Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui   28 Novembre 2022 - 3 Kislev 5783

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Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Le testate giornalistiche non sono il luogo idoneo per la definizione della Legge ebraica, ma costituiscono uno strumento di conoscenza di diverse problematiche e di diverse sensibilità. L’Assemblea dei rabbini italiani e i suoi singoli componenti sono gli unici titolati a esprimere risoluzioni normative ufficialmente riconosciute. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.

 
La rubrica “Opinioni a confronto” raccoglie interventi di singoli autori ed è pubblicata a cura della redazione, sulla base delle linee guida indicate dall’editore e nell’ambito delle competenze della direzione giornalistica e della direzione editoriale. 
È compito dell'UCEI incoraggiare la conoscenza delle realtà ebraiche e favorire un ampio ed equilibrato confronto sui diversi temi di interesse per l’ebraismo italiano: i commenti che appaiono in questa rubrica non possono in alcun modo essere intesi come una presa di posizione ufficiale dell’ebraismo italiano o dei suoi organi di rappresentanza, ma solo come la autonoma espressione del pensiero di chi li firma.

Un'opinione sulle opinioni  

Mi permetto di esprimere un’opinione a proposito della nuova rubrica “opinioni a confronto”. Il dialogo, la discussione, la presentazione di punti di vista diversificati sono sicuramente importanti, ed è giusto che l’UCEI cerchi di favorirli sollecitando la partecipazione del maggior numero possibile di persone anziché limitarsi ai soli collaboratori fissi che hanno scritto finora. Ma se lo scopo era questo, lo spazio destinato ai contributi esterni alla redazione avrebbe dovuto essere ampliato, non diminuito; invece per ora abbiamo visto una riduzione del 50% (tre giorni su sei), di cui non mi pare sia stato spiegato il motivo. In conseguenza di questa riduzione dello spazio, è stato abbandonato il meccanismo della cadenza settimanale per i contributi dei collaboratori: chi scrive non sa più quando sarà pubblicato e chi legge non sa più quando potrà trovare le persone o i temi a cui è interessato.
Personalmente sono estremamente grata per lo spazio che mi è stato concesso settimanalmente per dodici anni, e riconosco che dopo così tanto tempo sarebbe anche comprensibile che mi si chiedesse di lasciare spazio a qualcun altro. Ma come lettrice sono preoccupata perché temo di perdere tante cose interessantissime che amavo leggere a cadenza settimanale, con la riposante certezza di un’abitudine consolidata: ogni giorno aveva i suoi collaboratori e i suoi temi. Opinioni, certo, che permettevano un utile confronto, ma non solo: recensioni di libri, film e mostre, quadretti di vita israeliana, segnalazione di atti di antisemitismo, approfondimenti sulla musica concentrazionaria, filosofia, storia, feste, tradizioni, e molto altro. È stato anche un modo per conoscersi meglio tra persone appartenenti a diverse Comunità, e per apprendere qualcosa di più della loro vita, delle tradizioni locali, delle iniziative portate avanti da diversi gruppi e istituzioni dell’ebraismo italiano. Certo, per tutto questo ci sono anche i contributi redazionali, ma i collaboratori esterni spesso aggiungevano il colore locale, il sapore della testimonianza diretta di chi aveva organizzato o partecipato. Onestamente fatico a capire come la fine, o comunque la sensibile riduzione, di tutto questo possa essere un arricchimento per l’ebraismo italiano. Mi auguro sinceramente di essere smentita.

Anna Segre

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