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7 settembre 2011 - 8 Elul 5771
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david sciunnach David
Sciunnach,
rabbino 

È scritto nella Parashà di questa settimana: “Quando uscirai a far guerra sul tuo nemico…”(Devarim 21, 10) I Maestri ci insegnano che la guerra di cui si parla in questo verso non è solo una guerra verso un nemico fisico, ma è la guerra che ogni uomo combatte durante la sua vita contro il proprio istinto del male, lo yetzer ha-rà. Fintanto che l’anima è nei mondi superiori, essa non combatte nessuna battaglia. Ma nel momento che questa discende ed arriva in questo mondo inizia una vera guerra che dura tutta la vita. I Maestri ci fanno notare che la Toràh, utilizza le parole “sul tuo nemico”, ciò a sottolineare il fatto che la neshamà - l’anima proviene da Dio e non vi è nulla in questo mondo che la possa sovrastare.

 Davide  Assael,
ricercatore



davide Assael
Recentemente ho visto L’uovo del serpente di Ingmar Bergman, che è stato filonazista per poi doversi confrontare, anni dopo, con le prime immagini dei campi di sterminio. Viste le premesse e la propensione introspettiva del regista svedese, non stupisce che il film adotti un’interpretazione esistenzialista dell’ascesa hitleriana, ricondotta all’incapacità di confrontarsi con quella sensazione di paura che avvolgeva ogni giorno di più la Germania post-bellica devastata dalla crisi economica. Paura di confrontarsi con il disastroso quadro sociale, paura di confrontarsi con le sinistre “minoranze” politiche che si stavano affacciando sullo scenario europeo, in poche parole paura della paura. Il fallimento del colpo di stato hitleriano con cui si chiude il film, altro non fa che confermare questa fuga dalla realtà. In queste settimane, parlando con gli amici che perdono il lavoro mentre mettono su famiglia ed osservando la crescente xenofobia europea su cui cala un assordante silenzio massmediatico, ho riscontrato la stessa volontà di rimozione dei tempi bui descritti da Bergman, in cui si potevano riconoscere le tracce di ciò che sarebbe avvenuto; come l’uovo del serpente, al termine del suo processo di maturazione si tramuta in una membrana in cui già si può riconoscere il corpo definito del rettile.

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davar
Qui Mantova - La cultura ebraica fa il tutto esaurito
Decine e decine di migliaia di biglietti sono già nelle mani dei partecipanti che giungono da tutta Europa. Mantova Letteratura, il grande festival di cultura divenuto ormai l'appuntamento di riferimento per l'Italia che vuole leggere, conoscere, comprendere, apre i battenti dell'edizione 2011 per segnare una ulteriore affermazione. E molti grandi nomi della cultura ebraica internazionale giungono oggi nella città lombarda che si tramuta in un unico, immenso salotto letterario. Alla biglietteria allestita sotto le volte della Loggia del grano i giovanissimi volontari in camicia azzurra, le pattuglie di una nuova generazione di boy scout della lettura, fanno fatica a contenere le richieste e la gente nell'attesa di ottenere gli ingressi desiderati, si ferma incuriosita a sfogliare lo speciale che il giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche dedica nel suo numero di settembre a Mantova e alle tante occasioni di cultura ebraica presenti al Festival. I nomi proposti del giornale sono fra i più richiesti. Quasi impossibile, ormai, riuscire ad ascoltare Yehoshua Kenaz, l'attesissimo, grande scrittore israeliano protagonista della grande intervista del mese di Daniela Gross. Difficilissimo avvicinare il filosofo francese Alain Finkielkraut (appena uscito in italiano il suo folgorante “Un cuore intelligente”, Adelphi editore). Lotta a coltello per ascoltare il londinese Howard Jacobson, forse la grande scoperta letteraria di questa stagione, che con il suo ultimo libro, L'enigma di Finkler (Cargo edizioni), liquida i conti con un certo progressismo di maniera vivisezionando i tic, e denunciando i complessi e le miserie di alcuni ambienti ebraici europei. Solo alcune citazioni fra gli innumerevoli nomi di autori e intellettuali che fanno riferimento alla cultura ebraica. Nel dossier “Lingue e linguaggi” che arricchisce Pagine Ebraiche di settembre sono numerosissimi gli spunti che si intersecano.
Fra gli appuntamenti di Mantova, sempre il giornale dell'ebraismo italiano ha organizzato per domani, giovedì 8 settembre, alle 17, nella sede della Comunità ebraica mantovana, un dibattito intitolato La Storia, le storie.
Accademici, docenti, ricercatori e giornalisti a confronto sull'attualità della ricerca storica (dalle aule universitarie alla raccolta delle testimonianze sul campo, dalla grande Storia alle vicende della gente comune nelle singole realtà dove la più antica realtà della Diaspora ha intessuto le proprie vicende). Assieme al giornalista Guido Vitale partecipano, fra gli altri, il segretario generale dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Gloria Arbib (autrice con Giorgio Secchi di “Italiani insieme agli altri. Ebrei nella Resistenza in Piemonte 1943-1945”, Zamorani editore), le docenti e storiche Maria Bacchi e Fernanda Goffetti (autrici di “Storia di Luisa : una bambina ebrea di Mantova”, Arcari editore), il professor Frediano Sessi (direttore generale della Fondazione Università di Mantova, autore di “Il mio nome è Anne Frank”), il professor Achille Marzio Romani (Università Bocconi), l'antropologo Giancorrado Barozzi e il giornalista del Sole 24 Ore Nicola Borzi.


Pagine Ebraiche di settembre è su tablet (Apple e Android). Leggi lo speciale Lingue e linguaggi - Mantova letteratura arricchito dai contenuti multimediali.
Dan David (1929-2011)
La vera grandezza non fa rumore, neanche al momento di uscire di scena. È morto ieri a Londra l'uomo d'affari e filantropo Dan David. Leggendario per la sua riservatezza, per la sua capacità di focalizzarsi sul lavoro, per la generosità discreta con cui aiutava le istituzioni e la cultura nel nome del progresso per tutta l'umanità, Dan David era nato a Bucarest nel 1929, risiedeva a Roma ed era uno dei maggiori benefattori del mondo ebraico e delle sue istituzioni. Nel mondo era noto soprattutto per il Dan David Prize, il prestigioso riconoscimento che porta il suo nome e che ogni anno viene consegnato sul campus dell'Università di Tel Aviv a personalità distintesi per eccezionali contributi nel campo della scienza, della tecnologia, della cultura e del benessere sociale. Un riconoscimento di fama internazionale che era stato tra gli altri consegnato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della sua recente visita in Israele e che nel passato ha annoverato tra i suoi vincitori personaggi del calibro di Tony Blair, Al Gore e Zubin Mehta. "Sono un grande lavoratore, fino a pochi anni fa mi occupavo dei miei business 16 ore al giorno. Solo adesso ho tirato un po' il fiato" rivelava David in una intervista al quotidiano Haaretz nel febbraio dello scorso anno. Era stata proprio la grinta, unita a un fiuto per gli affari fuori dal comune, a fargli superare le molte difficoltà incontrate sin dai tempi dell'infanzia e a permettergli di edificare, passo dopo passo, un piccolo impero nel settore della fotografia. Un network vincente che gli aveva dato soddisfazioni professionali e allo stesso tempo la stabilità necessaria per dedicarsi al prossimo con importanti opere di mecenatismo. I primi passi nel mondo del commercio David li muove ai tempi della scuola elementare quando, assieme al compagno di scuola Theodor Janku, futuro docente dell'Università di Haifa, crea un piccolo consorzio che compra sigarette e cibo in scatola a buon mercato per rivenderlo a prezzi maggiorati. Il passo successivo è nell'editoria con la rilegatura di libri e stampati. E mentre i profitti aumentano e si sviluppano le abilità nel mediare tra domanda e offerta, cresce anche la propria consapevolezza ebraica e il coinvolgimento nei movimenti sionistici giovanili. David organizza numerosi viaggi dalla Romania a Israele ma la sua scelta, almeno all'inizio, è quella di restare nel paese natio. Terminati gli studi universitari, lavora infatti come contabile per una società di importazione governativa e successivamente si afferma come fotografo. Sono gli agenti della polizia segreta rumena, scoperto il suo passato sionista, a fargli cambiare idea e a farla cambiare al suo datore di lavoro che, credendolo un traditore, decide di licenziarlo in tronco. Sembra un dramma ma in realtà si rivelerà una fortuna. David inizia una veloce peregrinazione che lo porta prima in Francia, quindi in Israele e poi nuovamente in Francia. Parigi è la prima tappa verso il successo. Mettendo a frutto un prestito di 200mila dollari elargitogli da un cugino, si fa strada con idee innovative che lo portano a creare fonti sempre più solide di business da Israele alla Spagna, dalla Romania all'Italia. Il tutto in un crescendo di successi al passo con le nuove sfide del mercato. Allo stesso tempo a farsi largo è l'idea di contribuire a un mondo migliore sostenendo chi combatte per raggiungere questo obiettivo. Nasce così la Dan David Foundation. È il 2000 e David come prima capitalizzazione dona 100 milioni di dollari cui si aggiungeranno in seguito altre preziose contribuzioni grazie alle quali verranno sostenuti progetti e ricerche in vari ambiti dello scibile umano. Molti i traguardi significativi raggiunti grazie al suo carismatico supporto, anche se il merito maggiore che voleva gli fosse riconosciuto era di tutt'altro tipo: “Mio figlio Ariel”.

Adam Smulevich

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pilpul
Odio di sé
Shamai Leibowitz è il traduttore arrolato dall'Fbi per spiare le comunicazioni dell'ambasciata israeliana a Washington. Per anni ha ascoltato e trascitto conversazioni pubbliche e private. Numerosi ebrei americani sono finiti nelle carte dell'indagine perché discutevano di vicende come donazioni di fondi, viaggi in Israele e celebrazioni di feste ebraiche. Shamai Leibowitz è un ex avvocato israeliano, cittadino anche americano, che ha avuto fra i suoi assistiti il palestinese Mustafà Barghouti, sostenitore della lotta armata contro lo Stato ebraico. Leibowitz ora è agli arresti per aver rivelato a un blogger israeloamericano di Seattle alcuni dei contenuti intercettati. Quando durante il processo a Washington gli è stato chiesto il perché delle sue azioni, la risposta è stata che voleva "impedire a Israele di bombardare l'Iran" e "porre fine alle pressioni di Israele sul Congresso". Per questo ha aiutato l'Fbi, per questo ha passato le informazioni al blogger al fine di divulgarle il più possibile e per questo è finito in cella. Quale migliore esempio dell'odio di sé?

Maurizio Molinari, giornalista
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L’invito
Francesco LucreziCommentare la questione di un invito a partecipare alle manifestazioni organizzate a Siena, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, mi è motivo di imbarazzo, perché, più che la questione dell’opportunità o meno di tale presenza, a colpirmi sono soprattutto quelli che mi appaiono dei grandi equivoci di fondo nel modo in cui la questione viene presentata.  

Francesco Lucrezi, storico
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notizieflash   rassegna stampa
Qui Roma - A scuola di autostima   Leggi la rassegna

Appuntamento stasera alle 21 al Tempio dei Giovani in piazza San Bartolomeo all'isola per la presentazione dei corsi di metodo Feuerstein e autostima tenuti dalla professoressa Mara Astrologo. Per chi non potesse presenziare è possibile ottenere maggiori informazioni scrivendo al seguente indirizzo: marastro@tiscali.it

 

Le relazioni tra Israele e la Turchia sono oggi al centro dell’attenzione di quasi tutti i commentatori. Israele è un bambino viziato, pubblica addirittura nel titolo il Financial Times, riprendendo le parole di Erdogan che arriva a parlare anche di terrorismo di stato perseguito da Netanyahu...»

Emanuel Segre Amar











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