Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     17 Dicembre 2021 - 13 Tevet 5782
IL GRAN RABBINO DI FRANCIA KORSIA CONTRO IL CANDIDATO ALL'ELISEO

"Zemmour? Un razzista e un antisemita"

Le istituzioni dell'ebraismo francese non hanno dubbi: il polemista Eric Zemmour, espressione dell'estrema destra transalpina, è un impresentabile e nessuno dovrebbe votarlo. Soprattutto non gli ebrei. “Non un solo voto ebraico deve andare al candidato Zemmour”, ha dichiarato a Le Monde Francis Kalifat, presidente del Consiglio delle istituzioni ebraiche di Francia. Ancor più duro il Gran rabbino di Francia rav Haim Korsia. Intervistato da France 2, alla domanda “Zemmour è un razzista?”, il rav ha replicato senza mezzi termini. “Antisemita certamente, ed evidentemente razzista. Quando si afferma che è troppo di questo o troppo quello, io penso a un testo che si chiama Costituzione, fondata sui diritti dell’uomo e anche a un testo che si chiama Bibbia che dice: 'Amerai lo straniero come te stesso, perché sei stato straniero in terra d’Egitto’ (Levitico, XIX, 34', e non posso trovarmi d’accordo col suo discorso”. Nella stessa intervista - tradotta da Onda Carofiglio studentessa del Corso CIA (Comunicazione interlinguistica applicata) della SSLMIT e tirocinante presso la redazione di Pagine Ebraiche – il giornalista ha ricordato le parole sul candidato all'Eliseo della presidente uscente degli studenti ebrei di Francia, Noemie Madar: “è terrificante che un razzista al giorno d’oggi si dichiari ebreo. Si presenta con la sua parte ebraica e ci scherza su”. Un atteggiamento, aggiunge il rav, che “libera dai complessi coloro che si fanno portatori di un antisemitismo che offende la memoria degli ebrei durante la guerra. Credo che, e non mi importa se qualcuno dice altrimenti, sia da condannare”.
Seguendo la linea della destra sovranista, Zemmour si dice contrario a qualsiasi tipo di immigrazione dall’Africa o dal Medio Oriente, arrivando a promuovere la teoria complottista della cosiddetta “sostituzione etnica”. Questo è peraltro il punto chiave della sua campagna politica all'Eliseo e del suo partito Reconquete (Riconquista).
Parla con scetticismo dell’efficacia delle democrazie europee, non nasconde una certa nostalgia per il colonialismo e si esprime contro i diritti civili per gli omosessuali e la parità di genere per le donne. Nonostante questo, o forse per questo, ha seguito significativo: secondo i sondaggi, il 17 per cento dei francesi potrebbe votare per lui alle presidenziali.
In questi anni l'ex firma di Le Figaro è riuscito a mettere nero su bianco vere e proprie offese alla storia: dal negare clamorosamente l’innocenza di Dreyfus, cancellando la matrice antisemita del celebre processo (all’Affare Dreyfus proprio in questi mesi peraltro è stato dedicato un museo a Médan inaugurato dal presidente Macron), a giustificare il collaborazionista Petain fino ad offendere le vittime degli attentati di Tolosa del 2012 perché sepolte in Israele. Nel suo repertorio non manca nessuno degli attacchi più beceri e violenti proposti dalla destra più estrema. Il suo tentativo, scrive lo storico francese Marc Knobel in un documentato articolo sulla rivista La Règle du Ju (che si apre raccontando come Zemmour rispetti lo shabbat e allo stesso tempo dichiari di non credere in Dio), è quello di presentarsi come il più francese dei francesi. E per farlo, rispetto all'identità ebraica, è pronto a cancellarne la complessità e rilanciare anche i più violenti pregiudizi.
Si pensi ad esempio al seguente intervento del 2016, nel corso di un dibattito con l'allora Gran rabbino rav Gilles Bernheim. Parlando dell'immigrazione ashkenazita nella Francia degli anni '30, il leader di “Reconquete” disse: “All'epoca, si sentiva che gli ebrei avevano assunto troppo potere, che avevano troppo potere, che dominavano eccessivamente l'economia, i media, la cultura francese, come in Germania e in Europa. E questo è in parte vero [...] C'erano francesi che pensavano che gli ebrei si comportassero con l'arroganza di un colonizzatore. E poi è arrivata l'immigrazione di ebrei dall'Europa orientale e dalla Germania. La Francia è stato il paese che ha ricevuto più rifugiati. Ed è stata la Francia a subire le maggiori conseguenze. I medici francesi si lamentavano che i medici ebrei rubavano la loro attività. C'era una concorrenza terribile. [...]. Tutto questo non è stato inventato dagli antisemiti. E gli ebrei francesi sono stati i primi a lamentarsi dei problemi causati dagli ebrei ashkenaziti”.
Non meno feroce il suo attacco contro l'odierno attaccamento degli ebrei francesi verso Israele, che in alcune sue uscite - come ad esempio il caso della sepoltura a Gerusalemme delle vittime dell'attentato di Tolosa - accusa di fatto di doppia fedeltà. “Éric Zemmour - scrive Knobel - dimentica che si può essere un cittadino modello, amare appassionatamente la Francia e sentirsi legato a Israele, senza che questo comporti alcuna contraddizione, senza che questo comporti alcun danno. Gli ebrei francesi sono visceralmente legati alla Francia e ai suoi valori”.
Nonostante tutto questo, però, all'interno della Comunità ebraica francese c'è una minoranza che sostiene Zemmour e soprattutto le sue posizioni contro l'islamismo. Un problema reale per chi in alcune zone di Parigi e non solo non può mettersi la kippah per paura. Tra chi lo difende, la caporedattrice di I24news a Parigi Noémie Halioua. “Per molti ebrei sefarditi della classe operaia, quelli che vivono in periferia e per i quali l'antisemitismo arabo-musulmano non è un'astrazione, Zemmour incarna 'l'ultima possibilità' prima dell'esilio. - scriveva Halioua - Un baluardo contro la scomparsa, la prospettiva di una nuova vita possibile per cui vale la pena di chiudere un occhio su alcuni eccessi”.
“La Francia è malata ed Éric Zemmour è il medico che la curerà proponendo una prescrizione basata sulla nostalgia di ieri e la paura del domani”, l'opinione invece da Israele di Boaz Bismuth, direttore del quotidiano di destra Israel Hayom. Secondo lui, il candidato di estrema destra non esita ad “andare controcorrente, confondendo tutto, compresa la sua identità ebraica e il regime di Vichy”.

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IL RICONOSCIMENTO ALL'EX MINISTRA DELLA GIUSTIZIA

Menorah d’oro, premiata Paola Severino
“Vicina a Israele e mondo ebraico”

Presidente della Scuola nazionale dell’amministrazione e attuale vicepresidente Luiss, l’ex ministro della Giustizia Paola Severino è stata insignita della Menorah d’oro del Benè Berith. Ad essere premiata l’azione svolta “nel sostegno ai deboli e nella formazione per il recupero degli ex detenuti” e “l’impegno personale attraverso l’insegnamento nel trasmettere quei valori morali che hanno contraddistinto l’attività professionale”. Elementi che, si sottolinea, sono coincidenti “con i valori fondanti del Benè Berith”. Nel corso degli anni, è stato poi evidenziato dal Benè Berith, Severino “ha dimostrato una grande vicinanza al mondo ebraico, svolgendo un ruolo importante nel processo Priebke, nella difesa di istituzioni ebraiche e organizzando e accompagnando i giovani dell’università in un viaggio finalizzato a far conoscere la realtà dello Stato d’Israele”. A consegnarle il riconoscimento il presidente dell’organizzazione Sandro Di Castro, alla presenza del rabbino capo rav Riccardo Di Segni e della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello.

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SORGENTE DI VITA

Dal ghetto alla libertà

La puntata di Sorgente di vita in onda su Rai Due domenica 19 dicembre 2021 si apre con un servizio sulla mostra “Ebrei di Roma tra segregazione ed emancipazione”. 
Allestita al Museo ebraico di Roma, una vasta e variegata raccolta di dipinti, documenti, sculture, fotografie racconta un aspetto particolare del Risorgimento, in un arco di tempo che va dal 1849 al 1871: la partecipazione attiva degli ebrei ai moti rivoluzionari e alle guerre d’Indipendenza che portarono all’unità d’Italia e alla fine dell’epoca dei ghetti. Tra i tanti personaggi che condivisero gli ideali e i valori liberali, Isacco Artom, segretario di Cavour e poi senatore del Regno; Sara Levi Nathan, patriota e sostenitrice di Mazzini; i pittori Macchiaioli Serafino Di Tivoli e Guido D’Ancona; il capitano Giacomo Segre, comandante degli Artiglieri che aprirono la Breccia di Porta Pia.

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Novelle antiche
La Veneranda Biblioteca Ambrosiana ha dato alle stampe in edizione pregiata uno straordinario testo ebraico medievale di cui conserva una copia manoscritta decorata. Si tratta del Meshal Ha-Qadmonì composto da Yitzhaq Ibn Sahula a Guadalajara fra il 1281 e il 1284, una raccolta di ottanta favole antiche. Il volume conservato nella biblioteca milanese venne copiato a Brescia nel 1483 dal sofer Shmuel detto Zimlein, incaricato dell’educazione degli studenti del rabbino Baruch ben Shemuel Mortara, e fu arricchito da illustrazioni di straordinario interesse. Un oggetto che penso meriti un solo, definitivo aggettivo: bellissimo.
Gadi Luzzatto Voghera
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Tradizioni da tramandare
“E farai per me un atto di vera bontà: non seppellirmi in Egitto” (Bereshit 47;29).
Troviamo ancora una volta nel libro di Bereshit l’espressione “chesed ve emet – bontà vera”: la prima volta è Eli’ezer, servo fedele di Abramo che scende in Mesopotamia per cercare una moglie per Isacco, a usarla. Lo fa quando esorta i genitori e il fratello della futura sposa a prendere una decisione in merito al matrimonio con Isacco:
“ve’attà im ieshkhem osim chesed ve emet – E ora, se volete fare un atto di vera bontà nei confronti del mio signore Abramo…” (Bereshit 24;48).
Rav Alberto Sermoneta
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Auguri a tutti i costi
Se oggi è il compleanno di A e non è il compleanno di B si suppone che sia B a fare gli auguri ad A e non viceversa; sarebbe assurdo che A pretendesse a tutti i costi di fare gli auguri a B e si offendesse se qualcuno facesse notare che B non compie gli anni. Perché non funziona così anche per le festività religiose? Il fatto è che i compleanni sono distribuiti più o meno equamente tra tutti i giorni dell’anno, mentre le festività religiose sono comuni a molti, talvolta a maggioranze schiaccianti.
Anna Segre
Meridionali a Torino
Il web è un po’ come il nostro cervello, ovvero ne usiamo in realtà soltanto una minima parte. Quella del cervello sfruttato non al cento per cento delle proprie capacità è probabilmente una leggenda, a quanto pare mai provata scientificamente. Ma il web è davvero così. 
Per esempio mi è capitato di vedere su YouTube una tra le tante inchieste sui fenomeni migratori nel Nord Italia, nello specifico un’inchiesta RAI del 1961 dal titolo “Meridionali a Torino”. Stupisce, ma in realtà no, come la stessa non sia dissimile nei toni della narrazione e in tutto ciò che emerge dai molti reportage televisivi o giornalistici sugli stranieri oggi in Italia. 
Francesco Moises Bassano
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