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Pierpaolo Pinhas Punturello, Gerusalemme
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Per
sei giorni, dal 20 al 26 dicembre, la Comunità ebraica di Napoli ha
ospitato oltre 40 persone che hanno partecipato all’annuale seminario
invernale organizzato dal dipartimento Educazione e cultura dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane nell’ambito delle attività per il
progetto Meridione ideate e dirette in partnership con l’ONG israeliana
Shavei Israel. Lo stesso fondatore di Shavei Israel, Michael Freund, ha
partecipato al seminario, godendo per la prima volta della bellezza di
Napoli, città-donna dall’eterno fascino. Ma come tutte le belle donne
anche la Napoli ebraica nasconde un segreto: la sua Sinagoga, piccolo
gioiello in legno, inaugurato nel Rosh HaShana del 1863, non è
orientata verso Sion, ma lancia il proprio sguardo verso una direzione
e un confine che potrebbe cadere a Nord, tra Roma e Gaeta, tra Tevere e
Garigliano.
Salendo da Sud, Calabria e Sicilia, giungendo da Est, Puglia e
Basilicata, scendendo da Nord, Roma e Milano, i partecipanti al
seminario hanno pregato tutti insieme rivolgendosi verso Nord-Ovest,
mettendo in gioco i confini di provenienza, le proprie origini, le
prospettive future e le direzioni da prendere.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Ecco
una buona notizia di fine anno. Il Centro Bibliografico “Tullia Zevi” a
Roma sta ormai portando avanti da più di due anni nell’ombra un
certosino programma di digitalizzazione dei periodici ebraici italiani
otto-novecenteschi. Il lavoro, iniziato con l’esperienza pilota del
periodico fiorentino “La Rivista Israelitica” (1904-1915), sta ora
affrontando la grande collezione del “Corriere Israelitico” di Trieste
(1862-1915) di cui sono già pubblicate (http://biblioteca.ucei.it/)
molte annate ottocentesche. Nel prossimo futuro sarà possibile
finalmente consultare on-line anche il “Vessillo Israelitico” e
l’”Educatore Israelita”, che com’è noto rappresentano una vera e
propria miniera di informazioni storiche a vari livelli. Si tratta a
mio parere di un esempio virtuoso di valorizzazione del grande
patrimonio conservato nelle biblioteche e negli archivi delle comunità
ebraiche, e va dato atto a Giselle Levy – che da anni cura con passione
la collezione del Centro Bibliografico – di aver intrapreso questa
avventura, ad oggi unico esempio concreto di digitalizzazione di fonti
contemporanee ebraiche in Italia.
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Voci a confronto |
“I
violini del lager suonano la pace”. Su l’Unità spazio al concerto
promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che verrà
protagonisti all’auditorium Parco della Musica di Roma, il prossimo 27
gennaio, dodici violini e un violoncello sopravvissuti alla Shoah. “I
violini dialogano con tutte le religioni – spiega la giornalista
Viviana Kasam, tra le ideatrici del progetto – sarà un momento
ecumenico, un messaggio di dialogo e di speranza attraverso la musica.
Insieme suoneranno un violinista ebreo, uno musulmano e uno cattolico.
Un evento unico”. Per maggiori informazioni l’Unità rimanda al numero
di Pagine Ebraiche in distribuzione. Duro attacco di Filippo Di Giacomo
su il Venerdì di Repubblica nei confronti delle autorità israeliane e
il loro rapporto con il Vaticano, con le prime accusate di miopia e
“calcoli meschini”. Prendendo spunto dalla futura visita di papa
Bergoglio in Israele, prevista per maggio 2014, Di Giacomo, giornalista
e sacerdote, critica aspramente i vertici della politica israeliana,
chiamando anche in causa l’ebraismo italiano in merito al giudizio su
Pio XII. “La sfida – scrive Di Giacomo in riferimento al viaggio di
Bergoglio in Israele – consisterà proprio nel farsi ben percepire da
una società israeliana poco rappresentata da quella classe politica
che, negli ultimi 23 anni nei rapporti con il Vaticano, ha dimostrato
miopi visioni e calcoli meschini”. Accuse pesanti e generiche, su cui,
nel corso dell’articolo, non vi è un approfondimento né vengono portate
prove per suffragare quanto scritto. Su Pio XII e la sua apposizione
sul “muro della vergogna” allo Yad Vashem di Gerusalemme, Di Giacomo
afferma che “va vista con una connotazione che di «israeliano» ha poco
o niente: fu apposta nel 2005, al momento dell’apertura del nuovo
museo, da un gruppo di ebrei italiani. Negli stessi mesi, nel parco
adiacente allo Yad Vashem, altri ebrei italiani piantavano a loro spese
alberi dedicati a preti cattolici in vita stretti collaboratori di Pio
XII. Certo, per volare in Israele papa Francesco non avrà bisogno del
visto dell’ebraismo italiano”. “I fantasmi del signor K” è il titolo di
un lungo approfondimento del Venerdì sulla vita di Serge Klarsfeld,
cacciatore di nazisti insieme alla moglie Beate Kunzel. Nell’intervista
Klarsfeld tocca diversi aspetti, alcuni controversi, della ricerca dei
criminali nazisti dopo la guerra. E su Priebke afferma, “la giustizia
ha riportato quell’uomo nel Paese dove aveva commesso il crimine. È
stato processato, detenuto in condizioni umane ed è morto a quasi
cent’anni. Mi pare che, al di là delle polemiche, l’Italia abbia fatto
quanto doveva”. Sempre sulla rivista del gruppo l’Espresso e in merito
alla caccia ai nazisti compare l’intervista all’attuale direttore del
Centro Wiesenthal Ephraim Zuroff che riflette sulle problematiche
dovute alla poca collaborazione di alcuni paesi con le inchieste: “se
ci sono Paesi virtuosi come la Germania, o l’Italia dove negli ultimi
12 anni sono stati processati 44 ex ufficiali nazisti implicati nei
massacri, molti altri Stati, specie nel Nord Europa, ignorano le nostre
richieste di documentazione, come le copie dei Fogli matricolari o il
rilascio della cittadinanza di qualche nostro “sospettato” che lì si è
rifugiato e ha cambiato nome”. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris
ha ricevuto la cittadinanza onoraria della Palestina (il Mattino) e ha
proposto la città partenopea come luogo per proseguire il dialogo tra
israeliani e palestinesi. De Magistris punta il dito contro Israele e
sostiene che il muro, insieme agli insediamenti di coloni che
interrompono ogni possibile continuità territoriale tra le città
palestinesi, sono il fallimento di tutta la comunità internazionale.
Eppure questa è una terra ospitale che vuole vivere in pace con i
propri vicini”. In tema di questioni palestinesi, dalla Russia fanno
sapere che Arafat, ex leader dell’Olp, non è stato avvelenato ma è
morto di morte naturale (La Stampa).
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servizi
sociali
Una
rete per la solidarietà
Favorire
la creazione di una rete di solidarietà, sviluppare l’assistenza
secondo un modello professionale, fornire supporto a chi ne ha bisogno.
Sono questi alcuni capisaldi del progetto di servizio sociale
territoriale elaborato dalla Commissione Servizi sociali dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, presieduta dal Consigliere UCEI e
presidente dell’Associazione medica ebraica Giorgio Mortara. Un
progetto che espande e sviluppa la positiva esperienza dell’assistente
sociale itinerante per prestare la propria opera nelle Comunità
ebraiche prive di una simile figura.
“Quello dei servizi sociali è un settore in cui l’UCEI, fino a qualche
tempo fa, non interveniva se non nell’ambito di progetti mirati, perché
di tradizionale competenza delle singole Comunità ebraiche. Negli
ultimi anni, con la crisi economica, la realtà è molto cambiata. E ci
teniamo a sottolineare l’impegno affinché le Comunità e anche i singoli
iscritti possano rivolgersi a noi” spiega Mortara.
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israele
- vaticano
Il
dialogo di comodo
I
pregiudizi del pellegrino Filippo Di Giacomo. Sembrerebbe questo il
titolo più adatto per l'articolo “Il pellegrino Francesco va in Terra
Santa sfidando i pregiudizi”, uscito oggi sul Venerdì di Repubblica a
firma del giornalista e sacerdote Filippo Di Giacomo. Un pezzo che,
prendendo spunto dalla futura visita di papa Bergoglio in Israele,
contiene accuse alle autorità politiche israeliane, ree, secondo Di
Giacomo, di aver dimostrato nei confronti del Vaticano “miopi visioni e
calcoli meschini”. E c'è anche una stoccata all'ebraismo italiano in
riferimento al giudizio storico su papa Pio XII. Temi complessi,
toccati con una certa superficialità e su cui abbiamo chiesto un
commento a rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, e a Sergio
Minerbi, diplomatico e tra i massimi esperti dei rapporti tra Israele e
Santa Sede.
Principalmente due i punti su cui fare chiarezza. In primo luogo, la
presunta ostilità della classe politica israeliana nei confronti del
Vaticano. Di Segni così come Minerbi sottolineano come nei rapporti
politici fra i due Stati, la Santa Sede non abbia mai mostrato
particolare simpatia per Israele, quando non avversione. “Dobbiamo
distinguere la questione del dialogo interreligioso e il piano politico
– riflette rav Di Segni - L'atteggiamento del Vaticano come Stato
sovrano nei confronti dello Stato di Israele si può definire ambiguo,
se non ostile”. Molto critico Minerbi, che dietro alle parole di Di
Giacomo vede il riflesso di una posizione anti-israeliana che coinvolge
i vertici della Chiesa. “Il veleno del sacerdote cattolico – afferma il
diplomatico, già ambasciatore di Israele presso la Comunità
europea a Bruxelles - non deve sorprendere nessuno. Non si tratta di
uno scatto imprevisto ma si fonda su un'incomprensione di fondo nel
rapporto tra i due paesi con il Vaticano che di fatto non ha mai
approvato l'esistenza di Israele”. Nel suo pezzo Di Giacomo,
collaboratore di diverse testate tra cui l'Unità, sostiene che dietro
al viaggio di Bergoglio in Israele si celerebbe una sfida “nel farsi
ben percepire da una società israeliana poco rappresentata da quella
classe politica che, negli ultimi 23 anni nei rapporti con il Vaticano,
ha dimostrato miopi visioni e calcoli meschini. Nei confronti dei
cattolici e dei cristiani in genere infatti, i cittadini israeliani
risultano da anni nettamente avanti rispetto ai loro governanti”. Che
la società israeliana sia aperta e pluralista non è un segreto (il
giornalista snocciola dati su una visione positiva da parte degli
israeliani laici rispetto ai concittadini cristiani, già pubblicata in
un suo articolo del 2010 su l'Unità dal titolo “Indovina chi viene in
sinagoga”), quali siano i calcoli meschini dei suoi rappresentati
invece appare meno comprensibile. La critica non è suffragata da fatti
ma sembra, nella definizione di rav Di Segni “una rappresentazione
vittimistica della realtà”. Il secondo punto è legato alla figura di
Pio XII. Di Giacomo scrive “anche la spinosa questione della foto di
Pio XII sul 'muro della vergogna', allo Yad Vashem di Gerusalemme, va
vista con una connotazione che di 'israeliano' ha poco o niente: fu
apposta nel 2005, al momento dell'apertura del nuovo museo, da un
gruppo di ebrei italiani. Negli stessi mesi, nel parco adiacente allo
Yad Vashem, altri ebrei italiani piantavano a loro spese alberi
dedicati a preti cattolici in vita stretti collaboratori di Pio XII.
Certo, per volare in Israele papa Francesco non avrà bisogno del visto
dell'ebraismo italiano”. Il giudizio storico su una figura controversa
come quella di Pio XII è ancora oggetto di aperto dibattito. Non ultimo
con la polemica nata dalla decisione dello Yad Vashem di modificare la
targa apposta sotto alla foto di papa Pacelli, temperando il giudizio
che vi era espresso. “Ho protestato contro questa decisione”, rileva Di
Segni che poi sottolinea come “gli ebrei italiani sappiano ben
distinguere le azioni di Pio XII dai sacerdoti che li aiutarono. Non è
confondendo la storia che si arriva alla verità”. Il silenzio ufficiale
del papa mentre i nazifascisti deportavano gli ebrei è una ferita
ancora aperta per la realtà ebraica italiana. Sul tema ci sono studi
che vanno in direzioni opposte ma, afferma Minerbi, “non è stato
trovato nessun documento ufficiale in cui vi sia scritto che Pio XII
abbia invocato di salvare gli ebrei”.
Entrambi, sia Di Segni che Minerbi, sottolineano dunque le discrepanze
presenti nell'articolo, a tratti rappresentazione di un quadro più
ampio. Contraddizioni che secondo l'ex ambasciatore si sono evidenziate
anche con il nuovo papa. “Il 28 aprile scorso papa Francesco al termine
della messa da lui officiata pronunciò un sermone pubblicato il giorno
stesso dall'Osservatore Romano in prima pagina – afferma Minerbi - Egli
disse (cito a memoria) "voi dovete essere una comunità aperta non
chiusa come quella dei giudei che quando vennero i soldati a dire "lo
abbiamo visto coi nostri occhi: è risorto", risposero prendete questi
soldi e andatavene. Perché loro volevano risolvere tutti i problemi coi
soldi. Questo sermone prettamente antisemita (anche se tratto dal
Vangelo) non provocò nessuna reazione da parte ebraica per rispetto al
Pontefice”. Diverso invece l'atteggiamento dei vertici vaticani, sempre
secondo Minerbi nei confronti del mondo arabo, “il clero cattolico in
Israele è spesso violentemente anti israeliano. Mai anti arabo. Quando
il monaco Dall'Oglio scomparve in Siria alcune settimane fa, quando il
Vescovo di Iskanderun (Turchia) fu ucciso dal suo autista mussulmano.
Quando 42 cattolici furono uccisi in una chiesa a Bagdad, non ci fu
nessuna reazione da parte della Chiesa”.
Daniel Reichel
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Auguri |
Chanukkà
ormai è un ricordo e così quest’anno si sente particolarmente forte la
strana sensazione di essere gli unici a non fare festa. Dato che in
generale le festività non ci mancano (e attendiamo Tu Bishvat tra poco)
non si può dire che sia sgradevole una volta tanto tirare il fiato e
guardare gli altri che festeggiano.
Anna Segre, insegnante
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La
rete e le domande |
“Quid
est veritas?” Se questo quesito angustia l’umanità fin dalla sua
nascita, dove trovare allora la verità, oggi, in mezzo a una
moltitudine di “verità” differenti, e come riconoscerla? Sul web, c’è
ogni risposta ad ogni nostra domanda, si possono ricercare
informazioni, fonti, documenti, accertare la veridicità di esse…
Francesco Moise Bassano, studente
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Conoscere
e restituire
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La
consapevolezza che il proprio ebraismo, di qualunque genere, forma o
quantità esso sia, può essere un di più da vivere con entusiasmo.
L'energia che si sprigiona quando non si ha paura di stare insieme tra
diversi. La curiosità che ti spinge verso orizzonti e saperi nuovi.
Ilana Bahbout
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La
crepa in ogni cosa |
Leonard
Cohen è un celebre cantautore canadese. Alcune delle sue canzoni
contengono dei versi molto belli. Per “belli” intendo che possono
offrire suggestioni diverse, persino paradossali. Tra questi, un verso
è particolarmente adatto ad accompagnare un augurio per il prossimo
anno solare. È tratto dalla canzone “Anthem” (“Inno”, 1992):
«C’è una crepa in ogni cosa, è da lì che entra la luce».
Laura Salmon, slavista
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