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27 dicembre 2013 - 24 Tevet 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Pierpaolo Pinhas Punturello, Gerusalemme
Per sei giorni, dal 20 al 26 dicembre, la Comunità ebraica di Napoli ha ospitato oltre 40 persone che hanno partecipato all’annuale seminario invernale organizzato dal dipartimento Educazione e cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nell’ambito delle attività per il progetto Meridione ideate e dirette in partnership con l’ONG israeliana Shavei Israel. Lo stesso fondatore di Shavei Israel, Michael Freund, ha partecipato al seminario, godendo per la prima volta della bellezza di Napoli, città-donna dall’eterno fascino. Ma come tutte le belle donne anche la Napoli ebraica nasconde un segreto: la sua Sinagoga, piccolo gioiello in legno, inaugurato nel Rosh HaShana del 1863, non è orientata verso Sion, ma lancia il proprio sguardo verso una direzione e un confine che potrebbe cadere a Nord, tra Roma e Gaeta, tra Tevere e Garigliano.
Salendo da Sud, Calabria e Sicilia, giungendo da Est, Puglia e Basilicata, scendendo da Nord, Roma e Milano, i partecipanti al seminario hanno pregato tutti insieme rivolgendosi verso Nord-Ovest, mettendo in gioco i confini di provenienza, le proprie origini, le prospettive future e le direzioni da prendere.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Ecco una buona notizia di fine anno. Il Centro Bibliografico “Tullia Zevi” a Roma sta ormai portando avanti da più di due anni nell’ombra un certosino programma di digitalizzazione dei periodici ebraici italiani otto-novecenteschi. Il lavoro, iniziato con l’esperienza pilota del periodico fiorentino “La Rivista Israelitica” (1904-1915), sta ora affrontando la grande collezione del “Corriere Israelitico” di Trieste (1862-1915) di cui sono già pubblicate (http://biblioteca.ucei.it/) molte annate ottocentesche. Nel prossimo futuro sarà possibile finalmente consultare on-line anche il “Vessillo Israelitico” e l’”Educatore Israelita”, che com’è noto rappresentano una vera e propria miniera di informazioni storiche a vari livelli. Si tratta a mio parere di un esempio virtuoso di valorizzazione del grande patrimonio conservato nelle biblioteche e negli archivi delle comunità ebraiche, e va dato atto a Giselle Levy – che da anni cura con passione la collezione del Centro Bibliografico – di aver intrapreso questa avventura, ad oggi unico esempio concreto di digitalizzazione di fonti contemporanee ebraiche in Italia.
 
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Voci a confronto
“I violini del lager suonano la pace”. Su l’Unità spazio al concerto promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che verrà protagonisti all’auditorium Parco della Musica di Roma, il prossimo 27 gennaio, dodici violini e un violoncello sopravvissuti alla Shoah. “I violini dialogano con tutte le religioni – spiega la giornalista Viviana Kasam, tra le ideatrici del progetto – sarà un momento ecumenico, un messaggio di dialogo e di speranza attraverso la musica. Insieme suoneranno un violinista ebreo, uno musulmano e uno cattolico. Un evento unico”. Per maggiori informazioni l’Unità rimanda al numero di Pagine Ebraiche in distribuzione. Duro attacco di Filippo Di Giacomo su il Venerdì di Repubblica nei confronti delle autorità israeliane e il loro rapporto con il Vaticano, con le prime accusate di miopia e “calcoli meschini”. Prendendo spunto dalla futura visita di papa Bergoglio in Israele, prevista per maggio 2014, Di Giacomo, giornalista e sacerdote, critica aspramente i vertici della politica israeliana, chiamando anche in causa l’ebraismo italiano in merito al giudizio su Pio XII. “La sfida – scrive Di Giacomo in riferimento al viaggio di Bergoglio in Israele – consisterà proprio nel farsi ben percepire da una società israeliana poco rappresentata da quella classe politica che, negli ultimi 23 anni nei rapporti con il Vaticano, ha dimostrato miopi visioni e calcoli meschini”. Accuse pesanti e generiche, su cui, nel corso dell’articolo, non vi è un approfondimento né vengono portate prove per suffragare quanto scritto. Su Pio XII e la sua apposizione sul “muro della vergogna” allo Yad Vashem di Gerusalemme, Di Giacomo afferma che “va vista con una connotazione che di «israeliano» ha poco o niente: fu apposta nel 2005, al momento dell’apertura del nuovo museo, da un gruppo di ebrei italiani. Negli stessi mesi, nel parco adiacente allo Yad Vashem, altri ebrei italiani piantavano a loro spese alberi dedicati a preti cattolici in vita stretti collaboratori di Pio XII. Certo, per volare in Israele papa Francesco non avrà bisogno del visto dell’ebraismo italiano”. “I fantasmi del signor K” è il titolo di un lungo approfondimento del Venerdì sulla vita di Serge Klarsfeld, cacciatore di nazisti insieme alla moglie Beate Kunzel. Nell’intervista Klarsfeld tocca diversi aspetti, alcuni controversi, della ricerca dei criminali nazisti dopo la guerra. E su Priebke afferma, “la giustizia ha riportato quell’uomo nel Paese dove aveva commesso il crimine. È stato processato, detenuto in condizioni umane ed è morto a quasi cent’anni. Mi pare che, al di là delle polemiche, l’Italia abbia fatto quanto doveva”. Sempre sulla rivista del gruppo l’Espresso e in merito alla caccia ai nazisti compare l’intervista all’attuale direttore del Centro Wiesenthal Ephraim Zuroff che riflette sulle problematiche dovute alla poca collaborazione di alcuni paesi con le inchieste: “se ci sono Paesi virtuosi come la Germania, o l’Italia dove negli ultimi 12 anni sono stati processati 44 ex ufficiali nazisti implicati nei massacri, molti altri Stati, specie nel Nord Europa, ignorano le nostre richieste di documentazione, come le copie dei Fogli matricolari o il rilascio della cittadinanza di qualche nostro “sospettato” che lì si è rifugiato e ha cambiato nome”. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha ricevuto la cittadinanza onoraria della Palestina (il Mattino) e ha proposto la città partenopea come luogo per proseguire il dialogo tra israeliani e palestinesi. De Magistris punta il dito contro Israele e sostiene che il muro, insieme agli insediamenti di coloni che interrompono ogni possibile continuità territoriale tra le città palestinesi, sono il fallimento di tutta la comunità internazionale. Eppure questa è una terra ospitale che vuole vivere in pace con i propri vicini”. In tema di questioni palestinesi, dalla Russia fanno sapere che Arafat, ex leader dell’Olp, non è stato avvelenato ma è morto di morte naturale (La Stampa).
 
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  davarservizi sociali
Una rete per la solidarietà 
Favorire la creazione di una rete di solidarietà, sviluppare l’assistenza secondo un modello professionale, fornire supporto a chi ne ha bisogno. Sono questi alcuni capisaldi del progetto di servizio sociale territoriale elaborato dalla Commissione Servizi sociali dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, presieduta dal Consigliere UCEI e presidente dell’Associazione medica ebraica Giorgio Mortara. Un progetto che espande e sviluppa la positiva esperienza dell’assistente sociale itinerante per prestare la propria opera nelle Comunità ebraiche prive di una simile figura.
“Quello dei servizi sociali è un settore in cui l’UCEI, fino a qualche tempo fa, non interveniva se non nell’ambito di progetti mirati, perché di tradizionale competenza delle singole Comunità ebraiche. Negli ultimi anni, con la crisi economica, la realtà è molto cambiata. E ci teniamo a sottolineare l’impegno affinché le Comunità e anche i singoli iscritti possano rivolgersi a noi” spiega Mortara.
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israele - vaticano
Il dialogo di comodo 
I pregiudizi del pellegrino Filippo Di Giacomo. Sembrerebbe questo il titolo più adatto per l'articolo “Il pellegrino Francesco va in Terra Santa sfidando i pregiudizi”, uscito oggi sul Venerdì di Repubblica a firma del giornalista e sacerdote Filippo Di Giacomo. Un pezzo che, prendendo spunto dalla futura visita di papa Bergoglio in Israele, contiene accuse alle autorità politiche israeliane, ree, secondo Di Giacomo, di aver dimostrato nei confronti del Vaticano “miopi visioni e calcoli meschini”. E c'è anche una stoccata all'ebraismo italiano in riferimento al giudizio storico su papa Pio XII. Temi complessi, toccati con una certa superficialità e su cui abbiamo chiesto un commento a rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, e a Sergio Minerbi, diplomatico e tra i massimi esperti dei rapporti tra Israele e Santa Sede.
Principalmente due i punti su cui fare chiarezza. In primo luogo, la presunta ostilità della classe politica israeliana nei confronti del Vaticano. Di Segni così come Minerbi sottolineano come nei rapporti politici fra i due Stati, la Santa Sede non abbia mai mostrato particolare simpatia per Israele, quando non avversione. “Dobbiamo distinguere la questione del dialogo interreligioso e il piano politico – riflette rav Di Segni - L'atteggiamento del Vaticano come Stato sovrano nei confronti dello Stato di Israele si può definire ambiguo, se non ostile”. Molto critico Minerbi, che dietro alle parole di Di Giacomo vede il riflesso di una posizione anti-israeliana che coinvolge i vertici della Chiesa. “Il veleno del sacerdote cattolico – afferma il diplomatico, già  ambasciatore di Israele presso la Comunità europea a Bruxelles - non deve sorprendere nessuno. Non si tratta di uno scatto imprevisto ma si fonda su un'incomprensione di fondo nel rapporto tra i due paesi con il Vaticano che di fatto non ha mai approvato l'esistenza di Israele”. Nel suo pezzo Di Giacomo, collaboratore di diverse testate tra cui l'Unità, sostiene che dietro al viaggio di Bergoglio in Israele si celerebbe una sfida “nel farsi ben percepire da una società israeliana poco rappresentata da quella classe politica che, negli ultimi 23 anni nei rapporti con il Vaticano, ha dimostrato miopi visioni e calcoli meschini. Nei confronti dei cattolici e dei cristiani in genere infatti, i cittadini israeliani risultano da anni nettamente avanti rispetto ai loro governanti”. Che la società israeliana sia aperta e pluralista non è un segreto (il giornalista snocciola dati su una visione positiva da parte degli israeliani laici rispetto ai concittadini cristiani, già pubblicata in un suo articolo del 2010 su l'Unità dal titolo “Indovina chi viene in sinagoga”), quali siano i calcoli meschini dei suoi rappresentati invece appare meno comprensibile. La critica non è suffragata da fatti ma sembra, nella definizione di rav Di Segni “una rappresentazione vittimistica della realtà”. Il secondo punto è legato alla figura di Pio XII. Di Giacomo scrive “anche la spinosa questione della foto di Pio XII sul 'muro della vergogna', allo Yad Vashem di Gerusalemme, va vista con una connotazione che di 'israeliano' ha poco o niente: fu apposta nel 2005, al momento dell'apertura del nuovo museo, da un gruppo di ebrei italiani. Negli stessi mesi, nel parco adiacente allo Yad Vashem, altri ebrei italiani piantavano a loro spese alberi dedicati a preti cattolici in vita stretti collaboratori di Pio XII. Certo, per volare in Israele papa Francesco non avrà bisogno del visto dell'ebraismo italiano”. Il giudizio storico su una figura controversa come quella di Pio XII è ancora oggetto di aperto dibattito. Non ultimo con la polemica nata dalla decisione dello Yad Vashem di modificare la targa apposta sotto alla foto di papa Pacelli, temperando il giudizio che vi era espresso. “Ho protestato contro questa decisione”, rileva Di Segni che poi sottolinea come “gli ebrei italiani sappiano ben distinguere le azioni di Pio XII dai sacerdoti che li aiutarono. Non è confondendo la storia che si arriva alla verità”. Il silenzio ufficiale del papa mentre i nazifascisti deportavano gli ebrei è una ferita ancora aperta per la realtà ebraica italiana. Sul tema ci sono studi che vanno in direzioni opposte ma, afferma Minerbi, “non è stato trovato nessun documento ufficiale in cui vi sia scritto che Pio XII abbia invocato di salvare gli ebrei”.
Entrambi, sia Di Segni che Minerbi, sottolineano dunque le discrepanze presenti nell'articolo, a tratti rappresentazione di un quadro più ampio. Contraddizioni che secondo l'ex ambasciatore si sono evidenziate anche con il nuovo papa. “Il 28 aprile scorso papa Francesco al termine della messa da lui officiata pronunciò un sermone pubblicato il giorno stesso dall'Osservatore Romano in prima pagina – afferma Minerbi - Egli disse (cito a memoria) "voi dovete essere una comunità aperta non chiusa come quella dei giudei che quando vennero i soldati a dire "lo abbiamo visto coi nostri occhi: è risorto", risposero prendete questi soldi e andatavene. Perché loro volevano risolvere tutti i problemi coi soldi. Questo sermone prettamente antisemita (anche se tratto dal Vangelo) non provocò nessuna reazione da parte ebraica per rispetto al Pontefice”. Diverso invece l'atteggiamento dei vertici vaticani, sempre secondo Minerbi nei confronti del mondo arabo, “il clero cattolico in Israele è spesso violentemente anti israeliano. Mai anti arabo. Quando il monaco Dall'Oglio scomparve in Siria alcune settimane fa, quando il Vescovo di Iskanderun (Turchia) fu ucciso dal suo autista mussulmano. Quando 42 cattolici furono uccisi in una chiesa a Bagdad, non ci fu nessuna reazione da parte della Chiesa”.

Daniel Reichel 

La comunità ebraica di napoli a de magistris 
"Il sindaco sul Medio Oriente
ha posizioni non equilibrate"

In occasione del conferimento della cittadinanza onoraria palestinese da parte del presidente dell'Anp Abu Mazen, il presidente della Comunità ebraica di Napoli Pier Luigi Campagnano scrive al sindaco della città partenopea Luigi De Magistris, invitandolo a una posizione “non di parte, ma equilibrata” sul Medio Oriente e indicando alcune iniziative che un sindaco “veramente amante della pace” dovrebbe intraprendere.
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Accordi israele-uk
Inglese, formazione d'eccellenza
Prende il via una nuova collaborazione in campo educativo che stringerà i rapporti fra Israele e il Regno Unito, verso l’eccellenza: l’accordo, siglato a metà dicembre dai due ministeri dell’Istruzione, prevede lo sviluppo del programma “Routes to Excellence”, che permetterà ai docenti di inglese, in Israele, di seguire corsi di aggiornamento volti a migliorare competenze e tecniche di insegnamento che utilizzano le più moderne tecnologie digitali. “Insegnanti con una formazione migliore - ha dichiarato Judy Steiner, responsabile dei progetti legati alla lingua inglese - avranno più strumenti da usare nelle classi, e questo migliorerà indubitabilmente la qualità dell’insegnamento”.
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pilpul
Auguri
Chanukkà ormai è un ricordo e così quest’anno si sente particolarmente forte la strana sensazione di essere gli unici a non fare festa. Dato che in generale le festività non ci mancano (e attendiamo Tu Bishvat tra poco) non si può dire che sia sgradevole una volta tanto tirare il fiato e guardare gli altri che festeggiano.  

Anna Segre, insegnante
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La rete e le domande
“Quid est veritas?” Se questo quesito angustia l’umanità fin dalla sua nascita, dove trovare allora la verità, oggi, in mezzo a una moltitudine di “verità” differenti, e come riconoscerla? Sul web, c’è ogni risposta ad ogni nostra domanda, si possono ricercare informazioni, fonti, documenti, accertare la veridicità di esse…

Francesco Moise Bassano, studente
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Conoscere e restituire
La consapevolezza che il proprio ebraismo, di qualunque genere, forma o quantità esso sia, può essere un di più da vivere con entusiasmo. L'energia che si sprigiona quando non si ha paura di stare insieme tra diversi. La curiosità che ti spinge verso orizzonti e saperi nuovi.

Ilana Bahbout
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La crepa in ogni cosa
Leonard Cohen è un celebre cantautore canadese. Alcune delle sue canzoni contengono dei versi molto belli. Per “belli” intendo che possono offrire suggestioni diverse, persino paradossali. Tra questi, un verso è particolarmente adatto ad accompagnare un augurio per il prossimo anno solare. È tratto dalla canzone “Anthem” (“Inno”, 1992):
«C’è una crepa in ogni cosa, è da lì che entra la luce»
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Laura Salmon, slavista

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