Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui   28 Dicembre 2022 - 4 Tevet 5783

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La rubrica “Opinioni a confronto” raccoglie interventi di singoli autori ed è pubblicata a cura della redazione, sulla base delle linee guida indicate dall’editore e nell’ambito delle competenze della direzione giornalistica e della direzione editoriale. 
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Le radici raggelanti

“Le radici profonde non gelano”, ma in compenso fanno rabbrividire se, com’è accaduto negli ultimi giorni (ma non solo), la frase è citata in riferimento al Movimento Sociale Italiano. Perché se davvero si volesse parlare soltanto di un partito nato nel dopoguerra che ha partecipato democraticamente alla vita democratica nell’Italia repubblicana le radici non sarebbero particolarmente profonde; dunque è evidente che si vuole parlare d’altro, di qualcosa che viene prima della nascita del MSI. Cosa, esattamente? La Repubblica di Salò? Il regime fascista? Il fascismo squadrista delle origini? Per quanto si scavi tra le radici profonde che non gelano è davvero difficile trovare qualcosa che non faccia raggelare.
La frase in sé non ha niente di particolarmente terribile, anzi, se interpretata in un certo modo potrebbe persino essere condivisibile; potrebbe addirittura apparire particolarmente adatta a noi ebrei che abbiamo radici profonde quasi quattro millenni. E in teoria potrebbe anche non essere un problema il fatto che sia attribuita a Mussolini: non è detto che una frase di Mussolini non possa mai essere condivisibile (per esempio io personalmente sono assolutamente d’accordo con lui quando afferma che l’ebraismo è un nemico irreconciliabile del fascismo). Il problema è che la frase viene citata proprio perché è (o si ritiene che sia) di Mussolini, come a rivendicarne l’eredità.
Di fronte a queste origini non rinnegate ma, anzi, esaltate e rivendicate con orgoglio non posso fare a meno di domandarmi quale significato possano avere le condanne delle leggi razziali o le affermazioni sulla gravità della Shoah. Dante diceva giustamente che né pentere e volere insieme puossi per la contraddizion che nol consente; anche condannare e insieme celebrare mi sembra decisamente contraddittorio.
Per curiosità vale la pena di notare che la frase è anche una citazione dal Signore degli anelli di Tolkien. Anzi, su internet Tolkien salta fuori prima di Mussolini. Saranno di più i lettori di Tolkien o i nostalgici del fascismo? Proprio non saprei dirlo. Ma dato che appartengo alla prima categoria e non alla seconda, e che probabilmente il mio computer lo sa, devo fare attenzione alle lusinghe dell’algoritmo e non posso dare per scontato che il primato di Tolkien valga per qualunque navigatore. Tra parentesi, nel romanzo la frase è riferita a una famiglia che da qualche millennio vaga raminga anche per rimediare al gravissimo errore commesso da un antenato: chi vuole rivendicare le proprie radici deve assumersi la responsabilità di ciò che comportano e dei guai che hanno provocato, perché non è affatto scontato né obbligatorio essere orgogliosi dei propri padri sempre e comunque indipendentemente dalle loro azioni e dalle loro opinioni.

Anna Segre

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