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Alfonso
Arbib, rabbino capo di Milano |
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All’inizio
del libro di Devarìm abbiamo gli ultimi discorsi di Moshè al popolo
ebraico poco prima della sua morte. Si tratta più che altro di
ammonimenti. Moshè ricorda gli errori e i peccati del popolo ebraico
con l’intento di indurli a fare teshuvà.
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Gadi Luzzatto Voghera, storico |
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Grazie
a Stefano Jesurum, che ci consiglia la visione di un documentario
straordinario sui Giusti, ci troviamo ancora a riflettere sul
comportamento degli italiani di fronte alle persecuzioni razziali. Ne
ragionava Giorgio Bassani con penna felice e giustiziera in una poesia
del 1973 dedicata a “Gli ex fascistoni di Ferrara”, un monumento
letterario che ripropongo per intero, con devozione.
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Rassegna stampa
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Il
Novara tessera tra le polemiche Giorgios Katidis, giocatore greco
radiato dalla sua nazionale per aver festeggiato un gol con il saluto
nazista. Il centrocampista parteciperà alla posa della targa dedicata
ad Arpad Weisz, il grande allenatore di Inter, Bologna e Novara vittima
della violenza nazifascista (Corriere, tra gli altri). Di antisemitismo
si occupa anche il Venerdì di Repubblica con un lungo reportage di
Andrea Tarquini sulla situazione in Ungheria, paese una volta
accogliente ora noto più per le sue politiche discriminatorie nei
confronti delle minoranze. |
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Israele - Rabbinato
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Previste
per le prossime settimane le elezioni per il rinnovo degli incarichi di
rabbino capo ashkenazita e sefardita di Israele, attualmente ricoperti
da rav Yona Metzger e rav Shlomo Amar. Particolarmente intenso il
dibattito sulla questione, che non riguarda solo i nomi dei candidati,
ma l’intero ruolo dell’istituzione nella politica e nella società
israeliana. |
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La guerra dell’ombretto |
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Studiosa
di Talmud, 50enne, madre di famiglia, si trovò al centro
dell’attenzione da subito, grazie al suo discorso di insediamento alla
Knesset, quando invece delle solite parole si produsse in una lezione
di Torah diventata rapidamente una hit su YouTube. Questa volta invece
Ruth Calderon – eletta a gennaio nel parlamento israeliano per la
lista Yesh Atid, una di 27 donne, molte più che in passato – ha
scatenato un putiferio per motivi molto differenti. Durante una
conversazione con alcuni membri del proprio staff avrebbe suggerito che
dopo tante ore passate in aula, e con la necessità magari di
presentarsi in televisione appena terminati i lavori parlamentari non
sarebbe stato male avere a disposizione un locale dove potersi “dare
una rinfrescata” e magari, visto che le donne elette sono parecchie, si
sarebbero potute organizzare per condividere le spese di un truccatore.
Parole poi confermate a Ynet, il sito israeliano di notizie, ribadendo
come sia un’esigenza normale, che non implica nessuna voglia di
spettacolarizzazione della politica. Le reazioni, ovviamente, sono
state immediate e violentissime, e come facilmente prevedibile sui
social media sono fioccati insulti e prese in giro – come la fotografia
di Ruth Calderon orribilmente truccata subito fatta circolare – che non
sono mancate neppure da parte degli oppositori politici. In effetti
dati l’austerità, la severità dei piani economici, e i tagli
consistenti non sorprende che l’idea che qualcuno pensi a “farsi bello”
risulti particolarmente irritante agli israeliani, che non hanno
tardato a reagire, come a febbraio, quando si è saputo che il premier
Netanyahu e sua moglie lo scorso anno avrebbero speso circa 10mila
dollari – di soldi pubblici – in truccatori e parrucchieri. Ma la
situazione, nonostante l’argomento frivolo, può al massimo strappare un
sorriso un po’ amaro, sia perché Ruth Calderon non è certo una persona
che si perde dietro a un ombretto sia perché, come ha fatto
immediatamente osservare un suo oppositore politico, “ci sono cose che
non si possono nascondere con il trucco”.
Ada Treves - twitter @atrevesmoked
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Pregiudizi |
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Recentemente
mi è capitato di leggere, citata anche in questa newsletter, la lettera
di una donna che si dichiara orgogliosamente charedit e invita a non
avere pregiudizi nei suoi confronti. Un invito sacrosanto, che dovrebbe
valere per tutti.
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Anna Segre |
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Gli ebrei e la giustizia sociale |
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Nel
novembre 1938, la rivista americana “Collier's Weekly” pubblicava un
articolo firmato da Albert Einstein in cui la “vittima più famosa
dell’antisemitismo” (così veniva chiamato lo scienziato nella
presentazione) spiegava le ragioni che, secondo lui, avevano portato
gli ebrei a divenire oggetto di “persecuzione organizzata” in Germania,
Italia e ogni altro luogo.
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Laura Salmon |
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