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Paolo Sciunnach, insegnante
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Qualche anno prima della proclamazione dello
Stato d’Israele l’allora rabbino capo ashkenazita, rav Yitzhaq Herzog,
si rivolse a una delle massime autorità viventi nel campo della
Halakhah, rav Hayim Grodjinsky. Rav Herzog gli chiese quali dovessero
essere nel futuro Stato i rapporti fra Halakhah e legge dello Stato.
Rav Herzog aveva già in mente un modello di integrazione armoniosa fra
questi due aspetti, senza alcuna coercizione nei confronti della
maggioranza della popolazione che, e rav Herzog lo sapeva bene, non
sarebbe stata osservante. Rav Grodjinsky, uomo assai più rigoroso di
rav Herzog in materia di Halakhah, rispose affermando per iscritto che
secondo lui nel futuro Stato d’Israele avrebbero dovuto esserci due
sistemi giudiziari separati, paralleli e autonomi l’uno dall’altro,
quello ispirato alla Halakhah e quello dello Stato, con le sue proprie
leggi. Ebbene, così non è avvenuto. Mi chiedo se questa non è forse la
ragione dei tanti problemi sociali, culturali e religiosi nella società
israeliana…
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Anna
Foa,
storica
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Nessuno sembra essersi accorto che un
editoriale del Foglio di venerdì propone nientedimeno che di abolire la
memoria della Shoah. Basta musei, memoriali, scrive l'articolo, e
pensiamo non agli ebrei morti, ma a quelli vivi: cioè agli israeliani,
che per Il Foglio e i suoi amici gli ebrei sono solo gli israeliani. La
proposta è, direi, radicale, perché non si riferisce solo all'impegno
dello Stato nelle opere di costruzione dei memoriali e dei musei, come
già aveva fatto Brunetta, ma rimette proprio in discussione la
necessità di ricordare, di fare storia, di ricostruire fatti ed eventi,
di trasformarli in pietre d'inciampo dell'indifferenza e dell'ignoranza
dei più. E' la prima volta, a quanto mi consta, a parte naturalmente il
caso dei neonazisti o dei negazionisti, che una simile proposta di
abolire la memoria viene avanzata. Ma forse non sarà l'ultima.
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Renzo Gattegna: "Futuro, responsabilità e
risorse" |
Se è vero che l’immobilità è una pura
illusione perché in verità chi non avanza sicuramente retrocede, che la
semplice conservazione senza prospettive di sviluppo maschera la
decadenza, che l’isolamento è la peggiore minaccia per la nostra
sopravvivenza, non possiamo e non dobbiamo perdere l’occasione storica
che le nostre generazioni stanno vivendo di poter uscire
coraggiosamente e definitivamente dal ruolo di vittime in un mondo come
l’attuale nel quale chi si sente vittima, e si presenta come tale,
prima o dopo lo diventa veramente". Lo ha dichiarato il presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nella
relazione introduttiva al Consiglio UCEI dell'8 dicembre 2013.
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Voci a confronto |
Momenti di tensione in Israele: a Bat Yam,
cittadina a sud di Tel Aviv su un autobus è stata trovata una bomba in
una borsa abbandonata. Grazie alla segnalazione dei passeggeri e alla
prontezza di riflessi dell’autista, il mezzo è stato evacuato e
l’ordigno fatto esplodere sotto il controllo degli artificieri. Sul
Corriere della Sera, nella pagina dedicata alle opinioni, Lorenzo
Cremonesi nota come già negli anni passati la strategia degli atti
terroristi contro Israele abbia ricevuto particolare impulso durante i
negoziati di pace.
“È stata una semplice ‘conversazione informale e personale’ quella tra
il professore Roberto Valvo e una sua studentessa di origine ebraica.
Le tesi negazioniste sostenute dal docente di storia dell’arte del
liceo Ripetta di Roma, cinque anni fa in classe, di fronte a tre
studenti entrati a scuola in una giornata di sciopero, sebbene
‘certamente e moralmente censurabili e lesive della sensibilità della
giovane’ non hanno nulla a che fare con la ‘propaganda delle idee
fondate sulla superiorità e sull’odio razziale’”. Così Repubblica
descrive le motivazioni della sentenza che ha assolto Roberto Valvo,
professore di storia dell’arte all’istituto romano, che aveva
pronunciato commenti che mettevano in dubbio la veridicità della Shoah.
Sdegno da parte della Comunità ebraica, con l’intervento dell’assessore
alle Relazioni istituzionali Ruben Della Rocca.
A Lampedusa il deputato del Partito democratico Khalid Chaould denuncia
le condizioni disumane in cui vivono gli immigrati del Centro di
identificazione e di espulsione e si barrica dentro, annunciando che
non se ne andrà fino a che non saranno stati presi provvedimenti
(Corriere della Sera).
Il ministro degli Esteri Emma Bonino in visita a Teheran ha incontrato
il presidente Hassan Rohani, che ha parlato dell’Italia come la porta
dell’Iran verso l’Europa (Repubblica). Sul Giornale Fiamma Nirenstein
mette in guardia contro queste dinamiche, ricordando la pericolosità
dell’Iran per la sua corsa al nucleare e non soltanto.
Polemiche in Francia, dove il presidente Francois Holland, incontrando
la rappresentanza delle Comunità ebraiche, si è reso protagonista di
una battuta nei confronti dell’Algeria che ha suscitato polemiche.
“Valls sta per partire per l’Algeria, anzi no: è appena tornato, sano e
salvo, ed è già molto” l’uscita in questione. “Alle autorità politiche
dell’ex colonia francese, l’osservazione è giunta come un’implicita
critica ai loro sistemi di sicurezza. E alla stampa locale come una
presa in giro, pronunciata per di più ‘davanti agli ebrei’” scrive il
Corriere che riporta la notizia.
Su Repubblica un ricordo del pensatore ebreo Franz Rosenzweig.
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il
messaggio augurale del presidente ucei
"Il
2014 per la dignità umana"
Il
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
ha dichiarato:
"Desidero rivolgere a tutti gli italiani i più fervidi e calorosi
auguri per le festività che si andranno a celebrare.
Auspico che il nuovo anno porti in dote un futuro migliore per le
nostre famiglie e per le persone che abbiamo più care.
Ciascuno di noi è chiamato a contribuire al bene comune mettendo al
servizio della collettività le migliori energie fisiche e intellettuali
con la consapevolezza che ogni individualità è parte di un tutto e che
quel tutto rappresenta un sistema di valori irrinunciabile per chi
crede nell'Italia democratica e plurale.
Il mio auspicio, anche alla luce del crescente disagio sociale, è che
sia soprattutto un 2014 all'insegna dell'Altro: l'Altro come valore,
l'Altro come essere umano da rispettare nella sua dignità così da
rendere le diversità fonti di ricchezza e non di conflitto".
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limmud
conference 2013
La
prima volta del rabbino capo
“Qui
al Limmud non si può evitare di notare come sia fantastico essere
ebrei, e io sono felice e orgoglioso di esserne parte”.
Con queste parole Ephraim Mirvis, rabbino capo del Commonwealth, ha
aperto il suo intervento alla Limmud Conference, intervento che segna
la prima volta che il più alto rappresentante dell’ebraismo dell’area,
considerato un’autorità morale nella società, dentro e fuori il mondo
ebraico e ben oltre i confini dei territori di sua pertinenza,
partecipa all’evento.
Poche frasi all’inizio della lezione per parlare del ruolo fondamentale
di Limmud, che rappresenta oggi uno dei più importanti momenti di
ritrovo collettivo dell’ebraismo britannico in tutte le sue
denominazioni, anche al di fuori del mondo ortodosso di cui rav Mirvis
è espressione, pur ricevendo anche il riconoscimento delle comunità non
ortodosse.
“Qui al Limmud vedo grandiosi programmi per bambini e ragazzi, tanti
volontari che fanno un meraviglioso lavoro” ha tra l’altro sottolineato.
Palpabile l’emozione e grandissimo l’entusiasmo del pubblico, che ha
tributato al rabbino un’autentica standing ovation.
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equilibri
geopolitici
Energia,
l'asso del gas israeliano
La
recente scoperta di ingenti riserve di gas naturale nelle acque del
Mediterraneo di fronte a Israele ha aperto un’opportunità inattesa per
l’Europa. Le maggiori riserve sono nel bacino di Tamar, in produzione
dal marzo 2013, a 90 km dalla costa.
Si tratta di riserve stimate 282 miliardi di metri cubi (mld mc), che
assicureranno a Israele, paese fino a oggi importatore, la copertura
della domanda interna. A queste si aggiungono le riserve del Leviatano,
a 130 km dalla costa, stimate 536 mld mc, in produzione dal 2017, in
larga parte per esportazione. Vi sono poi riserve più piccole: Dalit
(14 mld mc), Tanin (33 mld mc), Mari B (30 mld mc) e due campi in
territorio Palestinese di fronte alla striscia di Gaza (Marine 1 e 2,
di 30 mld mc complessivi).
È un’opportunità da cogliere senza esitazione, perché può attivare
percorsi virtuosi di grande importanza, sia per l’Unione europea che
per la regione intorno a Israele, secondo tre diverse prospettive:
economica, di politica europea e geopolitica.
Oligopolio addio
L’Europa affronta oggi un serio problema nel costo dell’energia che
ostacola la crescita e mina la competitività, soprattutto nei confronti
dell’industria di base americana, tornata a operare attivamente dal
2011-12, anche grazie al crollo del prezzo del gas non convenzionale
(tra i 2$ e i 4$ /mc, a fronte di un prezzo europeo quattro volte più
alto, intorno ai 12 euro/mc negli hub e sopra i 25 euro/mc nei
contratti take or pay indicizzati al petrolio, che ancora coprono più
della metà del gas d’importazione).
Dal 2011, si sono attivate in Europa regole per molti aspetti
dirompenti che eliminano le barriere contrattuali tra i paesi membri,
accrescendo flessibilità e capacità di tenuta del mercato energetico.
L’obiettivo di un mercato europeo dell’energia è fissato dalla
Commissione in termini ottimistici al 2014. Il problema resta però a
monte, nell’oligopolio dei pochi produttori che determinano offerta e
prezzi e dai quali l’Europa dipende per il 54% delle fonti primarie.
Si tratta di un ristrettissimo numero di paesi extra-europei che fanno
un uso politico delle proprie risorse (Russia) o sono politicamente
instabili (Algeria, Libia, Nigeria, Qatar). La diversificazione delle
fonti è dunque un elemento chiave per ridurre il costo dell’energia.
Al riguardo si profilano opzioni controverse: shale gas, nuove fonti
rinnovabili e esportazioni americane di gas liquefatto. Tuttavia, la
produzione di shale gas è assai dubbia per l’Europa, densamente
popolata e protetta da regole ambientali stringenti. Inoltre la
proprietà del sottosuolo non appartiene ai proprietari dei terreni,
togliendo ogni incentivo locale alla estrazione. Il contrasto dei verdi
è già presente, mentre i tentativi delle multinazionali in Inghilterra
e Polonia sono a oggi stati vani e la Francia, ricchissima di riserve,
vieta persino la fase esplorativa.
Le fonti rinnovabili, che sfruttano energia solare ed eolica, mostrano
un’impetuosa crescita in alcuni paesi (in Italia e Germania
rappresentano rispettivamente il 30% e 22% dell’energia prodotta), ma
nel periodo di transizione richiedono aggiustamenti costosi per
l’intera filiera industriale, generando alti oneri di sistema.
Le esportazioni del gas americano - quattro autorizzazioni concesse
dall’amministrazione Obama per trasformare impianti di liquefazione in
impianti di esportazione e 28 in lista d’attesa - potranno largamente
indirizzarsi verso l’ingente domanda asiatica, che offre prezzi il 30%
più alti dell’Europa.
In questo quadro incerto, le riserve israeliane di gas naturale si
presentano come una risorsa geograficamente vicina, a un prezzo intorno
ai 5 dollari/mc, non lontano da quello dello shale gas americano. Sono
riserve di entità contenuta nell’immediato, ma nel medio periodo
possono essere un “game changer” per l’intera regione.
Infrastrutture strategiche
Sul piano politico, questa scoperta costituisce un potenziale elemento
di coesione per l’Europa, poiché può accrescere la forza contrattuale
dell’Unione nei confronti dei produttori tradizionali. È dunque
complementare alla politica d’infrastrutture strategiche recentemente
avviata, da ultimo con l’approvazione del gasdotto Tap, che trasporterà
gas azero (10 mld mc iniziali) attraverso Albania e Grecia in Italia
per poi raggiungere l’Europa del Nord attraverso il Corridoio
Adriatico, uno dei progetti considerati strategici dalla Commissione
nel 2013.
La progettazione flessibile del gasdotto lo rende fruibile per il
trasporto di gas proveniente da altri punti di produzione nel
Mediterraneo, ma sono previste anche altre infrastrutture.
I paesi dell’Europa meridionale possono trarne notevoli vantaggi
economici grazie all’indotto e all’occupazione generata dagli
investimenti, ma anche alla forza contrattuale che acquisiranno con il
ruolo di corridoio di ingresso per un gas a prezzi competitivi.
Potranno così anche attenuarsi le disparità economiche tra Nord e Sud
dell’Europa.
Risvolti geopolitici
Si
prospettano anche notevoli ricadute geopolitiche. Israele ha attivato
in questi mesi contatti con i paesi confinanti, Giordania e Autorità
Palestinese in primis, riprendendo colloqui aperti per breve tempo nel
2012 con l’Autorità Palestinese in materia energetica, dopo il blocco
che fu imposto dall’ex premier Ariel Sharon allo scambio di gas con la
Palestina nel 2001.
Il governo israeliano si è inoltre attivato nei confronti di Grecia,
Italia e Cipro per studiare le opportunità di transito verso l’Europa
in attesa di migliori rapporti con la Turchia, e infine con Bruxelles.
Israele potrà esportare in Asia con un ritorno economico immediato,
grazie agli alti prezzi prevalenti nel Pacifico, ma il ritorno politico
di lungo periodo sarà assai più consistente se avrà accesso al mercato
europeo.
Se gli interessi economici convergeranno e l’Unione europea saprà
cogliere questa occasione, il beneficio sarà non solo economico, grazie
a una riduzione della bolletta energetica, ma anche e soprattutto
politico.
L’Europa potrebbe acquisire maggior interesse e peso per contribuire
alla stabilità dell’area. La voce dell’Europa potrà finalmente
aggiungersi a quella di John Kerry - davvero sola oggi - dando nuovo
vigore al negoziato tra Israele e palestinesi per un’equa
stabilizzazione di quella tormentata regione.
Il potenziale dividendo politico del gas israeliano è dunque alto. La
Presidenza italiana dell’Unione potrebbe farne un punto di rilievo
nell’agenda energetica europea, esprimendo una visione lungimirante in
questa direzione.
L’industria italiana potrà trarre beneficio nell’immediato
dall’utilizzo delle tecnologie innovative di cui dispone - in primo
luogo la compressione del gas per il trasporto di breve corso per mare
- e negli anni a venire dai vantaggi che derivano dall’essere l’Italia
paese di transito per l’energia verso l’Europa del Nord. Ci sono dunque
le condizioni e le regole perché l’energia possa essere per una volta
fattore di pace e crescita economica.
Valeria Termini, Autorità
per l’energia elettrica e il gas
Affari internazionali,
dicembre 2013
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Oltremare
- Il rosso |
In
Israele, il rosso non tiene. Provateci pure, le magliette scolorano, la
bandiera non lo comprende, e i tramonti virano invariabilmente
all'arancio acceso. Una specie di rifiuto intrinseco della tinta forte,
o del colore primario. Nel periodo in cui ho vissuto a Gerusalemme, il
breve inverno nevoso di sei anni fa, proprio come quello corrente, la
mia coinquilina israeliana lavorava fra Gerusalemme e Tel Aviv e si
spostava in macchina.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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In
cornice - Warhol, uno e due
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Le
mostre di andy Warhol allestite contemporaneamente al Museo di Tel Aviv
e al Palazzo Reale di Milano, permettono di confrontare questi due
spazi espositivi e in genere il mondo espositivo italiano e israeliano.
Ecco alcune annotazioni.
Daniele Liberanome, critico d'arte
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Tea
for two - Scadenze |
Uno
dei momenti migliori della vita d'ufficio è sicuramente l'inserto
ludico necessario per sopravvivere alle ore successive. Qualche giorno
fa, la mia dirimpettaia di scrivania mi dice: "Ho trovato un video su
internet e ti ho subito pensata!". Il video in questione è un mini
docu-film pubblicato sulla pagina del New York Times che ha fatto il
giro del web e del mondo. Ad idearlo Paula Schargorodsky, ebrea
argentina di 35 anni. Il titolo è davvero eloquente: "Female freedom
has an expiration date - Being 35 and Single".
Rachel Silvera, studentessa/stagista
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