Strega 2012 – Il premio va a Piperno
Pavese? Premio Strega. Ginzburg? Premio Strega. Eco? Premio Strega. Moravia, Morante, Levi? Premio Strega. Perché c’è chi lo critica, chi lo osteggia, chi lo disconosce, ma lo Strega dal 1947, dal Tempo di uccidere di Flaiano in poi, è stato e rimane il premio più discusso e amato. L’Oscar alla migliore penna d’Italia. Senza sfilata in costume, senza red carpet, è allo stesso tempo popolare e raffinato. Non troppo snob ma nemmeno una sagra di paese. La giusta via di mezzo per accogliere occhialini alla Gramsci (come direbbe Travaglio) e vestiti estivi fiorati. Libri che molte volte diventano film (Non ti muovere, La solitudine dei numeri primi, Caos calmo) ma che non disdegnano dissertazioni sulla vita e le sue complicanze. Quest’anno a rientrare nella cinquina dei finalisti ci sono due autori dei quali Pagine Ebraiche si è occupato sul numero di maggio: Alessandro Piperno con Inseparabili ed Emanuele Trevi con Qualcosa di scritto. Due scrittori con una città e un background in comune che si sono distinti in due creazioni molto diverse. Piperno fine accademico che vira dal romanesco al francese. Trevi che ha rinunciato alla carriera universitaria per dedicarsi al giornalismo e alle storie. Entrambi ricercatissimi dai giornali per le pagine di cultura (avrete visto come ogni settimana uno dei due appare su La lettura, l’inserto domenicale del Corriere della Sera), entrambi intellettuali giovani e preparati. Due stili diversi, due narrazioni distinte unite da un tratto comune forse passato in secondo piano: un umorismo irresistibile. Pur scrivendo un libro che tira giù dall’Olimpo un mostro sacro, sacralizzato da una morte quasi sacrificale, come Pasolini, Trevi indugia spesso in riflessioni comiche e situazioni paradossali. D’altro canto Piperno fa della sua ironia un marchio di fabbrica, punzecchiando sadicamente i protagonisti di carta e portando in superficie le nevrosi di un tipo di società che punta tutto sulla decorosa apparenza. Una lotta all’ultima macchia gocciolante di inchiostro quella dei due per diventare, mi si passi il termine, la Strega del 2012. Tutto è pronto: voci di corridoio parlano di un Piperno trafelato e sfuggente. Trevi da alcuni giorni è dato come favorito. C’è tra i tavoli chi punta però ancora su Piperno, lo stesso Trevi durante l’intervista di qualche mese fa, vedeva la vittoria nel pugno del rivale. Nessun ultras impazzito, non un megaschermo a Circo Massimo, ma per alcuni la tensione è la stessa dell’altra settimana, quando si sperava in un goal che avrebbe risollevato l’Italia sfilacciata e con le tasche bucate. A spoglio finito ecco la sentenza (no, non sto parlando del pittoresco Forum di rete 4): il re del libro d’Italia, il principe intellettuale che, come auspicato da Machiavelli, risolleverà almeno le sorti della piagnucolosa cultura del Bel Paese è Alessandro Piperno. Il dolceamaro Piperno, lo scrittore che fa discutere i salotti, che ha rianimato i critici che fin da troppi anni avevano perso il gusto di criticare. Mariarosa Mancuso sullo scorso numero de La lettura lo incriminava per la quantità sconsiderata di avverbi e aggettivi. Ma i roboanti, croccanti, colorati, destabilizzanti, ricercati, magniloquenti aggettivi di Piperno hanno vinto il premio Strega del 2012 (l’ultimo per gli jettatori che credono nella maledizione sulla fine del mondo). Emanuele Trevi porta a casa la medaglia d’argento. Un uomo estremamente positivo, un serbatoio carico di idee (già pensa al prossimo libro) e soprattutto qualcuno che ci ha lasciato “qualcosa di scritto”.
Rachel Silvera – twitter @RachelSilvera2