Un ponte per Settimia
Da oggi un ponte di Roma porterà il nome dell’unica donna, Settimia Spizzichino, reduce dai campi di concentramento nazisti dopo la retata nel vecchio ghetto del 16 ottobre 1943. È Carla Di Veroli, assessore alle politiche culturali e alla Memoria del Municipio Roma XI e nipote di Settimia, ad aprire la cerimonia di inaugurazione del ponte che sorge fra Ostiense e Garbatella, zona in cui la Spizzichino visse dopo il suo ritorno da Auschwitz. Sullo sfondo le note del Va pensiero verdiano eseguito dal Coro dei vigili di Roma. Visibilmente emozionata, Carla ricorda la giovane Settimia strappata alla propria casa e ai propri sogni in quella tragica mattina di sabato e sbattuta sul uno dei vagoni piombati che condussero ad Auschwitz lei e altre 1023 persone. E poi ancora Settimia sottoposta agli esperimenti su scabbia e tifo durante la sua prigionia e il ritorno da quegli orrori che non le fecero comunque rinunciare a vivere con coraggio e passione la propria vita. Non volle tuttavia dimenticare e fece della Memoria una bandiera combattendo il pregiudizio e l’antisemitismo ovunque e in qualunque forma esso si manifestasse, ma soprattutto parlando ai giovani, nelle scuole. “Settimia – spiega l’assessore Di Veroli – era un personaggio molto popolare a Roma. Aveva perso ad Auschwitz tutta la sua famiglia e aveva scelto di diventare il testimone vivente dell’orrore dello sterminio, perché nessuno potesse dimenticare. Portò avanti il suo impegno senza soste per combattere le ideologie nostalgiche del nazismo e del fascismo. Ha vissuto fino al giorno della sua morte nel quartiere Garbatella dove ha attivamente partecipato a momenti sociali e politici non mancando mai di incontrare gli alunni delle scuole che serbano di lei un ricordo indelebile”.
Alla cerimonia erano presenti rav Riccardo Di Segni e Riccardo Pacifici, rispettivamente rabbino capo e presidente della Comunità ebraica di Roma, il sindaco Gianni Alemanno, l’assessore comunale alle politiche culturali, Dino Gasperini, il presidente del consiglio provinciale, Pina Maturani, il presidente dell’ XI Municipio, Andrea Catarci. Con loro anche gli alunni della scuola ebraica e dell’istituto intitolato alla memoria della donna. Nelle parole di tutti gli intervenuti la condanna degli atti di estremismo avvenuti nelle scorse settimane a Roma. “Il vero volto di questa città non è quello dell’estremismo e dell’antisemitismo ma è quello dei viaggi della Memoria, della notte della Cabbalà e dei voti all’unanimità del Consiglio per questa intitolazione. La vera Roma – ha affermato il sindaco Alemanno allacciandosi alle parole di Pacifici – è quella che rifiuta l’orrore dell’antisemitismo e del razzismo. Noi dobbiamo far sentire questa voce, che sa isolare nostalgici e chi fa il gesto demente di chiamarsi fascista. Ora vogliamo intitolare qualcosa di importante anche a Shlomo Venezia”.
Lucilla Efrati