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19 agosto 2013 - 13 Elul 5773
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
Quando un uomo abbia un figlio traviato e ribelle…” (Deuteronomio 21:18)
Nel Talmud i maestri affermano che un caso del genere “non c’è stato e non ci sarà. Perché allora la Torà ne parla? Studia e ricevine il premio” (Sanhedrin 71a). Rabbì Shelomo Efraim ben Aharon Luntschitz (1550 – 1619) sostiene che questi versi rappresentino allegoricamente un grande insegnamento: attenzione a non approfittare del fatto che “siamo figli per l’Eterno”, e dunque autorizzati a commettere qualsiasi reato, perché poi il Signore misericordioso ci perdonerà come un padre.
 
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Anna
Foa,
storica
Dice bene David Bidussa nel suo commento di ieri, sostenendo che il vero problema di Vergès non era il fatto che difendeva degli indifendibili ma il fatto che relativizzava il loro delitto. Storicizzarlo, renderlo comprensibile nel suo contesto storico, in qualche modo giustificarlo, voleva anche dire abolire la questione della responsabilità individuale. Fare dei delitti di Carlos, di quelli di Pol Pot di tanti altri simili a loro dei delitti politici voleva dire in realtà non porsi mai il problema del loro agire, delle azioni di cui gli imputati dovevano individualmente rispondere, fossero uno, cento, un milione di omicidi.
 
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"Nuove sfide per la
leadership ebraica"
Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto attualmente in distribuzione, è pubblicata in forma integrale la relazione tenuta dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
 
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Voci a confronto
“Basta violenze”. Lo afferma il generale Al-Sisi nel giorno del fallimento dei nuovi cortei pro-Morsi. Aumenta però il numero delle vittime: 36 detenuti vicini ai Fratelli Musulmani sono morti durante un tentativo di fuga (Stampa). A destare particolare orrore, una nuova volta, il dramma della comunità cristiana d’Egitto. Cinquanta edifici e chiese distrutte, migliaia di persone nel panico. Al Zawahiri incita intanto alla vendetta contro i copti (Messaggero).
Ha fatto il giro del web l’immagine delle due atlete russe baciatesi ieri a Mosca nella giornata conclusiva dei mondiali d’atletica. Una manifestazione d’affetto che in molti hanno interpretato come una forma di protesta per i nuovi dispositivi anti-gay adottati dal governo Putin (Repubblica). Torna il grande calcio e tornano cori e buu razzisti. Ieri a Roma, durante la supercoppa, nel mirino dei tifosi laziali sono finiti tre calciatori della Juventus: Pogba, Asamoah e Ogbonna. L’arbitro Rocchi ha disposto la conclusione dell’incontro con alcuni secondi di anticipo (Gazzetta dello sport).
Richiesta shock della federcalcio palestinese alla Fifa: escludere la federarazione israeliana dal massimo consesso mondiale per aver impedito, questa l’accusa, “l’ingresso di alcune squadre arabe in Cisgiordania” (Corriere dello sport). 
 
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Risorse e bilanci
Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto, attualmente in distribuzione, un approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche.
 
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  davar
L'OMAGGIO ALLO SCRITTORE TRIESTINO
Boris Pahor, cento anni              per un'Europa libera
 
Si apre una settimana di grandi festeggiamenti per Boris Pahor, lo scrittore triestino che più di ogni altro ha dato dignità e rappresentanza agli sloveni della Venezia Giulia e che domenica prossima compirà cento anni di vita. Una delle firme più prestigiose e a lungo dimenticate del Novecento. Antifascista, partigiano, cattolico. Penna implacabile contro i crimini del nazifascismo ma anche contro la repressione comunista nei territori dell''ex Jugoslavia. Padre di testi memorabili come “Necropoli”, “Il rogo nel porto” e “Qui è proibito parlare” ma anche un amico per la redazione del portale dell'ebraismo italiano e di Pagine Ebraiche che ha voluto incontrare in due diversi edizioni del laboratorio giornalistico Redazione Aperta.
Molti i temi affrontati nel corso dell'esclusiva intervista rilasciata a Daniela Gross e pubblicata su Pagine Ebraiche nel 2011. Dai traumi più duri dell'infanzia alla prigionia nei campi di lavoro nazisti, dalla responsabilità di essere punto di riferimento intellettuale di un popolo discriminato al dovere imprescindibile della testimonianza. E ancora, a saldare il flusso dei ricordi, le prime reminiscenze della Trieste ebraica di inizio Novecento.
“Sono nato in via del Monte 13, in una casa alla sommità della salita su cui si trovava anche allora la scuola ebraica, davanti al vecchio cimitero ebraico. La sera mia madre stirava alla luce del lampione appeso a illuminarne l’entrata. Dei miei anni di ragazzo – racconta Pahor – ricordo invece le passeggiate nel ghetto, prima che venisse abbattuto, con le sue piccole rivendite e quell’odore inconfondibile in cui il profumo del caffè si mischiava agli effluvi delle friggitorie di pesce. E poi i libri...”
Un commovente contributo da parte di un maestro della letteratura contemporanea che, al tramonto della propria vita, continua a tenere dritto il timone della speranza e a riporre le migliori aspettative e i migliori auspici nell'impegno delle nuove generazioni. A patto che, precisa, “si trovi la maniera di stare al mondo in un altro modo”.
A Boris Pahor un caloroso mazal tov da parte di tutta la redazione!   

                                                                                       
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked


MEMORIA
"La mia lunga battaglia
contro l'orrore dei totalitarismi"

È nato ai tempi dell’imperatore Francesco Giuseppe per ritrovarsi oggi a fare i conti con le contraddizioni di un mondo sempre più globalizzato. Rimane un personaggio scomodo, che non accenna a deporre le armi e, a torto o ragione, continua a urlare le sue verità con la voce educata e sommessa di chi ha imparato a remare contro il tempo e il silenzio. (Il disegno è di Giorgio Albertini)                                                          

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pilpul
Oltremare                          "Shabbat & The City"
Narrano leggende urbane che a Tel Aviv ci siano oltre 200 templi. Piccoli o grandi, stracolmi o che a malapena riescono a fare minian, cioè a raggiungere quel minimo di 10 uomini adulti per chiamarsi “comunità”. Io ci credo, anche perchè Tel Aviv era un centro per nulla periferico di studio e di vita ebraica quando ancora il concetto di ebreo laico non aveva preso piede come oggi, e un po’ tutti si ritrovavano al tempio quotidianamente o quasi.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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In cornice - Erode
Il revisionismo storico coinvolge anche Erode? La sua figura è vista in modo chiaramente negativo dai nostri Maestri. Basti pensare al racconto riportato in uno dei primi fogli del trattato di Baba Batra’, in cui Erode è incolpato dell’assassinio di tutti i membri del Sanhedrin – uno escluso che però subì l’accecamento, e anche di intrattenere strani rapporti con la moglie imbalsamata.
Daniele Liberanome, critico d'arte
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Tea for two - We are family
Verità universalmente riconosciuta: è più facile creare una famiglia ebraica quando non si ha pressione sociale piuttosto che quando si vive quotidianamente con questo pensiero fisso. Notavo come radical molto chic, con gonne fantasia e top dai motivi tribali, riescano a trovare il ‘bravo marito ebreo’ molto più facilmente delle stressatissime jewish princesses che si dividono tra studio e corsi di cucina.

Rachel Silvera, studentessa
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