Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Stasera e domani, settimo e ultimo giorno di
Sukkòt, è Hoshanah Rabbah, ricorrenza densa di significati soprattutto
per i Maestri della Kabalah. Questo giorno è conosciuto anche come Yom
haAravah, giorno del salice, perché al termine della preghiera del
mattino si prendono dei rametti di salice e si sbattono a terra per
cinque volte. Il salice, tra le piante del lulàv, rappresenta anche la
bocca, come il mirto gli occhi, la palma la spina dorsale, e il cedro
il cuore. Il fatto di concludere questo intenso ciclo festivo prendendo
la sola aravah è un grande monito ad adoperarci affinché dalle nostre
bocche escano parole costruttive per ricominciare col piede giusto il
nuovo ciclo di lettura e di studio della Torah.
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Dario
Calimani,
anglista
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Due docenti a contratto sono stati sospesi
all’Università di Padova perché gli studenti li hanno giudicati
inadeguati. Sarebbe giusto poter fare lo stesso anche con i docenti a
tempo indeterminato, talora assunti per concorso con modalità di cui la
giustizia e la stampa si interessano a giorni alterni. Ma si dovrebbero
poter licenziare anche quei politici che hanno ridotto l’università (e
prima ancora la scuola) nelle condizioni in cui la si vede languire:
curricula non tenuti ad alcun collegamento organico fra le discipline,
corsi frammentati in pseudo-corsi di trenta ore, programmi e
bibliografie ridotti all’osso, caldi consigli ai docenti affinché
diminuiscano il carico didattico, perché gli studenti devono laurearsi
‘in tempo minimo’ in modo che l’università acquisti punti-valore e
relativi fondi dal Ministero. E ci si chiede se la costruzione
scientifica del disastro culturale non sia stata voluta dagli interessi
di una politica dell’omogeneizzazione verso il basso, oltre che dalla
deleteria necessità di europeizzare il sistema educativo.
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Un anno per la libertà
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Gli auguri del presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Renzo Gattegna in occasione dell'inizio del nuovo
anno ebraico.
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Voci a confronto
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Gino Bartali riconosciuto come Giusto tra le
Nazioni da Yad Vashem. Grande risonanza e commozione sui giornali
italiani. “Qualche anno fa, Sara Funaro e Adam Smulevich del mensile
Pagine Ebraiche, voce dell’Unione delle Comunità Ebraiche, lanciarono
un appello per rintracciare i testimoni dell’attività clandestina di
Bartali. Nel 2010 Smulevich rintracciò Giorgio Goldenberg (‘Se sono
sopravvissuto, lo debbo a Bartali’)”. Così Leonardo Coen su Repubblica
ricorda la genesi di una testimonianza decisiva per il processo di
iscrizione nel libro dei Giusti del Museo della Shoah di Gerusalemme,
che richiede l’attestazione diretta di uno dei salvati o di suoi
parenti. A ricordare il ruolo di Pagine Ebraiche tra gli altri anche
Francesca Nunberg sul Messaggero, Andrea Fagioli su Avvenire e Giulio
Gori sul Corriere Fiorentino.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parteciperà alla
cerimonia di commemorazione per il settantesimo anniversario del 16
ottobre 1943 quando i nazi-fascisti deportarono oltre mille ebrei dal
ghetto di Roma. Ad annunciarlo il presidente della Comunità della
Capitale Riccardo Pacifici durante una celebrazione della festa di
Sukkot (Messaggero).
Sul Corriere della Sera intervista al ministro degli Esteri Emma Bonino
a New York per l’assemblea generale delle Nazioni Unite che si apre
oggi. “Quanto ci si può fidare delle aperture di Teheran? Se uno pensa
all’atmosfera che circondava gli interventi di Ahmadinejad, con
l’uscita delle delegazioni dalla sala, è indubbio che ci sia
un’atmosfera diversa, di attesa e di speranza. I segnali giunti finora
— la liberazione dei detenuti politici, le dichiarazioni di
disponibilità sul nucleare — sono di apertura. Gli scettici obiettano
che si tratta di gesti pre-Assemblea Generale. Ma io penso che sia
necessario esplorare questo segnale” un passaggio dell’intervista,
raccolta, scrive Paolo Valentino, dopo un incontro di Bonino con i
rappresentanti di Teheran. Previsto per oggi stesso all’Onu
l’intervento del nuovo presidente Rohani (“Ciclone Rohani” Maurizio
Molinari sulla Stampa), in chiusura di assemblea invece quello del
premier israeliano Netanyahu.
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Risorse e bilanci |
Un approfondimento sull’ultimo Bilancio
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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qui
napoli
Grande
attesa per la Giornata
Napolitano ospite d'onore
Natura
ed ebraismo. Questo il binomio che sarà protagonista della 14esima
edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma
domenica e con Napoli città capofila, ospite d'onore il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano. Che rapporto c’è tra ebraismo e
natura? Quali sono le indicazioni e i suggerimenti della tradizione
ebraica per instaurare un rapporto sano con il mondo circostante? Sono
alcune delle domande che animeranno la Giornata.“Quella ambientale –
afferma il presidente UCEI Renzo Gattegna – è una tematica pregnante e
attuale, oltre che di grande rilevanza nell’ebraismo. Il corretto
rapporto con la natura e l’ambiente, il rispetto ma anche l’utilizzo
equilibrato delle risorse naturali, sono argomenti ampiamente trattati
dalla Legge e dalla normativa ebraica”.
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memoria
Ancora
campione
L'Osservatore Romano in distribuzione
questo pomeriggio con data mercoledì 25 settembre ha invitato il
giornalista di Pagine Ebraiche Adam Smulevich a raccontare come le
inchieste del giornale dell'ebraismo italiano abbiano portato alla
decisione dello Yad Vashem di conferire al campione Gino Bartali l'alto
onore di Giusto tra le Nazioni. Ecco il testo.
Campione in corsa, campione fuori dal contorno agonistico. Il pubblico
riconoscimento dello Yad Vashem rappresenta l'attesissimo suggello a
una storia memorabile, la storia di Gino Bartali il Giusto. Forse
Ginettaccio sarebbe scontento di questo tributo in virtù del
proverbiale “Il bene si fa, ma non si dice” che tanto l'ha reso celebre
in Italia e nel mondo. Quel coraggio, quell'eroismo silenzioso di cui
ancora oggi non si riesce a quantificare con esattezza l'immensa
portata, merita però di essere conosciuto e apprezzato. Soprattutto da
quelle nuove generazioni che nello sport, e in particolare nei suoi
campioni, vedono un imprescindibile punto di riferimento.
È in quest'ottica che si inserisce l'appello, per la ricerca di nuove
testimonianze, pubblicato oltre tre anni fa da Pagine Ebraiche (“Un
albero anche per Ginettaccio”, aprile 2010) con la collaborazione di
Sara Funaro. Obiettivo: arrivare alla piantumazione di un albero alla
sua memoria nel giardino dove sono omaggiati i nomi di quanti, a
rischio della propria esistenza e senza percepire alcun compenso,
scelsero la strada del coraggio e rifuggirono l'indifferenza.
Di Bartali era già noto l'impegno come staffetta clandestina ma a
mancare, per lungo tempo, è stata la dichiarazione diretta di un
sopravvissuto o di un suo discendente. Nel 2005 il ciclista fu
insignito della medaglia d'oro al valor civile dal presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi “per aver salvato la vita a circa 800
ebrei”. Stante questo riconoscimento, restavano però degli
interrogativi irrisolti. Chi erano questi ebrei? Quali i loro nomi, i
loro volti, le loro storie? Materiale di cui lo Yad Vashem, per dar
seguito alla pratica, aveva assoluto bisogno.
I motivi di questa lacuna sono noti: oltre alla ritrosia di
Ginettaccio, corredata da un'anedottistica leggendaria, la mancanza di
un contatto diretto tra il ciclista e i tanti – uomini, donne e bambini
– che beneficiarono del suo altruismo. Il corridore agiva infatti a
stretto raccordo con una serie limitata di interlocutori: uomini della
Delasem, esponenti del clero toscano, falsari che gli procuravano nuove
identità per ebrei e perseguitati politici in fuga dall'Italia.
Il primo incontro con Andrea Bartali, principale custode della memoria
del padre, risale a quel periodo di rinnovato fermento attorno alla
figura di Ginettaccio. Fu un pomeriggio memorabile, davanti a un caffè
caldo e in compagnia della moglie di Gino, Adriana. Tanti gli argomenti
toccati: dalla guerra alle vittorie nei grandi giri, dalle idee
politiche alla profonda fede religiosa di cui tutti erano partecipi.
Impossibile non essere travolti da quella che Andrea, con affetto, ha
chiamato “una storia d'amore”.
L'amore, per Bartali, è stata la vita e la dignità dell'uomo prima di
ogni altra cosa. È quanto emerge con le numerose testimonianze raccolte
in seguito a quell'appello. Una su tutte, quella di Giorgio Goldenberg,
descrive lo straordinario itinerario tracciato dal campione negli anni
più bui. È la storia di un giovane ebreo fiumano, nascosto insieme alla
sua famiglia in una casa in via del Bandino a Firenze. Giorgio, la
sorella Tea, i genitori: quattro vite umane strappate alla barbarie
della Shoah. L'iniziativa è di Gino e di suo cugino Armandino Sizzi, un
duo affiatato ripetutamente esposto a pericoli ma incrollabile nella
sua determinazione. Nessuno, oltre a loro, sapeva. Neanche Adriana, la
compagna di una vita. Neanche una volta cessate le ostilità, quando
tutto sarebbe stato più facile. Gino si è portato questo segreto nella
tomba finché Giorgio, raggiunto grazie all'intermediazione di Nardo
Bonomi, ha rotto un silenzio protrattosi per quasi 70 anni. “Sono vivo
– ha raccontato a Pagine Ebraiche – perché Gino Bartali ci nascose in
cantina”. Pochi giorni e una testimonianza a sua firma sarebbe arrivata
nei cassetti dello Yad Vashem dando vigore a un carteggio già
arricchitosi di molto materiale inedito
La stessa procedura è stata infatti seguita da due testimoni cui il
Memoriale dei Giusti riconosce, come si evince dalla scheda pubblicata
ieri sul proprio sito ufficiale, un ruolo decisivo nell'intera vicenda:
Renzo Ventura e Giulia Donati. Di Renzo Ventura, la cui famiglia fu
tratta in salvo grazie ad alcuni documenti falsi, resta particolarmente
impresso un momento: l'abbraccio, nell'inverno del 2010, con Andrea
Bartali e una frase sussurrata all'orecchio (“Senza suo padre non sarei
qua”) che dà il senso dell'immensa gratitudine che ancora oggi vive
attraverso le generazioni.
Giulia Donati, la prima testimone raggiunta grazie a Pagine Ebraiche, è
invece protagonista di una vicenda di tutt'altro taglio. La sua è la
storia di un clamoroso equivoco. Nascosta a Lido di Camaiore dalle
sorelle Pacini, non ricevette la carta di identità recapitatagli al
portone di casa perché Bartali non fu riconosciuto. Un episodio che
avrebbe potuto gettarla nello sconforto e che le fu rivelato soltanto a
Liberazione avvenuta. Oggi, dopo tanti anni, il bisogno di raccontare e
condividere un passato lungamente rimosso. Il passato di un uomo Giusto
che vive ancora tra noi.
Adam Smulevich
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qui
roma
16
ottobre, incontri e Memoria
Sarà
il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, l’ospite d’onore delle
manifestazioni organizzate dalla Comunità ebraica di Roma in occasione
del 70esimo anniversario dei rastrellamenti del 16 ottobre. A darne
annuncio, nel corso di un ricevimento con i giornalisti della stampa
nazionale e locale svoltosi ieri nella Sukkah allestita nei giardini
del Tempio, il presidente Riccardo Pacifici. Al suo fianco il rabbino
capo rav Riccardo Di Segni. Denso, come vi anticipiamo nel numero di
Pagine Ebraiche in distribuzione, il calendario di eventi e iniziative
in programma in quella circostanza. A partire dalla grande mostra che,
su impulso della Fondazione Museo della Shoah di Roma, sarà inaugurata
in quei giorni al Vittoriano.
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Quote
Il
concetto di “quote” è insidioso. In un mondo perfetto, infatti, non
dovremmo suddividere gli esseri umani in base al genere, al colore
della pelle, alla religione, ma sceglierli in funzione delle loro
attitudini. Tuttavia, siccome l’ottimo è nemico del bene, il sistema
delle quote viene introdotto e rappresenta un progresso: si tratti
dell’“affirmative action” delle università americane, che riserva una
percentuale di iscrizioni alle minoranze più svantaggiate, o alle
“quote-rosa”, per inserire delle donne nei consigli di amministrazione,
ci troviamo di fronte a un avanzamento di civiltà.
Tobia Zevi, Associazione
Hans Jonas
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Storie
- I racconti di Moscati
Nell’approssimarsi
dell’importante appuntamento del 75° anniversario dell’emanazione delle
leggi razziste, è stato pubblicato un prezioso volume a cura di
Gianfranco Moscati e Gustavo Ottolenghi, intitolato Racconti ebraici
(Collezione Gianfranco Moscati, Napoli 2013), che raccoglie storie,
testimonianze e documentazioni sulle vicende occorse a gruppi di ebrei
o a singoli ebrei, italiani e non, durante il periodo della
persecuzione nazifascista.
Mario Avagliano
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