LE INDAGINI SULL'OPINIONE PUBBLICA ALLA VIGILIA DELLA VISITA DEL PRESIDENTE USA
Israele, Biden e la fiducia da costruire

Per tre giorni una parte d'Israele sarà praticamente bloccata. I preparativi per l'arrivo del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden stanno terminando e toccheranno diverse aree del paese. Dall'aeroporto Ben Gurion dove è stato steso il tappeto rosso (nell'immagine) all'hotel King David di Gerusalemme dove il presidente soggiornerà, dalle strade bloccate al grande dispiegamento di forze dell'ordine, la visita dell'inquilino della Casa Bianca rappresenta un evento di grande importanza per il paese. “Non c'è alleato e amico più grande degli Stati Uniti”, hanno del resto ribadito in più occasioni i Primi ministri israeliani. Di qualsiasi orientamento politico fossero, da Rabin a Netanyahu fino all'attuale Premier ad interim Lapid, nessuno ha mai messo in dubbio questo legame. E così anche l'opinione pubblico: l'83 per cento degli israeliani, secondo un sondaggio pubblicato il mese scorso dall'autorevole Pew Research Center, ha un'opinione favorevole degli Usa. Ben al di sopra della media degli altri paesi presi in esame, che si attestava al 61 per cento. La stragrande maggioranza degli israeliani - l'89 per cento – vede poi le attuali relazioni tra Washington e Gerusalemme come positive, ma la fiducia nell'amministrazione americana si è ridimensionata con il cambio tra Biden e Trump. Se infatti la maggioranza di chi vive in Israele ha fiducia nel modo in cui l'attuale presidente gestisce le questioni mondiali (61 per cento), c'è stata una sensibile diminuzione in merito a questo dato rispetto all'era Trump (71 per cento).
Alla domanda poi sulle qualità specifiche del presidente americano, - scrive il Pew Research Center - gli israeliani sono meno propensi ad attribuire a Biden le descrizioni positive di "leader forte" e "carismatico" nel 2022 di quanto non lo fossero per Trump nel 2017.
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DOSSIER ITALKIM
Rehov Hillel 25, una casa aperta a tutti
Dal 1952 Palazzo Schimdt in Rechov Hillel 25 è ufficialmente la casa degli italiani di Gerusalemme. Ormai da settant’anni il Tempio italiano trova posto in questo palazzo storico, costruito da cattolici tedeschi sul finire dell’Ottocento come ostello per i pellegrini.
“Ricordo l’inaugurazione. La comunità ebraica italiana, agghindata con i vestiti migliori, affollava il bellissimo ambiente. Uomini, donne e bambini. la testimonianza di David Cassuto, che è stato poi vicesindaco di Gerusalemme Ricordo di quando il nonno, il prof. Umberto Cassuto, nella cui casa eravamo cresciuti, ci raccontava del meraviglioso tesoro giunto a Gerusalemme ed eravamo molto curiosi di vederlo”.
Già nel 1945 tra le mura di Rechov Hillel risuonavano i canti del minhag (rito liturgico) italiano. Un gruppo di primi italkim lo scelse come luogo per pregare insieme. Era all’epoca la sede del liceo Ma’ale.
La presenza italiana crebbe e si consolidò negli anni, anche dopo il trasferimento della scuola, ampliandosi fino all’utilizzo di diversi locali del complesso, ospitando non solo la sinagoga gioiello portata in Israele da Conegliano Veneto, ma anche il Museo di arte ebraica italiana Nahon.
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IL SEMINARIO ALL'UNIVERSITÀ DI FIRENZE
L'Europa ebraica e la percezione dell'antisemitismo
Nel 2012 e poi nel 2018 l'Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (FRA) aveva lanciato due indagini sulle percezioni e le esperienze di antisemitismo fra gli ebrei in Europa. Tredici i paesi coinvolti, tra cui Italia, Francia, Germania, Regno Unito. Un segnale importante da parte delle istituzioni europee rispetto alla consapevolezza di come il problema del pregiudizio antiebraico fosse di stretta attualità. Attorno i risultati di quell'indagine e ai suoi aggiornamenti è possibile analizzare quali siano le forme di discriminazione percepite dagli ebrei europei, quali i canali di trasmissione, chi siano i perpetratori dell'offesa. A fare un quadro rispetto ad alcuni di questi elementi, il professor Sergio Della Pergola, in occasione di un seminario organizzato all'Università di Firenze sul tema delle “Percezioni contemporanee degli antisemitismi e dei negazionismi”. A introdurre l'approfondimento, gli interventi delle docenti Ida Zatelli e Silvia Guetta incentrati rispettivamente sugli accordi siglati dall'accademia fiorentina con l'Università Ebraica di Gerusalemme e con lo Yad Vashem.
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LA DELEGAZIONE ITALIANA PRENDE PARTE ALLE OLIMPIADI DEL MONDO EBRAICO
Maccabiadi, dall'Italia a Israele
lo sport nel segno dei valori
Dal calcio al basket, dal tennis all’arrampicata sportiva. Sono alcune delle discipline in cui andranno a competere gli atleti della delegazione italiana del Maccabi, tra i protagonisti della ventunesima edizione delle Maccabiadi, le Olimpiadi del mondo ebraico. Come in passato dunque l’Italia avrà una sua rappresentanza nella grande competizione internazionale che dal 12 al 26 luglio vedrà gareggiare in Israele diecimila atleti da oltre sessanta paesi. “Ai nostri ragazzi va il nostro più grande in bocca al lupo. Penso e spero che si rendano conto dell’importanza della Maccabiadi. Loro rappresentano l’Italia in un palcoscenico internazionale, è una cosa molto bella e per nulla scontata”, sottolinea il presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello. Sia a Roma, da dove proviene la più nutrita rappresentanza degli atleti, sia a Milano sono stati organizzati dei momenti per salutare i giovani in partenza per Israele. Un'esperienza possibile anche grazie al contributo dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane il cui logo gli atleti porteranno sulla casacca assieme al simbolo del Maccabi Italia.
Tornando ai saluti, nella capitale la delegazione si è riunita al Tempio Maggiore ricevendo la beracha - benedizione - da rav Jacov Di Segni. A porgere loro l’in bocca al lupo, tra gli altri, la presidente UCEI Noemi Di Segni, la presidente della Comunità di Roma Ruth Dureghello e gli assessori comunitari allo Sport e ai Giovani Roberto Di Porto e Raffy Rubin.
A Milano a salutare i ragazzi c’erano anche il rabbino capo della città rav Alfonso Arbib e il vicepresidente della Comunità Ilan Boni. “È un’esperienza che si porteranno dentro per tutta la vita e che dimostra come lo sport sia un modello di collaborazione e di unione”, il commento di Boni. Quest’ultimo sottolinea come altro valore aggiunto di questa iniziativa sia stata la cooperazione messa in campo tra Maccabi, UCEI e le realtà di Roma e Milano. Una sinergia su cui ha lavorato il vicepresidente UCEI Milo Hasbani che invia il suo saluto agli atleti: “speriamo portino medaglie a casa, ma soprattutto che si divertano”.
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Partite e cultura di pace

L’AS Roma giocherà a Haifa il 30 luglio 2022 con il Tottenham. Naturalmente, non era possibile esimersi dal proporne il boicottaggio, asserendo che in Israele vige l’apartheid e che i soldati israeliani sono dei tagliagole. Chi accusa vince sempre perché, invertendo l’onere della prova, mette gli altri sulla difensiva. Scrive Antonio Preiti sul Corriere della Sera, supplemento Roma, 14 maggio 2022: "Un fattore è il frame (la cornice semantica) della discussione. Nella comunicazione politica, ma direi dovunque, esiste una legge ferrea: chi è costretto a difendersi perde sempre, perché è costretto a discutere sul terreno semantico scelto dall’avversario".
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Il ritratto antisemita

Definire disgustoso l’articolo di Luigi Mascheroni su (o meglio, contro) David Parenzo apparso su “Il Giornale” del 4 luglio scorso è forse un eufemismo; è più adeguato qualificarlo come allarmante.
Non è difficile da rintracciare su internet; mi risparmio quindi l’improbo e sgradevole sforzo di riassumere un accumulo di velenose calunnie personali costruite su un’intelaiatura di squallido antisemitismo. Mi pare più interessante e più utile a comprendere il marciume dei nostri anni tentare di analizzare il processo che può condurre al riapparire sulle pagine di un nostro quotidiano di scritti analoghi a quelli che si leggevano alla fine degli anni Trenta del secolo scorso.
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