“La Memoria, il nostro futuro”

gattegna app“Gli autori di un insulto assimilabile solo alla stessa ripugnante materia usata in quei pacchi non hanno nulla a che vedere con la Roma e i romani che per sentimento umano e civile, consapevolezza democratica, educazione e cultura sono fraternamente accanto agli uomini e alle donne di origine e religione ebraica, stringendosi ad essi in un abbraccio di solidarietà e in un impegno di lotta rigorosa contro ogni forma di antisemitismo”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’apertura del discorso pronunciato questa mattina in occasione della solenne cerimonia per il Giorno della Memoria al Quirinale davanti alle massime cariche dello Stato, ai vertici nazionali e locali delle comunità ebraiche, ai Testimoni della Shoah e ai rappresentanti diplomatici dello Stato di Israele a Roma. Numerosi – nelle parole del capo dello Stato – i riferimenti al valore della Memoria e alla straordinaria attualità della sua lezione, continui gli apprezzamenti per l’amicizia e il lavoro svolto negli anni del suo duplice mandato al fianco del presidente UCEI Renzo Gattegna. Tra i vari spunti proposti da Napolitano, una riflessione sul modo più appropriato di vigilare e di intervenire contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e violenza. “È in discussione in Senato, da qualche tempo, un disegno di legge che introdurrebbe il reato di negazionismo. Non posso dire nulla in proposito per rispetto delle prerogative del Parlamento, che saprà certamente discuterne con attenzione e saggezza. Ma in generale – ha detto Napolitano – ho altamente apprezzato quel che ha scritto qualche mese fa il nostro caro presidente Gattegna: ‘Gli ebrei italiani devono vedere con favore ogni contributo di pensiero proveniente da studiosi di valore e devono respingere con decisione le tesi e le azioni di chi vorrebbe approfittare del dibattito per banalizzare e svalutare la Memoria. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la Memoria si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo migliore, privilegiando le armi della cultura e dell’istruzione’…”. Sul piano giudiziario e della tutela dell’ordine pubblico, ha quindi affermato Napolitano, “si può già oggi e si deve intervenire contro ogni istitgazione all’odio razziale, foriera di violenze e di forme inammissibili di mortificazione della libertà e serenità delle persone e dei gruppi assunti come bersaglio”.
Ad aprire la cerimonia, condotta dal giornalista Rai Roberto Olla, l’intervento del presidente UCEI Gattegna. “Il Giorno della Memoria – ha spiegato – rappresenta per moltissimi studenti l’apice di un percorso educativo scandito, nel corso dell’anno scolastico, da frequenti occasioni di interazione e confronto con i docenti, gli studiosi e i Testimoni della Shoah. Nei giorni scorsi, accompagnando il Presidente del Senato Pietro Grasso, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza e oltre un centinaio di studenti delle scuole italiane in visita nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau ho potuto constatare personalmente che il comportamento dei ragazzi non lasciava spazio a dubbi, non dimenticheranno mai le immagini che si sono presentate davanti ai loro occhi e le parole dei sopravvissuti”. È questo, ha sottolineato Gattegna, “lo spirito più autentico del Giorno della Memoria”. Le commemorazioni del 27 gennaio non devono essere quindi viste come un qualcosa di rituale o scontato. Allontanare questa insidia, scacciare il distruttivo veleno della retorica è – per il presidente UCEI – il compito primario di chi nella Memoria “vede un punto di partenza irrinunciabile per la costruzione di società più libere e progredite”.
Di grande significato anche l’intervento del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza, a lungo soffermatasi sull’importanza dell’educazione alla Memoria e alla reciproca comprensione tra culture e identità differenti nelle scuole italiane. “L’esperienza di queste ultime giornate ci dimostra quanto sia fondamentale rafforzare questi valori” ha spiegato il ministro riferendosi alle inquietanti minacce che hanno interessato, tra gli altri, anche il Museo di Roma in Trastevere dove ha sede una mostra – “I giovani ricordano la Shoah – che racconta, attraverso le realizzazioni degli studenti italiani, dodici anni di collaborazione su questo specifico fronte tra UCEI e Ministero. Una collaborazione rinsaldatasi anche durante il recente viaggio al ghetto nazista di Cracovia e ad Auschwitz-Birkenau definito dal ministro indimenticabile. “Il viaggio – ha detto – mi ha segnato profondamente. Al termine eravamo tutti diversi, più ricchi e consapevoli del ruolo dell’educazione nel progresso della nostra società”.
Grande emozione in sala per l’intervento di alcuni studenti che hanno partecipato al viaggio. Tra gli altri prende la parola un giovane di etnia sinti, che ricorda la tragedia del porrajmos e che afferma, accolto dagli applausi della platea, che “condividere la Memoria vuol dire mai più a questo orrore”.
Vengono inoltre premiate le classi vincitrici del concorso organizzato dal Miur e dall’Unione e sale sul palco il violinista israeliano Shlomo Mintz, che suona due brani del repertorio che sarà proposto questa sera all’Auditorium Parco della Musica in occasione del concerto “I violini della speranza” organizzato con il supporto dell’UCEI per dare voce agli strumenti che il liutaio Amnon Weinstein ha salvato dalla devastazione della Shoah.

Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked

Il discorso di Giorgio Napolitano

In occasione della celebrazione del Giorno della Memoria al Quirinale, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha pronunciato il seguente discorso:

Un cordiale saluto, ringraziandoli per la loro significativa presenza e adesione, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera, al Presidente del Consiglio, al Giudice Costituzionale, Professor Tesauro, al Ministro Carrozza e agli altri rappresentanti del governo, al Presidente Gattegna, ai rappresentanti delle Comunità ebraiche e dell’Associazione dedicata al ricordo delle vittime Rom e Sinti. È con noi anche, e lo ringrazio, l’Ambasciatore dello Stato di Israele. Un saluto particolare a voi internati e deportati italiani nei campi nazisti ai quali abbiamo poco fa conferito la Medaglia d’Onore. A voi ragazze e ragazzi dei Viaggi della Memoria, docenti e studenti delle scuole vincitrici del concorso “I giovani ricordano la Shoah” e a tutti i partecipanti a questa cerimonia, che è un momento di intimo e solidale raccoglimento ancora prima che di affermazione di intenti e di impegni sorretti da una forte volontà comune, un cordiale saluto. E lasciate innanzitutto che io sbarazzi subito il campo dalla miserabile provocazione che è stata appena tentata contro tutti noi. Gli autori – che spero possano essere rapidamente individuati – di un insulto assimilabile solo alla stessa repugnante materia usata in quei pacchi, non hanno nulla a che vedere con la Roma e i romani che per sentimento umano e civile, consapevolezza democratica, educazione e cultura, sono fraternamente accanto agli uomini e alle donne di origine e religione ebraica, stringendosi ad essi in un abbraccio di solidarietà e in un impegno di lotta rigorosa contro ogni forma di antisemitismo. Partecipo quest’anno per l’ottava volta – e ringrazio il Presidente Gattegna per le espressioni affettuose di sostegno per il prolungamento del mio mandato – alla celebrazione di una ricorrenza e di un incontro, che mi hanno coinvolto in tutti questi anni come poche altre iniziative in Quirinale. Coinvolto, voglio dire, anche emotivamente e in profondità, come figlio di quel secolo per tanti aspetti terribile che è stato il Novecento, e come italiano, uno dei tanti italiani senza colpa sui quali il fascismo ha fatto ricadere la macchia delle leggi razziali e della turpe complicità con la persecuzione nazista contro gli ebrei. Penso che siamo riusciti a dare dei contributi di qualità alla riflessione sulla Shoah e sul valore della Memoria, come quello, citato dal Presidente Gattegna e assai bello, di Claudio Magris il 27 gennaio del 2009. Abbiamo cercato in generale di rafforzare il dialogo tra la cultura, la scuola, i giovani e lo sviluppo di una comune coscienza storica e civile a presidio di un clima di autentico rispetto per l’ebraismo e di vigilanza contro ogni insorgenza di antisemitismo comunque camuffato. Sempre più vasta e importante si è fatta la mobilitazione di insegnanti e studenti in un flusso crescente di viaggi della Memoria, che come ha ben detto il Ministro Carrozza hanno segnato più di qualsiasi altra esperienza chi insegna e chi studia. Ne è uscito, ne sta uscendo sempre più rafforzato il ruolo sociale dell’educazione e della formazione, e l’attaccamento degli studenti a una scuola “che” – sono state qui le parole di Chiara di Reggio Calabria – “ci mostra il mondo, ci forma e ci aiuta a crescere!” Abbiamo ascoltato gli interventi di Chiara, di Gabriele e di Maicol che ci hanno profondamente toccato e ci hanno dato fiducia nelle nuove generazioni su cui può contare l’Italia. Siamo orgogliosi che in questo campo di attività l’Italia possa considerarsi all’avanguardia in Europa. Né si può trascurare l’apporto che la televisione, e segnatamente la RAI, sta dando in molteplici forme alla ricostruzione storica e artistica di vicende da rappresentare sempre nel loro orrore, nel loro significato, nella loro lezione per il futuro. E ringrazio il Maestro Shlomo Mintz che ci ha reso partecipi di quel che è stata, nei campi della barbarie, la preziosa risorsa di qualche spiraglio di civiltà attraverso la musica. Così, il Giorno della Memoria è diventato un tassello essenziale del rafforzamento delle basi di conoscenza, di sensibilità umana e morale, di combattività in difesa della pace e dei diritti umani : che sono le basi fondamentali della nostra democrazia. Una democrazia che non può in nessun momento ignorare i rischi cui possono essere esposti, anche tornare – voglio dire – ad essere esposti “gli innocenti e gli indifesi di sempre” come li ha definiti il Presidente Gattegna : “gli ebrei, i rom, i sinti, i disabili, i malati di mente, gli omosessuali”, e, aggiungo, gli stranieri. Vorrei concludere con qualche parola sul modo di vigilare e di intervenire contro ogni fenomeno di antisemitismo, di razzismo, di violenza contro “gli innocenti e gli indifesi”. E’ in discussione in Senato, da qualche tempo, un disegno di legge che introdurrebbe il reato di negazionismo. Non posso dire nulla in proposito per rispetto delle prerogative del Parlamento, che saprà certamente discuterne con attenzione e saggezza. Ma in generale ho altamente apprezzato quel che ha scritto qualche mese fa il nostro caro Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane : “Gli ebrei italiani devono vedere con favore ogni contributo di pensiero proveniente da studiosi di valore e devono respingere con decisione le tesi e le azioni di chi vorrebbe approfittare del dibattito per banalizzare e svalutare la Memoria. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la Memoria si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo migliore, privilegiando le armi della cultura e dell’istruzione…”. Ed è esattamente in questo senso che abbiamo cercato di muoverci in tutti questi anni. Sul piano giudiziario e della tutela dell’ordine pubblico e della convivenza civile, si può già oggi e si deve intervenire contro ogni forma di istigazione all’odio razziale, foriera di violenze e di forme inammissibili di mortificazione della libertà e serenità delle persone e dei gruppi assunti come bersaglio. Per citare un altro grande paese – anche a conferma di come vecchi veleni circolino in tutta Europa – ricorderò l’ordinanza recente del Consiglio di Stato francese che ha convalidato il divieto di uno spettacolo caratterizzato da “intenti antisemiti, che incitano all’odio razziale, e, in spregio della dignità della persona umana, che fanno apologia delle discriminazioni, persecuzioni e azioni di sterminio perpetrate nel corso della seconda guerra mondiale.” Sì, i padri fondatori dell’unità europea e i continuatori della loro opera, ci hanno consegnato un’Europa che non può tollerare che vengano calpestati i principi e i valori su cui oggi poggia l’Unione e che si tenti di stravolgere il senso del suo tormentato percorso storico.

Il discorso di Maria Chiara Carrozza

In occasione della celebrazione del Giorno della Memoria al Quirinale, il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Maria Chiara Carrozza ha pronunciato il seguente discorso:

Signor Presidente della Repubblica,
Gentili Autorità,
Cari amici della comunità ebraica,
Cari studenti,
è un grande onore e allo stesso tempo una grande responsabilità trovarmi qui con voi a partecipare alla cerimonia del Giorno della Memoria, e parlare con voi di quello che significa per la scuola e dell’importanza che riveste per il futuro dell’Italia.
Sono tornata lunedì scorso dal Viaggio della Memoria ad Auschwitz-Birkenau con un gruppo di insegnanti e studenti provenienti da varie città italiane. È stata un’esperienza indimenticabile, che mi ha segnato profondamente. Abbiamo trascorso momenti toccanti e commoventi, li abbiamo condivisi cercando di trarre chiavi di lettura e insegnamenti, ascoltando le testimonianze dirette, la memoria e il lavoro di ricostruzione storica dei ricercatori. Al termine del viaggio eravamo tutti diversi da come siamo partiti, più ricchi e più consapevoli di quanto è avvenuto nei campi di sterminio. Non dimenticherò le parole di un’insegnante, che, salutandomi, mi ha detto: è stato il viaggio più importante della mia vita. Sono certa che in tanti abbiano pensato lo stesso nel corso degli anni. Per me vivere quell’esperienza, assieme ai ragazzi, agli insegnanti e ai testimoni, ha significato vivere pienamente il ruolo sociale dell’educazione e della formazione.
È stato un viaggio di commozione, per noi e per i ragazzi. Ma è stato anche un viaggio di vigilanza e di presidio dei valori democratici. La commozione diventa forte quando ci induce a tenere alta la guardia contro ogni forma di antisemitismo, contro il razzismo e contro quel sottosuolo di indifferenza che ci fa dire “non mi riguarda” davanti alle discriminazioni.
Ogni Viaggio della Memoria, ogni Giornata della Memoria, è una testimonianza per l’Europa del presente. E i vergognosi episodi di qualche giorno fa a Roma, con quelle orrende minacce a luoghi istituzionali e di culto, ci hanno ricordato quanto sia importante presidiare i nostri valori di convivenza civile, di solidarietà, di accettazione dell’altro. Oggi più che mai sono contenta di essere qui virtualmente insieme a tutta la scuola italiana, a stringere in un grande abbraccio le vittime dell’Olocausto e a promettere solennemente che tutta la vita combatteremo perché questo non avvenga mai più.
Sappiamo bene che mentre ci allontaniamo da quei giorni, e gli anni passano, si perde la memoria diretta e la testimonianza, e lo studio della storia, la ricostruzione, la comprensione devono trovare lo spazio per interpretare il passato e permetterci di costruire un futuro migliore. Sono fermamente convinta del valore profondo dello studio della storia, che ci dona le chiavi per comprendere il presente ed educare le giovani generazioni ai valori democratici.
L’Unione Europea, oggi, è un progetto di pace e convivenza, capace di guardare oltre i nazionalismi. Capace di guardare avanti perché consapevole degli errori del passato e dell’orrore della Shoah. Senza questa consapevolezza, l’Europa non esiste. Anche una coscienza europea nuova, quella che dovranno costruire le ragazze e i ragazzi con la loro partecipazione, non può prescindere da quest’insegnamento: imparare la cittadinanza europea vorrà sempre dire visitare i luoghi della memoria e saper trarre da essi una lezione di vita e di fratellanza, da mettere in pratica tutti i giorni. Essere europei vuol dire non dimenticare mai Auschwitz. E non farlo neppure oggi, mentre ci avviciniamo alle elezioni europee. La giornata di oggi, le celebrazioni della memoria devono stimolare i giovani studenti della scuola italiana a partecipare democraticamente alla vita delle istituzioni. Votare alle elezioni, interessarsi all’attualità del mondo che li circonda devono essere visti come un dovere civico. Quanto sangue è stato sparso in Europa perché si arrivasse all’Unione Europea, allo spirito di convivenza e di condivisione dei valori civili di tolleranza, solidarietà, libertà, inclusione che la caratterizza.
Vorrei soffermarmi sulle azioni concrete che hanno visto protagonista la scuola italiana, dopo l’istituzione della Giornata della Memoria, per tramandare e rafforzare nei giovani la consapevolezza della Shoah. Da pochi giorni, è possibile visitare presso il Museo di Roma in Trastevere la mostra “I giovani ricordano la Shoah”, nata dalla collaborazione tra il
Ministero dell’Istruzione e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e che raccoglie disegni, cortometraggi, valigie della memoria costruite sulle tracce dei più anziani. Per questo ho reagito con profonda indignazione di fronte al gesto violento di chi ha voluto profanare anche la Mostra delle opere degli studenti italiani in ricordo della Shoah. Si tratta di atti vigliacchi, che provocano ancora più sdegno quando sono indirizzati ad un museo che mostra creazioni di bambini e ragazzi.
Le loro opere dovrebbero essere sacre, come la memoria di chi è morto senza neanche capire perché.
Quella memoria, i ragazzi che hanno compiuto l’ultimo viaggio ad Auschwitz avendo il privilegio di ascoltare i ricordi dei sopravvissuti, hanno ora la responsabilità di diffonderla, di restituirla come “testimoni dei testimoni”, utilizzando tutti i mezzi di espressione e ovviamente le nuove tecnologie.
Questa è la richiesta che viene dai sopravvissuti: dobbiamo riportare nella vita quotidiana i loro “ricordi che bruciano dentro”, per usare le parole di Primo Levi. La scuola e la società devono fare un passo ulteriore, perché il calore della testimonianza non basta: occorre il riconoscimento della storia. Lo studio della storia rende la memoria un patrimonio condiviso, un monito che ci riguarda tutti. E la verità storica va difesa dai soprusi del negazionismo, senza mai abbassare la guardia.
Il nostro Ministero dell’Istruzione ha fatto una scelta precisa, che ci rende orgogliosi: la scuola italiana è una delle poche in Europa ad inserire il percorso della memoria nel calendario e nei programmi. La nostra scuola è vicina alle esigenze dei docenti, anche grazie ai corsi di aggiornamento sull’insegnamento della Shoah. Nell’ambito del semestre italiano di Presidenza, proporrò che le migliori pratiche italiane siano condivise da tutti i Paesi europei. Così si potrà creare una rete che unisca gli studenti di tutta Europa nel percorso di analisi e comprensione della nostra storia, anche quella più dolorosa, perché ne resti una traccia indelebile nei nostri pensieri e nella nostra azione politica, che ci spinga sempre a non tollerare alcun atto di razzismo e discriminazione, cittadini attivi nel difendere i valori democratici.
Signor Presidente,
Andare a scuola non significa solo accumulare nozioni, acquisire competenze, cercare una realizzazione nel mondo del lavoro. Significa far crescere le personalità dei nostri ragazzi, che a scuola diventano adulti, cittadini italiani ed europei capaci di testimoniare ogni giorno i valori civili e i principi di solidarietà e tolleranza. Le istituzioni democratiche esistono ed esisteranno solo perché ci sarete voi a farle vivere con la vostra partecipazione, con il vostro impegno. Sarete voi gli artefici del destino del nostro paese, ed è da voi, che rappresentate il nostro futuro, che mi aspetto partecipazione, cura e rinnovamento dei nostri valori democratici.
Non c’è cittadinanza senza memoria, non c’è solidarietà senza responsabilità, non c’è etica senza verità. Ogni epoca si trova a combattere la “buona battaglia” per la memoria e per la verità storica, contro ogni rigurgito di negazionismo. Non bastano le competenze, se non sono accompagnate e sostenute da valori etici che guidino i nostri
comportamenti. L’Italia, oggi più che mai, ha bisogno di un’etica pubblica condivisa, di indignazione rispetto alla violenza, di educazione alla legalità.
Come ha detto Shlomo Venezia in uno dei suoi più recenti discorsi, i sopravvissuti non saranno sempre qui con noi. Impariamo a fare i conti con la loro assenza. Tocca a noi tutti, che abbiamo in carico l’educazione delle giovani generazioni, proseguire incessantemente la lotta contro l’oblio. Tocca soprattutto a voi, cari studenti: dalla vostra cura della memoria e dalla storia che saprete scrivere insieme dipenderanno i valori della nuova Europa. Non dimenticatelo mai.

Il messaggio di Piero Fassino

In occasione della celebrazione del Giorno della Memoria il presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, Piero Fassino ha diffuso il seguente messaggio:

Il presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, Piero Fassino, ha oggi voluto segnalare l’impegno attivo di centinaia di Enti Locali in occasione del “Giorno della Memoria”, istituito nel 2000 dal Parlamento italiano “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Sono infatti centinaia le iniziative – di commemorazione, educative, culturali, artistiche – promosse dagli Enti Locali al fine di trasmettere la memoria di una fondamentale e tragica pagina della storia del nostro Paese e dell’Europa.
La comprensione dell’enormità della tragedia della Shoah e delle dinamiche che ne hanno permesso l’ideazione e la realizzazione è probabilmente la via maestra per contribuire alla formazione di una più consapevole e responsabile coscienza civile nelle nuove generazioni.
Questi insegnamenti risultano quindi ancore più importanti oggi, in epoca segnata dalla formazione di società multiculturali ed attraversata da una grave crisi economica internazionale. Ricordare il passato per capire chi siamo e realizzare un mondo migliore, a partire dalle nostre città e dai nostri quartieri: questo l’impegno dei Comuni Italiani.