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23 dicembre 2013 - 20 Tevet 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach, insegnante
Qualche anno prima della proclamazione dello Stato d’Israele l’allora rabbino capo ashkenazita, rav Yitzhaq Herzog, si rivolse a una delle massime autorità viventi nel campo della Halakhah, rav Hayim Grodjinsky. Rav Herzog gli chiese quali dovessero essere nel futuro Stato i rapporti fra Halakhah e legge dello Stato. Rav Herzog aveva già in mente un modello di integrazione armoniosa fra questi due aspetti, senza alcuna coercizione nei confronti della maggioranza della popolazione che, e rav Herzog lo sapeva bene, non sarebbe stata osservante. Rav Grodjinsky, uomo assai più rigoroso di rav Herzog in materia di Halakhah, rispose affermando per iscritto che secondo lui nel futuro Stato d’Israele avrebbero dovuto esserci due sistemi giudiziari separati, paralleli e autonomi l’uno dall’altro, quello ispirato alla Halakhah e quello dello Stato, con le sue proprie leggi. Ebbene, così non è avvenuto. Mi chiedo se questa non è forse la ragione dei tanti problemi sociali, culturali e religiosi nella società israeliana…
 
Anna
Foa,
storica
Nessuno sembra essersi accorto che un editoriale del Foglio di venerdì propone nientedimeno che di abolire la memoria della Shoah. Basta musei, memoriali, scrive l'articolo, e pensiamo non agli ebrei morti, ma a quelli vivi: cioè agli israeliani, che per Il Foglio e i suoi amici gli ebrei sono solo gli israeliani. La proposta è, direi, radicale, perché non si riferisce solo all'impegno dello Stato nelle opere di costruzione dei memoriali e dei musei, come già aveva fatto Brunetta, ma rimette proprio in discussione la necessità di ricordare, di fare storia, di ricostruire fatti ed eventi, di trasformarli in pietre d'inciampo dell'indifferenza e dell'ignoranza dei più. E' la prima volta, a quanto mi consta, a parte naturalmente il caso dei neonazisti o dei negazionisti, che una simile proposta di abolire la memoria viene avanzata. Ma forse non sarà l'ultima.
 
 
Renzo Gattegna: "Futuro, responsabilità e risorse"
Se è vero che l’immobilità è una pura illusione perché in verità chi non avanza sicuramente retrocede, che la semplice conservazione senza prospettive di sviluppo maschera la decadenza, che l’isolamento è la peggiore minaccia per la nostra sopravvivenza, non possiamo e non dobbiamo perdere l’occasione storica che le nostre generazioni stanno vivendo di poter uscire coraggiosamente e definitivamente dal ruolo di vittime in un mondo come l’attuale nel quale chi si sente vittima, e si presenta come tale, prima o dopo lo diventa veramente". Lo ha dichiarato il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nella relazione introduttiva al Consiglio UCEI dell'8 dicembre 2013.
 
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Voci a confronto
Momenti di tensione in Israele: a Bat Yam, cittadina a sud di Tel Aviv su un autobus è stata trovata una bomba in una borsa abbandonata. Grazie alla segnalazione dei passeggeri e alla prontezza di riflessi dell’autista, il mezzo è stato evacuato e l’ordigno fatto esplodere sotto il controllo degli artificieri. Sul Corriere della Sera, nella pagina dedicata alle opinioni, Lorenzo Cremonesi nota come già negli anni passati la strategia degli atti terroristi contro Israele abbia ricevuto particolare impulso durante i negoziati di pace.
“È stata una semplice ‘conversazione informale e personale’ quella tra il professore Roberto Valvo e una sua studentessa di origine ebraica. Le tesi negazioniste sostenute dal docente di storia dell’arte del liceo Ripetta di Roma, cinque anni fa in classe, di fronte a tre studenti entrati a scuola in una giornata di sciopero, sebbene ‘certamente e moralmente censurabili e lesive della sensibilità della giovane’ non hanno nulla a che fare con la ‘propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale’”. Così Repubblica descrive le motivazioni della sentenza che ha assolto Roberto Valvo, professore di storia dell’arte all’istituto romano, che aveva pronunciato commenti che mettevano in dubbio la veridicità della Shoah. Sdegno da parte della Comunità ebraica, con l’intervento dell’assessore alle Relazioni istituzionali Ruben Della Rocca.
A Lampedusa il deputato del Partito democratico Khalid Chaould denuncia le condizioni disumane in cui vivono gli immigrati del Centro di identificazione e di espulsione e si barrica dentro, annunciando che non se ne andrà fino a che non saranno stati presi provvedimenti (Corriere della Sera).
Il ministro degli Esteri Emma Bonino in visita a Teheran ha incontrato il presidente Hassan Rohani, che ha parlato dell’Italia come la porta dell’Iran verso l’Europa (Repubblica). Sul Giornale Fiamma Nirenstein mette in guardia contro queste dinamiche, ricordando la pericolosità dell’Iran per la sua corsa al nucleare e non soltanto.
Polemiche in Francia, dove il presidente Francois Holland, incontrando la rappresentanza delle Comunità ebraiche, si è reso protagonista di una battuta nei confronti dell’Algeria che ha suscitato polemiche. “Valls sta per partire per l’Algeria, anzi no: è appena tornato, sano e salvo, ed è già molto” l’uscita in questione. “Alle autorità politiche dell’ex colonia francese, l’osservazione è giunta come un’implicita critica ai loro sistemi di sicurezza. E alla stampa locale come una presa in giro, pronunciata per di più ‘davanti agli ebrei’” scrive il Corriere che riporta la notizia.
Su Repubblica un ricordo del pensatore ebreo Franz Rosenzweig.
 
 
  davar
il messaggio augurale del presidente ucei
"Il 2014 per la dignità umana"
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

"Desidero rivolgere a tutti gli italiani i più fervidi e calorosi auguri per le festività che si andranno a celebrare.
Auspico che il nuovo anno porti in dote un futuro migliore per le nostre famiglie e per le persone che abbiamo più care.
Ciascuno di noi è chiamato a contribuire al bene comune mettendo al servizio della collettività le migliori energie fisiche e intellettuali con la consapevolezza che ogni individualità è parte di un tutto e che quel tutto rappresenta un sistema di valori irrinunciabile per chi crede nell'Italia democratica e plurale.
Il mio auspicio, anche alla luce del crescente disagio sociale, è che sia soprattutto un 2014 all'insegna dell'Altro: l'Altro come valore, l'Altro come essere umano da rispettare nella sua dignità così da rendere le diversità fonti di ricchezza e non di conflitto".

limmud conference 2013
La prima volta del rabbino capo
“Qui al Limmud non si può evitare di notare come sia fantastico essere ebrei, e io sono felice e orgoglioso di esserne parte”.
Con queste parole Ephraim Mirvis, rabbino capo del Commonwealth, ha aperto il suo intervento alla Limmud Conference, intervento che segna la prima volta che il più alto rappresentante dell’ebraismo dell’area, considerato un’autorità morale nella società, dentro e fuori il mondo ebraico e ben oltre i confini dei territori di sua pertinenza, partecipa all’evento.
Poche frasi all’inizio della lezione per parlare del ruolo fondamentale di Limmud, che rappresenta oggi uno dei più importanti momenti di ritrovo collettivo dell’ebraismo britannico in tutte le sue denominazioni, anche al di fuori del mondo ortodosso di cui rav Mirvis è espressione, pur ricevendo anche il riconoscimento delle comunità non ortodosse.
“Qui al Limmud vedo grandiosi programmi per bambini e ragazzi, tanti volontari che fanno un meraviglioso lavoro” ha tra l’altro sottolineato.
Palpabile l’emozione e grandissimo l’entusiasmo del pubblico, che ha tributato al rabbino un’autentica standing ovation.
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israele
La pace inesplosa
Come il gioco di specchi in cui l’immagine si riflette infinite volte, il processo di pace tra israeliani e palestinesi riflette sempre lo stesso scenario: avvio di accordi da una parte, ordigni per farli saltare dall’altra. La dinamica si è ripetuta ieri quando su un autobus di Bat Yam, città a sud di Tel Aviv, un passeggero ha trovato in una borsa incustodita una bomba. Grazie al suo intervento e a quello dell’autista, nessuno è rimasto ferito e l’ordigno rudimentale è esploso quando l’autobus era vuoto. Un attacco terroristico, ha dichiarato lo Shin Bet, servizio di sicurezza interno israeliano. Il tutto mentre il segretario di Stato americano John Kerry prepara una bozza di accordi da proporre a fine mese a israeliani e palestinesi per dare una svolta positiva nel 2014 al conflitto.
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equilibri geopolitici
Energia, l'asso del gas israeliano
La recente scoperta di ingenti riserve di gas naturale nelle acque del Mediterraneo di fronte a Israele ha aperto un’opportunità inattesa per l’Europa. Le maggiori riserve sono nel bacino di Tamar, in produzione dal marzo 2013, a 90 km dalla costa.
Si tratta di riserve stimate 282 miliardi di metri cubi (mld mc), che assicureranno a Israele, paese fino a oggi importatore, la copertura della domanda interna. A queste si aggiungono le riserve del Leviatano, a 130 km dalla costa, stimate 536 mld mc, in produzione dal 2017, in larga parte per esportazione. Vi sono poi riserve più piccole: Dalit (14 mld mc), Tanin (33 mld mc), Mari B (30 mld mc) e due campi in territorio Palestinese di fronte alla striscia di Gaza (Marine 1 e 2, di 30 mld mc complessivi).
È un’opportunità da cogliere senza esitazione, perché può attivare percorsi virtuosi di grande importanza, sia per l’Unione europea che per la regione intorno a Israele, secondo tre diverse prospettive: economica, di politica europea e geopolitica.

Oligopolio addio

L’Europa affronta oggi un serio problema nel costo dell’energia che ostacola la crescita e mina la competitività, soprattutto nei confronti dell’industria di base americana, tornata a operare attivamente dal 2011-12, anche grazie al crollo del prezzo del gas non convenzionale (tra i 2$ e i 4$ /mc, a fronte di un prezzo europeo quattro volte più alto, intorno ai 12 euro/mc negli hub e sopra i 25 euro/mc nei contratti take or pay indicizzati al petrolio, che ancora coprono più della metà del gas d’importazione).
Dal 2011, si sono attivate in Europa regole per molti aspetti dirompenti che eliminano le barriere contrattuali tra i paesi membri, accrescendo flessibilità e capacità di tenuta del mercato energetico. L’obiettivo di un mercato europeo dell’energia è fissato dalla Commissione in termini ottimistici al 2014. Il problema resta però a monte, nell’oligopolio dei pochi produttori che determinano offerta e prezzi e dai quali l’Europa dipende per il 54% delle fonti primarie.
Si tratta di un ristrettissimo numero di paesi extra-europei che fanno un uso politico delle proprie risorse (Russia) o sono politicamente instabili (Algeria, Libia, Nigeria, Qatar). La diversificazione delle fonti è dunque un elemento chiave per ridurre il costo dell’energia.
Al riguardo si profilano opzioni controverse: shale gas, nuove fonti rinnovabili e esportazioni americane di gas liquefatto. Tuttavia, la produzione di shale gas è assai dubbia per l’Europa, densamente popolata e protetta da regole ambientali stringenti. Inoltre la proprietà del sottosuolo non appartiene ai proprietari dei terreni, togliendo ogni incentivo locale alla estrazione. Il contrasto dei verdi è già presente, mentre i tentativi delle multinazionali in Inghilterra e Polonia sono a oggi stati vani e la Francia, ricchissima di riserve, vieta persino la fase esplorativa.
Le fonti rinnovabili, che sfruttano energia solare ed eolica, mostrano un’impetuosa crescita in alcuni paesi (in Italia e Germania rappresentano rispettivamente il 30% e 22% dell’energia prodotta), ma nel periodo di transizione richiedono aggiustamenti costosi per l’intera filiera industriale, generando alti oneri di sistema.
Le esportazioni del gas americano - quattro autorizzazioni concesse dall’amministrazione Obama per trasformare impianti di liquefazione in impianti di esportazione e 28 in lista d’attesa - potranno largamente indirizzarsi verso l’ingente domanda asiatica, che offre prezzi il 30% più alti dell’Europa.
In questo quadro incerto, le riserve israeliane di gas naturale si presentano come una risorsa geograficamente vicina, a un prezzo intorno ai 5 dollari/mc, non lontano da quello dello shale gas americano. Sono riserve di entità contenuta nell’immediato, ma nel medio periodo possono essere un “game changer” per l’intera regione.

Infrastrutture strategiche

Sul piano politico, questa scoperta costituisce un potenziale elemento di coesione per l’Europa, poiché può accrescere la forza contrattuale dell’Unione nei confronti dei produttori tradizionali. È dunque complementare alla politica d’infrastrutture strategiche recentemente avviata, da ultimo con l’approvazione del gasdotto Tap, che trasporterà gas azero (10 mld mc iniziali) attraverso Albania e Grecia in Italia per poi raggiungere l’Europa del Nord attraverso il Corridoio Adriatico, uno dei progetti considerati strategici dalla Commissione nel 2013.
La progettazione flessibile del gasdotto lo rende fruibile per il trasporto di gas proveniente da altri punti di produzione nel Mediterraneo, ma sono previste anche altre infrastrutture.
I paesi dell’Europa meridionale possono trarne notevoli vantaggi economici grazie all’indotto e all’occupazione generata dagli investimenti, ma anche alla forza contrattuale che acquisiranno con il ruolo di corridoio di ingresso per un gas a prezzi competitivi. Potranno così anche attenuarsi le disparità economiche tra Nord e Sud dell’Europa.

Risvolti geopolitici


Si prospettano anche notevoli ricadute geopolitiche. Israele ha attivato in questi mesi contatti con i paesi confinanti, Giordania e Autorità Palestinese in primis, riprendendo colloqui aperti per breve tempo nel 2012 con l’Autorità Palestinese in materia energetica, dopo il blocco che fu imposto dall’ex premier Ariel Sharon allo scambio di gas con la Palestina nel 2001.
Il governo israeliano si è inoltre attivato nei confronti di Grecia, Italia e Cipro per studiare le opportunità di transito verso l’Europa in attesa di migliori rapporti con la Turchia, e infine con Bruxelles.
Israele potrà esportare in Asia con un ritorno economico immediato, grazie agli alti prezzi prevalenti nel Pacifico, ma il ritorno politico di lungo periodo sarà assai più consistente se avrà accesso al mercato europeo.
Se gli interessi economici convergeranno e l’Unione europea saprà cogliere questa occasione, il beneficio sarà non solo economico, grazie a una riduzione della bolletta energetica, ma anche e soprattutto politico.
L’Europa potrebbe acquisire maggior interesse e peso per contribuire alla stabilità dell’area. La voce dell’Europa potrà finalmente aggiungersi a quella di John Kerry - davvero sola oggi - dando nuovo vigore al negoziato tra Israele e palestinesi per un’equa stabilizzazione di quella tormentata regione.
Il potenziale dividendo politico del gas israeliano è dunque alto. La Presidenza italiana dell’Unione potrebbe farne un punto di rilievo nell’agenda energetica europea, esprimendo una visione lungimirante in questa direzione.
L’industria italiana potrà trarre beneficio nell’immediato dall’utilizzo delle tecnologie innovative di cui dispone - in primo luogo la compressione del gas per il trasporto di breve corso per mare - e negli anni a venire dai vantaggi che derivano dall’essere l’Italia paese di transito per l’energia verso l’Europa del Nord. Ci sono dunque le condizioni e le regole perché l’energia possa essere per una volta fattore di pace e crescita economica.

Valeria Termini, Autorità per l’energia elettrica e il gas
Affari internazionali, dicembre 2013

pilpul
 Oltremare - Il rosso
In Israele, il rosso non tiene. Provateci pure, le magliette scolorano, la bandiera non lo comprende, e i tramonti virano invariabilmente all'arancio acceso. Una specie di rifiuto intrinseco della tinta forte, o del colore primario. Nel periodo in cui ho vissuto a Gerusalemme, il breve inverno nevoso di sei anni fa, proprio come quello corrente, la mia coinquilina israeliana lavorava fra Gerusalemme e Tel Aviv e si spostava in macchina.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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In cornice - Warhol, uno e due
Le mostre di andy Warhol allestite contemporaneamente al Museo di Tel Aviv e al Palazzo Reale di Milano, permettono di confrontare questi due spazi espositivi e in genere il mondo espositivo italiano e israeliano. Ecco alcune annotazioni.

Daniele Liberanome, critico d'arte
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Tea for two - Scadenze
Uno dei momenti migliori della vita d'ufficio è sicuramente l'inserto ludico necessario per sopravvivere alle ore successive. Qualche giorno fa, la mia dirimpettaia di scrivania mi dice: "Ho trovato un video su internet e ti ho subito pensata!". Il video in questione è un mini docu-film pubblicato sulla pagina del New York Times che ha fatto il giro del web e del mondo. Ad idearlo Paula Schargorodsky, ebrea argentina di 35 anni. Il titolo è davvero eloquente: "Female freedom has an expiration date - Being 35 and Single".

Rachel Silvera, studentessa/stagista
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