Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Dal
testo della Torah e dal commento di Rashì sulla parashà di Kòrach non è
chiaro se la rivolta sia stata determinata da problemi ideologici
(tutto il popolo ebraico è santo e non ha bisogno di leader) o da
interessi personali (secondo Rashì Kòrach si sarebbe ribellato dopo che
era stato nominato a capo della famiglia di Kehat, sua famiglia
d'origine, un'altra persona). l popolo ebraico è santo e non ha bisogno
di leader) o da interessi personali (secondo Rashì Kòrach si sarebbe
ribellato dopo che era stato nominato a capo della famiglia di Kehat,
sua famiglia d'origine, un'altra persona).
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Nel ritrovarsi dopo molti anni c’è sempre il
rischio della dinamica “Grande freddo”, il film di Lawrence
Kasdan che ne ha ispirati molti dopo – per rimanere in
Italia da “Compagni di scuola” di Verdone a “Passato prossimo” di Maria
Sole Tognazzi - : guardarsi in faccia e non riconoscersi oppure
riaprire vecchie questioni che si pensavamo chiuse e risolte. Può
essere che accada anche questo oggi a Milano, quando si ritroveranno
insieme molte generazioni di Hashomer Hatzair Italia che festeggia i
cento anni del movimento. Ma può essere anche che in nome del fatto che
tutti saranno ospiti della generazione che oggi esprime HH allora non
prevalga l’amarcord, bensì la dimensione del progetto, ovvero di una
qualche terra promessa, forse non più una società perfetta, ma certo un
posto migliore dell’Egitto in cui tutti noi viviamo la nostra
quotidianità: piatta, deludente, magari anche piacevole, ma
insoddisfatta. E che l’unico modo per raggiungerla, quella terra
promessa intendo, consista nell’attraversare un deserto, comunque una
condizione incerta, prendendosi per mano e provando a percorrere quel
tragitto dando il comando a chi si è trovato per ultimo a ereditare
quel passato e che oggi prova in molti modi a dare un volto al futuro.
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Cultura e istruzione
per difendere la Memoria |
“L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
ha più volte ribadito che la Memoria si tutela al meglio, ma
soprattutto si difende nel modo migliore privilegiando le armi della
cultura e dell'istruzione, impegni perenni e prioritari che nessuno
potrà mai porre in secondo piano anche perché le leggi stesse devono
sempre trovare una solida base nella coscienza collettiva”. Lo scrive
il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna in un editoriale che apparso sul quotidiano La Stampa. Per
questo Gattegna annuncia l'intenzione di coinvolgere le strutture
dell'UCEI “nel rivolgere un pressante appello e invitare a un confronto
e a una collaborazione diverse categorie che in un modo o nell'altro si
trovano in prima linea nella diffusione di cultura e di informazione
nella nostra società”. Educatori, docenti, intellettuali, giornalisti.
Ma anche coloro, come i bibliotecari e gli addetti alla vendita di
libri e di giornali, “che a contatto con la popolazione svolgono
attività di diffusione e che inconsapevolmente si trovano spesso a
essere strumento di chi pubblica appelli all'odio e all'ignoranza”.
L'intervento del presidente UCEI arriva a seguito dell'articolo in cui
il quotidiano torinese annunciava, in esclusiva, il ritiro del disegno
di legge sul negazionismo e la sua trasformazione in aggravante di
reati già esistenti.
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Voci a confronto |
Esce domani il nuovo libro di Paolo Mieli “I
conti con la storia” (Rizzoli). Il Fatto Quotidiano anticipa il volume
con un’intervista all’autore a 360 gradi. Tra i temi affrontati anche
l’ipotesi di introduzione di una legge che preveda il reato di
negazionismo.
“Parte della mia famiglia è stata sterminata nella Shoah. Ma quando
studio la Shoah non lo faccio per vendicare i miei lutti, bensì per
capire quali dinamiche sociali e politiche l’hanno permessa. Mi ha
molto favorevolmente impressionato che tra i curatori della Storia
della Shoah (Utet, 2010, di Enzo Traverso, Simon Levi Sullam, Marcello
Flores) ci siano stati i primi firmatari di un manifesto contro
l’introduzione del reato di negazionismo – spiega Mieli, che aggiunge –
Questi provvedimenti possono nascere con le migliori intenzioni, ma è
assurdo pensare che si possa stabilire una verità storica ‘definitiva’.
Adriano Prosperi ha scritto: ‘L’ira è ottima consigliera quando si deve
reagire alle ingiustizie, ma non è con l’inchiostro dell’ira che si
possono scrivere le leggi’. Condivido. Timothy Garton Ash ha detto che
le leggi illiberali restano tali anche se motivate dalle migliori
intenzioni. Io aggiungo: di solito ti si ritorcono contro. Nel disegno
di legge si propone di infliggere da uno a cinque anni di carcere a
chiunque neghi l’esistenza ‘di crimini di guerra, genocidio o contro
l’umanità’. La definizione mi appare ambigua e generica. Quando sono
finiti alla sbarra i negazionisti, come David Irving – condannato a tre
anni nel 2006 – l’effetto è stato di amplificarne le tesi: dal
tribunale alla tribuna il passo è brevissimo. Ai reati di opinione
bisogna dire no, anche se si tratta delle opinioni che tu odi”.
Sull’Osservatore Romano la notizia dei risultati di una indagine
sull’antisemitismo condotta dalla Fundamental Rights Agency dell’Unione
Europea (“L’antisemitismo non abbandona l’Europa” sottolinea il titolo).
Yoram Gutgeld, deputato Pd e consigliere economico di Matteo Renzi, è
intervistato da Repubblica per presentare il suo nuovo libro “Più
uguali, più ricchi”, in uscita il 13 novembre per Rizzoli.
Su Repubblica, il corrispondente da Israele Fabio Scuto firma uno
speciale sull’Unità di Tzahal 8200 che si dedica all’offensiva contro
gli attacchi informatici. Ampio spazio sui quotidiani agli sviluppi
delle trattative sul nucleare tra Washington e Teheran (vedi, tra gli
altri, il Corriere della Sera, per un commento Fiamma Nirenstein sul
Giornale)
Il rettore dell’Università ebraica di Gerusalemme è intervistato sulla
Stampa da Alain Elkann.
Il Sole 24 Ore domenica dedica spazio all’opera di Primo Levi, con una
riflessione della prima poesia edita dall’ebreo torinese Buna Lager e
la pubblicazione di una lettera inedita inviata a Carlo Levi nel 1964.
Sulla stessa testata Sergio Luzzatto racconta le vicende della
collezione d’arte di Paul Rosenberg, che potrebbe costituire una parte
dei capolavori sottratti dai nazisti rinvenuti a Monaco negli scorsi
giorni.
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Provvedimenti antinegazionismo
Un coro a molte voci |
Il dossier raccolto dalla redazione circa il
denso dibattito a proposito dei provvedimenti antinegazionismo che vede
protagonisti storici, intellettuali e giuristi.
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qui
firenze
La
grande luce dei Giusti
C'è
chi si è rifugiato in campagna, chi ha preferito restare in città, chi
ancora ha avuto salva la vita grazie al coraggio di un Giusto. Sette
testimoni diretti della persecuzione antiebraica in Toscana, una
domanda con tante possibili risposte: dove eravate il 6 novembre del
1943? Federico Benadì, Anna Cabibbe, Giulio Canarutto, Umberto Di
Gioacchino, Lionella Neppi Modona, Guidobaldo Passigli, Paolo Salmon,
Giuseppe Viterbo. Sono loro i protagonisti della grande commemorazione
solenne in sinagoga che chiude giornate ricche di appuntamenti e
iniziative. Dalla marcia silenziosa organizzata in collaborazione con
la Comunità di Sant'Egidio allo svelamento dell'opera che, al binario
16 della Stazione Santa Maria Novella, ricorda l'orrore che si consumò
in quegli spazi con la deportazione di centinaia di persone verso i
campi di concentramento nazisti. Sinagoga gremita con tanti fiorentini,
rappresentanti istituzionali e cittadini comuni, che hanno voluto
testimoniare la loro vicinanza alla Comunità. A fare gli onori di casa
il presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli.
Sul palco anche il rabbino capo Joseph Levi e la storica Marta Baiardi.
L'orrore della persecuzione, il coraggio dei giusti. L'appuntamento è
adesso con due nuove iniziative in sinagoga: il 18 novembre il
riconoscimento dello Yad Vashem a Gino Bartali, campione di ciclismo ma
anche staffetta clandestina e protettore di ebrei. Il 5 dicembre,
ultimo giorno di Chanukkah, saranno invece onorate le figure dei Giusti
Elena Cecchini e Vittoria Valacchi, con quest'ultima ancora in vita.
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dossier
Lotta
al negazionismo
Un dibattito a molte voci
Storici,
intellettuali e giuristi a confronto sull'opportunità di varare
specifiche norme penali che puniscano il negazionismo della Shoah e di
altri genocidi.
"Questi provvedimenti possono nascere con le migliori intenzioni, ma è
assurdo pensare che si possa stabilire una verità storica ‘definitiva’
- ha dichiarato lo storico e giornalista Paolo Mieli intervistato dal
Fatto Quotidiano per la presentazione del suo nuovo libro "I conti con
la storia" - Adriano Prosperi ha scritto: ‘L’ira è ottima consigliera
quando si deve reagire alle ingiustizie, ma non è con l’inchiostro
dell’ira che si possono scrivere le leggi’. Condivido. Timothy Garton
Ash ha detto che le leggi illiberali restano tali anche se motivate
dalle migliori intenzioni. Io aggiungo: di solito ti si ritorcono
contro. Nel disegno di legge si propone di infliggere da uno a cinque
anni di carcere a chiunque neghi l’esistenza ‘di crimini di guerra,
genocidio o contro l’umanità’. La definizione mi appare ambigua e
generica. Quando sono finiti alla sbarra i negazionisti, come David
Irving – condannato a tre anni nel 2006 – l’effetto è stato di
amplificarne le tesi: dal tribunale alla tribuna il passo è brevissimo.
Ai reati di opinione bisogna dire no, anche se si tratta delle opinioni
che tu odi”.
Clicca qui per scaricare il dossier raccolto dalla
redazione del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it
(Nel dossier gli interventi di Renzo Gattegna, Furio Colombo, Liliana
Picciotto, Anna Foa, Fabio Levi, Riccardo Pacifici, Adriano Prosperi,
Pierre Vidal, Sergio Romano, Donatella Di Cesare, Marcello Flores,
Simon Levi Sullam, Carlo Ginzburg, Enzo Traverso, Giovanni Belardelli,
Marco Tarquinio, Alberto Cavaglion, Fiamma Nirenstein, Jörg Luther,
Claudio Vercelli, Giuliano Zincone, Corrado Augias, Anna Foa,
Bernard-Henri Lévy, Riccardo Di Segni, Angelo d'Orsi, Mario Pirani,
Benedetto Ippolito, Stefano Jesurum, Dino Levi, Amos Luzzatto, Giovanni
Cocco, Salvatore Carrubba, Ubaldo Casotto, Dino Cofrancesco, Stefano
Levi Della Torre, Emanuele Fiano, Giorgio Israel, Stefano Rodotà, David
Bidussa, Paolo Mieli)
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Il
tempo e l'Ego
Le
recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi, nelle quali ha affermato
che “i miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie
ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti
addosso” hanno sollevato, com’era prevedibile, un vespaio di polemiche.
Tutte plausibili e, per buona parte, sottoscrivibili. La mancanza di
cautela – per usare un cortese eufemismo – peraltro appartiene al
personaggio. Le similitudini iperboliche non costituiscono una
sbavatura del suo modo di essere, ovvero una “voce dal sen fuggita” che
“poi richiamar non vale” (come recitava Pietro Metastasio), bensì un
tratto essenziale della personalità in questione.
Claudio Vercelli
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Nugae
- Movember
Suvvia
non è un errore di stampa, che banalità, bensì un'adorabile crasi, fra
“moustache” e “november”. Oltre che pane per i denti di un'irriducibile
delle arance, delle mele, e perfino delle stelle alpine comprate per
finanziare la ricerca su qualsivoglia malattia possa alimentare la sua
ipocondria. Movember è una stupenda campagna ormai mondiale di
sensibilizzazione sul cancro alla prostata e altre malattie tipicamente
maschili, per raccogliere fondi ma soprattutto aumentare la
prevenzione, l'arma più efficace. Nel concreto consiste nell'astensione
dalla rasatura sul labbro superiore per tutto il mese di novembre.
Francesca Matalon,
studentessa di lettere antiche
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