netanyahu ha i suoi meriti, - concede Della Pergola - ma la campagna di vaccinazione ha funzionato grazie al sistema delle mutue, che con Netanyahu non c'entra. Quello che avrebbe dovuto fare il suo governo in questi anni era garantire gli investimenti necessari”. Israele, spiega il demografo, è un paese che cresce al ritmo del 2 per cento all'anno come popolazione “e quindi tutte le infrastrutture devono aumentare del 2 per cento, per lo meno per mantenersi allo stesso livello” della crescita demografica. E invece questo non sta avvenendo, “come dimostrano i dati Ocse. Tutti gli indicatori per mille abitanti calano ogni anno perché la crescita dell'infrastruttura non tiene assolutamente il passo con l'aumento di popolazione. E un vero dirigente dovrebbe innanzitutto preoccuparsi di questo”.
Di cosa dovrebbe preoccuparsi il prossimo governo parla anche Vito Anav, già presidente del Irgun Olei Italia. "Il costo della vita. Non è possibile che una famiglia con due stipendi e due bambini faccia fatica a fare quadrare i conti a fine mese a causa dei costi altissimi di molti beni. Per esempio le auto: acquistare una macchina in Israele è carissimo. Il che mi va anche bene, ma allora bisogna garantire un sistema di trasporto pubblico capillare, in grado di unire le zone periferiche dove vive chi non può permettersi alloggi a costi astronomici". Per Anav è comprensibile che la sicurezza sia un tema centrale e abbia un peso importante sul bilancio, ma "è necessario fare anche attenzione alla sicurezza economica dei cittadini". Un argomento centrale in particolare in questo momento di uscita dalla crisi.
E riguardo la gestione dell'emergenza interviene Micky Steindler, con un recente passato nella politica comunale di Tel Aviv, che dà un giudizio positivo di quanto fatto da Netanyahu in questa pandemia. “Anche in questa crisi, con un governo complicato, Netanyahu, di cui non sono un sostenitore, ha dimostrato di avere ottime capacità gestionali. Ho girato Francia, Germania, Italia, e in Israele la situazione è stata affrontata nettamente meglio”. Secondo Steindler la strada per superare l'attuale impasse passa dalle defezioni nel blocco anti-Netanyahu. In particolare da parte di Gideon Saar, ex uomo del Likud. “Ideologicamente Saar non ha nessuna differenza con Netanyahu. Per questo l'opzione più razionale sarebbe che lui rientri nella coalizione che in questo modo (contando anche Yamina di Naftali Bennett) avrebbe numeri stabili per governare (65 seggi su 120)”. Alla domanda su quali sono i problemi da risolvere, Steindler guarda alla sua città. “Parlo di una situazione che conosco da vicino: la criminalità nel Sud di Tel Aviv. Questo è una questione da affrontare. Ci sono migranti che delinquono - afferma - e che secondo me dovrebbero essere espulsi e invece non si fa niente, o comunque non viene permesso di farlo”. Di criminalità parla anche Cassuto, ma in riferimento al settore arabo. “Nel Negev, ma anche nel Nord per troppo tempo non si è fatto nulla e invece le autorità devono intervenire con mano ferma”. Del resto è quanto chiedono molti cittadini arabi da tempo. Per Cassuto inoltre è necessario una riforma della giustizia. E anche qui, la posizione diverge rispetto a quella di Della Pergola. Se per il primo l'Alta Corte e le procure devono essere riformate perché considerate troppo politicizzate, per il demografo è la loro indipendenza che deve essere tutelata. “La giustizia – sottolinea Della Pergola richiamando la divisione dei poteri e il check and balance – può bloccare le decisioni prese dal Parlamento nel nome del popolo quando sono manifestamente ingiuste”. È, sottolinea, una garanzia per la democrazia, non il contrario. 

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

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Antisemitismo e definizioni
Dopo un quinquennio di polemiche connesse alla Working definition on Antisemitism approvata dall’IHRA nel 2016, ecco affacciarsi all’orizzonte un nuovo e interessante tentativo di proporre uno strumento utile a combattere la risorgente e diffusa ostilità antiebraica. Le differenze fra i due documenti sono innanzitutto di ordine istituzionale. Mentre quello dell’IHRA è il prodotto di un organismo internazionale intergovernativo, frutto di mediazioni diplomatiche e di trattative pluriennali, la nuova dichiarazione è il frutto del lavoro di un gruppo di importanti accademici che sono fra i maggiori studiosi del fenomeno da un punto di vista storico e non devono rispondere a istanze istituzionali.
Gadi Luzzatto Voghera
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Pesach e la primavera
“Simchà rabbà, simchà rabbà aviv higghi’a pesach bah – Una grande gioia, una grande gioia arriva la primavera sta arrivando Pesach”
È questo l’inizio di una canzoncina per bambini che ricorda il collegamento fra la stagione primaverile – e la gioia che essa porta con sé – e la festa di Pesach, chiamata dalla Torà “chag aviv – festa della primavera”.
Nella Torà troviamo scritto: “Shamor et chodesh ha aviv ve ‘asita pesach lA’ Elo-hekha ki be chodesh ha aviv iatzata mi mitraim – Osserva il mese della primavera e farai Pesach al Signore D-o tuo, poiché nel mese della primavera uscisti dall’Egitto”.
Rav Alberto Sermoneta
Dante contro Pesach
Per molti mesi ho pensato, discusso, progettato, sognato intorno alla data fatidica del 25 marzo, il Dantedì proprio nel settecentesimo anniversario della morte del poeta. Ne ho parlato nelle riunioni di dipartimento e nei consigli di classe, ho scritto mail e discusso con gli allievi. Neanche la scoperta che la data sarebbe ricaduta nell’autogestione ha smorzato i miei entusiasmi, perché immaginavo gli allievi organizzare attività più o meno ludiche come quiz, scenette, disegni, ecc. Dante si presta benissimo anche a questo, ed è proprio lì che sta il suo fascino: parla a tutti, non solo agli intellettuali. Avevo pensato proprio a tutto, tranne al fatto che in pratica il 25 marzo sarebbe stata l’antivigilia di Pesach. Eccomi dunque presa tra due fuochi: convegno o pulizie? Conferenza o lavaggio della macchina? Lezione del grande dantista o spedizione a caccia di torte e formaggi?
Anna Segre
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La speranza di un'uscita 
"Ma a chi parlarne, se non incontravo segno di vita? Tutto, dai sobborghi al centro, chiuso, silenzioso, vuoto. Tutto a posto e in ordine ma fuori dal tempo, perché è l'uomo che fa il tempo delle cose, e non si vedeva un uomo. Non ne rimaneva uno.”
L’unico personaggio di Dissipatio H.G. di Guido Morselli (1977) si aggira per le strade vuote di una Crisopoli/Zurigo spettrale, dove l’umanità è improvvisamente scomparsa, “dissipata”, senza alcune ragione tangibile.
Francesco Moises Bassano
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