David
Sciunnach,
rabbino
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"Essi gli parlarono dicendo: Yosèf è ancora
vivo e governa tutta la terra d’Egitto. Il suo cuore rimase
indifferente poiché non poteva prestare loro fede" (Bereshìt 45, 26)
Disse Rabbì Shimon: questa è la punizione che spetta ai bugiardi.
Poiché quand’anche dalle loro labbra esca la verità essi non vengono
ascoltati. E così abbiamo imparato dai figli di Yakòv che mentirono a
loro padre dicendo che il fanciullo Yosèf era stato sbranato da una
bestia feroce e gli avevano portato le vesti sporche di sangue (32,
37). All’inizio Yakòv credette loro, come riportato nel capitolo 37,
versi 31- 33. Però quando tornarono dall’Egitto e gli dissero che Yosèf
era ancora vivo e regnava su tutto l’Egitto Yakòv non lo credette.
Com’è scritto: "il suo cuore rimase indifferente poiché non poteva
prestare loro fede".
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David
Assael,
ricercatore
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Dunque, un team di esperti francesi dice che
la presenza di plutonio nel corpo di Arafat è determinata da
contaminazione proveniente dall’ambiente esterno in un tempo successivo
alla morte. Lo stesso conferma una precedente indagine di esperti
russi, che, crediamo, non possano essere accusati di sostenere un
progetto filooccidentale. È vero che esiste una ricerca svizzera, che,
però, ammette come mera ipotesi di scuola la possibilità che a uccidere
Arafat sia stato proprio il plutonio. Dunque, nessuno sostiene apertis
verbis l’idea di un assassinio. Caso chiuso? No, la vedova Suha non si
arrende. Del resto, dice, “Anche per Napoleone è riapparsa la tesi
dell’avvelenamento cento anni dopo la morte.” Ah beh, allora…
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ROMA - La riscoperta dell'identità ebraica
in Puglia e nel Meridione al centro di un nuovo evento del ciclo di
incontri “Quale identità ebraica” in programma al Centro Bibliografico
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Tullia Zevi.
L'appuntamento è per domani alle 17.30 con la proiezione del film
“Zefat, Sannicandro. Il viaggio di Eti” di Vincenzo Condorelli.
Seguiranno gli interventi del rav Scialom Bahbout, rabbino capo di
Napoli; Grazia Gualano, insegnante e presidente del Gruppo Sannicandro;
Cosimo Yehuda Pagliara, avvocato e delegato della Comunità ebraica di
Napoli per la Puglia.
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UCEI e Comunità insieme
per il rinnovamento gestionale |
Una piattaforma informatica nazionale unica
che agevoli le amministrazioni delle ventuno comunità ebraiche nel
proprio lavoro e nella collaborazione con l'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane. In questo alveo rientra il corso di contabilità
civilistica che riunisce operatori amministrativi delle diverse
Comunità e dell'Unione. La direzione è la creazione di un sistema
uniforme di gestione amministrativa per le diverse realtà ebraiche,
dalle più grandi a quelle numericamente minori, in collaborazione con
l'ente centrale, l'UCEI. Uno degli step è l'adozione di un nuovo
software informatico, utilizzato a livello nazionale, che garantisce
uniformità nel quadro gestionale delle comunità. Il progetto è di ampio
respiro e porterà a un'incisiva evoluzione dei rapporti e delle
sinergie, sempre più stringenti, tra Unione e realtà locali, con sullo
sfondo un aggiornamento e rinnovamento di grande rilevanza dell'intero
complesso amministrativo.
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Voci a confronto
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“Ritrovato il carteggio tra Piero Terracina
e l’ambasciatore italiano a Mosca, Pietro Quaroni, che lo fece
rimpatriare dopo l’orrore del lager”, a darne notizia il Messaggero. Ad
Auschwitz “ho sofferto per nove mesi – scrisse Terracina in una lettera
all’ambasciatore Quaroni mentre si trovava in un sanatorio sul Mar Nero
– e purtroppo ho perduto i genitori che sono stati barbaramente uccisi
con i gas come altri milioni di persone. Mi sarebbe interessato poco
morire, ma quale morte! E poi esser bruciato”. Dopo due mesi di attesa,
Quaroni rispose, promettendo “farò di tutto perché tu possa rientrare”.
Morte naturale e non avvelenamento. Secondo il rapporto dei periti
francesi, incaricati dalla magistratura, il leader dell’Olp Yasser
Arafat sarebbe morto per cause naturali (Corriere della Sera). Tesi che
non convince la vedova Arafat, Suha, che intervistata da Repubblica
sostiene di riuscire a dimostrare che “l’assassinio di mio marito è uno
dei più grandi casi criminali del secolo”. La reazione israeliana alla
notizia del nuovo rapporto francese, dopo quello svizzero che indicava
l’avvelenamento da polonio come causa della morte di Arafat, è affidata
a Yigal Palmor, portavoce del ministero degli Esteri Israeliana. “Non è
una sorpresa”, afferma Palmor.
Nonostante mezzo secolo di conflitto, Israele ha deciso di inviare
viveri, acqua, alimenti ai vicini siriani. «Non possiamo restare inerti
quando ci sono civili che debbono fare i conti con una crisi
umanitaria», ha dichiarato il ministro della Difesa, Moshe Yaalon
(Corriere).
Dopo il Banglatour, i pestaggi di immigrati da parte di adolescenti di
estrema destra, Roma assiste a un altro probabile e terribile caso di
razzismo: Rachid Zahraoui, un uomo di origine marocchina, è stato
gettato in un cassonetto e poi dato alle fiamme da un gruppo di cinque
persone (Repubblica). Le dinamiche dell’aggressione sono ancora da
chiarire.
“Per fortuna c’è giustizia”, è il tweet sarcastico con cui Mario
Balotelli ha accolto la notizia della mancata squalifica per razzismo
del giocatore argentino del Catania Spolli. Secondo il giocatore del
Milan, Spolli si sarebbe rivolto a lui chiamandolo “negro di m…”.
Dedicano ampio spazio alla notizia, tra gli altri, Gazzetta dello Sport
e Repubblica.
A Milano la Comunità islamica afferma che di ricorrerà al Tar se non
avrà una risposta in merito alla realizzazione di una moschea. Per via
giudiziale, si vorrebbe così imporre a Palazzo Marino di dare completo
adempimento alla legge regionale sui Piani di governo del territorio,
che impone di indicare le aree per i luoghi di culto (Corriere).
Oggi a Vienna si tiene il vertice dell’Opec, i paesi produttori di
petrolio: un mondo in grande fibrillazione che vede il boom dello Shale
oil americano e l’allentamento delle sanzioni all’Iran con il
conseguente aumento di esportazione di greggio come cause di un
profondo cambiamento degli equilibri (Sole 24 Ore e Corriere).
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Provvedimenti antinegazionismo
Un coro a molte voci |
Il dossier raccolto dalla redazione circa il
denso dibattito a proposito dei provvedimenti antinegazionismo che vede
protagonisti storici, intellettuali e giuristi.
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expo
2015
Raccontare
"I
campi del domani"
Ecco il padiglione Israele
“Mostrare
il vero volto di Israele e non quello che appare sui giornali”. L'Expo
2015 di Milano sarà, come dimostrano le parole di Elazar Cohen,
responsabile per la rassegna internazionale milanese, una sfida per
Israele per presentare al mondo le sue competenze nei campi
dell'agricoltura e delle innovazioni tecnologiche a essa legate. Sono i
“Campi del domani” (Fields of tomorrow) come recita il titolo del
padiglione Israele, presentato lunedì in occasione del vertice
intergovernativo tra Italia e Israele, i campi in cui la realtà
israeliana si è affermata come una tra le più all'avanguardia del
panorama internazionale. Di fronte a una terra priva di grandi risorse
naturali, Israele si è dimostrato capace negli anni di far germogliare
i semi di un'agricoltura diretta all'autonomia alimentare del paese.
“Nutrire la vita, energia per il pianeta”, tema dell'Expo 2015,
rispecchia quindi gli sforzi dello Stato ebraico che Cohen, ideatore
del progetto Fields of Tomorrow, ha definito un “granaio di idee e
innovazioni”.
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qui
padova
Memoria
in cammino tra le luci
Una
marcia silenziosa, lungo le strade di Padova per ricordare i 47 ebrei,
di cui dieci bambini, catturati il 3 dicembre 1943 e poi deportatati ad
Auschwitz. Dal campo di concentramento faranno ritorno solamente tre
donne. E a 70 anni da quella tragedia, la città si stringe attorno alla
sua Comunità ebraica per non dimenticare. Un appuntamento, quello della
marcia, giunto al secondo anno e organizzato dalla realtà ebraica di
Padova assieme alla Comunità di Sant’Egidio. Quest’anno però si è
chiuso con la simbolica accensione dei lumi per la festa di Channukkah:
“vogliamo ricordare chi morto, con la luce e non con il buio”, ha
affermato il presidente della Comunità ebraica padovana Davide Romanin
Jacur che nell’arco della cerimonia ha letto i nomi dei 47 deportatati
ad Auschwitz. Nomi, volti, persone scomparsi che “fanno parte di quella
che deve essere la memoria di un popolo”, ha ricordato Alessandra Coin,
presidente della Comunità di Sant’Egidio mentre dolorosa la domanda
posta dall’assessore comunale Claudio Piron, “dov’erano i padovani
quando è successo?”. Di fronte alle tragedie del passato è necessario
assumersi le proprie responsabilità e non lasciar cadere il valore
della Memoria. Per questo, ha sottolineato Mirko Sossai della Comunità
di Sant’Egidio, “il prossimo anno saremo ancora qui”.
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libri
"Sono
io il cocciaro dei papi"
L'amico,
il confidente, il tramite per la realizzazione di un incontro che
avrebbe riscritto la storia dei rapporti tra ebrei e cristiani.
Imprenditore, esponente di una delle famiglie benemerite della Roma
ebraica, fornitore della Santa Sede dall’apertura delle porte del
ghetto, David Limentani apre il cassetto dei ricordi per regalare ai
lettori un affresco straordinario e inedito sui giorni che precedettero
la visita di Giovanni Paolo II in sinagoga. Un racconto che lo vede
protagonista al fianco del rabbino emerito Elio Toaff e che Limentani
ha voluto riportare nel suo primo libro di memorie, “Il cocciaro del
papa”, che Pagine Ebraiche racconta in anteprima e che entrerà nel
circuito distributivo a partire da domani, giovedì 5 dicembre, in
occasione del grande salone romano dell'editoria "Più libri, più
liberi".
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qui
trieste
Il
'maestro della letteratura orale' protagonista al nuovo San Marco
“Piero
Kern, Immagini, ricordi, letture”. Questo il titolo dell’incontro
dedicato al “maestro della letteratura orale” (Claudio Magris), amico
dello scrittore triestino Giorgio Voghera e cugino di Leo Castelli,
l’importante collezionista e mercante d’arte, scopritore, tra l’altro,
della Pop Art. Scomparso cinque anni fa, Kern è stato ricordato ieri
nel rinnovato Caffè San Marco nel corso della prima iniziativa, curata
da Helen Brunner e Gigetta Tamaro, del progetto “Ai Confini
dell’ebraismo, ebraismo ai confini” che, promosso da Massimiliano
Schiozzi e Mila Lazic per l’Associazione Cizerouno con il sostegno
della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Casali,
proporrà moltissimi appuntamenti nei prossimi mesi, fino alla primavera
2014.
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Ticketless
- Barucabbà |
A
150 dalla morte del poeta, il Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli
organizza in questi giorni a Roma, presso la Fondazione Besso, un
convegno sulla “Bibbia del Belli”, per adoperare il titolo
dell’antologia curata mirabilmente da Pietro Gibellini (Adelphi, 1974).
Nella mia libreria questo volumetto trova posto, e non sfigura, accanto
alla Bibbia di Sciaddàl o di Diodati. Andrò al convegno per ricordare
che la ricezione del grande poeta si prolunga fino al più belliano dei
personaggi di Primo Levi: Piero Sonnino (Cesare in “La tregua”). Il suo
vero nome era Lello Perugia, ma il nome d’arte potrebbe essere
Barucabbà, il comico-trasteverino che nel sonetto “Le scuse de Ghetto”,
a proposito della morte di Gesù, seguita a ripetere (“séguita a dì”) la
cosa più arguta che sia mai stata scritta contro l’accusa di deicidio:
“Sùbbito che lui venne per morì/ quarchiduno l’aveva da ammazzà”.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Allo stadio |
Vorrei
commentare, oggi, una piccola notizia di costume, che ha ricevuto –
giustamente – ben modesta eco nei canali d’informazione, e che, tra
tante tragedie e cose rilevanti, appartiene senz’altro alla categoria
delle effimere sciocchezzuole, destinate a essere immediatamente
dimenticate. Una notiziola che a molti parrà del tutto insignificante,
a qualcuno strapperà un sorriso, a qualcun altro potrà addirittura
sembrare una cosa positiva, ma a me, invece, ha messo molta malinconia.
Mi riferisco al triste spettacolo a cui si è assistito domenica scorsa,
dove, in uno stadio italiano, alcune migliaia di bambini, di età
compresa tra i sette e i quattordici anni, si sono esibiti in un grande
tifo collettivo organizzato, esibendosi in cori di dileggio,
perfettamente ritmati e organizzati, volti a insultare, tutti insieme,
il portiere della squadra avversaria.
Francesco Lucrezi, storico
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