Elia Richetti,
presidente
dell'Assemblea
rabbinica
italiana
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La
Parashah di Wa-yiggàsh contiene svariati argomenti: dal riconoscimento
di Yosèf, alla discesa di Ya‘aqòv e famiglia in Egitto, all’incontro
con il Faraone ed infine alla rivoluzione economica egiziana operata da
Yosèf. I temi sono quindi diversissimi; tuttavia un unico filo percorre
tutta la Parashah: quello della preoccupazione per i giovani.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Vorrei
associarmi alle inquietanti considerazioni di Riccardo Di Segni,
rabbino capo della Comunità di Roma, e anche alla riflessione di Paolo
Sciunnach, apparse su questa pagina. Non vi è giorno in cui non si
parli di Auschwitz, nel contesto o fuori dal contesto, col risultato di
banalizzare la Shoah. Questo avviene anche in Israele quando si parla
di Shoah bianca (l'assimilazione) o di Shoah della strada (gli
incidenti stradali). Ma in questi giorni quelle che si possono leggere
come manifestazioni di appropriazione cattolica della Shoah, e il
corrispettivo riesame in chiave teologica del significato del concetto
di Olocausto credo richiedano uno sforzo più profondo di analisi da
tutte le parti. Di fatto, forse un poco semplificando, il sacrificio
dei sei milioni di ebrei può avere solamente due significati teologici.
Il primo è quello della giusta punizione inflitta al popolo ebraico per
i suoi misfatti, in cui regimi e popoli europei, ricordiamoci bene
tutti socializzati nel Cristianesimo, hanno agito come emissario
esecutivo del disegno di una Potenza Superiore. Si potrà obiettare che
gli esecutori agivano in spregio al Cristianesimo e non secondo i suoi
dettami. Ma questo non risolve il problema teologico, perché se la
socializzazione cristiana della generazione nazifascista è fallita,
allora una grave responsabilità ricade su chi avrebbe dovuto
preoccuparsi di renderla più efficace, diffusa e profonda. Oppure, se è
invece stata proprio la socializzazione cristiana a costituire uno dei
fondamenti della Shoah, la responsabilità diviene ancora maggiore. Il
secondo significato che sembra emergere nel dibattito dei giorni scorsi
è che la Shoah è stata realmente un Olocausto, in cui una parte
dell'umanità è stata sacrificata per salvare il resto dell'umanità. Nel
momento in cui vi è chi propone e chi insiste nell'applicare la stessa
logica fondante del sacrificio di Cristo (all'origine un ebreo) a un
presunto sacrificio nella Shoah della Vergine (all'origine un'ebrea), è
inevitabile rispondere che, se è questo il disegno della Potenza
Superiore, nell'Olocausto il popolo ebraico ha sacrificato sei milioni
di Cristi e sei milioni di Vergini. Il significato di questa tragica e
crudele offerta di espiazione, così come nel concetto originale del
Cristianesimo, starebbe nell'inesauribile speranza che il mondo ne
apprenda la lezione e ne risulti riscattato e salvato. Se fosse
l'intero popolo ebraico a essersi assunto e a portare su di sé questo
immane compito, verrebbe a cessare la necessità di forme vicarie
sostitutive da parte di chi non è ebreo. L'intero impianto teologico
della Chiesa ne uscirebbe completamente svuotato e caduco. Per questo,
credo, sarebbe auspicabile che chi strumentalizza la Shoah per
ulteriori motivi teologici riflettesse più a fondo sulle più profonde
implicazioni di tali scelte.
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ROMA
- La riscoperta dell'identità ebraica in Puglia e nel Meridione al
centro di un nuovo evento del ciclo di incontri “Quale identità
ebraica” in programma al Centro Bibliografico dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Tullia Zevi. L'appuntamento alle 17.30 con la
proiezione del film “Zefat, Sannicandro.
TORINO - Alle ore 18 presso il Museo Diffuso in Corso Valdocco 4/A
viene presentato il libro “Lettere”, edizione integrale 1941-1943,
di Etty Hillesum. Edizioni Adelphi. Intervengono Roberto Cazzola, curatore del volume e Ada Vigliani, germanista e traduttrice.
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UCEI e Comunità insieme
per il rinnovamento gestionale
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Una
piattaforma informatica nazionale unica che agevoli le amministrazioni
delle ventuno comunità ebraiche nel proprio lavoro e nella
collaborazione con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. In questo
alveo rientra il corso di contabilità civilistica che riunisce
operatori amministrativi delle diverse Comunità e dell'Unione. La
direzione è la creazione di un sistema uniforme di gestione
amministrativa per le diverse realtà ebraiche, dalle più grandi a
quelle numericamente minori, in collaborazione con l'ente centrale,
l'UCEI. Uno degli step è l'adozione di un nuovo software informatico,
utilizzato a livello nazionale, che garantisce uniformità nel quadro
gestionale delle comunità. Il progetto è di ampio respiro e porterà a
un'incisiva evoluzione dei rapporti e delle sinergie, sempre più
stringenti, tra Unione e realtà locali, con sullo sfondo un
aggiornamento e rinnovamento di grande rilevanza dell'intero complesso
amministrativo.
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Voci a confronto |
Ha
partecipato ieri a Roma al primo incontro delle religioni – voluto dal
ministro Cécile Kyenge – Victor Magiar, consigliere sia della Comunità
ebraica capitolina che dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Durante la giornata, come racconta l’Avvenire , i rappresentanti delle
varie religioni, insieme ad esponenti della cultura, della società
civile e delle istituzioni hanno ribadito che “Intolleranza vuol dire
ignoranza” e che è ormai radicato nella nostra cultura che le religioni
possano essere considerate un fattore di integrazione.
Sempre a Roma, il comune ha deliberato ieri di stanziare 10mila euro a
favore del Museo della Liberazione di via Tasso, che rischiava di
chiudere (Repubblica Roma ) mentre il Resto del Carlino segnala
che oggi ad Anzola verrà ricordato il sessantanovesimo anniversario del
rastrellamento nazifascista che portò alla fucilazione di 26 giovani.
Molte testate si occupano della morte di Hassan Al-Laqquis, citato a
volte come “tecnico” e a volte come “capo militare” di Hezbollah, e
mentre Repubblica, Unità, Foglio, pur riportando le accuse portate ad
Israele di esserne responsabile – accuse subito smentite – La Stampa e
Avvenire scelgono di inserire Israele nel titolo.
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Provvedimenti antinegazionismo
Un coro a molte voci
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Il
dossier raccolto dalla redazione circa il denso dibattito a proposito
dei provvedimenti antinegazionismo che vede protagonisti storici,
intellettuali e giuristi.
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poesia
Belli e "l'abbreo" romano
“Er
tempo, fijja, è ppeggio d'una lima. / Rosica sordo sordo e
tt'assotijja, / che ggnissun giorno sei quella de prima”(La
monizzione). Se è vero, come scrive il Belli, che il tempo consuma
lentamente gli uomini, non si può dire lo stesso per le parole, almeno
per quelle scritte. Ne è la dimostrazione lo stesso Giuseppe Gioacchino
Belli, i cui versi non hanno subito l'erosione del tempo e ancora hanno
molto da dire all'Italia di oggi. Lo dimostra il convegno sulla “Bibbia
del Belli”, organizzato oggi dal Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli
nelle suggestive sale della Fondazione Besso di Roma. Ad aprire
l'evento, una sessione dedicata al rapporto tra il poeta cantore della
romanità e la Fede, con l'intervento tra gli altri dello storico
Alberto Cavaglion su “Risorgimento ed ebraismo. La cultura ebraica
nell'Ottocento”, in cui è emersa la modernità letteraria del Belli nel
rappresentare l'ebreo sotto diverse prospettive.
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Chanukkah 5774
Lecce, una luce per ritrovarsi
Luci
per Chanukkah anche nella città pugliese di Lecce. Dopo 500 anni,
quando le persecuzioni antiebraiche avevano portato all’espulsione o
alla conversione forzata degli ebrei a cavallo tra XV e XVI secolo,
grazie all’impegno di Giuseppe Pagliara, studioso di ebraismo ed
esperto di storia degli ebrei a Lecce, la chanukkiah è tornata a
splendere. Da segnalare la presenza, tra gli altri, dell’assessore alle
Politiche ambientali del Comune di Lecce Andrea Guido. Nell’antica
giudecca, in piazzetta Riccardi, tanti leccesi si sono ritrovati
davanti all’edificio che secoli fa ospitava la sinagoga, e che ancora
oggi ne conserva la struttura, compresa quella della vasca del mikveh
per assistere all’accensione.
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Setirot
- Simpatie |
Una
domanda vera – ve lo assicuro –, priva di ogni retropensiero, di
qualsiasi giudizio. Una domanda “apolitica” in senso letterale: qual è
la ragione per cui Matteo Renzi raccoglie così tante simpatie in un
elettorato ebraico che generalmente non ama la sinistra e non la vota?
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out - Scambio di doni |
Quasi
tutti i giornali internazionali, compresi quelli israeliani, si sono
chiesti se il regalo di Bibi Netanyahu a Papa Francesco non fosse
inopportuno. Qualcuno in Italia ha parlato anche di provocazione per la
scelta di regalare il libro del padre storico che metteva in dubbio
alcune certezze relative al periodo dell'Inquisizione e alla
responsabilità della Chiesa.
Daniel Funaro
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