Roberto
Della Rocca,
rabbino
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I malvagi, anche in vita, sono da
considerarsi morti. I giusti, anche da morti, sono da considerarsi
sempre vivi.
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Dario
Calimani,
anglista
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Il vecchio Priebke piace all’intellettuale
di destra, che pensa che non ci sia nulla di male a festeggiarlo. Così
Marcello Veneziani se la prende con chi si indigna per i festeggiamenti
al criminale. E fa pareggiare i conti bilanciando i crimini di Priebke
con i crimini di tanti altri criminali che sono andati impuniti o che,
in situazioni diverse, sono stati privilegiati da trattamenti diversi.
È una nuova legge: ‘un impunito, tutti impuniti’. E sembra che per il
Veneziani pensiero il premio già abbondantemente immeritato della
vecchiaia assolva il criminale dai suoi crimini, come dire che, se
riesci a sfuggire al giusto castigo fino a una certa età, poi ritorni
innocente. Insomma, non si capisce perché a destra si sia sempre così
pronti alla generosità nei riguardi dei crimini del nazismo. E, grazie
al cielo, questa volta ci è stata risparmiato il rituale retorico della
compensazione con i crimini di Stalin e del comunismo.
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"Nuove sfide per la leadeship ebraica"
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Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto
attualmente in distribuzione, è pubblicata in forma integrale la
relazione tenuta dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna in occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
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Voci a confronto
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Tensioni a Roma per il centesimo compleanno
di Erich Priebke. Scritte inneggianti al nazismo e minacce contro il
leader comunitario Riccardo Pacifici appaiono nella notte, mentre
alcune centinaia di persone hanno manifestato davanti alla casa dove
l’ex capitano delle SS sta scontando l’ergastolo agli arresti
domiciliari. Tra i manifestanti vari iscritti alla Comunità di Roma
(Corriere della Sera, Messaggero Cronaca di Roma). Su Leggo
un’intervista a Pacifici: “E’ evidente che nel nostro paese, come nel
resto d’Europa, c’è un preoccupante riavvicinamento a idee neonaziste.
Non so se sia per moda o per convinzione, ma è necessario combattere
queste forme di odio. Contro questo allarme dobbiamo opporci – spiega
il presidente della Comunità di Roma – È necessario riportare con
fermezza la cultura della memoria”.
Nuovi insulti sono stati rivolti da esponenti leghisti al ministro per
l’Integrazione Cecile Kyenge (Corriere).
L’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon ha inviato una nota al
capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera Riccardo Nuti, e in copia
alla presidente Laura Boldrini in seguito alla visita di un gruppo di
deputati grillini in Israele e nei Territori palestinesi “Quando si
vuole affrontare una situazione complessa è sempre opportuno ascoltare
le posizioni di entrambe le parti. Purtroppo così non è stato in questo
caso” (Repubblica). Gilon torna anche sulla gravità delle affermazioni
del deputato Paolo Bernini che aveva definito il sionismo “una piaga”
su cui era intervenuto negli scorsi giorni sul Corriere il presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. A
criticare con forza la posizione di Bernini e la mancata presa di
distanza del Movimento, solo l’ultima di una lunga serie, è anche Toni
Jop in un commento sull’Unità.
Intanto inizia con una cena al termine della giornata di digiuno per la
ricorrenza del Ramadan il cammino di negoziato tra israeliani e
palestinesi fortemente voluto dal segretario di Stato americano John
Kerry: al tavolo le delegazioni delle due parti guidate dal ministro
della Giustizia israeliano Tzipi Livni e dal caponegoziatore
palestinese Saeb Erakat (tra gli altri, Maurizio Molinari sulla Stampa).
Sul volo di ritorno dal Brasile dove si trovava per la Giornata
mondiale della gioventù, papa Francesco parla ai giornalisti segnando
importanti aperture a proposito della posizione della Chiesa verso
l’omosessualità e le coppie divorziate (tra gli altri, Gian Guido
Vecchi sul Corriere).
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Israele - Rabbinato
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Sono rav David Lau e rav Yitzhak Yosef i
nuovi rabbini capo ashkenazita e sefardita di Israele. Particolarmente
intenso il dibattito sulle elezioni per il rinnovo dell’incarico, ma
anche sul ruolo dell’istituzione nella politica e nella società
israeliana.
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bilancio
I
conti con la realtà

Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto,
attualmente in distribuzione, un approfondimento sull'ultimo Bilancio
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ecco il primo servizio.
Il bilancio di un ente, di un’istituzione racconta
molto della sua natura, della sua identità, dei suoi obiettivi. Non fa
eccezione l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Dal bilancio
consuntivo del 2012 e dalla relazione che lo accompagna emerge una
significativa fotografia del presente dell’ebraismo italiano: la
situazione finanziaria complessiva, gli investimenti fatti, il gettito
Otto per mille, la distribuzione dei fondi e così via. Attraverso il
bilancio si può comprendere la fisionomia dell’Unione e, grazie al
lavoro delicato e complesso portato avanti dall’assessore al Bilancio
Noemi Di Segni e dalla Commissione coordinata dal consigliere Davide
Romanin Jacur, è possibile avere un quadro più chiaro della politica
gestionale portata avanti dall’ente. Sfogliando le pagine della
relazione si trovano le risposte ad alcune domande ricorrenti sulle
entrate e le uscite dell’Unione, su quanto confluisce alle diverse
Comunità e secondo quali criteri, e riguardo l’ammontare delle spese
per i vari dipartimenti. Voci che vanno a confluire in una sola
domanda: qual è la missione dell’UCEI e come viene riflessa nel
bilancio stesso? La scelta di adottare un bilancio sociale si orienta
nella direzione di dare a questa domanda una risposta, necessariamente
non univoca perché gli obiettivi dell’ente, così come delle Comunità,
sono diversi e diversificati, oltre a toccare tutti gli ambiti della
vita ebraica (dall’educazione alla religione, dalla cultura
all’informazione). Dietro la distribuzione delle risorse si nasconde
una politica gestionale i cui frutti emergono dall’analisi dei dati
finanziari e delle ulteriori informazioni qualitative sulle attività
svolte e i destinatari delle stesse. A giudicare dal risultato legato
al gettito dell’Otto per mille, con un aumento del coefficiente di
preferenze accordate all’UCEI - passato dal 0,38 a 0,43 – alcune scelte
dell’Unione stessa e delle singole comunità hanno pagato. Parliamo di
una contribuzione a favore dell’Ente e delle Comunità di oltre mezzo
milione in più (complessivamente cinque milioni di euro). Risultato
decisamente inatteso, contando che nel bilancio preventivo la cifra
stimata per l’Otto per mille risultava di gran lunga inferiore . “Non
vi è dubbio che questo è un risultato eccellente – si sottolinea nella
relazione al bilancio - che da riscontro alle iniziative delle Comunità
territoriali, dell’UCEI e di tanti singoli che si sono adoperati per
favorire questa maggiore raccolta”. Se si pensa che circa i 2/3 delle
entrate dell’UCEI sono costituite dal gettito legato all’Otto per mille
è facile capire quanto la scelta dei contribuenti italiani incida sulle
risorse a disposizione dell’Italia ebraica. Una scelta che ha avuto un
incremento nel periodo in cui l’Unione ha investito molto, tra le altre
cose, sull’informazione creando una rete di comunicazione che va dal
web alla carta stampata, senza dimenticare la presenza della
televisione. Strumenti indirizzati a sensibilizzare la società italiana
sui valori di cui la minoranza ebraica è portatrice e che vogliono
allargare quella community che oggi conta oltre 70mila persone (con una
stima di circa il 10% costituito da iscritti alle Comunità ebraiche).
Per poter essere efficaci in questa operazione però è necessario capire
il perché di questa scelta, quali messaggi del mondo ebraico risultano
convincenti per coloro che, al momento di firmare, optano per l’UCEI.
Di qui la necessità condivisa da tutto il Consiglio di creare, con una
parte di avanzo, un fondo per le situazioni di maggiore urgenza e
necessità e al quale abbinare un investimento dedicato a una ricerca
mirata sull’origine e le ragioni dell’incremento delle preferenze.
Altrettanto interessante per gli iscritti e non solo è avere un’idea di
come vengono ripartite le risorse incamerate, sia tra l’Unione e le
Comunità sia all’interno dell’ente stesso nei suoi vari dipartimenti,
questione spesso al centro di polemiche e che i numeri permettono di
chiarire. Secondo la mozione del Congresso UCEI 2010, il 60% della
raccolta Otto per mille va a favore delle Comunità, il 25% per attività
istituzionali dell’UCEI, il 10% per progetti strategici e il 5% per
progetti presentati dagli enti e le istituzioni. Di quel 35% gestito
sostanzialmente dall’Unione, oltre la metà è destinato a tornare nelle
realtà comunitarie sotto forma di attività per giovani, formative, di
culto, di supporto alla rendicontazione. Servizi necessari e in alcuni
casi indispensabili ma per cui complessivamente manca un chiaro
riscontro sugli effettivi benefici o su valutazioni e suggerimenti dei
destinatari, ovvero delle Comunità e degli iscritti. Altro punto
fondamentale, per il prossimo futuro, è quello di comprendere più
approfonditamente la corrispondenza tra domanda e offerta dei servizi
proposti e la condivisione dei risultati socio comunitari che ne sono
costituiscono il fondamento. Scartabellare tra le voci aiuta, si
diceva, ad avere un quadro della fisionomia di un ente come l’Unione,
andando a capire quali investimenti ci sono dietro a dipartimenti come
il Desk, il Dire, il Dec. Ad esempio, riguardo al Desk, al centro di
alcuni dibattiti, si scopre che questa parte del settore informazione
pesa sul bilancio complessivo per il 6,77%, l’educazione e le scuole
circa il 18% e ancora che il Collegio rabbinico assorbe il 50% delle
risorse destinate alle iniziative di culto. E’ su questi aspetti in
particolare che il richiamo alla considerazione di dati non solo
finanziari è particolarmente significativo. I benefici degli
investimenti sulla cultura, l’educazione o la comunicazione, non
possono essere valutati solo sulla base delle uscite finanziarie che
comportano. Vanno considerati, per usare una terminologia contabile,
anche flussi futuri di benefici sociali, religiosi e culturali generati
nell’arco di un tempo che non necessariamente si esaurisce nei 365
giorni dell’anno finanzario. Analizzare queste variabili al fianco dei
risultati ottenuti permette di agevolare chi si trova nella posizione
di dover fare la scelta politica dell’allocazione delle risorse.
Riparto che, non si può dimenticare, dovrà tenere sempre più conto
della situazione drammatica di crisi che sta vivendo l’Italia con
strati sociali sempre più in difficoltà, attorno cui creare strutture
di tutela.
Daniel Reichel, Pagine
Ebraiche, agosto 2013
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il
presidente ucei renzo gattegna
Uniti
contro chi semina odio
Riguardo
ai gravi fatti avvenuti negli scorsi giorni che hanno visto
l’apparizione di segni di odio e di intolleranza, il Presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha
dichiarato: “Le ingiurie e le minacce rivolte dai fautori dell’odio
alle Comunità o a singoli ebrei italiani troveranno una risposta
compatta da parte di tutti. Chi sporcando i muri con scritte vergognose
prende vigliaccamente di mira i singoli, che siano semplici cittadini
impegnati sul fronte della conservazione della Memoria viva o persone
in vista come il presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici,
può abbandonare la vana speranza di dividerci o confonderci. Simili
metodi che furono già utilizzati nei tempi bui delle persecuzioni non
possono più trarre in inganno nessuno. A questi comportamenti
contrapponiamo non vuote parole, ma azioni determinate. Siamo al fianco
delle Istituzioni nel fornire risposte concrete, chiare, atte a
perseguire e a punire chi commette reati e semina il pregiudizio.
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La
responsabilità e il destino |
I
corpi ancora caldi allineati sull’asfalto. Gli obiettivi dei fotografi
che rimangono trenta metri sopra mentre i soccorritori si affannano in
mezzo all’Inferno. La sgomento, la rabbia, la disperazione. E i primi
commenti che fioccano davanti alle telecamere: “Una gita di altri
tempi!”, “Sarebbero dovuti partire la prossima settimana!”.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
– Una partita per la vita |
Lo
sport a volte racconta la tragicità della storia. È il caso della
partita che si tenne il 20 luglio 1937 a Wimbledon, in quel
meraviglioso campo che Giorgio Bassani definiva “il Vaticano del
tennis”. Anche quel giorno d’estate di settantasei anni fa, ci racconta
il libro “Terribile splendore” di Marshall Jon Fisher (editore
66tha2nd, pp. 376), la tribuna di Wimbledon era gremita di folla e di
autorità e il campo centrale "verde e teso come un panno da biliardo".
Mario Avagliano
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