Roberto
Della Rocca,
rabbino
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In
una società mediatica e planetaria ognuno ha l'impressione, per non
dire l'illusione, di essere contemporaneamente in rapporto con
l'umanità tutta intera. Ma il "tutti in relazione con tutti..."
significa spesso "anonimato" , essere soli e persi. Nel corso della
cerimonia prevista nel capitolo 27 di Devarìm, che abbiamo letto
shabàt scorso, il popolo intero, benedetto o maledetto, è cosa
visibile a tutti. I membri della società si vedono gli uni con
gli altri. E' una cosa estremamente importante per il tema della
comunità. La cultura ebraica ci spinge alla ricerca di una
società più intima che consenta ai suoi membri di conoscersi gli uni
con gli altri e che apporti alle persone la coscienza di una vita
comunitaria qualificata e stimolante senza schermi e senza restare
schiacciati dai rispettivi ruoli.
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Dario
Calimani,
anglista
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Povero
Bel Paese bistrattato. Da tempo sull’orlo del precipizio, ricattato e
conteso fra la ricerca di immunità personalizzata di un potente
condannato in via definitiva e la demagogica difesa dell'interesse
nazionale attraverso un indulto generale sull’IMU. Come se la soluzione
della crisi economica e la salvezza per i milioni di disoccupati fosse
in queste due, imprescindibili e simultanee, esigenze. E mentre si
gioca in punta di fioretto il destino del paese, si finge di non sapere
che sarebbe tempo di una grande rivoluzione sociale e politica. Io
dico, allora: voglio pagare l’IMU, ma con tutto quello che a livello
politico ne consegue. E che l’Italia diventi finalmente un paese
normale, dove non ci sono leggi ‘più giuste’ per qualche potente e dove
tutti pagano le tasse dovute, secondo la loro reali possibilità.
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"Nuove sfide per la leadership ebraica" |
Sul
numero di Pagine Ebraiche di agosto attualmente in distribuzione, è
pubblicata in forma integrale la relazione tenuta dal presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in
occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
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Voci a confronto
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Da
nord a sud, i confini israeliani sono minacciati dall’instabilità dei
paesi limitrofi. “Due anni dopo l’avvio della cosiddetta Primavera
araba, la posizione di Israele nella regione è diventata,
paradossalmente, molto più forte e molto più precaria”, spiega Benny
Morris sul Corriere della Sera. Lo storico israeliano dipinge
l’inquietante quadro che si sta prefigurando attorno a Israele a causa
dei vuoti di potere dei paesi confinanti. Il pericolo principale per
Morris è la Siria di Assad – su Repubblica è riportato uno stralcio
dell’intervista rilasciata dal dittatore siriano a un quotidiano russo-
, che può contare sul braccio armato Hezbollah e sul sostegno
dell’Iran, che intanto continua – nel silenzio internazionale – il suo
programma per l’armamento nucleare.
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Risorse e bilanci
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Sul
numero di Pagine Ebraiche di agosto, attualmente in distribuzione, un
approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità
Ebraiche.
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Qui new york Dolore alla Yeshiva University “In
questo rapporto sono emersi fatti che rappresentano una fonte di
vergogna e tristezza per la nostra istituzione. Per conto del Consiglio
di amministrazione e dell’intera comunità dell’università, esprimo qui
il più profondo e sentito rimorso. Spero sinceramente che il nostro
riconoscimento possa essere di qualche conforto e vicinanza alle
vittime”. È grande la lacerazione espressa da Richard M. Joel,
presidente della Yeshiva University, nel commentare i risultati
dell’inchiesta commissionata dalla stessa università allo studio legale
Sullivan & Cromwell allo scopo di fare luce su episodi di abusi
avvenuti negli anni ’70 e ’80, svelati al pubblico per la prima volta
dalla stampa ebraica newyorkese. A prendere posizione sulle vicende per
la Yeshiva già nelle scorse settimane era stato il rabbino Norman Lamm,
lasciando l’università dopo oltre sessant’anni da studente, insegnante,
Rosh Yeshivah, presidente e rettore, come approfondito sul numero di
Pagine Ebraiche di settembre, attualmente in distribuzione.
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rosh hashanah 5774
Un anno per stare insieme
Torna
Rosh HaShanah, tornano i giorni della Teshuvah, i giorni nei quali i
nostri Battè Kneseth si riempiono oltre ogni limite di capienza,
i giorni nei quali gioiamo nel ritrovare le persone che da tempo non
vediamo, mentre la tristezza per la scomparsa di chi è mancato si
stempera nella dolcezza del ricordo degli anni passati, nei quali si
era ancora insieme. Insieme, è proprio questa la parola che
riassume ciò che avviene in questi giorni. Un “insieme” che travalica i
confini della casa, della famiglia, per essere un insieme fatto di
gruppo, di collettività, di popolo.
Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana
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rosh hashanah 5774
Qui Firenze - Un anno dolce
L'inizio
dell'anno è sempre un momento di speranza, di spirito di rinnovamento e
di grandi aspettative. Sono certa che il 5774 sarà fedele ai nostri
buoni propositi. La nostra comunità è un microcosmo che amiamo e che
non si sottrae dalle dinamiche sociali fatte di momenti facili e
periodi più complessi. Così è il nostro vivere ebraico: fluido e
straordinario. Primo Levi diceva che "...la vita perché viva, perché
sia fertile, ha bisogno del grano di sale e quello di senape..." ha
bisogno, in altre parole, della ricchezza della diversità perché sia
positiva.
Sara Cividalli, presidente della Comunità ebraica di Firenze
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rosh hashanah 5774
Qui Ferrara - Un anno di ripresa
Dopo
quasi un anno e mezzo dal sisma del 2012, la Comunità di Ferrara non si
è ancora ripresa: sono tuttora chiusi il Museo e la Sinagoga tedesca e
gran parte dell’edificio non è agibile. Anche la maggior parte delle
abitazioni, quelle più lesionate, non sono ancora agibili, colpa in
parte della burocrazia, in parte nostra. Il prossimo Rosh HaShanah,
come quello precedente, sarà accolto con un certo disagio, essendo
disponibile soltanto il piccolo Oratorio fanese.
Nell’augurare a tutta la Comunità di Ferrara un buon inizio 5774,
chiedo un po’ di pazienza: pian piano torneremo alla normalità.
Shanah tovah.
Michele Sacerdoti,
presidente della Comunità ebraica di Ferrara
Da Baghdad a Damasco
Dieci
anni fa manifestavo contro la guerra in Iraq. Un intervento militare
che appariva sbagliato, inutile, foriero di conseguenze gravi e
imprevedibili. Un’iniziativa che non poggiava sul consenso
internazionale, ma su informazioni dell’intelligence – le famose armi
di distruzioni di massa – che da subito sembrarono fragili,
inconsistenti, dubbie. Come poi avremmo saputo. Un’avventura che
avrebbe avvantaggiato pochi e perso tante vite umane. A essere sincero
devo dire che rimpiango le certezze di allora. Dieci anni dopo, tutto
mi appare meno chiaro.
Tobia Zevi, Associazione
Hans Jonas
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Lech Lechà - Canto e Memoria
Una
grande mizvà è essere sempre nella gioia (Rabbi Nachman di Brazlav).
Non finisce mai di stupire la creatività pugliese, ebraica e non. A
Trani nella settimana di cultura e musica Lech Lechà è stato
eseguito Karussell, un concerto interamente dedicato alla musica
cabarettistica scritta nei Lager di Westerbork, Riga e Theresienstadt.
Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli
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