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  20 giugno 2012 - 30 Sivan 5772
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david sciunnach
David
Sciunnach,
rabbino 


“La terra aprì la sua bocca e inghiottì loro e le loro dimore …”(Bemidbàr 16, 32). Ha commentato l’Admor Rabbì Shalom Rokeach di Bèlz. Kòrach e la sua congrega vengono qui puniti secondo la legge del contrappasso: essi hanno peccato di maldicenza e di calunnia nei riguardi di Moshè e di Aron usando la loro bocca; e sono puniti con il fatto che la terra apre la sua bocca per inghiottirli. Ma perché proprio questo tipo di punizione? Fa notare Rabbì Wolf da Strikow: Moshè Rabbenu, non solo non era superbo, ma - come dice il testo - era molto umile. Nonostante ciò, i rivoltosi ebbero la spudoratezza di accusarlo di “volersi elevare al di sopra di tutti”. È proprio per questo che Kòrach e il suo gruppo furono condannati a divenire ancora più bassi di Moshè: e ciò poteva avvenire solamente facendoli sprofondare sotto terra, rispetto a uno come Moshè che era così umile da toccare quasi terra.

 Davide 
Assael,
ricercatore



davide Assael
Lunedì scorso Anna Foa ha fatto riferimento su queste pagine alla compassione che Aung San Suu Kyi, davvero una dei leader politici più grandi del nostro tempo, chiede di rivolgere agli esuli e ai rifugiati di tutto il mondo. Un invito che vale oltre modo quest’anno, dal momento che il 2011 è, secondo i dati delle Nazioni Unite, l’anno in cui si sono registrati i più grandi flussi migratori. Non credo sia superfluo sottolineare che il Paese che ha ricevuto più domande d’asilo è stato il Sud Africa, a smentire la menzogna a fini propagandistici che vorrebbe l’immigrazione rivolta solo verso il Nord del mondo. Un segnale, tra l’altro, di come le cose stiano cambiando in fretta; tra poco, saremo forse noi ad imbarcarci verso le coste africane. E saranno così smentite molte teorie antropologiche sulla superiorità del bianco europeo…

davar
Maturità 2012 - Dal Ministero grande sensibilità
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

"L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane accoglie con soddisfazione la notizia che il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha deciso di dedicare all'orrenda scientificità della soluzione nazista al 'problema ebraico' il tema ad argomento storico della prova scritta d'italiano con cui si sono aperti questa mattina gli esami di maturità.
Nel corso della Conferenza di Wannsee, fulcro della riflessione di Hannah Arendt che apre la traccia, fu scritta infatti una delle pagine più drammatiche del Novecento. Quindici alti ufficiali nazisti, riunitisi col consenso di Adolf Hitler, affinarono le strategie di pulizia etnica degli ebrei dall'Europa trasformando undici milioni di individui nell'oggetto di una terribile caccia all'uomo. Si aprì con quell'atto la stagione persecutoria più atroce.
Riflettere sul nesso di causalità che vi fu tra ideologia della morte e sua concreta applicazione è una grande opportunità che il Ministero ha voluto oggi offrire a quasi 500mila studenti italiani. Una lezione di portata universale perché, a partire dal dramma di un popolo e di tutte le altre realtà vittime del nazifascismo, si rafforzi nelle nuove generazioni la consapevolezza dell'impegno democratico per un futuro di autentica amicizia e fratellanza tra tutti i popoli del mondo".

Qui Livorno - "La sfida del coinvolgimento"
Dirigente di una multinazionale che opera in ambito medico, 59 anni, Vittorio Mosseri è il nuovo presidente della Comunità ebraica di Livorno. “Lavoreremo per tutti – spiega nella sua prima intervista dall'assunzione dell'incarico – per chi ci ha votato ma anche per chi ha fatto una scelta diversa. Vogliamo essere coinvolgenti e orientare alla crescita, nel rispetto delle idee di ognuno, la grande dialettica propria degli ebrei livornesi”. Al suo fianco nella Giunta esecutiva Guido Servi, vicepresidente con delega alla cultura, all'istruzione e al culto, e Gianfranco Giachetti, che si occuperò invece della gestione dei beni immobiliari. Completano il direttivo i consiglieri Silvia Ottolenghi Bedarida (rapporti con l’UCEI, con le altre Comunità ebraiche e con l’Ambasciata di Israele in Italia), Franco Levi (contabilità e servizi sociali) e Daniele Polacco (attività giovanili e sicurezza).
Prime sensazioni da presidente?
Molto positive. Mi rendo contò che è una prova non facile anche alla luce della straordinaria tradizione di leader che da sempre accompagna la storia di questa comunità – tra gli altri cito Paola Bedarida e Samuel Zarrough, due persone a cui sono particolarmente legato – ma le responsabilità non mi spaventano. Affronto l'incarico mettendo a disposizione tutto quello che ho imparato nella vita professionale: specifiche competenze, ma anche passione, onestà e voglia di fare. La priorità sarà il lavoro di squadra: un Consiglio coeso per affrontare nel segno dell'unità le sfide che interessano la collettività. Non lavoreremo mai per noi stessi: lavoreremo per chi ci ha eletto ma anche per chi ha scelto diversamente.
Negli ultimi anni, internamente alla Comunità, non sono mancati i momenti di tensione tra differenti correnti di pensiero. Come intervenire per appianare i contrasti?
La nostra Comunità è una realtà estremamente vivace. Una ricchezza da cui non possiamo prescindere e che ci offre molteplici opportunità: la sfida deve essere quella di armonizzare le varie anime e di orientare questa dialettica alla crescita nel rispetto delle diverse idee di cui ciascuno è portatore. Ci impegneremo a essere trasparenti e sempre disponibili al confronto. Anche per questo istituiremo un punto di ascolto settimanale rivolto agli iscritti che potranno così interfacciarsi direttamente con il presidente, i membri di Giunta e tutto il Consiglio.
Quali sono i vostri principali obiettivi?
Valorizzare le tante eccellenze già operative. Siamo una Comunità piccola nei numeri ma che lavora bene su più fronti. Fronti interni – dal Talmud Torah alla kasherut, dai progetti con gli anziani ai minhanim garantiti due volte a settimana al Tempio – e fronti esterni nel solco di un rapporto ottimale e consolidato con le istituzioni. Dobbiamo migliorare invece dal punto di vista dell'informazione. A partire da un aggiornamento costante del nostro sito ufficiale, ma anche con la creazione di un bollettino comunitario cartaceo che raggiunga tutti gli iscritti. Soprattutto quelli che hanno poca dimestichezza coi moderni sistemi elettronici. L'impegno più grande sarà però quello di avvicinare i cosiddetti ebrei 'lontani', persone progressivamente distaccatesi che partecipano con scarsa o nulla frequenza alla vita comunitaria. Ciò potrà avvenire soltanto se saremo davvero coinvolgenti.
Lei è arrivato a Livorno giovanissimo. Aveva appena quattro anni quando la sua famiglia emigrò dall'Egitto in Italia per sfuggire alle persecuzioni del regime di Nasser. Cosa ricorda di quel periodo?
Ricordo il dolore e l'angoscia di dover ricominciare da capo. Ma ricordo anche il commovente calore degli ebrei di Livorno che ci ha permesso di non sentirci mai soli. Con questo incarico spero di poter ripagare il debito di riconoscenza maturato da tutta la mia famiglia nei loro confronti.

Adam Smulevich - twitter @asmulevichmoked

Qui Casale - Ottolenghi confermato alla presidenza
Rinnovo delle cariche consiliari anche ai vertici della Comunità ebraica di Casale Monferrato. Il neoeletto Consiglio ha confermato alla leadership con voto unanime il presidente uscente Salvatore Giorgio Ottolenghi. Conferma anche per Elio Carmi alla vicepresidenza. "Sono onorato - ha affermato Ottolenghi - per la fiducia che mi viene ancora una volta concessa. Sento l'orgoglio di rappresentare una Comunità piccola nei numeri ma che tanto si dà da fare sul fronte della cultura e dell'incontro tra popoli, religioni e identità. Colgo quindi l'occasione per ringraziare tutti i nostri collaboratori e per il futuro posso senz'altro garantire che proseguiremo su questa strada tenendo sempre alto il nome degli ebrei casalesi".

Qui Napoli - Danzando sulle note di Israele
Proseguono gli appuntamenti che vedono protagonista la danza di Israele al Napoli Teatro Festival. Oggi sono due gli eventi in programma. Alle 19.30 al Teatro San Ferdinando toccherà alla Vertigo Dance Company emozionare sulle note dello spettacolo Null, mentre alle 21.30 al Teatro Politeama sarà la volta della Kibbutz Contemporary Dance Company con la performance Bein Kodesh Le'Hol.


La “tribù” che dialoga con la natura

La Vertigo Dance Company, uno dei gioielli del panorama artistico israeliano, si differenzia nettamente dalle altre compagnie per il suo stile più morbido: non ha la ferocia espressiva né il surrealismo che caratterizzano la Batsheva o la Inbal Pinto &Avshalom Pollak Dance Company. Noa Wertheim, la principale coreografa della Vertigo, crea spettacoli sinuosi, organici, radicati alla terra, che rispecchiano una modalità di vita: è architetto, costruisce edifici di movimento, forme e linee perfettamente coerenti con le sue scelte quotidiane.Tra cui l’attenzione al rapporto con il terreno, con il sudore e con la terra, con il ‘sudore spirituale’ della natura. Considera se stessa un’artista sociale e usa la danza come espressione creativa, augurandosi di riuscire a provocare un cambiamento culturale profondo. L’Eco-Arts Village, dove vive insieme a quella che viene chiamata “la tribù”, è veramente un luogo in cui la danza e l’ecologia si ritrovano, ed è l’estensione naturale della Vertigo Dance Company. Nato come tentativo di tenere in equilibrio lavoro e famiglia, è fondato sui principi dell’agricoltura sostenibile e con l’idea di creare una comunità in cui l’arte possa crescere in maniera ecologicamente responsabile. Noa Wertheim, che ha fondato la Vertigo Dance Company nel 1992 insieme a Adi Sha’al, suo marito, a Napoli porterà due spettacoli: Birth of the Phoenix e Null. Birth of the Phoenix è un progetto del 2004 sul dialogo tra uomo e natura, in cui gli spettatori vengono accolti sotto una cupola di bambù, che vuole richiamare la geometria dell’universo. È uno spettacolo che si trasforma a seconda del luogo in cui viene messo in scena e a Napoli il pubblico e i danzatori, disposti come in un teatro greco, saranno immersi nel Parco Archeologico di Pausilypon. L’altra coreografia, sempre di Noa Wertheim, è Null, del luglio 2011, che a Napoli avrà la sua prima europea. È uno spettacolo tutto giocato sugli opposti: bianco e nero, luce e ombra, bene e male… I danzatori sono circondati da pareti semitrasparenti e creano con il loro movimento delle sequenze di grande intensità, anche grazie alla musica di Ran Bagno, storico direttore musicale della compagnia. Null lascia la sensazione che si stia assistendo a una sorta di misterioso rituale in un contesto contemporaneo.

Nelle calde sabbie di una clessidra

Il nome della compagnia ha un significato profondo, scelto dalla fondatrice Yehudit Arnon a sottolineare il legame fortissimo non solo con le organizzazioni ma con gli ideali e con lo spirito del kibbutz. Nata in Cecoslovacchia e sopravvissuta ai campi di concentramento, appena raggiunta Budapest Yehudit Arnon è entrata nell’Hashomer Hatzair, movimento in cui trova appoggio e forza per portare avanti i propri ideali. Arrivata pochi anni dopo in Israele si spende con forza per portare la danza nei kibbutzim e fonda un centro di formazione e ricerca per la danza nel Kibbutz Ga’aton, dove ancora vive con la sua famiglia. Evoluzione naturale è stata la nascita compagnia, quella Kibbutz Contemporary Dance Company di cui è stata direttrice artistica dalla nascita nel 1970 fino al 1996 e di cui ha creato il repertorio. Oggi la compagnia viene identificata con il lavoro dell’attuale direttore artistico, Rami Be’er che, come molti dei migliori ballerini israeliani e non solo, si è formato alla scuola di Yehudit Arnon. Le coreografie di Rami Be’er, che è stato violoncellista prima di dedicarsi alla danza, hanno un gran successo internazionale e hanno ricevuto numerosi premi. Sono inoltre numerose le coreografie dedicate ai bambini, dal famoso Pierino e il lupo al Carnevale degli animali a una Guida all’orchestra con la cui ironia la Kibbutz Dance Company ha consolidato un pubblico di bambini che normalmente si avvicinano alla danza contemporanea con qualche difficoltà. Nel programma del focus speciale dedicato a Israele nell’ambito del Napoli Teatro Festival la compagnia porta due spettacoli: Bein Kodesh Le’Hol (Sacro e profano) è una prima europea, in cui i passi dei danzatori sono scanditi da una morbida cascata di sabbia, che con il suo flusso sinuoso condiziona i corpi dei danzatori in una sorta di clessidra senza tempo. Si trova un richiamo al rapporto con la terra tutto giocato sulle tonalità dell’ocra e sull’armonia dei movimenti. Molto diverso l’altro spettacolo in programma a Napoli: “If at all” potrebbe essere tradotto in italiano con “semmai” ed è un’altra prima europea in cui la compagnia sembra riflettere sullle possibilità che le cose accadano. È un lavoro nuovo con una coreografia composta da cerchi figurativi che si sviluppano durante la performance mutando da figure chiuse fino a divenire strutture aperte. L’effetto è tale che lo spazio scenico stesso sembra mutare, plasmato dalle mutevoli relazioni tra i corpi in movimento dei danzatori, in un rito arcaico e allo stesso tempo contemporaneo che quasi culla lo spettatore con la sua imprevedibile catena di eventi.

Terremoto - L’Adei si mobilita per gli aiuti
“Ci è sembrata la più naturale cosa da fare. Davanti alla sofferenza di tanti, e soprattutto di coloro che più ci stanno a cuore, le donne e i bambini, non potevamo non offrire il nostro contributo”. Così Susanna Sciaky, vicepresidente dell’Associazione donne ebree d’Italia, affiliata alla Women International Zionist Organization, spiega la decisione dell’Adei di aderire all’appello dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di aprire una sottoscrizione a favore delle popolazioni colpite dal terremoto (è possibile contribuire attraverso bonifico bancario al conto corrente intestato all’Adei Wizo, IBAN IT 50Q0100501606000000140015, causale terremoto Emilia).
Nel frattempo procede la verifica dei danni nelle Comunità ebraiche nei territori dove la terra continua a tremare. Un sopralluogo è stato effettuato nell’antica sinagoga di Sabbioneta, gestita dalla Comunità di Mantova. Sono stati rilevati “dissesti di modesta entità in parti dell’edificio prevalentemente non strutturali” si legge nel rapporto “All’interno del tempio invece si sono verificate fessurazioni e alcuni distacchi negli stucchi del soffitto o di altri rivestimenti. I movimenti maggiori si sono notati nella torretta del vano scala dove la parete
perimetrale dell’ultimo piano antistante la piazzetta presenta classiche fessurazioni diagonali
incrociate e dove l’architrave della porta di accesso al vano antistante il matroneo si è
palesemente mossa dal suo appoggio nel muro perimetrale”. La raccomandazione è di conseguenza quella di “monitorare periodicamente le strutture dal momento che
l’edificio, frutto di molti rimaneggiamenti e privo di strutture particolarmente solide, lo
richiede. Per quanto riguarda le visite all’interno, anche alla luce degli eventi sismici recenti si consiglia di permettere l’accesso ai locali a gruppi composti da un numero limitato di persone”. Una situazione che suscita preoccupazione, soprattutto in vista della Giornata europea della Cultura ebraica prevista per quest’anno per il 2 settembre. Un appuntamento di cui la sinagoga di Sabbioneta è sempre stata protagonista.
Per chi volesse offrire il suo contributo, specificando nella causale “Terremoto 2012″, ecco i dati bancari (codice Iban) delle singole Comunità:

Comunità ebraica di Ferrara: IT09F0615513000000000022715

Comunità ebraica di Mantova: IT19O0503411501000000022100

Comunità ebraica di Modena: IT55W0200812925000102122135

Comunità ebraica di Parma: IT82B0693065940000000001687

rt - twitter @rtercatinmoked

pilpul
Israele oltre i miti
Francesco LucreziNel prendere spunto da un occasionale riferimento al fenomeno di Beppe Grillo, contenuto in un bell’articolo di Sergio Della Pergola, pubblicato sul numero di giugno di Pagine Ebraiche, ho svolto alcune considerazioni, sulla Newsletter dello scorso 6 giugno, su questo specifico argomento, senza commentare il complessivo contenuto del pezzo del demografo. Mi sono ripromesso però di farlo, perché Della Pergola affronta, nel suo testo, un problema di grande importanza, ossia quale possa e debba essere, da parte dei cittadini e degli amici di Israele, in tutto il mondo, un corretto approccio con la questione mediorientale e col fondamentale problema della difesa dell’immagine e della sicurezza dello Stato ebraico.
Nell’articolo, significativamente intitolato “Israele oltre i miti. Parliamone come di una cosa vera”, Della Pergola rimpiange un’epoca passata, nella quale “la società in Israele era più piccola, più ingenua e più pura, più semplice e più povera, più diretta e più generosa, ma sempre pronta a sorridere di se stessa”, e “dall’esterno si guardava di solito a Israele con simpatia, se ne sapeva pochissimo e ben pochi vi si erano recati”. Le cose sarebbero invece cambiate a partire dalla guerra dei Sei giorni, con la rapida crescita di un Paese più grande, più forte e più complesso, ammantato dal nuovo, ambiguo mito della “grande potenza militare”. Sostituita l’antica immagine dell’Israele “piccolo e virtuoso” con in nuovi stereotipi, non sarebbe però cambiata “la scarsa capacità di parlare di Israele come di una cosa vera”: infatti, sarebbe “rimasta quasi assente la capacità di parlare di Israele come si parla dell’Italia o di un altro Paese: un Paese con pregi e difetti, con partiti politici e lotte di potere”. E “quasi quotidianamente - osserva Della Pergola – ci tocca leggere sulla stampa le analisi acide e prevenute di certi nemici, ma anche le estatiche apologie di certi amici”.
Credo che tali osservazioni descrivano, indubbiamente, un dato reale, dal momento che è evidente che l’informazione su Israele appare quasi sempre condizionata e deformata da impostazioni ideologiche e atteggiamenti emotivi, che impediscono una descrizione neutra e distaccata dei fatti. E credo che nessun vero amico di Israele, che non sia ottuso o fanatico, sia contento di ciò. Parlare di Israele “oltre i miti”, descriverne i pregi e i difetti con franchezza e disincanto, come si fa per l’Italia o la Francia, senza l’ossessione della sicurezza, della guerra, dell’antisionismo ecc.; parlare di cultura, di rifiuti, di disservizi, di tasse, di giochi politici, di pettegolezzi vari… Come sarebbe bello! C’è una sola persona che non lo vorrebbe? Ma la questione è: lo si deve fare “perché non ci sono problemi più gravi”, o piuttosto “facendo finta che non ci siano problemi più gravi”? E coloro che parlano delle continue infiltrazioni terroristiche, dei reiterati progetti di rapimenti di soldati israeliani, delle campagne europee di boicottaggio di prodotti israeliani, della cultura dell’odio nei libri scolastici palestinesi, della minaccia iraniana ecc. ecc., lo fanno perché prigionieri di un “mito”, o perché a ciò indotti dalla realtà?
Quanto, infine, alle “analisi acide e prevenute di certi nemici”, e alle “estatiche apologie di certi amici”, non credo che possano essere poste sullo stesso piano, per una elementare questione di proporzioni. Le prime le conosciamo bene, sappiamo bene quali sono, quante sono. Ci sono giornali italiani che dell’aggressività antisionista hanno fatto una vera e propria ragione sociale, fra l’altro non limitandosi alla mera parola scritta, ma impegnandosi anche in un’attiva promozione e organizzazione di azioni ostili, tipo “Flotille” varie. Le “estatiche apologie”, invece, dove stanno? Quante sono? A mia conoscenza, in difesa attiva di Israele solo schierati soltanto alcuni siti web, in qualcuno dei quali, certamente, ci sarà anche qualche esagerazione. Non più di una dozzina, dei quali solo tre o quattro con una larga circolazione. Infinitamente di meno di quelli di segno opposto. Quanto ai telegiornali e alla carta stampata, Israele conta certo alcune firme autorevoli a proprio sostegno, quali Paolo Mieli, Pierluigi Battista e pochi altri. Persone, però, che – a differenza del partito opposto, tanto più forte e numeroso - si occupano di Israele solo saltuariamente (un’eccezione è data da Fiamma Nirenstein) e, soprattutto, non si abbandonano mai, secondo me, a “estatiche apologie”, limitandosi unicamente a dare una rappresentazione equilibrata dei fatti. Non voglio negare che ci possano essere degli “eccessi difensivi”. Probabilmente io stesso vi incorro. Ma mettere sullo stesso piano i due ‘eccessi’, mi sembra francamente, in considerazione dell’enorme differenza quantitativa, una forzatura.

Francesco Lucrezi, storico

notizie flash   rassegna stampa
Publicis Groupe compra in Israele
il network BBR
  Leggi la rassegna

Publicis Groupe, la multinazionale francese che si occupa di pubblicità, comunicazione e marketing, ha annunciato l’acquisizione di BBR Group, un network israeliano che offre una gamma completa di servizi pubblicitari e di comunicazione. Dopo anni di collaborazione tra BBR e il gruppo guidato da  Maurice Lévy - in particolare attraverso Saatchi & Saatchi e  ZenithOptimedia - ha realizzato l’acquisizione dell’agenzia. Tutte le agenzie di BBR rimarranno autonome e gestite in modo indipendente sotto la guida del fondatore e presidente di BBR, Yoram Baumann, nominato country chairman di Publicis Groupe in Israele.

 


 

Giornate di grandi cambiamenti quelle che sta vivendo l'Egitto, o giornate che perpetueranno lo status quo? Difficile dirlo, per il momento. Ieri in piazza Tahrir dovevano avvenire importanti manifestazioni che tuttavia sono state relativamente tranquille. Ma intanto, in tarda serata, sono arrivate le notizie che Mubarak era clinicamente morto. Lo si dichiara forse clinicamente morto solo per avere il tempo di organizzarsi meglio? 


Emanuel Segre Amar


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