Israele – Fare il punto? È un obbligo
Sono passati pochi giorni da quando il presidente Barack Obama ha rivolto agli Stati Uniti il suo sesto “State of the Union”, il discorso che rappresenta uno dei momenti di vertice del rapporto fra il Commander in Chief e il suo paese. E mentre il primo ministro israeliano si prepara a incontrare Obama a Washington la prima settimana di marzo, nello Stato ebraico qualcuno lancia l’idea di introdurre qualcosa di simile. I parlamentari Hilik Bar (Labor) e Orly Levy-Abekasis (Likud-Beytenu) hanno infatti presentato una proposta di legge per adottare anche in Israele l’obbligo di fare annualmente il punto sullo “State of the Nation”, allo scopo di “rafforzare il cruciale rapporto con l’opinione pubblica, e la sua fiducia” si legge nelle note introduttive. Un impegno che non coinvolgerebbe in questo caso il presidente (che a differenza di quanto accade negli USA mantiene un ruolo di rappresentanza), ma ben sei figure di vertice nella vita del paese: il premier, lo speaker della Knesset, il capo dell’opposizione, il presidente della Corte Suprema, il Capo di Stato maggiore dell’esercito, e il responsabile delle forse di polizia. Assicurando in questo modo che ciascuno di loro, almeno una volta all’anno, sia chiamato a rendere conto del proprio operato e della situazione della società israeliana davanti al pubblico (che si immagina composto da ragazzi all’ultimo anno di scuola superiore).
Attualmente, le occasioni in cui i sei raccontano al paese ciò che stanno portando avanti sono rare, come ha notato la stampa israeliana riportando la notizia (il Times of Israel tra l’altro ricorda come sia trascorso più di un anno da quando Netanyahu ha concesso l’ultima intervista a un media in lingua ebraica).
Lo scorso 28 gennaio, Obama ha fatto il punto sull’implementazione della riforma sanitaria, ha parlato di immigrazione, di sicurezza nazionale, lotta al terrorismo, questione iraniana, di educazione e posti di lavoro.
Se Netanyahu si trovasse oggi a rivolgere agli israeliani lo “Stato della Nazione”, quali potrebbero essere i temi in agenda in un momento in cui sono tante le sollecitazioni che coinvolgono il paese, sia sul fronte interno, che nei rapporti internazionali? Probabilmente anche il premier affronterebbe la questione della sicurezza e del dossier del nucleare iraniano. In questa prospettiva, imprescindibili sarebbero poi i negoziati di pace con i palestinesi condotti dal Segretario di Stato americano John Kerry, così come il lancio di razzi da Gaza, che nel gennaio 2014 si è drammaticamente intensificato (rapporti governativi parlano di numeri tre volte più alti che in un mese medio del 2013). Fra i rapporti che sembrano aver preso invece una svolta positiva in questo ultimo periodo invece, quelli tra Israele e Turchia, con il ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu che proprio ieri ha rilasciato dichiarazioni distensive.
Tanti i fronti caldi anche nella politica interna. A riaccendere gli animi nelle ultime settimane è stata la questione dell’arruolamento dei giovani haredim, anche nel quadro di una riorganizzazione del servizio di leva (sul tavolo pure la proposta di diminuire il periodo da 36 a 32 mesi per gli uomini, mentre l’esercito vorrebbe aumentare da 24 a 28 quello delle donne). L’economia israeliana invece mantiene un buon andamento, anche se un segnale preoccupante per molti analisti rimane l’aumento di episodi legati al boicottaggio economico, in particolare nell’ambito dei rapporti con paesi appartenenti all’Unione Europea (se in teoria il boicottaggio dovrebbe riguardare solo attività sui territori oltre i confini del ‘67, nella pratica è molto difficile tracciare una separazione in un sistema fortemente integrato).
In attesa di vedere se l’introduzione dello “Stato della Nazione” diventerà legge, un quadro della situazione di Israele nei rapporti internazionali, Netanyahu lo offrirà senz’altro nel suo intervento alla conferenza annuale dell’American Israel Public Affairs Committee, che si terrà nella capitale statunitense dal 2 al 4 marzo. Cioè gli stessi giorni in cui il premier incontrerà Obama. C’è da scommettere che anche tra loro questi temi non sfuggiranno alla conversazione.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked