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12 aprile 2013 - 2 Iyar 5773
l'Unione informa
ucei
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
elia richetti
Alfonso Arbib
,
rabbino capo
di Milano

 

Il conteggio dell'òmer sembra una specie di marcia trionfale che porta all'uscita dall'Egitto a Shavu'òt, dalla conquista della libertà al dono della Torà. In questa marcia trionfale c'è però una nota stonata. Il periodo dell'òmer è anche un periodo di lutto e di riflessione sui nostri difetti. Che rapporto c'è tra questi due elementi apparentemente contradditori? L'uscita dall'Egitto e il dono della Torà pur essendo strettamente legati sono profondamente diversi. L'uscita dall'Egitto non implica alcuna scelta da parte del popolo ebraico. È un'azione divina che il popolo ebraico in qualche modo "subisce". L'accettazione della Torà è invece una scelta consapevole. Fare una scelta consapevole non è semplice perché la scelta sia libera è necessario rimuovere una serie di condizionamenti. Il condizionamento fondamentale è quello che i Chakhamim chiamano yètzer harà', cioè le passioni e le pulsioni negative presenti nell'essere umano. Senza fare i conti con tutto ciò la scelta sarà solo apparentemente libera.


Gadi
Luzzatto Voghera, storico
 


Da diversi anni il giornalista spagnolo del “Mundo” Arcadi Espada si dedica a ricerche archivistiche sulla vicenda del salvataggio di migliaia di ebrei a Budapest nell’inverno 1944 da parte dei funzionari dell’ambasciata spagnola. E’ noto a tutti che il padovano Giorgio Perlasca ebbe in quell’occasione un ruolo decisivo e da molti anni ormai la fondazione Giorgio Perlasca  è impegnata nella valorizzazione della sua esperienza. Si tratta di un esempio importante sotto vari aspetti (è noto il valore decisivo dei Giusti nella tragedia della Shoah), ma nel caso particolare di Perlasca c’è qualcosa in più. Dopo aver scritto immediatamente dopo la fine della guerra una relazione sugli avvenimenti cui aveva assistito e sul suo ruolo attivo nelle operazioni di salvataggio, non cercò di ottenere particolari riconoscimenti e tornò a lavorare in Italia. Quando, ormai pensionato, alcune persone da lui salvate lo cercarono e lo ritrovarono a Padova, iniziò a raccontare una storia che – oltre ad essere sconvolgente e rivelatrice – ha il grande pregio di essere onesta. Perlasca sottolineò sempre di essere stato fascista, volontario nella guerra civile spagnola nelle file franchiste, e nel racconto su Budapest sottolineò a più riprese il ruolo fondamentale ricoperto dai funzionari dell’ambasciata spagnola. E’ noto che sulla sua vicenda sono stati poi scritti numerosi libri: gli sono state intitolate piazze e strade e il suo esempio è richiamato spessissimo nelle attività didattiche che centinaia di scuole organizzano in suo nome in Europa. Ora però Arcadi Espada pubblica un libro - En nombre de Franco. Los héroes de la embajada de España en el Budapest nazi - che oltre a presentare numerosi documenti inediti sembra avere un solo obiettivo programmatico: sminuire il ruolo di Perlasca e conferire il “merito” dell’impresa all’ambasciatore Sanz Briz. Questo strano modo di fare storiografia “concorrenziale” a me sembra ingiusto e insensato. Certo, per ottenere visibilità sulla stampa internazionale non c’è nulla di meglio per uno scrittore che creare un caso, ma la realtà dei fatti in una situazione così minutamente documentata e corroborata da centinaia di testimonianze come questa non dovrebbe lasciare spazio a operazioni di business culturale. Quando si studia e si pubblica su certi argomenti, bisognerebbe avere l’accortezza di mettere in primo piano il valore e la sostanza morale delle azioni che si vanno a studiare, senza scambiare il ruolo dello storico con quello del giudice, incarico perlatro che nessuno ha conferito al signor Espada.

davar
Melamed - Pensare Israele
Il nuovo ministro dell'Educazione di Israele , Shay Piron, ha invitato oggi una lettera aperta indirizzata a tutti gli insegnanti. Dopo aver espresso alcune considerazioni circa le ricorrenze dei prossimi giorni, Yom ha-Ziqqaron e Yom ha-'Atzmaut, chiede agli insegnanti delle scuole di dedicare con i propri allievi del tempo per riflettere sull'identità dello Stato di Israele. "Tutti", scrive il ministro, "siamo invitati a prender parte al processo di formazione del nostro sistema educativo". Come diceva Cartesio "Cogito ergo sum".

Andrea Yaakov Lattes, Università Bar Ilan

Emilia Taroli nel registro dei Giusti
Un nuovo nome nel registro italiano dei Giusti tra le nazioni: Emila Taroli, in religione suor Paola, che nascose le sorelle Giuseppina e Tina Dina, all'epoca bambine, nel convento Canal al Pianto di Venezia.
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“L'operato di un Giusto motivo di perenne gratitudine”
Il Consiglio della Comunità ebraica di Padova ha emesso la seguente nota:

“Il Consiglio della Comunità ebraica di Padova, riguardo all’articolo pubblicato dal Corriere della Sera del 10 aprile che ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la figura di Giorgio Perlasca, intende chiarire quanto segue. Il padovano Giorgio Perlasca ha contribuito al salvataggio di oltre 5200 ebrei, così sfuggiti alla barbarie nazista e di quanti collaboravano a questo fine in quell’oscuro periodo dell’umanità. Questa realtà, per noi che abbiamo conosciuto personalmente Perlasca, che abbiamo letto i libri a lui dedicati, che abbiamo apprezzato la maniera oggettiva di presentare gli avvenimenti e le persone con cui svolgeva una relazione, la grandiosa capacità di sfruttare i ridotti mezzi economici e comportamentali, la schietta unicità del principio che lo spronava, resta indiscutibile e incontrovertibile: l’operato di un Giusto delle Nazioni, a prescindere da qualunque valutazione soggettiva, è motivo di perenne gratitudine.
Chi salva una vita, salva il mondo intero".

Qui Salerno - La scuola medica che fece incontrare le culture
Una tradizione che affonda le proprie radici nei secoli, una testimonianza dei benefici che l’incontro fra culture fu capace di portare sin dai tempi antichi. Tutto questo rappresenta la Scuola medica salernitana, al centro di un convegno scientifico internazionale organizzato nella città campana da Associazione medica ebraica, Università degli Studi di Salerno, Ordine dei medici e odontoiatri della Provincia, Centro Studi Hippocratica Civitas per lunedì 15 aprile 2013.
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Qui Venezia - Balene e capelli blu
Con Balene e capelli blu il meglio dell'illustrazione israeliana per l'infanzia sbarca a Venezia. Cento disegni originali, venti artisti coinvolti. L'inaugurazione della mostra domenica pomeriggio all'Isola San Servolo.
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Qui Casale - Le canzoni di Piero
Doppio appuntamento a Casale Monferrato in occasione di Yom HaZikaron con arte visiva e musica protagoniste. Prima con la mostra personale di Giovanni Bonaldi dedicata a Nostalgie, geometrie e colori dei recordi. A seguire con la performance di Piero Nissim relativa ai brani che hanno ispirato la sua formazione professionale e culturale.
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Qui Vercelli - Ritratti femminili nella musica del Settecento
Proseguono gli incontri musicali Via Foa in concerto organizzati dalla Comunità ebraica di Vercelli. Prossimo appuntamento domenica pomeriggio con un repertorio dedicato a ritratti femminili nella musica del Settecento portati in scena da Simonetta Heger (clavicembalo) e Renata Stefani (mezzosoprano). Il programma prevede l'esecuzione di opere di Couperin, Vivaldi, Parisotti, Agnesi, Reichardt, Mozart e Nathan. La manifestazione, inserita nel palinsesto di eventi della stagione culturale 2013-2014 e prossimamente seguita da un concerto di musica sinagogale dedicato ai musicisti vercelli dell'Ottocento Bonajut Treves ed Ezechiello Levi, avrà inizio alle 16.30 con ingresso libero.

pilpul
Lettori reticenti
“… fra noi, in ognuna delle nostre menti, pesava un segreto brutto: lo stesso segreto che ci aveva esposti alla cattura, spegnendo in noi, pochi giorni prima, ogni volontà di resistere, anzi di vivere. Eravamo stati costretti dalla nostra coscienza ad eseguire una condanna, e l’avevamo eseguita, ma ne eravamo usciti distrutti, destituiti, desiderosi che tutto finisse e di finire noi stessi …” (Primo Levi, Il sistema periodico, Oro).
Sono parole fortissime, la cui brevità pare rafforzarne la pregnanza: tralasciando i passaggi che portano dalla condanna eseguita alla cattura, Levi sembra trasformare quest’ultima in una sorta di contrappasso dantesco. Non ho letto il libro di Frediano Sessi (che immagino faccia riferimento al medesimo episodio) di cui parla David Bidussa nel numero di aprile di Pagine ebraiche, e quindi non so come in quel testo il passo di Oro sia citato e commentato; comunque sia, l’articolo di Bidussa mi ha fatto tornare in mente queste poche ma pesantissime righe, che stranamente sembrano sfuggire all’attenzione dei lettori. Oro, che racconta la vita di sette ragazzi ebrei torinesi a Milano, la maturazione politica, la scelta di partecipare alla resistenza, la cattura di Levi e il carcere, è un testo ben noto e citato spesso, in particolare nel mondo ebraico (ricordo addirittura di averlo letto sul giornalino Per noi quando frequentavo le elementari); l’ho fatto leggere spesso ai miei allievi, sia delle medie sia delle superiori, ma non ricordo di aver mai sentito né domande né commenti su queste righe, sulle quali peraltro neppure io mi ero mai soffermata con la dovuta attenzione: il mio sguardo, così come quello dei miei allievi e probabilmente di molti altri, in qualche modo passava oltre quelle parole senza coglierne del tutto la portata.
A volte le reticenze più che nella penna degli scrittori si trovano nell’occhio dei lettori.

Anna Segre, insegnante


L'antisemita della classe accanto
Caro Colombo, mi serve una spiegazione. Perché non sappiamo il nome della professoressa del liceo romano Caravillani che ha detto alla sua studentessa ebrea: "Se fossi stata ad Auschwitz, saresti stata più attenta"? Perché usare il riguardo dell'anonimato alla responsabile di un'affermazione crudele e violenta, aggravata dall'autorità di un docente?

Flavia

Questa è una storia a due facce, in un mondo di confusione e delirio. Una faccia è quella triste e squallida della professoressa a cui viene in mente una simile affermazione, immensamente volgare e immensamente offensiva. Disturbano anche le giustificazioni. Come quella della preside Anna Maria Trapani (di lei almeno si sa il nome) che avrebbe detto una frase purtroppo priva di senso che non solo non scusa, ma rende più grave ciò che è accaduto: "La professoressa non voleva offendere la ragazza. Quella frase ha oltrepassato le sue intenzioni". Poi, come se non bastasse, la preside continua in modo anche più infelice. Sentite: "la cosa importante è che i ragazzi abbiano espresso solidarietà alla loro amica". Con questa frase si fa credere, con versione riduttiva e infelice, che la ragazza ebrea sia stata difesa in quanto aveva degli amici in classe, degli amici, in caso di mobbing, sono sempre una bella cosa. La vera storia è diversa. La vera storia è che tutta la classe si è ribellata contro la professoressa razzista perché il suo comportamento era ignobile, e non poteva e doveva essere accettato, amici o non amici, perché il razzismo non è uno sgarbo a qualcuno, ma un'intollerabile offesa a tutti. Ecco perché i ragazzi del liceo Caravillani non vorrebbero avere un premio al Quirinale per la loro protesta collettiva (Repubblica, 6 aprile). Infatti, nel respingere insieme l'offesa di una donna stupida o malata, però simbolicamente potente (parlava dalla cattedra di insegnante) si sono sentiti normali e hanno fatto una cosa normale, tipica di normali esseri umani: dire no al razzismo. Anche più grave se è frutto di "sbadate" abituali di modi consueti di pensare parlare. E stato molto importante, in questo caso, che il ministro dell'Istruzione Profumo e il presidente delle Comunità ebraiche italiane Gattegna abbiano detto insieme: "l'antisemitismo e il negazionismo non si combattono soltanto il 27 gennaio di ogni anno, in occasione del Giorno della Memoria, ma tutti i giorni". Giustissimo. Ma se al liceo Caravillani ci fosse stato anche solo il Giorno della Memoria, il 27 gennaio scorso, forse la professoressa di quella scuola non avrebbe potuto dire alla madre della ragazza offesa "che il riferimento ai campi di concentramento era per l'ordine che vi regnava". Per fortuna ha offeso tutti i ragazzi e non solo la sua vittima designata. Per fortuna tutti i ragazzi normali si sono ribellati.

Furio Colombo, Il Fatto Quotidiano 12 aprile 2013


Un'oncia di ebraicità
Dai Racconti dei Chassidim: “Lo Jehudi soleva dire: ‘Darei volentieri tutta la mia parte in questo mondo e in quello venturo per un’oncia di ebraicità”. Riflettendoci: e se quell’“oncia di ebraicità” stesse nel non credere di saperla definire?

Laura Salmon, slavista

notizie flash   rassegna stampa
L'ambasciatore Talò
invita i tifosi in Israele
  Leggi la rassegna

Anche l'ambasciatore d'Italia a Tel Aviv Francesco Maria Talò all'apertura ufficiale della vendita dei biglietti per i prossimi europei di calcio under 21 in programma dal 5 al 18 giugno in Israele. Da Talò è giunto l'invito a tutti i tifosi azzurri a prendere in considerazione l'ipotesi di venire a sostenere i giovani calciatori agli ordini di Devis Mangia direttamente in loco.


 

Rispondendo alla domanda di una lettrice, Furio Colombo – sul Fatto Quotidiano – si sofferma sul triste episodio antisemita avvenuto al Liceo Caravillani di Roma. “E stato molto importante – afferma Colombo – che il ministro dell’Istruzione Profumo e il presidente delle Comunità ebraiche italiane Gattegna abbiano detto insieme: ‘l’antisemitismo e il negazionismo non si combattono soltanto il 27 gennaio di ogni anno, in occasione del Giorno della Memoria, ma tutti i giorni’. Giustissimo. Ma se al liceo Caravillani ci fosse stato anche solo il Giorno della Memoria, il 27 gennaio scorso, forse la professoressa di quella scuola non avrebbe potuto dire alla madre della ragazza offesa che il riferimento ai campi di concentramento era per l’ordine che vi regnava”.


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