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20 marzo
2012 - 26 Adar 5772 |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Ieri sera a Milano
lo storico francese Georges Bensoussan ha ampiamente spiegato come il
Sionismo e lo Stato d’Israele non sono il parto della Shoah. Mi è
venuta alla mente l’apertura del commentario di Rashì alla Torah
(Bereshìt 1; 1). “…La Torah sarebbe dovuta iniziare con la prima legge
data al popolo di Israele che riguarda il calendario. Per quale ragione
allora inizia con un racconto sulla creazione dell’universo?”. Ecco il
motivo, dice Rashì: “… Se un giorno le nazioni della terra dicessero al
popolo di Israele: “siete dei ladri, perché avete conquistato territori
che appartenevano a sette nazioni...”, il popolo di Israele potrà
rispondere: “il mondo intero appartiene a Dio, e Lui lo dà a chiunque
voglia. Egli diede questa terra ad altre nazioni, ma poi la riprese e
la diede a noi...”. Rashì un fervente sionista? In effetti è un
commento
che potrebbe essere interpretato in termini politici. Dobbiamo pensare
piuttosto che Rashì scrive questi commenti introduttivi alla Torah al
tempo della prima crociata quando cristiani e musulmani si
contendono la supremazia sulla terra di Israele e nella sua Francia
assassini, ebbri di sangue e di odio antiebraico, saccheggiano scuole,
sinagoghe e massacrano migliaia di ebrei. In quel tragico momento
Rashì rassicura il suo popolo ricordando l’indissolubile legame con la
Terra di Israele che l’Eterno ci ha destinato. Il grande Maestro di
Israele (secondo alcuni Rashì sarebbe l’acronimo di Rabban shel Israel)
reagisce alla sofferenza continuando a studiare e a insegnare
nonostante la violenza che gli sta intorno. Lasciando un messaggio alle
generazioni future: gli assassini hanno fatto il loro mestiere, e noi
il nostro. I crociati di ieri e di oggi proclamano il regno della
morte. E noi con Rashì, anche oggi, dobbiamo continuare a celebrare
quello della vita.
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Dario
Calimani,
anglista
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Si legge su Haaretz che un
nutrito gruppo di genitori di Tel Aviv sta chiedendo di aprire una
scuola laico-religiosa, sotto la completa giurisdizione dello Stato,
ossia non sostenuta anche solo parzialmente da gruppi privati. Sarebbe
la prima del genere, per una convivenza senza settarismi nel campo
dell’educazione, analoga a quella che si verifica in campo sociale.
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Qui Tolosa - "Dolore e rivolta. Tra la gente in sinagoga"
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Il primo pensiero è andato
all'attentato alla sinagoga di Roma una maledetta giornata di ottobre
di 30 anni fa, a quel sanguinoso attacco nel cuore della Capitale che
si prese per sempre la vita del piccolo Stefano Gay Taché. Noemi Di
Segni, ebrea romana, studentessa di medicina in Erasmus all'ospedale
Rangueil, è stata testimone diretta della reazione della città e degli
ebrei di Tolosa all'agguato mortale alla scuola Ozar HaTorah. Nelle sue
parole tutta l'angoscia e il dolore delle ore terribili appena vissute.
“Ho visto una città sotto shock” dice Noemi, presente ieri sera alla
cerimonia solenne alla grande sinagoga di Tolosa che ha visto la
partecipazione tra gli altri, assieme a migliaia di persone commosse e
attonite, del presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. “Nessuno, me
compresa – afferma – si sarebbe mai immaginata una cosa del genere e
infatti la gente, anche in sinagoga, aveva difficoltà a capire, si
chiedeva come potesse essere accaduto un episodio di questa crudeltà in
una città come Tolosa dove la vita scorre in modo molto tranquillo”. Ad
avvisarla della strage sono stati amici e parenti dall'Italia. “Mi
trovavo all'ospedale – racconta Noemi – e non sapevo ancora niente
quando il telefono ha iniziato a squillare a ripetizione. Le prime
informazioni le ho ricevute così. Ho subito pensato all'attentato al
Tempio Maggiore di Roma anche se con le ore le dinamiche dell'agguato
hanno preso contorni in parte differenti. Ovviamente erano tutti molto
preoccupati, ma li ho rassicurati spiegando loro che stavo bene e che
mi trovavo in tutt'altro contesto rispetto a quello della sparatoria”.
Poi, quando in tarda mattinata si diffonde la notizia della cerimonia
al Tempio, Noemi prende la decisione di partecipare in prima persona al
dolore e al lutto degli ebrei francesi. “La sinagoga – spiega – era
gremita in ogni ordine di posto. C'era tanta confusione, tantissimo
dolore anche se più composto di quanto mi aspettassi. C'era chi
piangeva, altre persone si abbracciavano. In generale si respirava
un'atmosfera di fortissimo shock e incredulità”. A chiudere la
cerimonia la recitazione della Berachah Refuah Shlema, preghiera di
auspicio di guarigione che è stata scandita dalla folla per chi
nell'attacco è stato ferito e lotta adesso per la sopravvivenza. Poi a
seguire molti tra i presenti si sono diretti alla scuola ebraica dove
veglieranno fino a quando, mercoledì mattina, i corpi delle vittime saranno trasferiti in
Israele per il funerale. “Ma io – conclude Noemi – non me la sono
sentita di andare”.
a.s. -
twitter
@asmulevichmoked
Strage di Tolosa, le reazioni del mondo ebraico clicca qui
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Qui Bologna - DafDaf
protagonista alla Children Book Fair
nel nome di tutti i bambini e contro l'intolleranza
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Il giornale ebraico per
bambini DafDaf protagonista stamane alla Children Book Fair di Bologna,
la più importante manifestazione culturale al mondo dedicata
all'editoria per l'infanzia, al gioventù e l'educazione.
Nella conferenza che si è svolta nel quartiere fieristico molti
operatori del settore, autori, artisti e illustratori hanno raggiunto
la redazione e i collaboratori della pubblicazione per l'infanzia
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Nel corso dell'incontro è stato presentato il dossier Leggere per
crescere che il giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche dedica,
nel suo numero di questo mese di marzo, alla letteratura per i più
giovani. Fra gli interventi, quelli di Sarah Kaminski, traduttrice e
docente di ebraico moderno, Università di Torino; Odelia Liberanome,
coordinatrice del Centro pedagogico dell'UCEI; Paola Milani, docente di
pedagogia, Università di Padova e Ada Treves, giornalista,
coordinatrice di DafDaf, il giornale ebraico dei bambini.
Salutando gli ospiti, il coordinatore dei dipartimenti Informazione e
Cultura dell'UCEI, Guido Vitale, ha ricordato che l'Unione pubblica un
giornale ebraico per bambini rivolto, come le altre sue pubblicazioni,
all'intera società italiana e lo fa per riaffermare che la bimillenaria
presenza degli ebrei in Italia guarda al futuro e non solo al suo
glorioso passato. “Proprio oggi – ha aggiunto – i giornali raccontano i
tragici destini di tre bambini ebrei assassinati da chi alla cultura
dell'odio ha sommato l'indicibile abominio e la viltà. I nostri
giovani, le nostre scuole, le nostre istituzioni educative sono il
nostro futuro e il presidio di una società libera e progredita per la
quale gli ebrei continueranno a battersi con fermezza”.
Questo pomeriggio le manifestazioni organizzate dalla redazione di
DafDaf si sposteranno al Museo ebraico di Bologna nel quadro dei
numerosi eventi collaterali che si svolgono in città in collaborazione
con la Comunità ebraica e con il coordinamento dei direttore del museo
Franco Bonilauri.
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Qui Milano - “La
Memoria minaccia i valori del sionismo”
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Perché è errato e pericoloso
affermare che Israele sia nato come conseguenza della Shoah? Per
rispondere a questa complessa domanda è intervenuto a Milano Georges
Bensoussan, tra i più noti studiosi europei di antisemitismo e di
Shoah, in un incontro organizzato dall’assessorato alla cultura della
Comunità ebraica e dal Dipartimento educazione e cultura dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, in collaborazione con la Fondazione
Centro di documentazione ebraica contemporanea, l’Associazione Figli
della Shoah e il Keren Hayesod. Ad accompagnare le riflessioni di
Bensoussan, introdotte dal giornalista Guido Vitale, coordinatore dei
dipartimenti Informazione e Cultura dell'Unione delle Comunità ebraiche
Italiane, sono stati lo storico David Bidussa, e il rav Roberto Della
Rocca, direttore del dipartimento Educazione e cultura dell'UCEI.
Una serata ospitata nella scuola ebraica di Milano non poteva che
aprirsi rivolgendo un pensiero alla strage della città francese di
Tolosa. “Ancora troppe poche informazioni abbiamo sull’accaduto per
formulare giudizi. Di certo dobbiamo però interrogarci su quanto accade
nella nostra Europa sempre più percorsa da pulsioni di intolleranza e
violenza e partecipiamo a questo momento di grande dolore” ha
dichiarato il presidente della Comunità Roberto Jarach. E prima di
immergersi nelle riflessioni della serata, un Salmo per le vittime di
Tolosa recitato da rav Della Rocca ha raccolto il pubblico in un
momento di grande commozione. Una commozione condivisa dalle
istituzioni della città di Milano che hanno fatto pervenire un
messaggio di partecipazione attraverso Paola Bocci presidente della
Commissione cultura del Comune, presente in sala insieme al consigliere
Ruggero Gabbai.
“Se siete venuti per una serata rilassante forse avete sbagliato
indirizzo” ha sottolineato con ironia Guido Vitale, chiamato anche a
tradurre l’intervento di Bensoussan, dopo l’introduzione dell’assessore
alla cultura della Comunità Daniele Cohen. Lo storico francese infatti
ha affrontato temi complessi e realtà scomode, partendo dall’assunto
che l’affermazione che Israele costituisca una compensazione del mondo
al popolo ebraico per ciò che subì durante la Shoah rappresenta una
mistificazione e un pericolo tanto per lo Stato ebraico quanto per la
Diaspora. “L’idea che dopo un disastro debba seguire una redenzione è
propria di una cultura cristiana che è diventata sentire comune - ha
spiegato - Il rapporto di causa-effetto fra Shoah e nascita di Israele
è un concetto di cui troviamo traccia nel pensiero di molti, ma anche
Israele stessa ha delle responsabilità. Dimenticando invece che la
Shoah ha messo in pericolo uno Stato che de facto esisteva già ben
prima in tutte le sue strutture essenziali (apparati politici, sistema
scolastico e universitario, stampa…), distruggendo coloro per cui
quello Stato era stato immaginato dal sionismo: le popolazioni ebraiche
che vivevano nell’Europa orientale in condizione di grande disagio”.
Bensoussan ha ricordato come, all’indomani del secondo conflitto
mondiale, la percezione della Shoah tanto dei non ebrei quanto degli
ebrei, fosse molto diversa da quella di oggi e ha invitato a non
equivocare il ruolo del sionismo, giudicando il passato con le
cognizioni del presente. Proprio dalle riflessioni sul sionismo ha
preso spunto l’intervento di David Bidussa, che citando l’opera di
Bensoussan “Il sionismo. Una storia politica e intellettuale” (Einaudi
2007), ha spiegato come sia un grave errore percepire la storia come
storia dell’antisemitismo “Il sionismo non è nato a scopo umanitario,
ma come movimento nazionale, che prendeva spunto dall’idea che fondare
e andare vivere in Israele costituisse la scelta per una vita migliore.
Quella del sionismo è la storia di un contrasto in seno allo stesso
mondo ebraico, perché questa idea fu inizialmente condivisa solo da una
minoranza: non dobbiamo dimenticare che fino al 1939 la maggior parte
degli ebrei che lasciarono l’Europa scelse di andare altrove”.
“Rashì, il più grande esegeta della Bibbia, si domanda perché, se la
Torah è la legge del popolo ebraico, essa non inizia con la
formulazione dei precetti, ma racconta prima tutta la Creazione - la
riflessione conclusiva di rav Della Rocca - La risposta che si dà è che
la Torah vuole raccontare che D. ha creato la terra, e ha voluto dare
al popolo ebraico Eretz Israel. Questo ci deve far capire che cercare
una giustificazione alla presenza del popolo ebraico in Israele in
qualcosa che gli altri hanno compiuto nei suoi confronti è un grave
errore. Israele fu un patriarca che lottò con un angelo, ma in realtà
con se stesso, per salire una scala che congiungeva il Cielo e la
Terra, il trascendente e l’immanente. Un’immagine che ben rappresenta
anche ciò che Israele è oggi”.
Rossella
Tercatin - twitter
@rtercatinmoked
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Eugenio Sonnino
1938-2012
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Proprio nei giorni in cui
prende avvio una nuova grande indagine demografica sullo stato
dell'ebraismo italiano, Comunità ebraiche e comunità scientifica
piangono la scomparsa di Eugenio Sonnino, demografo di fama
internazionale e tra i principali protagonisti di studi e ricerche
sulla materia. Nato a Roma nel 1938, Sonnino era stato tra i fondatori
della Società Italiana di Demografia Storica (istituto che aveva
diretto dal 1984 al 1991) oltre che docente di Demografia Storica
presso la Facoltà di Scienze Statistiche all'Università La Sapienza e
direttore del Centro Sperimentale Studi su Roma. All'attivo del
professore, nominato presidente onorario della commissione
internazionale per la demografia storica in occasione della 20esima
edizione dell'International Congress of Historical Sciences (CISH) a
Sidney, numerosi studi accolti con grande riscontro anche all'estero
sui fenomeni migratori e sulle popolazioni urbane. Tra le opere più
apprezzate Inverse projection techniques: old and new approaches
scritto assieme a Elisabetta Barbi e Salvatore Bertino per Springer
(2004) e Living in the city (14-20th centuries) edito dall'Università
La Sapienza a seguito di un'importante conferenza svoltasi alcuni anni
prima nella Capitale. Il suo ultimo lavoro, frutto di un lavoro a
quattro mani con la direttrice del SIDeS Lucia Pozzi e dal titolo “The
history of historical demography in Italy”, sarà presto in
pubblicazione.
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Qui Padova - Una comunità
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Sono bastati un sms, una
tacita intesa, una leadership attiva e riconosciuta, e una email
collettiva. Alle sette di sera il Beth hakenesseth di una piccola città
di provincia raccoglieva decine di persone per recitare in
raccoglimento alcuni salmi. Un evento di comunità, ancor più
significativo perché alla cerimonia erano presenti anche alcuni bambini
che nel pomeriggio avevano partecipato a una attività collettiva.
Quando una kehillà risponde così prontamente, compie un semplice,
dovuto e sentito gesto di solidarietà per ricordare tre bambini e un
insegnante massacrati in una scuola ebraica del nostro continente;
quando la stessa comunità lavora continuamente nell’educazione dei
piccoli e dei meno piccoli; quando le sue donne e i suoi uomini si
adoperano per diffondere sul territorio una cultura del dialogo. Quando
tutto questo accade si dimostra che una comunità ebraica non è una
questione di numeri, ma di azioni e idee. Padova ha una comunità
ebraica.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
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Il futuro dei giovani
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Un secolo di gioventù
ebraica in Italia. Ripercorrere le vicende dei giovani ebrei italiani e
delle loro organizzazioni aiuta a riflettere sull’evoluzione della
nostra comunità. La generazione post-unitaria si pose il problema del
rapporto tra l’ideale nazionale e il mantenimento della tradizione; la
generazione del fascismo ebbe il compito di recuperare la tensione
religiosa parzialmente perdutasi negli anni precedenti; la generazione
del Dopoguerra sostenne la rinascita delle comunità, assorbendo il
trauma della Shoah e metabolizzando il rapporto con il novello Stato
d’Israele; la generazione dei nati dopo la guerra assorbì i mutamenti
che attraversavano l’Italia alla ricerca di una via ebraica di
trasformazione.
Si tratta di una semplificazione brutale, e di questo mi scuso con gli
esperti. Ci aiuta però a ragionare sulle peculiarità della nostra
generazione. I giovani ebrei non hanno oggi un ideale di lungo periodo,
una «passione lunga», e trovano spesso nell’appartenenza alla comunità
l’unico vettore di senso; non conoscono il futuro che li attende, e
questo li rende disponibili allo spostamento per ragioni professionali
e personali; rispetto all’ambito ebraico la sopravvivenza della
comunità di origine non è data per scontata, e le dispute su come
garantirne la continuità (religiosi vs. laici, per esempio) assumono
quindi una veemenza particolare.
In questi anni, tuttavia, attorno all’Unione dei giovani ebrei è
cresciuta una giovane classe dirigente decisamente vivace, buon viatico
per il futuro; anche le istituzioni ebraiche, va riconosciuto, hanno
mostrato una certa permeabilità al ricambio e all’inserimento di
energie fresche.
Sono solo spunti. Di questo e altro si discuterà al convegno di
presentazione della ricerca sui giovani ebrei, organizzato questa
domenica dalla Comunità ebraica di Milano e dall’Associazione Hans
Jonas. Partecipano, tra gli altri, Cobi Benatoff, rav Roberto Della
Rocca, Saul Meghnagi, Raffaele Turiel.
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas
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notizie
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rassegna
stampa |
Un
minuto di silenzio contro l'odio
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Leggi la rassegna |
Questa mattina un corteo silenzioso si è messo in fila per l’omaggio,
nel cortile del Capitole, il Campidoglio di Tolosa, alle vittime della
strage di ieri. Tutte le scuole del Paese, alle 11, hanno osservato un
minuto di silenzio. Il ministro Profumo, intervistato a lastampa.it ha
proposto di estendere l'iniziativa, già messa in atto dalla Scuola
ebraica di Roma, a
tutte le scuole italiane con un minuto di riflessione sul tema
dell'intolleranza.
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Un'angoscia tremenda stringe
nel cuore chi ha il compito di scrivere questa rassegna oggi e chi la
leggerà: il dolore delle vittime e la tristezza per l'odio
collettivamente subito dominano tutti nel mondo ebraico.
Ugo Volli
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
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