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21 gennaio 2014 - 20 Shevatt 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Yitrò, suocero di Moshè e prototipo di una sincera conversione all'ebraismo, porta nella radice del suo nome - y t r - il significato di un qualcosa che si aggiunge. La Parashah di Yitrò, che contiene anche le Dieci Parole, si apre con l'azione dell'ascolto (Shemòt, 18; 1) perché, diversamente da altri che sentono ma non ascoltano, Yitrò òde e comprende a fondo il messaggio della Torah.
Si potrebbe dedurre che il valore aggiunto che può apportare una persona che vuole far parte del popolo ebraico dipende anche da quanto quest'ultimo è veramente aperto ad ascoltare e ad apprendere.
 
Dario
Calimani,
anglista
I fatti di Roma stanno sconvolgendo tutto il mondo ebraico italiano. È inutile cercare di sminuirne la gravità ed è inutile, ora, cercare di tirarsi indietro dalle responsabilità, come è inutile cercare di eufemizzare il dibattito, che chiede di essere affrontato a viso aperto, se non si vuole semplicemente mettere un momentaneo silenziatore a un’arma carica. Qualcuno ha insegnato a intendere il dialogo come il monologo interiore di chi si guardi allo specchio e si dia ragione. C’è chi pensa che l’altro non abbia il diritto né di pensare né di esprimere la propria idea e sia, per il puro fatto di essere l’altro, sempre nel torto. E ci sono Maestri d’intelletto che dichiarano giusto zittire l’altro. Ma chi è costretto al silenzio non si convince dei suoi errori, si convince invece di aver di fronte un avversario incapace di far valere le sue ragioni se non con il sopruso, anziché con la logica e con la parola. Il silenzio dell’altro non rende di per sé giuste le proprie idee, e soprattutto non rende migliore la causa che si difende. L’alibi per questa vittoria della sopraffazione violenta sarebbe l’amore assoluto per Israele. Come se chi la pensa criticamente nei riguardi di una politica israeliana contingente non avesse anche lui contato i suoi morti nella Shoah o non avesse anche lui i suoi amici e i suoi parenti in Israele, non avesse anche lui, con Israele, la sua storia d’amore. Qualcuno non vuole che si parli di fascismo e di squadrismo. Non ne parleremo. Ma qualcuno sta ben scrivendo, su media diversi, di tradimento dell’ebreo di sinistra. Una definizione, oltre che una ragione, per tutto ciò la si deve pur trovare. A meno che il protrarsi della situazione non giochi a favore di una certa visione politica della vita comunitaria. ‘Cui prodest’ è sempre un interrogativo lancinante che squarcia il sereno equilibrio di ogni riflessione sull’argomento. Sapere poi, come afferma qualcuno, che c’è chi cerca visibilità o carriera cavalcando l’ebraismo non rende certo giusta la prepotenza con cui lo si contrasta. E che sia un rabbino a giocare su questo equivoco non fa bene né all’etica né all’immagine. Perché dal rabbino mi aspetto che insegni il dovere del rispetto reciproco, non che giustifichi, per qualsiasi motivo, le prevaricazioni. Che mi insegni soprattutto – se qualcosa ha da insegnarmi – a non giudicare l’altro fino a che non ci si sia trovati al suo posto (Pirké Avoth), ossia finché non si siano colti – in buona fede – i suoi reali intenti. Chi giudica, inoltre, dovrebbe partire dalla premessa necessaria di un proprio giudizio di sé, perché gli intellettuali che approfittano di situazioni e posizioni a fini di visibilità o di carriera ci sono su ogni versante della politica, e anche su ogni versante della società: ebraica e non, borghese o di ghetto, laica o religiosa. Dai Maestri ci si aspettano altri insegnamenti che non siano le giustificazioni partigiane per una lotta fratricida. E chi ha acceso le micce ha ora il dovere di sporcarsi le mani per disinnescarle con una generosa concessione al senso di responsabilità. E gli auguriamo di non bruciarsi.

 
 
Progetti Otto per Mille
Presentazione domande
Scadrà il 28 febbraio il termine per la presentazione dei progetti da realizzare con il contributo Otto per Mille. Gli Enti o associazioni interessati dovranno compilare l'apposita scheda dimostrando di aver presentato il modello EAS all'Agenzia delle Entrate. La Commissione Bilancio e Otto per Mille valuterà l'ammissibilità dei progetti e proporrà l'assegnazione del contributo previa approvazione del Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
 
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Il futuro della Memoria
è nelle mani della scuola
“Dovete far sì che queste cose non succedano mai più, che domani l’Italia e l’Europa siano migliori. Questa memoria deve trasformarsi in storia e dobbiamo sentire la responsabilità di portare con noi il significato di questa esperienza”. Parole dirette agli studenti dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, in visita ad Auschwitz in occasione del Viaggio della Memoria, a cui ha partecipato il presidente del Senato Pietro Grasso. Al loro fianco il presidente UCEI Renzo Gattegna con cui il ministro ha firmato una circolare per consolidare il lavoro sul insegnamento della Shoah nelle scuole, svolto congiuntamente dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Corriere.it). A raccontare a giovani gli orrori della vita nel campo di concentramento, i Testimoni Sami Modiano e Andra e Tatiana Bucci, affiancati dallo storico Marcello Pezzetti, direttore del Museo della Shoah di Roma (Avvenire).
Il Giorno della Memoria dovrebbe rimanere fuori da polemiche legate alla politica. Eppure si è fatta sentire ieri l’assenza del primo cittadino di Napoli, Luigi De Magistris alla presentazione delle iniziative per la Giornata della Memoria del prossimo 27 gennaio con il rabbino capo di Napoli e del Meridione Scialom Bahbout. Alle critiche il sindaco, tornato dal discusso viaggio in Cisgiordania dove ha ricevuto la cittadinanza onoraria palestinese, ha risposto che “il Comune di Napoli ha organizzato, insieme alla comunità ebraica di Napoli, le iniziative per la Giornata della memoria, a cui parteciperò come sempre ho fatto, essendo convinto che non ci sia futuro democratico per un Paese senza memoria, in particolare della tragedia della Shoah”(Il Mattino).
Con l’approssimarsi del 27 gennaio la Memoria è uno dei temi di riflessione su cui si soffermano i quotidiani italiani. Se sul Messaggero si da spazio alla spinosa questione taglio annunciato dal Campidoglio su viaggi delle Memoria (scelta obbligata spiegano dal Comune di Roma), il Corriere della Sera si sofferma su una storia di testimonianza che intreccia la tragedia della Shoah a quella dei desaparecidos in Argentina. E’ la storia di Vera Vigevani Jarach, che perse il padre ad Auschwitz, e della figlia Franca, scomparsa nelle mani della dittatura militare argentina.
“L’opera di ricovero e salvataggio (degli ebrei) fu chiaramente coordinata dai vertici della Chiesa” e “la ricostruzione storica dell’aiuto che prestò la Chiesa non è frutto di posizioni ideologiche filocattoliche ma nasce da puntuali ricerche”. Prende posizione dalle pagine dell’Osservatore romano la storica Anna Foa, come già in passato, in merito alle valutazioni del ruolo avuto dalla Chiesa, e dalle sue alte cariche, durante il periodo della persecuzione ebraica da parte del nazifascismo. Secondo Foa a cancellare “l’immagine proposta negli anni Sessanta di un papa indifferente alla sorte degli ebrei o addirittura complice dei nazisti” sono lo studio e la ricerca storica condotte in questi anni sulle “modalità con cui fu portata avanti l’opera di ricovero e salvataggio dei perseguitati” (in merito la storica cita tra gli altri l’ultimo lavoro dell’ex ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio), in particolare “sulla vita degli ebrei durante l’occupazione, dalla ricostruzione di storie di famiglie o di individui”. A fianco a questa analisi storica, Foa propone poi la tesi per cui la convivenza obbligata tra i cattolici e gli ebrei che trovarono rifugio negli istituti ecclesiastici sia stato il retroterra su cui avviare il dialogo tra i due mondi, un dialogo iniziato dal basso seppur interrotto nell’immediato dopo guerra e poi riavviato nel corso degli anni. “Io credo – scrive la storica -che questa familiarità nuova e improvvisa, indotta senza preparazione dalle circostanze, in condizioni in cui una delle due parti era braccata e rischiava la vita ed era quindi bisognosa di maggior “carità cristiana”, non sia stata senza conseguenze sull’avvio e sulla recezione del dialogo”.
 
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  davar
qui milano
Il ministro Kyenge al Memoriale
“Da qui si costruisce il futuro”

Una visita attenta e una grande sensibilità nei confronti della materia. Il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge ha partecipato alla cerimonia di intestazione dell’Auditorium del Memoriale della Shoah ai coniugi Joseph e Jeanne Nissim. A guidare il ministro attraverso il percorso nei sotterranei della Stazione centrale di Milano da cui migliaia di persone furono deportate verso l’orrore dei campi nazisti è stato il vicepresidente della Fondazione Memoriale e vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach. E dal Memoriale Kyenge ha ricordato la terribile intolleranza che di quell’orrore fu causa, lanciando un alto monito contro il razzismo.
“Questa pagina triste deve aiutarci a costruire per i nostri figli un futuro che sappia ricollegarsi al passato e al presente, in cui sia valorizzata la diversità e una politica inclusiva” la sua riflessione. “Se vogliamo combattere il razzismo, dobbiamo imparare a metterci nei panni dell’altro, pensare che ciò che capita al nostro vicino potrebbe succedere anche a noi. Con questi presupposti siamo chiamati a costruire nuove politiche culturali, in Italia e in Europa. E per farlo si parte anche da luoghi come questo”.
A sottolineare come il Memoriale rappresenti proprio “un patrimonio della città di Milano rivolto al futuro” è stato, nel corso dell’incontro introdotto dal giornalista Antonio Ferrari, Roberto Jarach, ringraziando i coniugi Nissim per il loro impegno e ripercorrendo la storia della struttura, che in queste settimane ha raggiunto un traguardo importante: l’apertura alle scolaresche e alla cittadinanza in giornate fisse (si inizierà il 26 e 27 gennaio, quando i visitatori saranno accompagnati anche da personaggi di primo piano della cultura milanese, tra gli altri Gad Lerner e Natalia Aspesi - prenotazioni sul sito www.ticketone.it).
“Quando crescono i segnali di intolleranza e antisemitismo diventa ancora più urgente coinvolgere i giovani nella riflessione sui crimini del passato contro il negazionismo. Ma è importante farlo in modo nuovo attraverso esempi positivi - ha ricordato Gabriele Nissim, presidente dell’associazione ‘Gariwo, la Foresta dei Giusti’, che ha organizzato l’iniziativa insieme alla Fondazione Memoriale – Attraverso l’esempio dei Giusti oggi abbiamo la responsabilità di educare alla responsabilità”.
Poi i discorsi hanno lasciato spazio alla rappresentazione teatrale, con lo spettacolo “Il Memorioso” (in scena Massimiliano Speziani con la regia di Paola Bigatto).
Presenti in sala erano, tra gli altri, anche il presidente della Comunità ebraica Walker Meghnagi,  diversi consiglieri UCEI, il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, l’ex ministro Maria Stella Gelmini i presidenti di Consiglio comunale e provinciale Basilio Rizzo e Bruno Dapei.
“La partecipazione di figure appartenenti a diverse forze politiche rappresenta un segnale importante nella direzione di affermare che questo è il luogo di tutti” il commento di Jarach, rilanciando l’appuntamento alla cittadinanza il prossimo 26 e 27 gennaio.

Rossella Tercatin 

Cultura
Il rabbino Gianfranco Di Segni
nuovo direttore della Rassegna

Il rabbino Gianfranco Di Segni, scienziato e attivo nel Collegio rabbinico italiano, ha assunto la direzione della prestigiosa rivista culturale Rassegna Mensile di Israel edita dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Il rav prende le consegne dal professor Giacomo Saban che ha condotto in questi ultimi anni la rivista, puntando  su una forte crescita di prestigio della testata e a una migliore efficacità editoriale. Nel consiglio direttivo della Rassegna sono poi stati nominati Alberto Cavaglion, Angelo Piattelli, Laura Quercioli Mincer e Myriam Silvera.
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qui firenze 
Nel nome di Enrica Calabresi
"La professoressa Enrica Calabresi, catturata nella sua abitazione di via del Proconsolo 11 e deceduta in dicembre in seguito a suicidio tentato con veleno nelle prigioni. Sebbene invitata da molti ad allontanarsi da casa non volle accettare l'ospitalità di nessuno per non danneggiare chi le avrebbe fatto del bene". Così scriveva il 28 agosto 1944 Miranda Servi nel ricordare la sua collega Enrica Calabresi, cacciata dall'Università di Pisa e dal liceo Galilei in seguito alla promulgazione delle leggi razziste del '38 per arrivare all'insegnamento nella scuola della Comunità ebraica di Firenze assieme a una indimenticabile generazione di docenti, distintisi sia per la loro altissima formazione sia per la profonda umanità con il quale assolsero questo compito. A ricordare questa testimonianza, in occasione di un convegno tenutosi nei locali di via Farini è stata Sara Cividalli, presidente della Comunità ebraica e figlia di Miranda Servi.
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qui milano
Dove va la scuola ebraica
A Milano una serata per parlare di scuola, didattica efuturo, che ha registrato però una partecipazione molto scarsa. In un incontro organizzato dall’assessore alla Scuola Davide Hazan (unico membro del Consiglio in sala) sono stati presentati i risultati del progetto Curriculo, un lavoro portato avanti a partire dalla scorsa primavera per valorizzare l’esperienza educativa di un istituto che ha la grande opportunità di lavorare sugli allievi dall’asilo alle superiori. Relatori dell’iniziativa la professoressa Vanna Monducci, esperta del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, la preside dell’istituto Esterina Dana e la coordinatrice di primaria e infanzia Claudia Bagnarelli.
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Unione giovani ebrei d'italia
"Ripartire dal lavoro di squadra"
La voglia di ripartire dal lavoro di squadra e dal valore di ritrovarsi insieme. Così il Consiglio 2014 dell’Unione giovani ebrei d’Italia si è riunito a Roma per un finesettimana in cui conoscersi meglio e programmare l'attività dell’anno, in collaborazione con Ye’ud, il corso di formazione di giovani leader organizzato dal dipartimento Educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A incontrare i ragazzi anche il direttore del Dec rav Roberto Della Rocca.
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qui trieste
I giovani al centro della Memoria
Trieste ha scelto di dare quest'anno un taglio fortemente improntato alle nuove generazioni per le celebrazioni del Giorno della Memoria. Non soltanto è prevista una serie di appuntamenti riservati alle scuole, ma in molti di essi sono proprio i ragazzi ad esserne gli attori. Il 27 gennaio, ad esempio, gli studenti sfileranno al fianco degli ex deportati nella “Marcia Silenziosa”, che ogni anno rievoca il percorso fatto allora dalle Carceri del Coroneo alla Stazione Centrale, vedrà la presenza degli studenti di alcune scuole di Trieste e della Regione.
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qui venezia
Il destino dei profughi ebrei
Con i suoi studi Martina Ravagnan, introdotta da Shaul Bassi nel suo intervento ieri al Museo Ebraico di Venezia, getta luce sulla storia dei profughi ebrei all’indomani della fine della seconda guerra mondiale. L'appuntamento organizzato nell’ambito delle iniziative per il Giorno della Memoria, è stato organizzato in collaborazione con il Centro veneziano studi ebraici internazionali e l'Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Iveser).
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qui vercelli
Via Foa, le note dall'esilio
Riapre i battenti ViaFoa in Concerto, la rassegna di musica e cultura ebraica organizzata dalla Comunità di Vercelli (curatrice Simonetta Heger) in collaborazione con lo spazio della Memoria musicale della Biblioteca del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. A inaugurare gli eventi per il 2014 è stato il giovane chitarrista Francesco Mariotti con un percorso volto a valorizzare le produzioni di alcuni musicisti ebrei in esilio a seguito della promulgazione delle leggi razziste: Regondi, Krenek, Mario Castelnuovo Tedesco.
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pilpul
Gli indifferenti
Immaginiamo – D-o non voglia! – che accada qualcosa di brutto a Cécile Kyenge, ministra per l’Integrazione. Immaginiamo che uno squilibrato, un esagitato, prenda sul serio quanto ha letto negli ultimi giorni – che so? – su “La Padania”. Immaginiamo che questo qualcuno interpreti la pubblicazione dell’agenda del Ministro non solo come un contributo alla cronaca, ma come un’istigazione a colpire oltre che contestare. Immaginiamo per un attimo. Di chi sarebbe la colpa? Dell’aggressore, certo. Ma anche di tutti noi. Per aver perso la capacità di indignarci di fronte a espressioni di odio, intolleranza e razzismo che fino a pochi anni fa non avremmo consentito. Quando si legge che la Kyenge vuole portare in Italia la “negritudine” (movimento di pensiero raffinato fondato da Léopold Sédar Senghor), quando la Ministra è continuamente paragonata a varie specie di primati, quando il colore della pelle torna e essere un argomento, è chiaro che si sta scherzando col fuoco. E noi? Molti – sono gli “indifferenti” di gramsciana memoria – semplicemente si voltano dall’altra parte. Alcuni, soprattutto a sinistra, difendono la Ministra con stanca ritualità. Pochi si rendono conto della reale gravità del problema. Ci sono infine i mestatori chic. Non radical-chic. Quelli del pane al pane vino al vino. Quelli di “basta col buonismo”. Sono quelli che pubblicano articoli razzisti, che prendono voti alimentando paura e odio, che esasperano il clima con la penna e la parola senza rendersi conto (o forse sì?) della materia pericolosa con cui giocano. Sono quelli che non pagherebbero, se accadesse qualcosa. Perché alla fine pagherebbe solo l’autore del gesto, quello che alle loro parole ci ha creduto davvero.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas

L'intelligenza rispettosa
Howard Gardner nel suo libro Cinque chiavi per il futuro parla delle diverse forme di intelligenza necessarie per affrontare le prossime sfide. Una di queste è “l’intelligenza rispettosa” che nasce dalla capacità di trovare soluzioni diversificate e rende consapevoli delle differenze esistenti tra le persone. Permette inoltre di collaborare e rispettare il pensiero degli altri connettendosi alla ”intelligenza etica”, la quale va al di là dell'individuo stesso ponendosi all'interno della società e facendosi carico delle esigenze degli altri. .

Ambra Tedeschi
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Storie - Poesie dall'esilio
Dal tempo e dalla sua rima mi sono estraniato, / il tempo la mia rima mi ha rubato. / Dove i mondi crollano e s’annientano popolazioni, / per addensarsi in rima la parola non ha più occasioni. / Mettere in canto l’orrore non è forse azzardato, / strappare a ciò che non ha rima qualcosa di rimato, / per chi ancora le parole possiede nella parola cacciar di frodo / per illustrare la carie ossea della lingua trovare il modo, / e dove tutte le parole vengono meno, / scandire in sillabe la danza della morte a cuor sereno?”. Così recitano i versi di una delle poesie più belle di Han Sahl, ebreo tedesco.

Mario Avagliano
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