Elia Richetti,
presidente
dell'Assemblea
rabbinica
italiana
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“Banìm attèm l-Ha-Shèm E-lokekhèm, lo’
thithgodedù we-lo’ thasìmu qorchà ben ‘enekhèm la-mèth”, “Voi siete
figli del Signore D.o vostro, non fatevi incisioni e non radetevi tra i
vostri occhi per un morto”. Queste disposizioni sono evidentemente
legate ad usanze pagane dalle quali l’Ebreo deve tenersi lontano. Così
le classifica il Maimonide, così le intendono la maggioranza dei
commentatori. Ma il midràsh dà anche un’altra interpretazione.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Partecipo al quadriennale Congresso Mondiale
di Studi Ebraici di Gerusalemme dal 1969 e fin d’allora mi interessano
particolarmente le sedute sul mondo ebraico contemporaneo. Nel 1969 una
tipica conferenza su una comunità della Diaspora ebraica sarebbe
suonata circa cosí: “Nel nostro paese vivono XX.000 ebrei, di cui circa
la metà nella città capitale. Disponiamo di una rete di scuole ebraiche
in cui studiano Y.000 studenti, oltre a tutte le istituzioni ebraiche
nazionali e internazionali. L’on. Z. è stato recentemente nominato
sottosegretario al Ministero delle Finanze, e manteniamo ottimi
rapporti con le autorità governative del paese. Esistono sporadici
episodi di antisemitismo, ma le autorità garantiscono la piena parità
di diritti degli ebrei nel nostro paese”. Oggi le cose sembrano più
complicate. I ricercatori discutono, fra l’altro, di centri egemonici
concorrenti, identità multiple e transnazionali, migrazioni bi-locali,
narrative museali, nuova demografia, comunità immaginate, e
desecolarizzazione. Un tempo i fatti precedevano le interpretazioni, e
quest’ultime anticipavano le politiche. Oggi spesso la sequela viene
presentata in senso inverso e c’è chi l’accetta. Fra le poche certezze,
gli episodi di antisemitismo, almeno in Europa, sono meno sporadici.
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"Nuove sfide per la leadeship ebraica" |
Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto
attualmente in distribuzione, è pubblicata in forma integrale la
relazione tenuta dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna in occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
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Voci a confronto
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In questo caso è necessaria una risposta
molto chiara. Qui non ci si trova solo di fronte a farneticazioni
infondate e ingiustificate sotto il profilo dei rapporti
internazionali, rivolte contro un Paese da sempre amico dell’Italia e
contro l’unica isola di democrazia e di progresso nel mezzo di una
regione devastata dalle dittature e afflitta da quotidiane violazioni
dei diritti fondamentali”. Così ha dichiarato il presidente dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in seguito alle
affermazioni del deputato Cinque Stelle Manlio Di Stefano, che ha
accusato Israele di ledere la Comunità ebraica italiana (Avvenire). A
commentare la conferenza stampa dedicata al Medio Oriente tenuta da Di
Stefano è anche Toni Jop dell’Unità.
La Corte di Cassazione ha stabilito nella sentenza 33179 (depositata
ieri) che “le pene per i reati associativi, previsti dalla legge
654/1975 in linea con la Convenzione di New York (modificata dalla
legge 205/1993) sono estensibili alle comunità virtuali, dalle chat ai
social network, che incitano all’odio razziale”, come riferisce il Sole
24 Ore. “Il collegio della III sezione specifica che il giudice
italiano è competente a esprimersi sulla diffamazione aggravata
dall’odio razziale, anche nel caso in cui il sito web sia stato
registrato all’estero, purché l’offesa sia stata percepita dai fruitori
che si trovano in Italia”.
Lech Lechà, la settimane di arte e cultura ebraica che si terrà in
Puglia dal 25 agosto al 2 settembre è presentata sulla Gazzetta del
Mezzogiorno.
Sul Corriere della Sera un lungo intervento dedicato al tema della
disoccupazione giovanile è firmato dall’ex parlamentare Ricardo Franco
Levi.
In Germania due giovani sono stati espulsi da un seminario cattolico a
causa di esternazioni razziste e simpatie verso i movimenti neonazisti
(Corriere). Sul quotidiano milanese anche un approfondimento circa il
ruolo della Bank of England nel trasferire l’oro di proprietà ceca al
Reich nazista nel 1939.
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Risorse e bilanci
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Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto,
attualmente in distribuzione, un approfondimento sull’ultimo Bilancio
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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Bilancio
Le
priorità da tutelare
Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto,
attualmente in distribuzione, un approfondimento sull'ultimo Bilancio
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ecco la terza parte.
"Tutelare i tesori del passato, le sinagoghe, le infrastrutture;
gestire e costruire il presente, fornendo servizi a iscritti e
Comunità; guardare al futuro, alle prospettive di investimento e alle
scelte gestionali che possano portarci al raggiungimento dei nostri
obiettivi”. L’armonizzazione e ripensamento del modello di bilancio è
uno dei primi passi per avere più chiare le sfide che si presentano
all’ebraismo italiano e che l’assessore UCEI Noemi Di Segni riassume
richiamando le tre unità temporali: passato, presente e futuro. Tutte
componenti necessarie perché la tradizione così come la quotidianità
ebraica non si disperdano. “E’ necessario avere ben chiaro un ordine di
priorità”, sottolineava Di Segni durante l’incontro tenutosi a Trieste
lo scorso luglio con la redazione del Portale dell’ebraismo italiano
moked.it e di Pagine Ebraiche. “Non dobbiamo cadere nel pericolo di
mettere troppi progetti nel cantiere, rischiando poi di non saperli
gestire, disperdendo risorse ed energie”. E primo passo da fare,
riordinare i conti in casa, avere ben chiaro il quadro complessivo,
voci di entrate, investimenti e di spesa e a quali obiettivi
corrispondono. Ricostruito uno schema generale si può più facilmente
passare alle domande più complesse sul perché e sul come che riflettono
le scelte di politica gestionale che, in un ente come l’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane, hanno un riflesso fondamentale sul futuro
della minoranza ebraica. “Abbiamo consapevolmente evitato di dare
giudizi, non era nostro intento dire se una cosa andava o non andava
fatta ma era quello di scattare una fotografia della realtà. Sono i
numeri a parlare e attraverso di loro si intravedono le scelte di
fondo”. Numeri riorganizzati e interpretati in modo da far emergere gli
obiettivi principali dell’Unione e delle Comunità che a loro volta sono
state al centro di una rivoluzione con l’adozione, nel prossimo anno,
di un modello unico di bilancio. Un progetto nato già in seno alla
precedente Commissione Bilancio, per poter confrontare le voci in modo
coerente e attivarsi più efficacemente per rispondere alle
problematiche e alle peculiarità di ciascuna realtà comunitaria. “Un
progetto in fase avanzata – sottolinea Di Segni – che faciliterà la
leggibilità dei bilanci, l’equa contribuzione e l’eventuale, se le
circostanze lo richiederanno, intervento in via sussidiaria dell’Unione
nei casi di Comunità in difficoltà”. Ritornando all’ordine di priorità,
non solo la riorganizzazione è stata al centro della revisione
dell’assessore e della commissione bilancio, ma anche i criteri di
ripartizione dell’Otto per mille sono stati aggiornati secondo principi
di solidarietà ed equità. Le risorse in fondo sono la fonte da cui
attingere perché quella tripartizione passato-presente-futuro non si
disperda. Costituendo l’Otto per mille i 2/3 delle entrate dell’UCEI,
appare chiaro il riflesso che le scelte dei contribuenti italiani
possono avere su tutta la struttura. “La notizia positiva è che abbiamo
avuto un incremento significativo del gettito grazie anche a un numero
maggiore di preferenze. Sarà interessante capire, quando il ministero
delle finanze pubblicherà i dati, dove si sono registrati gli aumenti e
analizzare a livello geografico il quadro delle preferenze”. Attraverso
questo meccanismo sarà possibile avere un’idea più chiara su quali
politiche e iniziative di livello locale e nazionale rispecchiano
effettivamente gli interessi della società civile e come tradurre e
condividere con l’esterno i valori dell’ebraismo. “Il nostro interesse
non è solo allocare con buon senso e nuovi criteri condivisi di equità
ma anche far crescere le nostre risorse. Non dobbiamo inoltre
dimenticarci - conclude Di Segni - che siamo in un periodo di profonda
crisi e una parte dell’avanzo deve essere prudentemente accantonata e
diretta a favore delle situazioni socialmente più fragili".
Pagine Ebraiche, agosto 2013
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Bilancio
La
destinazione delle risorse
Dopo
aver effettuato il traferimento diretto della quota spettante alle
Comunità, l’Unione suddivide le risorse rimaste in quattro aree. Circa
i due terzi dei fondi sono nuovamente destinati a servizi per le
Comunità. Le attività istituzionali a rilevanza generale comprendono
iniziative come le Giornate della Memoria e della Cultura.
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bilancio
I
servizi dell'UCEI alle Comunità
L’erogazione
dei servizi alle Comunità è pensata in una logica di aiuto specifico,
in settori relativi alle finalità istituzionali dell’UCEI. Oltre al
trasferimento diretto di fondi, l’Unione investe in servizi diretti
alle Comunità, invitate a valutare il valore di questi servizi e la
loro effettiva rispondenza ai bisogni.
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La
Polonia, la shechitah,
il Vaticano e il Rabbinato
La
settimana scorsa abbiamo letto su queste colonne che in Polonia è in
atto una legge contro la shechitah, la macellazione rituale ebraica, e
che di conseguenza la preoccupazione presso le comunità ebraiche
polacche sta salendo. Jonathan Orenstein, direttore dello Jewish
Community Center di Cracovia, ha comunicato: “Per la prima volta, ho la
sensazione che stiamo tornando indietro”
Gianfranco Di Segni,
Collegio rabbinico italiano
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Setirot
- In quanto ebrei
Chi
meglio di noi conosce il significato più deleterio e spaventoso
dellʼindifferenza? A chi più che a noi la Storia ha insegnato quali
orrori nascano e crescano dalla e nella zona grigia degli atteggiamenti
umani? Ancora oggi, spesso e malvolentieri, ci guardiamo intorno
attoniti nel constatare il silenzio – non delle parole, ché quelle non
costano nulla, ma dei comportamenti – che avvolge atti di antisemitismo
e/o di incitamento all'odio razziale verso di noi.
Stefano Jesurum,
giornalista
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Time
out - Integrazione
Il
lancio di banane nei confronti del Ministro Kyenge è solo l’ultimo atto
di una barbara e indegna contestazione che nulla ha di democratico, ma
che mostra ancora una volta come il germe del razzismo in Italia sia
ben radicato. Sbaglia però la Kyenge a sostenere che la soluzione a
tutti i problemi possa essere lo ius soli, il diritto di voto agli
immigrati o posti riservati per gli immigrati nella pubblica
amministrazione.
Daniel Funaro
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