Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Nella
pagina talmudica che si studia oggi, Pesakhim 54, nel foglio b, è detto
che vi sono sette cose tenute nascoste a ogni uomo. Una di queste è che
nessuno può conoscere veramente ciò che è nel cuore di un’altra
persona.
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Dario
Calimani,
anglista
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Fra
le norme di comportamento ‘fra l’uomo e il suo prossimo’ su cui i
Maestri dell’ebraismo hanno, da sempre, puntato di più la loro
attenzione c’è senza dubbio la calunnia, una sottospecie della falsa
testimonianza. La definiscono, i Maestri, la “polvere sottile della
calunnia”, forse perché si insinua ovunque e chi ne è vittima non
riesce poi a liberarsene mai del tutto, come sabbia fra gli indumenti.
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"Nuove sfide per la
leadeship ebraica" |
Sul numero di Pagine
Ebraiche di agosto
attualmente in distribuzione, è pubblicata in forma integrale la
relazione tenuta dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna in occasione del Consiglio del 14 luglio
2013.
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Voci a confronto |
Preoccupazione,
nel mondo ebraico, per l’intolleranza manifestata in Polonia nei
confronti della Shechitah. Le riflessioni del rav Gianfranco Di Segni
su Pagine Ebraiche di agosto in cui è auspicato un possibile intervento
risolutivo del Vaticano sono oggi riportate dall’Osservatore Romano.
Gino Bartali Giusto tra le Nazioni: è l’auspicio di molti, non ultimo
il sindaco di Firenze Matteo Renzi pubblicamente intervenuto in questo
senso negli scorsi giorni. Nel dorso fiorentino del Corriere della sera
Giulio Gori fa il punto sul fascicolo custodito dallo Yad Vashem
raccogliendo varie voci in merito: il rabbino capo Joseph Levi, Sara
Funaro della Comunità ebraica, Sara Gilad dell’ambasciata israeliana a
Roma e il giornalista di Pagine Ebraiche Adam Smulevich, che sul
mensile UCEI raccolse tre anni fa la testimonianza diretta di Giorgio
Goldenberg.
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Risorse e bilanci |
Sul numero di Pagine
Ebraiche di agosto,
attualmente in distribuzione, un approfondimento sull’ultimo Bilancio
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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Tornare in Portogallo
Le
comunità ebraiche plaudono di fronte alla recente “legge del ritorno”
in Portogallo. Da quanto ho capito, si tratterebbe, in effetti, di una
via di mezzo tra due esperienze note: la legge del ritorno israeliana,
che consente, a chiunque dimostri di essere ebreo secondo la legge
nazista, di diventare cittadino israeliano; la legge tedesca, che a
partire dagli anni Novanta attribuisce la cittadinanza agli ebrei
dell’ex-Unione sovietica i cui avi subirono persecuzioni da parte della
Germania. Ci sono dunque differenze significative. Se la legge
israeliana è di facile applicazione (non senza problemi di natura
religiosa), assai più impalpabile è la normativa tedesca, che si
riferisce a fatti lontani nel tempo e a beneficiari che in molti casi
non hanno mai vissuto ebrei. Va comunque sottolineato che, grazie a
questa legge e alla fiorente economia, la Germania sessant’anni dopo la
Shoah è divenuta la terza comunità ebraica più numerosa d’Europa.
Queste difficoltà di applicazione diventano addirittura enormi
nell’esperimento portoghese. Si tratterebbe di individuare perseguitati
di cinquecento anni fa, certificarli, distinguerli dai più numerosi
ebrei spagnoli, e infine fare richiesta di ammissione al programma.
Tobia Zevi, Associazione
Hans Jonas
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