21 gennaio 2014 - 21 Shevat 5774 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Roberto Della
Rocca e di Dario Calimani. Nella sezione pilpul una riflessione di
Tobia Zevi e Mario Avagliano.
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Pietro Grasso @PietroGrasso
20 gen
Ragazzi, da oggi siete testimoni della #Shoah. Tenetene vivo il ricordo #ViaggiodellaMemoria http://goo.gl/rk3NFV
Miur Social @MiurSocial
20 gen
Gattegna (Ucei) "grazie a testimoni #viaggiodellamemoria diventa occasione unica" #openMiuru
Pm of Israel @IsraeliPm 20 gen
Canadian PM Stephen Harper today at the Israeli Parliament: "Through fire and water, Canada will stand with you
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Razzi cadono vicino Eilat
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Due
esplosioni sono state avvertite vicino Eilat, nel sud del paese.
Inizialmente l'esercito israeliano non aveva indicato la causa per poi
divulgare la notizia del lancio di due razzi, caduti senza provocare
danni nell'area vicino alla città sul Mar Rosso. I razzi sono partiti
dal Sinai, territorio sotto il controllo dell'esercito egiziano.
L'attacco aumenta la preoccupazione israeliana di una possibile
escalation di violenze da parte dei terroristi palestinesi, il cui
rischio è stato preannunciato dall'Idf negli scorsi giorni.
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Scuola, il futuro della Memoria
“Dovete
far sì che queste cose non succedano mai più, che domani l’Italia e
l’Europa siano migliori. Questa memoria deve trasformarsi in storia e
dobbiamo sentire la responsabilità di portare con noi il significato di
questa esperienza”. Parole dirette agli studenti dal ministro
dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza, in visita ad Auschwitz in
occasione del Viaggio della Memoria,
a cui ha partecipato il presidente del Senato Pietro Grasso. Al loro
fianco il presidente UCEI Renzo Gattegna con cui il ministro ha firmato
una circolare per consolidare il lavoro sul insegnamento della Shoah
nelle scuole, svolto congiuntamente dal ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca e dall'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane (Corriere.it). A raccontare a giovani gli orrori della vita
nel campo di concentramento, i Testimoni Sami Modiano e Andra e
Tatiana Bucci, affiancati dallo storico Marcello Pezzetti, direttore
del Museo della Shoah di Roma (Avvenire).
Il Giorno della Memoria dovrebbe rimanere fuori da polemiche legate alla politica. Eppure si è fatta sentire ieri l'assenza
del primo cittadino di Napoli, Luigi De Magistris alla presentazione
delle iniziative per la Giornata della Memoria del prossimo 27 gennaio
con il rabbino capo di Napoli e del Meridione Scialom Bahbout. Alle
critiche il sindaco, tornato dal discusso viaggio in Cisgiordania dove
ha ricevuto la cittadinanza onoraria palestinese, ha risposto che “il
Comune di Napoli ha organizzato, insieme alla comunità ebraica di
Napoli, le iniziative per la Giornata della memoria, a cui parteciperò
come sempre ho fatto, essendo convinto che non ci sia futuro
democratico per un Paese senza memoria, in particolare della tragedia
della Shoah”.
Con l'approssimarsi del 27 gennaio la Memoria è uno dei temi di
riflessione su cui si soffermano i quotidiani italiani. Se sul
Messaggero si da spazio alla spinosa questione taglio annunciato dal
Campidoglio su viaggi delle Memoria (scelta obbligata spiegano dal
Comune di Roma), il Corriere della Sera si sofferma su una storia di
testimonianza che intreccia la tragedia della Shoah a quella dei
desaparecidos in Argentina. E' la storia di Vera Vigevani Jarach, che perse il padre ad Auschwitz, e della figlia Franca, scomparsa nelle mani della dittatura militare argentina.
“L'opera di ricovero e salvataggio (degli ebrei) fu chiaramente
coordinata dai vertici della Chiesa” e “la ricostruzione storica
dell'aiuto che prestò la Chiesa non
è frutto di posizioni ideologiche filocattoliche ma nasce da puntuali
ricerche”. Prende posizione dalle pagine dell'Osservatore romano la
storica Anna Foa, come già in passato, in merito alle valutazioni del
ruolo avuto dalla Chiesa, e dalle sue alte cariche, durante il periodo
della persecuzione ebraica da parte del nazifascismo. Secondo Foa a
cancellare “l'immagine proposta negli anni Sessanta di un papa
indifferente alla sorte degli ebrei o addirittura complice dei nazisti”
sono lo studio e la ricerca storica condotte in questi anni sulle
“modalità con cui fu portata avanti l'opera di ricovero e salvataggio
dei perseguitati” (in merito la storica cita tra gli altri l'ultimo
lavoro dell'ex ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di
Sant'Egidio), in particolare “sulla vita degli ebrei durante
l'occupazione, dalla ricostruzione di storie di famiglie o di
individui”. A fianco a questa analisi storica, Foa propone poi la tesi
per cui la convivenza obbligata tra i cattolici e gli ebrei che
trovarono rifugio negli istituti ecclesiastici sia stato il retroterra
su cui avviare il dialogo tra i due mondi, un dialogo iniziato dal
basso seppur interrotto nell'immediato dopo guerra e poi riavviato nel
corso degli anni. “Io credo - scrive la storica -che questa familiarità
nuova e improvvisa, indotta senza preparazione dalle circostanze, in
condizioni in cui una delle due parti era braccata e rischiava la vita
ed era quindi bisognosa di maggior "carità cristiana", non sia stata
senza conseguenze sull'avvio e sulla recezione del dialogo”.
“Non avrai altro Dio” titola la Repubblica raccontando l'ultimo lavoro
pubblicato dalla Commissione Teologia Internazionale (organo costituito
da 30 teologi scelti dal papa a livello internazionale) Dio Trinità,
unità degli uomini - monoteismo cristiano contro la violenza. Il testo,
come spiega Vito Mancuso, vuole confutare l'idea che il monoteismo
possa essere rietenuto potenzialmente violento. “Le religioni
monoteistiche – scrive Mancuso- sono ebraismo, cristianesimo e islam,
ma secondo la Cti è soprattutto il cristianesimo a essere sotto tiro da
parte di ampi settori dell'intellighenzia occidentale definiti «ateismo
umanistico, agnosticismo, laicismo», i quali invece risparmierebbero
l'ebraismo per rispetto della shoà e perché privo di proselitismo”. Il
testo del Cti prova a dimostrare la connessione organica tra
cristianesimo e non-violenza. Secondo Mancuso, però, sono troppe le
domande che rimangono senza risposta. “Basti considerare – scrive la
firma di Repubblica - che fenomeni quali inquisizione, roghi di
eretici e di libri, caccia alle streghe, conversioni forzate di
individui e di popoli, neppure sono nominati”.
“L'Iran non è "open for business". Il regime delle sanzioni che
era attivo fino a ieri lo è ancora oggi, e noi applicheremmo la legge
nei confronti di chiunque lo violasse”. Lo afferma un alto funzionario
dell'amministrazione Obama, come riporta La Stampa. Un monito contro
chi vorrebbe riaprire le relazioni commerciali con Teheran, che ha
ancora molto da dimostrare in merito all'accordo di fermare
l'arricchimento nucleare per scopi bellici.
Daniel Reichel
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