Israele – Rabbinato, politica a confronto
Il rinnovo dei decennali incarichi di rabbino capo ashkenazita e sefardita di Israele al centro del confronto politico. L’elezione, in programma la prossima estate, assume sempre più i contorni di un banco di prova importante per il governo di Benjamin Netanyahu, i cui partiti che lo compongono si stanno rivelando portatori di posizioni diverse. In questi giorni i riflettori sono puntati in particolare sul partito di destra nazional-religiosa Habayit Hayehudi. Secondo la stampa israeliana, la formazione che rappresenta il punto di riferimento degli abitanti degli insediamenti starebbe lavorando a un accordo sul nome dei due candidati da appoggiare con il partito sefardita haredi Shas. Una notizia che potrebbe alterare non poco gli equilibri della scena politica israeliana, considerando che fino a questo momento i rapporti tra le due formazioni sono stati tutt’altro che idilliaci, con accuse estremamente pesanti lanciate al leader di Habayit Hayehudì Naftali Bennett da diversi esponenti di spicco di Shas.
Già perché all’indomani delle elezioni di fine gennaio, protagonista assoluta delle trattative per la formazione di governo si è rivelata un’alleanza del tutto inaspettata, quella tra Bennett e Yair Lapid, considerato da molti il vincitore morale delle urne, avendo trascinato il suo Yesh Atid a conquistare ben 19 seggi della Knesset (solo uno in meno del Likud di Netanyahu, che ne ha ottenuti 20, cui si aggiungono però gli 11 di Yisrael Beytenu, guidata dal miliardario di origine moldava Avigdor Lieberman). A cementificare l’asse, una convergenza su alcuni punti fondamentali riguardanti il rapporto fra ebraismo haredi e società israeliana, in primis la questione dell’arruolamento degli studenti delle yeshivot. Nelle scorse settimane Yesh Atid, così come Yisrael Beytenu e Hatnua (entrambi nel governo) ha ufficialmente offerto il proprio sostegno per la guida del Rabbinato ashkenazita a rav David Stav una figura che si propone di promuovere importanti cambiamenti per avvicinare l’istituzione alla società israeliana e che è espressione di un ebraismo di tipo modern orthodox.
Habayit Hayehudì appare invece divisa. Se vi sono stati momenti in cui l’appoggio a rav Stav pareva imminente, Haaretz e Jerusalem Post in queste ore parlano di un accordo con Shas che comprenderebbe la nomina del rabbino Yaakov Ariel, pure espressione del movimento sionista religioso (come rav Stav) e la riconferma di rav Shlomo Amar al Rabbinato sefardita. Una riconferma su cui Shas lavora da parecchio tempo, in considerazione della necessità di emendare la Chief Rabbinate Law, che al momento non permette la possibilità di ricoprire l’incarico più di una volta (un emendamento sarebbe necessario anche per rav Ariel, che con i suoi 76 anni supera il limite di età per la nomina, attualmente fissato a 70 anni). L’accordo è stato prontamente smentito da Bennett, e non sarebbe visto di buon occhio neanche dal leader spirituale di Shas rav Ovadia Yosef, che non sarebbe disposto a perdonare facilmente quello che è stato considerato un autentico tradimento di Habayit Hayehudi a proposito della questione dell’arruolamento dei giovani haredim.
Con un numero di nomi in circolazione sempre più vasto (di recente si è aggiunto anche quello di un altro autorevole ex rabbino capo, rav Yisrael Meir Lau, che potrebbe beneficiare dell’emendamento per consentire a rav Amar di rimanere al suo posto), l’impressione è dunque quella di una partita ancora aperta, di cui ancora non si conoscono probabilmente tutti i fattori. Ciò che è certo è che dal suo risultato, passerà molto del futuro della società israeliana. Almeno per i prossimi dieci anni (nell’immagine gli attuali rabbini capo ashkenazita e sefardita, rav Yona Metzger e rav Shlomo Amar).
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked